Lo scenario

Libra fa concorrenza ai money transfer: ecco gli scenari futuri

La criptovaluta Libra è pronta a ridefinire il mercato dello scambio di denaro per i soggetti che non hanno accesso al sistema bancario: è facile ipotizzare situazioni di concorrenza con i money transfer dei circuiti internazionali, relativamente a costi di transazione e diffusione

Pubblicato il 06 Set 2019

Diego Padovan

Ingegnere dell’informazione, docente e ricercatore in data management e cyber security

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Libra punta ad aiutare i soggetti unbanked, cioè le persone che non dispongono di accesso al sistema bancario. Un intento altruistico, ma al di là dell’impatto sulla società è degno di attenzione anche quello sul mercato: la criptovaluta potrebbe porsi in concorrenza con i sistemi tradizionali di money transfer. Approfondiamo la situazione.

Libra, obiettivi e criticità

L’obiettivo della Libra Association è dichiaratamente filantropico: “A simple global currency and financial infrastructure that empowers billions of people. Reinvent money. Transform the global economy. So people everywhere can live better lives”. In pratica, si vuole permettere a chi non ha accesso al sistema bancario (i c.d. unbanked) di poter usufruire di un’alternativa, superando così gli ostacoli relativi alla mancanza di accesso fisico alla banca, alle commissioni minime di saldo del conto, alla diffidenza verso il sistema bancario e le sue regole, per fare alcuni esempi.

Un sistema sicuro, messo alla prova sin dalle primissime fasi di realizzazione, anche attraverso uno specifico progetto di bug bounty, lanciato il 27 agosto 2019, per incoraggiare (usando le parole dell’Associazione) molte persone, con diverse skills e backgrounds, ad ispezionare a fondo possibili falle di programmazione, il design e l’implementazione della blockchain su cui poggia Libra. L’obiettivo dell’Associazione è trasmettere ai futuri sottoscrittori i concetti sottostanti la futura moneta: una community partecipativa, sicurezza e privacy al primo posto, benessere dell’individuo e inclusione sociale-digitale. Ma non mancano le perplessità.

Infatti le posizioni sono condivisibili, ma non hanno convinto molti, anzi hanno condotto ad una serie di iniziative volte a comprendere, più nel concreto, gli elementi sottostanti gli slogan “umanitari”. Tra le più recenti quella della Commissione Europea, da parte della direzione generale per la concorrenza (DG COMP), la quale ha avviato una raccolta di informazioni, sotto forma di questionario inviato proprio alla Libra Association, per avere gli elementi necessari a comprendere se l’impatto della nuova valuta avrà ripercussioni in termini concorrenziali anche alla luce delle possibili integrazioni con le App già sotto il controllo di Facebook (WhatsApp and Messenger).

Le differenze tra le monete virtuali

Analizzando nel dettaglio gli elementi del “progetto Libra”, che ha l’obiettivo di concretizzarsi nel 2020, pare subito lampante la significativa differenza rispetto al Bitcoin: il sistema creditizio è parte integrante del progetto. Infatti, tra i membri dell’Associazione Libra, che gestirà la nuova valuta virtuale, ci sono ad esempio i colossi MasterCard e Visa, senza considerare che tale presenza è solo l’adesione alla primissima fase del progetto. È espressamente previsto il coinvolgimento di tanti altri attori di calibro simile, incluse banche ed entità pubbliche, poiché le adesioni al progetto stesso devono essere corredate da un apporto finanziario che si aggira attorno ai 10 milioni di dollari.

Altro elemento distintivo, e quindi di distanza rispetto alle monete virtuali, incluso la recentissima Gram di Telegram, è che la valuta di Facebook sarà ancorata rispetto ad un paniere di asset (detto riserva) per tenere stabile il valore della Libra. Tale caratteristica, sebbene possa sembrare secondaria rispetto agli altri elementi citati, è in realtà fondamentale, in quanto la regola della domanda e offerta, che impone il prezzo delle monete virtuali, nel contesto di Libra non è significativa. Per fare un esempio, un dollaro scambiato in Libra manterrà, in buona approssimazione, il suo valore nel tempo; pertanto, in qualsiasi momento, una Libra potrà essere riconvertita molto probabilmente con un dollaro, tenendo debitamente conto delle fluttuazioni degli asset nella riserva dell’Associazione Libra e quindi non delle manovre speculative tipiche dei “bitcoin”.

