infrastrutture digitali

Cloud pubblico: il ruolo delle telco per i data center delle regioni italiane



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Il cloud pubblico sta vivendo una trasformazione radicale, con richieste crescenti di sostenibilità, sovranità e controllo dei costi. Rispondono a queste esigenze le regioni nazionali, iniziative che vedono la collaborazione di vari attori del mercato, inclusi governi, hyperscaler e operatori tlc, che giocano un ruolo cruciale nell’ecosistema

Pubblicato il 18 mar 2024



contratto cloud
contratto cloud

Per la prima volta dalla sua nascita con AWS nel 2006, il cloud pubblico vive una trasformazione profonda. Ora gli chiediamo sostenibilità, sovranità e innanzitutto controllo dei costi ricorrenti. Se prima speravamo che calassero, infatti, dal 2022 abbiamo capito che i costi di gestione del cloud cresceranno, e a lungo: per l’inflazione persistente e per lo sviluppo della domanda, spinta prima dalla digitalizzazione e ora anche dalla diffusione dell’intelligenza artificiale generativa.

Il ruolo delle regioni nazionali del cloud pubblico

La risposta più concreta finora è lo sviluppo delle regioni nazionali del cloud pubblico: sezioni a casa nostra di quel cloud che una volta non ci importava dove fosse, mentre ora lo vogliamo vicino, geograficamente e politicamente.
Per svilupparle si stanno mobilitando tutti i tipi di operatori del mercato: dagli hyperscaler ai governi, dai fornitori di software indipendenti (ISV) ai distributori e rivenditori a valore aggiunto, ai system integrator e fornitori di servizi gestiti (MSP) grandi e piccoli. Lo avevamo raccontato a fine 2023, con i contributi di decine di loro.

Ognuna di queste “sezioni locali” di un cloud è fatta da due cose: grandi data centre, certo, gestiti con la massima efficienza e sicurezza, ma anche reti di telecomunicazioni molto potenti e affidabili per collegarle al resto del cloud mondiale. Abbiamo descritto in un articolo a febbraio il ruolo dei gestori di data centre, operatori dell’ecosistema specializzati proprio in questo ambito. Vediamo ora l’altra categoria di attori: gli operatori di telecomunicazioni, “le telco”.

Gli operatoritlc nel mercato dei servizi di data centre e cloud italiano

Per apprezzare il ruolo delle telco nell’ecosistema del cloud conviene ricordare innanzitutto che:

  • Da decenni le reti di telecomunicazioni sono digitali.
  • Quindi, gli “apparati di rete” con cui comunichiamo sono sostanzialmente computer, specializzati per leggere, scrivere, controllare e smistare sulle reti di telecomunicazioni vere e proprie i dati che ci scambiamo.
  • Dunque, gli operatori di telecomunicazioni che gestiscono queste reti gestiscono grandissime quantità di computer, e i grandi data centre che li ospitano.

Da quando le infrastrutture per le telecomunicazioni e quelle per l’elaborazione e la conservazione dei dati sono sostanzialmente la stessa cosa, le telco offrono ai propri clienti servizi per gestire entrambe. Nel contesto del cloud e dei data centre che lo costituiscono, gli operatori di telecomunicazioni sono quindi sia fornitori degli operatori di data centre, sia loro concorrenti, perché gestiscono data centre anche per conto dei propri clienti.

Le telco come canale commerciale naturale dal fornitore verso organizzazioni di tutte le dimensioni

Una caratteristica distintiva delle telco rispetto agli altri operatori di data centre viene dalla loro storia di operatori telefonici, e diventerà sempre più importante via via che aumenta l’importanza di un cloud sicuro, a norma e sovrano anche per i cittadini e le organizzazioni più piccole. Noi cittadini, che una volta tenevamo l’informatica sulla scrivania, ora la teniamo in tasca e in cloud. Le piccolissime organizzazioni, che avevano i computer sotto la scrivania, o in uno sgabuzzino, oggi anche loro li usano sempre più in cloud.
Le telco conoscono cittadini e piccolissime organizzazioni da sempre: ci fanno telefonare e quindi sanno con chi parliamo, quando, quanto, dove andiamo e quanto ci stiamo. Sono quindi in una posizione ideale, simile a quella dei grandi hyperscaler, per proporci in maniera personalizzata qualsiasi soluzione digitale e fare da canale verso di noi, operatori piccolissimi, per tutta la catena del valore digitale.

