approfondimento

Legaltech, ecco come l’innovazione sta rivoluzionando i servizi legali

Il mondo dei servizi legali sta mutando sotto la spinta dell’innovazione tecnologica, abbracciando soluzioni come l’intelligenza artificiale, il machine learning, i big data: analizziamo in che modo questo ambito sta cambiando e quali sono le prospettive future, per far chiarezza anche sulle possibilità offerte dal digital

Pubblicato il 27 Set 2022

Giovanna Ianni

Partner League - The Legal Hub IAPP Cipp/E

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L’innovazione tecnologica sta trasformando il mondo legale: “Legaltech” e “Legal Design”, seppur sempre più diffusi, sono di fatto termini sconosciuti ad avvocati e professionisti della legge in genere, che in molti casi bazzicano solo saltuariamente il cyber-spazio, disconoscono l’uso di internet per motivi professionali e non sono in grado di cogliere le pesanti implicazioni che questi concetti potrebbero avere sulla loro attività.

A parere di chi scrive il tema del diritto tecnologico è particolarmente attrattivo, non solo perché la tecnologia da forma (mero codice sorgente) è diventata sostanza del diritto, ma anche e soprattutto perché software, codici e ogni altro strumento di tecnologia digitale non rappresentano più solamente meri servizi a disposizione dei committenti, quanto piuttosto misure in grado di rendere obbligatoria (enforceable) tra le parti una legge superiore e sovranazionale rispetto a quella delle singole giurisdizioni. È il codice software che obbliga le parti al corretto adempimento ed alla vincolatività dei comportamenti. Se così è, difficile pensare che i servizi Legaltech siano appunto solo dei servizi, piuttosto che qualcosa di più.

Piattaforme legaltech e gestione digitale dei documenti giuridici, come fare: un caso pratico

Perché parlare di Legaltech

La verità è che i giuristi più o meno giovani (ed anche quelli come me appartenenti alla Gen X) ignorano che l’infosfera è ormai piuttosto popolata di strumenti e piattaforme che “stanno cambiando il mondo” (per dirla con le parole di Luciano Floridi, “La quarta rivoluzione. Come l’infosfera sta trasformando il mondo”, in Scienza e Idee, Ed. Cortina e idee, 2017): se è vero che sta avvenendo una trasformazione da Law is Code (codice giuridico) a Code is Law (inteso come codice di programmazione, secondo l’intuitiva definizione di Lawrence Lessig nel lontano 1999 in “Code and other laws of cyberspace”, pubblicato da Basic Books), la regola giuridica diventa espressione del programmatore piuttosto che del “legislatore”. Nessun giurista che voglia svolgere la propria professione nell’era digitale ed accompagnare i propri clienti in un appropriato percorso di sviluppo di digitalizzazione può prescindere dall’adozione di un approccio alla professione anche tecnologico e non solo giuridico.

Cosa si intende per Legaltech

Non esiste una definizione universale e univoca di Legaltech, inclusiva di svariati servizi connessi ai molteplici aspetti della professione legale in un continuo e veloce cambiamento, almeno tanto quanto il rapido sviluppo delle tecnologie. Come noto, l’evoluzione della norma giuridica non è certamente in grado di tenere il passo con quello della tecnologia, ma certamente la tecnologia può permettere il superamento di limiti logistici ed operativi del tutto insuperabili laddove si lavori sul piano esclusivamente cartaceo e fisico.

La prerogativa principale dei sistemi di Legaltech è quella di essere in grado di sorvolare e superare le specificità delle singole normative nazionali applicabili ad ogni singola fattispecie negli ambiti più diversi (IT/IP, privacy, efficacia e validità dei contratti, ecc.); ma questa caratteristica è perennemente sfidata dalla perdurante incongruità delle leggi emesse in ambito digitale nei diversi territori nazionali. Tant’è che il primo aspetto da tenere in considerazione da parte degli sviluppatori di funzionalità Legaltech è proprio quello di conoscere le normative sostanziali a cui i propri clienti devono attenersi, indipendentemente dalla circostanza che l’attività legale sia compiuta nel mondo fisico, piuttosto che nel mondo virtuale.

L’espressione Legaltech non identifica dunque una “pratica legale”, quanto piuttosto la quota di mercato occupata da quelle imprese che prestano servizi giuridici a favore di chi usufruisce dei medesimi (studi legali, direzioni legali aziendali, pubbliche amministrazioni, individui, ecc.).

Tra i servizi più comuni, ormai piuttosto diffusi e rientranti nella dizione Legaltech, ritroviamo facilmente quelli di video-conference, strumenti di project management e monitoraggio dei task, servizi di gestione e-mail, servizi di contract management, l’utilizzo di firme elettroniche, tool di analisi e redazione automatica di documenti contrattuali, di messaggistica automatizzata (chatbot), strumenti di conservazione in cloud, piattaforme di virtual data room e di ricerca “intelligente” on-line (come evoluzione delle ormai anacronistiche banche dati di precedenti giurisprudenziali e dottrinali sviluppatesi agli albori dell’informatica giuridica). Altre aree di servizi sono rinvenibili nei settori della risoluzione delle controversie on-line, della protezione intellettuale, in tema di privacy ed applicazione del GDPR, spesso sul mercato con la formula commerciale saas (software as a service, consistente in una licenza d’uso di software in abbonamento). Altre soluzioni tipiche del legal design hanno infine lo scopo di sostenere la comprensione dei testi normativi – prescrittivi italiani e non.

