transizione digitale

Il software aiuta le imprese a crescere, ma servono incentivi e formazione



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Solo usando il software come volano del cambiamento, l’Italia riuscirà a fare un vero salto in termini di produttività ed efficienza. Ma sono ancora molte le imprese non consapevoli dei benefici derivanti da una piena e integrata digitalizzazione dei sistemi di business. Le misure necessarie

Pubblicato il 24 ott 2023

Roberto Bellini

Direttore Generale AssoSoftware



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BIM

In questi ultimi anni abbiamo capito che il digitale non è solo una leva indispensabile per la competitività e la crescita del sistema-paese, ma anche un elemento fondamentale per dare vita a un nuovo modello di sviluppo più resiliente e sostenibile.

Per questo motivo la transizione digitale è stata posta al centro dell’attenzione del Paese, come appare evidente dal ruolo strategico che questa ha assunto nei progetti del PNRR e dall’avanzamento che l’Italia è riuscita a ottenere nella classifica del Desi Index della Commissione europea, passando in un solo anno dal 20° al 18° posto.

I benefici (spesso ignorati) della digitalizzazione dei sistemi di business

Questa crescita ha interessato anche le Piccole e Medie Imprese, che rappresentano la spina dorsale del sistema produttivo: secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2022 il 26% delle PMI italiane ha aumentato gli investimenti in digitale rispetto all’anno precedente.

Tuttavia, nonostante questo trend positivo, nel nostro paese il livello di adozione di software gestionali integrati da parte delle PMI resta ancora molto basso, circa solo il 30%. Percentuale che si riduce ulteriormente se si considerano anche le microimprese.

Sono infatti ancora molte le imprese non consapevoli dei benefici derivanti da una piena e integrata digitalizzazione dei sistemi di business: secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano, oltre la metà delle PMI mostra un atteggiamento timido (39%) o addirittura scettico (16%) nei confronti della trasformazione digitale, soprattutto a causa di una carenza culturale e formativa che si somma alla difficoltà di accedere agli incentivi per le imprese, alla mancanza di un approccio olistico con una visione strategica di lungo termine.

Gli effetti di una inversione di tendenza sull’economia

In un Paese che ha un tessuto produttivo fatto per più del 90% da piccole e micro imprese, la vera sfida consiste dunque nel riuscire a invertire questa tendenza e sostenere un numero sempre maggiore di piccole e medie realtà aziendali nel loro processo di trasformazione digitale, superando barriere e difficoltà che sino ad ora ne hanno limitato l’efficienza e la competitività. Gli effetti sull’intera economia di questo cambiamento sarebbero straordinari.

Secondo una recente ricerca condotta da AssoSoftware con Luiss DataLab e Centro studi Confindustria, ipotizzando un aumento del 20% della domanda finale di software (investimenti, esportazioni, consumi delle famiglie), equivalente ad un incremento di 5,773 miliardi di euro, si avrebbero come risultato 9,6 miliardi di maggiore produzione domestica, 4,8 miliardi di maggiore valore aggiunto e 67 mila nuovi occupati.

In una fase di definizione della Legge di Bilancio, con una coperta corta che non è una novità e con un debito pubblico da contenere necessariamente, credo che chiedersi dove investire e allocare le risorse per generare crescita sia un obbligo a cui, anche questo Governo, non può sottrarsi.

Rinnovare il Piano “Transizione 4.0”

È appunto in questa direzione che si pone oggi la necessità di intervenire per rinnovare il Piano “Transizione 4.0”, da una parte rendendolo più accessibile alle Piccole e Medie Imprese, e dall’altra allargando gli incentivi ai beni immateriali non connessi ai macchinari – quali software, formazione, consulenza – finalizzati all’automazione e al controllo dei processi aziendali. Questi sono infatti ormai strumenti irrinunciabili e indispensabili per qualsiasi impresa che voglia digitalizzare i propri processi aziendali.

A ciò si aggiunga l’importanza degli incentivi alle attività di R&S, con l’obiettivo strategico di mantenere in Italia i vantaggi degli investimenti in prodotti software, fondamentali per sostenere un settore che fa parte a pieno tiolo del Made in Italy. È in Italia infatti che vengono ideate e realizzate soluzioni innovative che contribuiscono non solo a far crescere l’occupazione del nostro Paese, ma anche ad aumentare in modo qualificato la competitività delle imprese e l’efficienza della PA.

In base alla già citata ricerca condotta da AssoSoftware con Luiss DataLab e Centro studi Confindustria, il comparto del software – composto da poco meno di 100 mila imprese – ha registrato un livello di produttività del lavoro del 17%, un dato superiore alla media. Inoltre, il comparto crea occupazione stabile e di qualità: dal 2000 a oggi il numero degli occupati è cresciuto del 60% (contro un 10% di media nazionale) con i contratti di lavoro dipendente che sono raddoppiati nell’arco di un ventennio.

Focus sulla formazione

Infine, è quanto mai necessario parlare di formazione: l’Italia ha infatti una percentuale di ICT specialist sul totale degli addetti più basso rispetto alla media europea. A tal fine, è necessario non solo mantenere il credito d’imposta per riqualificare i profili già operativi in azienda, ma anche semplificare la burocrazia per accedere alle agevolazioni e ampliare i soggetti erogatori, includendo produttori di software e piattaforme che si occupano di formazione. Direzione questa che, in quanto associazione di categoria, AssoSoftware sta seguendo da tempo, come dimostrano anche gli ultimi accordi firmati con ITS Academy e Luiss per iniziative congiunte finalizzate a rafforzare i percorsi formativi e favorire la collaborazione tra il mondo della formazione tecnica e le aziende del settore.

Conclusioni

Incentivi, formazione e investimenti in R&S sono gli strumenti su cui puntare per incidere su una situazione che rischia di lasciare indietro il nostro Paese. Solo colmando questo gap e utilizzando il software come volano del cambiamento, l’Italia riuscirà a fare un vero salto in termini di produttività ed efficienza e a gestire con consapevolezza la transizione verso un sistema più inclusivo e sostenibile.

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