Giochi di guerra

World of Tanks: quando il conflitto virtuale aiuta a sopportare quello reale



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Due soldati sul fronte ucraino colti a giocare a World of tanks sullo smartphone ci spingono a riflettere se sia possibile distrarsi con un gioco di guerra anche se ci si trova impegnati in una guerra “reale”. Si tratta, dicono però gli esperti, di un processo che permette di non perdere la sanità mentale

Pubblicato il 16 ott 2023

Giovanni Luglietto

Yamatologo, traduttore e giornalista videoludico



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Si potrebbe pensare che proprio chi la guerra la vive sulla propria pelle, nel quotidiano, tenti poi di rifuggirla quanto più possibile. D’altronde siamo abituati a pensare che vedere gli orrori di bombardamenti e corpi dilaniati sia abbastanza da spingere ogni essere umano ad allontanarsi, almeno psicologicamente, da qualsiasi tipo di violenza. Questo è quanto noi, dalla comodità delle nostre case, lontani da qualsiasi conflitto, pensiamo. In guerra, invece, sembra che le cose siano completamente differenti.

Le immagini dello scorso giugno trapelate dal fronte ucraino parlano di una storia che ha dell’incredibile. Le foto mostrano due soldati di spalle, vestiti in tenuta militare e con fucili al fianco, intenti a guardare il proprio smartphone in una posa che ai videogiocatori risulterà facilmente riconoscibile. I due, infatti, stanno attivamente giocando con il dispositivo. Il gaming è un modo ormai socialmente accettato per trascorrere il proprio tempo libero, anche se ci si trova impegnati in una delle guerre europee più sanguinose dopo la Seconda guerra mondiale.

Ciò che sorprende, però, non è l’attività in sé, quanto il gioco scelto per questa “distrazione”. Si tratta infatti di World of Tanks, un titolo rivelatosi estremamente popolare al fronte. Persino uno degli eroi di guerra ucraini ha ammesso di giocarci durante il suo tempo libero. Come riportato da Thomas Gibbons-Neff, giornalista del New York Times di stanza al fronte ucraino, lo scorso giugno proprio al di fuori di Bakhmut, dove si è tenuta una delle battaglie più violente del conflitto, molti soldati erano impegnati a giocare questo titolo nel loro poco tempo libero.

Testimonianze dal fronte

Il tenente Nazar Vernyhora, sotto le luci della ribalta per aver distrutto carri armati russi durante la battaglia alle porte di Kiev, ha sostenuto di “giocarci di tanto in tanto quando ho del tempo libero”. Sembra quasi incredibile che un veterano di guerra che utilizza attivamente carri armati per sconfiggere l’invasore, dedichi il proprio tempo libero alla stessa identica attività ma trasposta in ambito virtuale. Un parallelismo interessante potrebbe essere quello di un giardiniere che, tornato a casa dopo una lunga giornata di lavoro, accenda il computer e passi il resto della serata a giocare a Garden Simulator.

Spuntano quindi adesivi dedicati a World of Tanks appiccicati su carri armati ucraini e quando non si rischia la vita, si combatte virtualmente. Una situazione paradossale esasperata dalla violenza del conflitto. Ma in fondo, si tratta davvero di un atteggiamento così assurdo? In realtà, secondo gli esperti, è un processo estremamente naturale, che permette a chi si trova in una situazione di questo tipo di svolgere il proprio compito senza perdere la sanità mentale. La dissociazione, d’altronde, è un fenomeno molto comune in caso di eventi traumatici percepiti come inevitabili.

Difficile dire con certezza, però, quanto World of Tanks sia davvero popolare in Ucraina o tra i soldati stessi. Secondo il sergente Silver (non un nome reale, ma utilizzato per proteggere la sua privacy), soldato d’artiglieria di stanza presso la città di Siversk, la popolarità del gioco tra i militari potrebbe essere semplicemente precedente all’invasione Russa. Un passatempo da cui molti non sono riusciti a distaccarsi nemmeno in tempo di guerra. Questa potrebbe dunque essere, per gli stessi soldati, un’ancora che li lega al passato e permette loro di tornare, anche se per poco tempo, a un periodo più semplice e felice della propria vita.