Servizi software o nuovi servizi legali

Insomma, il panorama giuridico internazionale ed italiano sta cambiando grazie al sempre più pervasivo utilizzo di strumenti innovativi che si avvalgono di big data, dell’intelligenza artificiale e di machine learning, di contract automation systems, di approcci di legal design e di sistemi di giustizia predittiva.

L’aspetto interessante ed attrattivo connesso all’utilizzo di sistemi di Legaltech a favore dei propri clienti riguarda la possibilità di trasformare la propria attività nella sua essenza, abbandonando l’idea (ancora piuttosto diffusa in Italia rispetto ad una certa rigidità deontologica e stereotipata del concetto di “professione”) che l’attività legale “as a service” possa essere considerata come una diminutio, perché consistente in mere azioni ripetitive di poco valore aggiunto.

Al contrario, l’integrazione e collaborazione tra professionisti legali, sviluppatori ed innovatori digitali valorizzano la domanda di maggior efficienza dei clienti (e di contestuale riduzione dei costi): l’attuale momento storico di incertezza, ambiguità e complessità in ogni aspetto della vita personale, sociale e lavorativa impone un cambiamento radicale nell’offerta dei servizi di consulenza in primis in tema di governancerisk management e compliance nell’ambito di tutti i settori produttivi e merceologici, privati e pubblici. La gestione dei rischi d’impresa è divenuta centrale nei sistemi di corporate governance. L’agenda delle attività decisionali dei consigli di amministrazione è (e sarà sempre più) scandita dalla definizione della tipologia e del livello di rischio che le società sono disposte ad assumere per raggiungere i propri obiettivi e dalle modalità con cui tali rischi devono essere gestiti.

Il mancato controllo dei rischi potrebbe comportare in questi tempi incerti l’esposizione delle società all’incapacità di sopravvivenza. Un approccio consulenziale innovativo, che utilizzi il Legaltech con l’obiettivo di evidenziare tali fattori di rischio, può segnare un enorme cambiamento di passo per il professionista e per i suoi clienti, identificando le soluzioni più idonee a far emergere delle opportunità di business.

Approccio strumentale nella prestazione dei servizi

Gli studi legali che si propongano di identificare gli elementi caratteristici dello scenario economico di riferimento del proprio cliente – in termini di complessità, rapidità di cambiamento e del grado di innovazione tecnologico richiesto – sarebbero in grado di consentire allo stesso la navigazione sicura nell’ambito di tutte le “nuove economie“. Come noto, infatti, la crisi pandemica ha solo dato un’accelerazione allo sviluppo già in atto di diverse tipologie di economie, in cui le aziende si trovano costrette a muoversi e ad adattarsi; basti pensare alle economie on demand, di delivery, e-commerce, smart city, mobility, di digital transformation, di circular economy.

I professionisti legali non possono evidentemente non considerare che ogni nuovo modello di business presuppone un parallelo cambiamento nell’ambito dell’approccio digitale, della cybersecurity e della data protection. L’utilizzo proattivo della tecnologia in generale ed in particolare del Legaltech, applicata a business model tradizionali, porta a cambiamenti disruptive e propulsivi dello sviluppo aziendale. Il confronto continuativo con i clienti consente di potenziare le specifiche competenze professionali, a livello globale, in tutti i principali settori e mercati on distance e in modalità agile, con effetti positivi sulla qualità della prestazione di servizi strutturati e sulla loro economicità. Lavorare su tematiche innovative quali blockchain e smart contract, firme digitali ed elettroniche, piattaforme fintech consente al professionista di essere veloce e flessibile nell’esecuzione dei delivery.

Conclusione

Le tecnologie di tipo legale già sviluppatesi consentono lo svolgimento di una buona parte delle attività svolte dagli avvocati. Alcune ottimizzano la digitalizzazione e gli strumenti di archiviazione in cloud, altre supportano le aziende nello svolgimento delle attività di back office dell’ufficio legale, di quello HR e del dipartimento finanza e contabilità; altre ancora comportano la standardizzazione di contrattualistica, di analisi documentale, di organizzazione dell’agenda legale.

Va da se quanto possano essere importanti le considerazioni che precedono in un paese come l’Italia che occupa un numero di avvocati di molto superiore alle medie degli altri paesi europei, per la maggioranza con profitti davvero poco consistenti. La paura principale degli avvocati è quella di essere sostituiti da robot in grado di fornire consulenza tipo fast-food, veloce ed automatizzata. Ma davvero è così? Personalmente, ritengo che il timore sia del tutto infondato: la digitalizzazione e l’automatizzazione delle attività legali generano significativi risparmi di risorse umane e finanziarie rispettivamente per il cliente e per il consulente. Una buona parte dell’attività legale consiste in attività semplici e routinarie, consentendo di dare maggiore libertà al professionista di dedicarsi all’approfondimento ed allo studio dei propri casi, andando al di là della mera routine.

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