Questa posizione sul mercato risulta ancora più importante perché qualcosa di molto simile vale per imprese, pubbliche amministrazioni, organizzazioni senza scopo di lucro medie, grandi e grandissime.
Ogni organizzazione ha alcuni fornitori importanti con i quali collabora in maniera stretta e intrattiene relazioni di fiducia e partnership. In più, ha decine, spesso centinaia, di fornitori con relazioni più fredde, strettamente concentrate sul prezzo o altri elementi di opportunità utilitaristica. Le organizzazioni più grandi, a cominciare dalla pubblica amministrazione centrale e locale, hanno strutture complesse di gestione dei fornitori e delle forniture e spesso razionalizzano la rete delle forniture selezionando partner strategici con i quali collaborare in maniera reciprocamente vantaggiosa, sempre per i prezzi e a volte per altri obiettivi comuni.
In queste reti fittissime di relazioni commerciali tra grandi organizzazioni, come in quelle dei piccolissimi, le telco sono sempre presenti, con una conoscenza significativa della struttura e dei bisogni dei loro clienti e spesso proprio con questo ruolo più strategico di aggregazione e coordinamento delle forniture di beni e servizi di tanti altri, in particolare nell’ambito digitale.

Insomma: le telco si trovano in una posizione di canale universale tra fornitori di prodotti e servizi digitali di ogni tipo, e consumatori di servizi e prodotti digitali di ogni natura e dimensione. Gli unici in un ruolo almeno in parte paragonabile sono gli hyperscaler, che servono anche loro clienti di tutti i tipi e infatti da pochi anni sviluppano un ruolo di aggregatori tramite i propri marketplace, per arrivare ad occupare le posizioni di tanti intermediari dell’ecosistema, a cominciare proprio dalle telco.

Nel contesto specifico delle regioni nazionali del cloud pubblico, si può fare un confronto analogo con i gestori di data centre descritti nell’articolo precedente. Telco e gestori di data centre sono in concorrenza diretta sui servizi di questi ultimi da decenni.

Le telco fanno leva su diversi fattori:

  • la loro vicinanza ai clienti, contrattualmente e come relazione – persino per le realtà piccole e piccolissime per le quali un gestore di DC ha poca rilevanza,
  • l’esclusività dei servizi di telecomunicazioni veri e propri, che anche i gestori di DC devono acquistare da loro,
  • il ruolo di rivenditore universale, che permette loro di intermediare e integrare con i propri anche i servizi cloud degli stessi gestori di DC.

I gestori di data centre, dal canto loro

  • Vantano soluzioni più progredite, che possono far evolvere più velocemente grazie alla loro maggiore specializzazione.
  • Come fornitore universale, che si affida a partner per la grande maggioranza dei servizi accessori alla propria fornitura (dalla progettazione di architetture ibride alla migrazione; dall’integrazione di componenti di altri partner alla gestione ed evoluzione delle nuove architetture), sono liberi dal costo e dalla complessità di gestire direttamente un canale commerciale e tecnico di servizi per ciascun segmento di clienti, che per le telco rappresenta uno degli investimenti più importanti.

Insomma: nell’ecosistema del cloud, dove tutti possono essere fornitori, partner e clienti di tutti, dovunque si trovino, spetta alle telco e ai gestori di data centre farsi carico della dimensione geografica che il resto del cloud può ignorare: dove sono le risorse, i data centre appunto, e come viaggiano da un luogo all’altro, lungo le reti di telecomunicazioni. Nel mercato del cloud e dei data centre italiano, ancora relativamente piccolo e in forte evoluzione e crescita, questi due tipi di operatori destinati soprattutto a concorrere si trovano in realtà a contribuire entrambi all’evoluzione dell’intero ecosistema, aiutando partner e clienti finali a colmare ritardi e lacune strutturali della trasformazione digitale, con vantaggi per tutti e soprattutto per quei clienti e intermediari che sanno cogliere il meglio dell’offerta di ciascuno.

Alcuni esempi: telco che offrono servizi di data centre per il cloud nazionale

Vediamo allora quali sono le telco che offrono servizi di data center per il cloud nazionale.

Fastweb

Coerentemente con il modello che abbiamo descritto, Fastweb offre ad imprese e pubbliche amministrazioni grandi e piccole soluzioni sviluppate insieme ad AWS che integrano cloud, connettività (telecomunicazioni), infrastrutture di rete e data centre, oltre a servizi di cybersecurity e intelligenza artificiale. L’offerta di data centre, in particolare, si basa su centri nazionali a Roma e a Milano e una serie di mini-centri regionali e locali “edge” di prossimità ai clienti. I principali sono ad altissima disponibilità e resilienza, e tutti sono alimentati al 100% con energia rinnovabile e corredati da un servizio di manutenzione predittiva e gestione automatizzata dei parametri energetici.

