Il mondo del lavoro sta cambiando profondamente, spostandosi verso un concetto di maggior flessibilità e abbracciando, in maniera sempre più significativa, soluzioni più elastiche in grado di rispondere alle diverse esigenze di tutte le generazioni presenti nelle aziende.
Il 2020 e gli anni successivi hanno avuto un forte impatto sulla vita di tutti i giorni, plasmando una nuova visione di ogni aspetto della nostra quotidianità, incluso il lavoro.
Dopo l’esperienza pandemica, infatti, l’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata ha assunto un ruolo di rilievo per la maggior parte delle persone, che oltre a cercare un impiego che lasci spazio per il tempo libero, ritengono importanti anche le condizioni offerte in termini di orario e luogo.
Retribuzione e soddisfazione lavorativa: la percezione dei dipendenti
Da cosa dipendono questi cambiamenti? E in che modo impattano sulla vita dei dipendenti, dei datori di lavoro e delle aziende?
L’indagine
Abbiamo cercato di rispondere a questi interrogativi nel ‘Report sulla Retribuzione 2023’. L’indagine, risultato di un questionario svolto a settembre 2023, ha lo scopo di analizzare da vicino il mercato del lavoro in Italia, per capire come le persone si relazionano con la propria azienda e quanto sono soddisfatte del proprio impiego e del proprio pacchetto retributivo. Ma anche per comprendere meglio come tale mercato stia cambiando, seppur lentamente, nel nostro Paese.
Dalla nostra survey, condotta su un campione di 612 persone per lo più appartenenti alla fascia di età 25-34 anni, emerge chiaramente come, dopo il 2020, il modo di lavorare sia drasticamente cambiato: sebbene alcune aziende rimangano ancorate a modelli lavorativi del passato, il lavoro ibrido sta guadagnando sempre maggiore popolarità. Analizzando nello specifico i risultati del nostro studio, notiamo che il 47,55% delle persone dichiara di adottare questo modello, che consente una combinazione del lavoro in presenza e da remoto.
A influire sulla decisione del modello di lavoro da adottare, interviene anche il numero dei dipendenti di un’azienda: oltre il 60% delle imprese più piccole, con meno di 10 dipendenti, mostra una tendenza a lavorare principalmente in presenza, mentre quelle con più di 1000 dipendenti sono più aperte al lavoro ibrido o da remoto (28,68%), complici anche un maggior numero di risorse che permettono investimenti in tecnologie e infrastrutture a distanza, consentendo ai dipendenti di lavorare efficientemente anche fuori sede.
Le ragioni del cambiamento: a cosa devono fare attenzione le aziende
Il nostro sondaggio mostra come il cambiamento che sta interessando le modalità di lavoro, sia strettamente collegato ad altri aspetti cruciali a cui aziende e datori di lavoro devono prestare attenzione: in primis, la soddisfazione e l’insoddisfazione lavorativa. Esistono vari aspetti che possono rendere le persone più o meno soddisfatte del proprio lavoro e, dati alla mano, di quel 48,69% di intervistati che si dichiara appagato dalla propria situazione, oltre il 60% lavora da remoto, a conferma di come questa modalità di lavoro continui ad essere tra le preferite delle persone anche a distanza di anni dal lockdown.
Il modello di lavoro adottato
Modello di lavoro adottato e flessibilità delle condizioni lavorative sono sempre più importanti per i dipendenti, soprattutto per quelli più giovani: un ambiente di lavoro che offre flessibilità può incrementare la soddisfazione delle persone, consentendo loro di conciliare meglio gli impegni personali e professionali. Analizzando i dati emersi dal nostro studio, possiamo vedere che il modello di lavoro adottato ha un impatto significativo sulla percezione delle condizioni lavorative da parte dei dipendenti: la stragrande maggioranza di coloro che lavorano completamente da remoto (61,90%) trova le proprie condizioni di lavoro molto flessibili, rispetto al 13,18% di coloro che lavorano in presenza.
La flessibilità è un aspetto fondamentale per i giovani
Gli stessi dati sono ancor più interessanti se considerati in base alle fasce d’età: il 40% dei lavoratori tra i 18 e i 24 anni ritiene che le proprie condizioni di lavoro siano poco flessibili, mentre poco più del 10% le trova addirittura rigide. Questo dato conferma che la flessibilità è un aspetto fondamentale per le generazioni più giovani, che le conferiscono maggior importanza rispetto alla retribuzione che, pur essendo una parte importante della vita di ognuno, viene percepita come secondaria rispetto al benessere personale.