La concorrenza ai money transfer

Al di là degli aspetti gestionali del progetto e della futura valuta virtuale, sempre sotto l’attenta regia di Facebook (basti pensare che il portafoglio dell’utente, il Calibra, sarà gestito dall’Azienda di Zuckerberg), è interessante notare il posizionamento sul mercato della Libra, che aiuterà Facebook e l’Associazione a raggiungere 1,7 miliardi di persone che stimano essere appunto unbanked, e forse prive di un account Facebook. Ma l’obiettivo potrebbe essere più ampio.

Nel 2019, secondo stime rilasciate da IFAD, 200 milioni di migranti hanno spedito nei rispettivi paesi di origine 550 miliardi di dollari di rimesse (il trasferimento unilaterale di valuta all’estero), in aumento di 20 miliardi di dollari rispetto ai dati del 2018, tutti inviati in paesi in via di sviluppo. Tale cifra ammonta a oltre tre volte l’insieme degli aiuti ufficiali allo sviluppo distribuiti annualmente a livello mondiale. In base alle stime dell’IFAD, tra il 2015 e il 2030 verranno inviati nei Paesi in questi paesi 8.500 miliardi di dollari in rimesse, e oltre un miliardo di persone saranno interessate.

La capillarità con cui Facebook è distribuita sull’intero globo e in ogni strato sociale è nota, l’utente immigrato in possesso di euro/dollari, che scambierà Libra, sosterrà dei costi di transazione (non ancora dichiarati), che potranno concorrere con quelli attualmente praticati dai circuiti internazionali più noti, che oscillano, sempre secondo fonti IFAD, tra il 7-9%, rappresentando un enorme e ricchissimo settore di business ancora per gli anni a venire. Facebook è continuamente alla ricerca di soluzioni win-win con i propri sottoscrittori, e anche in questo caso, se tutto ciò porterà ad una maggiore concorrenza nel sistema dei trasferimenti e di pagamento ed una maggiore accessibilità al denaro da parte di utenti remoti, è possibile ipotizzare un effetto positivo per l’economia delle aree in via di sviluppo, aumentando la capacità di spesa delle famiglie che ricevono il denaro dai propri migranti all’estero.

Lo scenario futuro

Interessante, e da valutare, sarà l’impatto sulla futura economia globale, nella quale quasi 2 miliardi di persone potranno contare su un nuovo mezzo, del tutto paragonabile ad un money transfer “digitalizzato”, in cui il valore generato nel sistema paese dagli aderenti sarà investito e speso “altrove”, quindi se il costo imposto dal sistema di trasferimento sarà eccessivo ne ridurrà il potenziale reclamato.

Stante il messaggio di forte attenzione sul tema, con l’invito a chiarire molti dubbi relativamente alla protezione dei dati degli utenti, inviata con un joint statement da diverse autorità di regolamentazione mondiale (tra cui ricordiamo EDPS, ICO e Federal Trade Commission), pare inevitabile che la Politica, soprattutto a livello europeo, faccia i conti con questo nuovo mezzo di pagamento. La Commissione Europea dovrà affrontare la questione sotto tanti punti di vista ed il prima possibile, con un approccio multidisciplinare, cioè non solo volto a comprenderne gli impatti in termini di antitrust o privacy, ma anche in altri termini, tra cui il benessere del consumatore finale.

Conclusione

Affinché un intervento ex ante, in fase sperimentale, possa portare a reali benefici e ridurre al massimo la necessità di manovre correttive, probabilmente meno efficaci e per definizione tardive, questo dovrà concretizzarsi in questa prima fase attraverso il dialogo, evitando dichiarazioni e azioni coercitive o dissuasive, per evitare che il progetto non si fermi in partenza, con la “fuga” dei partecipanti, come già prospettato per Libra da diversi analisti, o in ritardi importanti e tali da mettere a rischio non solo la moneta virtuale, come sta accadendo a Gram, ma il business delle imprese ad essa collegate, proprio a causa di un j’accuse a prescindere, senza (per ora) reali fondamenti.

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