Alcuni degli aspetti distintivi dell’offerta cloud Vodafone si basano su partnership strategiche:

  • Una con AWS, siglata nel 2021, che Fastweb dichiara unica in Italia e tra le poche al mondo per una telco. L’accordo permette di offrire soluzioni ibride con modelli diversi compreso l’uso di AWS Outposts, risorse AWS gestite come cloud pubblico ma installate nei data centre Fastweb.
  • Una con NVIDIA, di cui Fastweb sta configurando in un proprio data centre un “SuperPod DGX” per lo sviluppo del primo Large Language Model per intelligenza artificiale generativa addestrato nativamente sulla lingua italiana e quindi più sensibile alle sfumature contestuali e culturali del nostro paese.
    Il sistema permetterà ai clienti Fastweb e a terzi di sviluppare servizi di GenAI erogati dall’inizio alla fine in Italia, rispettosi di tutte le norme italiane ed europee.

Grazie a questa offerta integrata, completa anche dei servizi altamente specializzati delle boutique specialistiche che ha acquisito, 7Layers, Cutaway e Azatec, Fastweb si propone ai propri clienti e ai suoi partner a valore aggiunto come interlocutore unico per la trasformazione digitale e la gestione completa di migrazioni, sviluppo ed evoluzione di servizi digitali, monitoraggio ed esercizio di infrastrutture e applicazioni e disaster recovery.

TIM

Per descrivere data centre e cloud di TIM scegliamo di partire da un’esperienza di partnership unica in Italia: quella con Google Cloud per la gestione delle sue regioni cloud nazionali a Milano e Torino. Queste regioni sono al cuore della collaborazione innanzitutto tecnologica tra le due aziende già da marzo 2020, quando la annunciarono. Eravamo allora ai primi passi del cloud pubblico nazionale: la prima e unica regione cloud italiana di cui si parlava era quella di AWS, che sarebbe stata aperta il mese dopo.
Con la consociata TIM Enterprise, il gruppo è il fornitore di servizi di data centre per queste regioni. È un ruolo esplicito fin da quando Google annunciò l’apertura della prima regione, a giugno del 2022. Si tratta di una scelta di comunicazione unica in Italia, dove tutti gli altri hyperscaler evidenziano con orgoglio i principali clienti che adottano le loro regioni italiane, e i principali partner di altro tipo, come system integrator e fornitori di servizi gestiti, ma si mantengono generici o neutrali sulle scelte relative ad eventuali colocator.

Un componente distintivo di questa partnership, e dell’offerta TIM Enterprise di infrastrutture IT e cloud all’intero mercato italiano, è la diffusione capillare sul territorio nazionale dei loro data centre, ben 16, per lo più classificati ai massimi livelli di resilienza. Questo permette a qualsiasi cliente TIM in Italia di appoggiarsi ad un data centre piuttosto vicino.

In questa fase nella quale clienti grandi e piccoli accedono al cloud sempre di più, e in configurazioni sempre più miste, risulta particolarmente importante l’offerta di routing multicloud che TIM propone, prima tra Google Cloud e Microsoft Azure, recentemente estesa anche ad AWS e Oracle. L’offerta facilita l’interscambio in Italia sia tra le regioni italiane, sia tra le reti mondiali dei diversi hyperscaler.

Al di là di Google e, chissà, magari di altri hyperscaler in futuro, l’offerta di servizi cloud che TIM Enterprise propone ai propri clienti grandi e piccoli è quindi particolarmente ampia, perché valorizza appieno il posizionamento unico di una telco, descritto prima. Questa offerta comprende infatti:

