Le recenti vicende riguardanti l’aggiornamento del Codice dell’Amministrazione Digitale, per portarlo alla versione 6.0, hanno consentito di elaborare una importante, quanto necessaria, riflessione sull’informatica giuridica, in considerazione del ruolo che essa stessa, ormai, riveste nel panorama dell’ordinamento giuridico.
Infatti, mutuando le parole del professor Donato A. Limone è possibile affermare che “l’informatica giuridica oggi ha un suo assetto dottrinario ben preciso che di recente è stato consolidato e “riconosciuto” dalle modifiche apportate al Codice dell’Amministrazione Digitale (dlgs 82/2005 modificato dal dlgs 179/2016). Le modifiche hanno attribuito all’informatica giuridica (art. 8, 13,17 del dlgs 82/2005) un ruolo particolarmente significativo sia a supporto dello sviluppo della “nuova” cultura amministrativa, dei servizi digitali delle pubbliche amministrazioni, della formazione dei cittadini, dei dirigenti e dei dipendenti in materia di amministrazione digitale e di democrazia elettronica. Questo riconoscimento normativo apre una nuova fase anche per l’informatica giuridica come disciplina.”
È con queste parole del professor Limone (Ordinario di Informatica Giuridica presso l’Unitelma-Sapienza) che si apre la prefazione del volume “Lineamenti di Informatica Giuridica”, curato da Marco Mancarella (professore aggregato di informatica giuridica dell’Università del Salento) in collaborazione con tre giovani giuristi salentini, esperti del settore (Giovanni Maglio, Eleonora Barone e Lucia Luna), edito da Tangram Edizioni Scientifiche e pubblicato nello scorso mese di agosto.
Il manuale intende perseguire il duplice obiettivo di “delineare” il perimetro di tale area tematica (che è anche, e non solo, una disciplina) ed, al contempo, costruire una “mappa” culturale e scientifica dell’informatica giuridica, con una serie di riflessioni su internet, sulla democrazia elettronica, sul governo elettronico, sull’amministrazione digitale, sul trattamento dei dati personali, sui reati informatici e sul commercio elettronico.
Centrale, tuttavia, resta il “Codice dell’Amministrazione Digitale”, tanto essenziale quanto – troppo spesso – sottovalutato, da considerarsi non solo come un insieme di norme e regole tecniche per la costruzione di una moderna amministrazione a base tecnologica, ma soprattutto come il fondamento giuridico di un’amministrazione avanzata, caratterizzata da una burocrazia semplificata, digitale, trasparente, incentrata su nuovi modelli relazionali con il cittadino; cittadino che è e deve restare il destinatario principale dell’azione amministrativa, basata sull’interesse pubblico e non essere considerato una controparte scomoda da imbrigliare con lacci e lacciuoli legali.
Un’amministrazione nuova, però, quella digitale, che stenta ad affermarsi perché ingessata da una cultura amministrativa difensiva, vincolata dal formalismo giuridico, dal concetto di gerarchia fine a sè stessa e dalla mancanza di un rapporto comunicativo “smart”, funzionale, sistematico e permanente con i cittadini, ai quali sovente mancano le conoscenze di quella cultura digitale, ormai indispensabile strumento di consapevolezza specie per la rapida e massiccia diffusione dei servizi amministrativi digitali da più parti agognata.
Il “Codice” ha introdotto concetti basilari come l’identità digitale, l’accessibilità telematica, il valore legale del documento informatico e delle firme elettroniche (oggi ritoccate per l’ennesima volta con buona pace della certezza del diritto), la gestione documentale amministrativa e la conservazione del patrimonio informativo pubblico e privato in modalità digitale, accessibile in rete da parte di tutti. Il “Codice”, quindi, si pone al centro della riflessione dell’informatica giuridica per il valore eccezionale del codice stesso.
Del resto, le nuove tecnologie prefigurano una nuova società: ma il diritto regge al confronto?
La risposta a questo interrogativo la offre il professor Limone nel momento in cui afferma che “Il rapporto tra diritto e società dell’informazione: oltre il “diritto positivo dell’informatica”, l’informatica giuridica oggi come chiave interpretativa del ruolo del diritto stesso nella società dell’informazione. Società “nuova” perché nuovi sono i modelli di visione sociale, politica, economica della società; perché nuovi sono i modelli di comportamento; perché siamo all’inizio di un nuovo paradigma di una “nuova epoca”. E ciò necessita una profonda riflessione filosofica-giuridica sulla società dell’informazione per supportare ed accompagnare lo sviluppo di questa società ed il ruolo del diritto in questa società”.
Nella società dell’informazione, d’altronde, quale valore giuridico hanno i dati personali? E’ questo l’altro grande tema che viene affrontato nel volume, di straordinaria attualità in considerazione dell’imminente piena attuazione del Reg. UE 679/2016 e della contestuale integrazione del quadro normativo con il prossimo regolamento sulla c.d. e-privacy.
Come, quindi, tenere in equilibrio i principi della rete aperta, dell’accessibilità totale, del patrimonio informativo digitale, della protezione e la tutela dei dati personali, in un’ottica non più solo nazionale?
Il volume contiene, infine, tante “pillole digitali” che integrano i capitoli centrali del lavoro e lo arricchiscono in modo significativo. Esse rappresentano un vero e proprio “glossario” ragionato che permette un inquadramento veloce di termini, concetti, definizioni su argomenti, temi, spunti di informatica giuridica dei quali spesso si discute senza conoscerne il significato corretto.
Come si diceva, la successiva pubblicazione della bozza di modifica del CAD contente numerose novità ed il graduale completamento del quadro normativo in tema di trattamento dei dati personali, saranno ulteriori motivi per l’aggiornamento del volume ad una seconda edizione alla quale si sta già pensando.