Inflazione e stagnazione salariale: il problema della retribuzione
Inoltre è interessante notare come, in un scenario fortemente condizionato dall’inflazione, il 43,63% delle persone intervistate non sia soddisfatto del proprio pacchetto retributivo, che comprende stipendio e benefit, non ritenendolo giusto e in linea con il mercato. La percentuale cresce se parliamo da un punto di vista di uguaglianza: il 55,79% delle donne intervistate, infatti, non è soddisfatta del proprio pacchetto retributivo rispetto al 34,96% degli uomini. Ci troviamo davanti ad un disallineamento che evidenzia, ancora una volta, la necessità di un’equa retribuzione di genere e di una maggiore attenzione alle aspettative delle lavoratrici.
Sono fortemente convinta che la retribuzione sia molto di più di un semplice bonifico bancario emesso dall’azienda a fine mese: per me ‘retribuzione’ significa tutto ciò che un’azienda offre ai dipendenti come riconoscimento del loro lavoro, e questo implica benefici che possano migliorare, in maniera incisiva, la loro qualità della vita.
Alla luce di queste considerazioni, le aziende dovrebbero non solo lavorare in sincronia con le istituzioni statali per un piano di adattamento dei salari, ma anche trovare nuovi modi per offrire una retribuzione adeguata ai propri dipendenti. Il nostro studio ha evidenziato come, per la maggior parte degli intervistati, il salario sia rimasto invariato durante il 2023, nonostante l’inflazione. Questi dati ci invitano a riflettere sulla necessità di adottare una strategia diversa, che possa andare incontro al benessere del dipendente e della sua famiglia: entrano qui in gioco i pacchetti di welfare aziendali, pensati proprio per supportare i dipendenti senza pesare sulle casse aziendali.
L’importanza del welfare aziendale per i dipendenti
Da sempre, in Italia il welfare aziendale è al centro di un dibattito acceso. Nonostante diverse aziende siano scettiche, considerandoli una spesa aggiuntiva, è innegabile il fatto che i dipendenti vogliano avere accesso a pacchetti welfare: l’83,33% delle persone intervistate ritiene che il welfare aziendale sia uno strumento utile per il supporto del benessere del dipendente e dei suoi familiari, a prescindere dalla modalità di lavoro adottata. Sono soprattutto i più giovani a riconoscerne le potenzialità, con l’87% degli under 34 che lo ritiene particolarmente utile per il proprio stile di vita, mentre lo scenario muta decisamente se consideriamo i dipendenti che hanno figli: infatti, il 79,43% dei genitori si dice moderatamente o poco soddisfatto del piano welfare della propria azienda, testimoniando come molti piani di welfare non rispondano in modo adeguato alle loro necessità.
Benefit e welfare aziendale come strumenti di retribuzione flessibile
Attualmente, il 74,84% delle persone che hanno partecipato al nostro studio riceve già dei benefit dalla propria azienda. I più diffusi sono i buoni pasto (67%), seguiti dall’assicurazione sanitaria (57,21%) e dagli sconti riservati (28,38%). Queste percentuali suggeriscono che i benefit considerati più utili dalle persone sono quelli che hanno un impatto diretto sul potere d’acquisto e possono contribuire al miglioramento della qualità della vita, anche se stanno iniziando a farsi largo nuove tipologie di benefit pensati per il benessere della persona. Sull’argomento benefit aziendali, abbiamo deciso di porre una domanda molto diretta ai nostri intervistati: cosa preferireste se poteste scegliere tra una retribuzione annuale lorda (RAL) di 35.000 euro o una RAL di 30.000 euro più un pacchetto welfare esentasse del valore di 5.000 euro all’anno? La risposta è stata sorprendente: il 49% degli intervistati preferirebbe la seconda opzione.
Il futuro del lavoro: flessibilità e personalizzazione
Redigere la prima edizione del Report sulla Retribuzione ci ha consentito di mettere più a fuoco le nuove aspettative dei dipendenti riguardo alle condizioni di lavoro e ai benefit offerti dalle aziende. I dati ci raccontano la necessità di promuovere la trasparenza salariale, la diversità e l’inclusione, nonché di implementare soluzioni flessibili come il welfare aziendale. Guardando al futuro del lavoro, emerge la necessità di adottare soluzioni flessibili che rispondano alle diverse esigenze dei dipendenti: le nuove generazioni, in particolare, cercano maggiore flessibilità e personalizzazione, e le aziende devono essere pronte ad adattarsi per attrarre e trattenere i talenti migliori.