  • “Enhanced Data Center”, un’offerta di infrastrutture equivalente a quella dei colocator nazionali e internazionali che abbiamo presentato nell’articolo precedente, completata da quell’offerta di connettività che contraddistingue storicamente gli operatori di telecomunicazioni con una rete di proprietà (almeno per ora, nel caso di TIM, ma questa è un’altra storia);
  • Un’offerta “TIM Cloud” su infrastruttura propria, ibridizzabile naturalmente sia con il cloud pubblico sia con i data centre dei clienti o di altri operatori, completa di una componente per individui paragonabile allo storage individuale offerto da Google, Microsoft e altri operatori internazionali;
  • Un’offerta in ambito ‘collaboration’ che comprende le piattaforme di collaborazione dei principali hyperscaler, e versioni su infrastruttura TIM per chi le preferisce;
  • Un’offerta applicativa SaaS imperniata su Salesforce per il CRM, e su applicazioni di TIM Enterprise stessa che sfruttano servizi dei partner, come Google Maps per il geomarketing;
  • Servizi di system integration e gestiti per progettare, migrare e far evolvere il cloud ibrido e multicloud, integrando le offerte precedenti. TIM li eroga da tempo tramite una serie di partner che coprono tutti i segmenti del mercato, dalle piccolissime organizzazioni alle imprese e pubbliche amministrazioni più grandi. Negli ultimi anni ha scelto di farlo sempre più direttamente, con competenze tecniche e di gestione progetto proprie;
  • Servizi di rivendita, complementari rispetto agli altri, spesso utili per i clienti che preferiscano affidarsi a un unico riferimento per diverse componenti di un’offerta.

Rispetto ad operatori più specializzati in una o più dimensioni, TIM Enterprise propone quindi servizi

  • In tutti gli ambiti dell’offerta IT, dalla sicurezza, al cloud, all’IoT, e naturalmente alla connettività
  • Con un’organizzazione commerciale che copre in maniera capillare il territorio nazionale e i diversi segmenti di mercato.

Vodafone

Vodafone Italia, parte del più grande gruppo di telecomunicazioni in Europa ed Africa, in Italia dal 2003, propone oggi ai propri clienti business privati e pubblici, di qualsiasi dimensione, un’offerta cloud completa.

Vodafone Business supporta le organizzazioni clienti grandi e piccole, con l’esclusione degli individui, in tutte le fasi di adozione del cloud, dalla consulenza iniziale, alla completa implementazione e gestione dell’infrastruttura, anche con progetti “chiavi in mano. L’offerta si basa una rete di data centre distribuiti sul territorio nazionale, di efficienza e resilienza elevata, integrati con un backbone Vodafone di telecomunicazioni che le collega di loro e con internet contribuendo a minimizzare i tempi di latenza e massimizzare velocità e capacità degli scambi di dati, e abilitando servizi a grande capacità come quelli di continuità operativa – business continuity.

Per quanto riguarda gli hyperscaler, in Italia Vodafone ha annunciato a novembre 2022 il suo ingresso, prima tra gli operatori di telecomunicazioni, in Ambizione Italia Cloud Region Partner Alliance, l’alleanza di operatori di diversi settori per lo sviluppo della regione cloud nazionale italiana di Microsoft, che questa aveva annunciato insieme alla regione stessa nel marzo precedente.

Con una scelta di posizionamento e comunicazione profondamente diversa da quella di TIM con Google, Vodafone Business e Microsoft nel loro annuncio sottolineavano innanzitutto l’ambito commerciale della partnership: “sviluppare e rendere disponibili soluzioni digitali verticali efficaci, sicure e flessibili basate sul Cloud Microsoft Azure e sulla rete Vodafone, che fanno leva su tecnologie come 5G, Edge Computing e IoT per diversi settori, dalla manifattura al retail, dal settore della moda a quello dell’Hospitality”, e proporle ai clienti tramite le reti commerciali e di partner capillari di entrambi, che coprono ogni settore del mercato italiano, e i “team di esperti di digitalizzazione e soluzioni Microsoft” di Vodafone Business.

L’offerta congiunta ai clienti, e verosimilmente il contributo di Vodafone alla regione italiana del cloud Microsoft, comprende anche “le soluzioni di connettività fissa e mobile di Vodafone Business”. Completavano la partnership annunciata allora lo sviluppo congiunto di offerte in ambito Teams voce, e servizi di CyberSecurity per le imprese pubbliche e private.

A gennaio 2024, Vodafone e Microsoft hanno esteso e ampliato la propria collaborazione a livello mondiale in particolare nel campo dell’intelligenza artificiale generativa. L’accordo, decennale, di partnership strategica prevede anche l’investimento di Microsoft nella piattaforma di gestione dell’IoT Vodafone, lo sviluppo del ruolo di Vodafone nella distribuzione e fornitura ai propri clienti, in particolare PMI, dei servizi cloud di Microsoft, da Azure a Microsoft Teams Phone Mobile, e l’adozione crescente dei servizi Azure da parte della stessa Vodafone per i propri servizi di data centre.

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