Lo scorso dicembre 2021, il numero di giocatori medi mensili di World of Tanks era di circa 8 milioni, come riportato dal grafico di ActivePlayer. Il numero è calato drasticamente a febbraio e nei mesi successivi, un dato che riflette in parte l’impegno bellico di Russia e Ucraina in questo periodo. Questi erano infatti i paesi con più giocatori, professionisti e non, di World of Tanks.

World of Tanks Blitz, il nome della versione per smartphone che i soldati ucraini giocano, è un titolo definito free-to-play. Ovvero, per chi non mastica il linguaggio, gratuito da scaricare e giocare tramite i negozi virtuali Google Play o App Store di iOS. Grazie al satellite Starlink che fornisce una connessione Internet ai soldati, questi possono accedere al gioco e mettere alla prova il proprio spirito di cooperazione.

Stando alle testimonianze raccolte dal New York Times, ciò che rende simile la guerra quotidiana e il gioco è proprio la cooperazione e il lavoro di squadra richiesto per abbattere il nemico. Non possiamo però vedere questa attività come un vero e proprio “allenamento” al massacro, perché resta comunque un passatempo grazie al quale le persone possono divertirsi, giocando in compagnia dei propri amici. È facile dimenticarsi di essere al fronte quando si ha un amico al fianco con il quale distrarsi e ridere. Un tempo i soldati lo facevano tramite giochi con le carte e i dadi, facilmente accessibili in qualsiasi situazione. Oggi, invece, lo si fa tramite gli smartphone.

Non solo videogiochi

Se da un lato troviamo soldati impegnati in battaglie virtuali, dall’altro ci sono anche molti altri che preferiscono dedicarsi a passatempi che siano quanto più lontani possibile dalla memoria del conflitto. Sempre restando in ambito gaming, alcuni hanno dichiarato di preferire videogiochi calcistici come FIFA. Ma i videogiochi non sono l’unico passatempo a disposizione. Secondo quanto riporto dai giornalisti di CBS News, la brigata di difesa territoriale di Kharkiv, ovvero i soldati del battaglione Kupiansk, hanno trovato un vero campo da calcio a pochi chilometri dal fronte.

Nascosti da occhi indiscreti, passano parte del tempo libero in questo luogo, dedicandosi allo sport per dimenticare il conflitto e ricordare, in parte, la vita da civili che da febbraio 2021 non possono più condurre a causa dell’invasione. Grazie a un semplice campo da calcio, possono chiudere gli occhi e dimenticarsi della guerra, come sostiene Dmitriy, uno dei soldati. La guerra non durerà per sempre e molti di coloro che oggi imbracciano un fucile per difendere la propria patria torneranno un giorno a condurre delle vite normali. Il calcio e nello specifico avere un’attività che li distragga, permette loro di allenarsi e restare in forma. Questo campo, d’altronde, rappresenta proprio ciò per cui stanno attivamente combattendo: la possibilità di tornare a una vita normale.

Che sia tramite videogiochi, il calcio o qualsiasi altra attività, i soldati ucraini, quotidianamente, cercano di distrarsi dalla morte e distruzione che li circonda. Criticare dall’esterno e stabilire quale passatempo debbano o meno praticare è senz’altro ipocrita. Per non parlare poi della stigmatizzazione dei videogiochi che ancora oggi persiste nonostante sia uno dei medium più popolari di sempre. Vale la pena sottolineare che una fetta della comunità di videogiocatori supporta attivamente la causa, riversando i propri risparmi in compagnie che sviluppano videogiochi e che hanno ufficialmente dato il proprio sostegno all’Ucraina. Per ulteriori informazioni in merito è possibile visitare anche la pagina Games for Ukraine, dove si può donare direttamente.

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