intelligenza artificiale

L’IA leva di sviluppo per l’Italia: il ruolo delle PMI nel post-AI Act



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L’AI Act è uno strumento cruciale per veicolare principi e linee guida per la tutela dei cittadini nell’uso dell’AI. Tuttavia, nella creazione delle regole specifiche che seguiranno è fondamentale coinvolgere attori con competenze tecniche e di business, poiché le decisioni prese avranno un impatto significativo sul progresso economico del Paese

Pubblicato il 30 gen 2024

Fabrizio Milano D’Aragona

Consigliere responsabile del Gruppo di Lavoro Artificial Intelligence di Assintel e CEO di Datrix Group



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Il dibattito che si è sviluppato negli ultimi mesi intorno all’Artificial Intelligence Act per stabilire un framework sull’uso dell’intelligenza artificiale a livello europeo è l’occasione per ridefinire i confini di quella che si sta rivelando una delle rivoluzioni tecnologiche più pervasive di sempre.

Come portavoce di centinaia di aziende italiane dell’Offerta ICT, Assintel – attraverso il proprio Think Tank dedicato all’AI – desidera dare il proprio contributo in questa fase, per rendere l’AI Act il miglior quadro normativo possibile per il nostro ecosistema imprenditoriale: una direttrice che sia l’espressione del potenziale più innovativo del progresso e contemporaneamente della sua applicazione più consapevole. L’AI Act si pone come uno strumento condiviso necessario per veicolare principi e linee guida per la tutela dei cittadini nell’utilizzo dell’AI, soprattutto in uno scenario in così rapido mutamento.

Tuttavia, è fondamentale coinvolgere attivamente attori con competenze tecniche e di business nella creazione delle regolamentazioni specifiche che seguiranno, poiché le decisioni prese avranno un impatto significativo sul progresso economico del nostro Paese.

L’AI Act per uno sviluppo virtuoso e più sostenibile del mercato

L’AI Act può essere l’occasione per sostenere uno sviluppo virtuoso e più sostenibile del mercato: sia lato offerta, sia lato domanda. Per inciso, non a caso uso il termine “sostenibile”, perché l’Intelligenza Artificiale può essere anche uno straordinario veicolo di accelerazione della transizione energetica, con soluzioni che permettono di risparmiare non solo tempo ma anche risorse ed energia. Ma non solo. In senso generale, attraverso le applicazioni dell’intelligenza artificiale, le imprese si adattano ai mutamenti del mercato trasformando i loro processi e prodotti, e a loro volta modificano le condizioni di mercato immettendo una rinnovata spinta in termini di progresso tecnologico. Solo un ecosistema solido e al tempo stesso sufficientemente duttile da accogliere una simile trasformazione può assicurare un ruolo adeguato all’Italia nei mercati internazionali.

Per questo occorre che le Istituzioni promuovano un’innovazione che riesca ad accogliere le istanze etiche dei cittadini avvicinandole alle aziende che se ne faranno carico nei prossimi anni, piuttosto che allontanarle irreversibilmente, frapponendo limitazioni troppo rigide o troppo poco prospettiche.

Gli ostacoli alla transizione digitale delle PMI

Gli ostacoli che oggi le PMI italiane si trovano a fronteggiare nell’adottare soluzioni che accelerino il processo di digitalizzazione sono di natura prevalentemente economica – con misure di finanziamento spesso inadeguate – e culturale: manca cioè una reale comprensione dell’impatto che tali tecnologie avranno nell’immediato futuro e del rischio di rimanerne esclusi.

Come emerge chiaramente dalla survey dell’Assintel Report 2023, per un’azienda su tre l’ostacolo principale è quello delle risorse economico-finanziarie, e per un altro terzo di aziende lo è invece la scarsa cultura e la mancanza di competenze digitali.

Entrando nel dettaglio dell’AI, solo il 7% delle aziende ha messo in cantiere (o in progettazione) iniziative di AI, e si tratta soprattutto di grandi aziende. Eppure è ormai assodato che per essere competitivi sul mercato non basta essere più produttivi, è anche e soprattutto una questione di risparmio sui costi e di crescita dei ricavi: due aspetti speculari su cui l’AI ha un impatto misurabile e già ampiamente dimostrato dagli studi in materia.

Di riflesso, i limiti principali che le aziende dell’Offerta incontrano oggi nello sviluppare tecnologie di AI sono da una parte la mancanza di una reale rete di sostegno – economica, legale e di filiera – e dall’altra un approccio ancora troppo poco sensibile alle differenze tra big player internazionali e piccole medie imprese. In Francia, ad esempio, gli investitori istituzionali si sono impegnati a stanziare 7 miliardi di euro per finanziare l’innovazione tecnologica dell’AI, scommettendo di fatto su un percorso di emancipazione nazionale nel campo dell’Intelligenza Artificiale.

Presente e futuro dell’AI nell’ecosistema del Made in Italy digitale

In Italia, la mancanza di finanziamenti adeguati alle aziende rischia di rallentare una sperimentazione più proficua dell’Intelligenza Artificiale e di riflesso anche l’implementazione di infrastrutture e metodologie che renderebbero l’uso dell’AI più sostenibile nel breve e nel lungo termine.

Non si parla solamente di investimenti pubblici, ma anche di agevolazioni rese accessibili dagli Istituti di Credito privati, misure che possano sostenere il tessuto imprenditoriale e renderlo più reattivo all’innovazione, in un momento cruciale come questo. Perché in ultima analisi, nell’ottica di una crescita duratura e capillare, è necessario che il mercato sia sufficientemente maturo per far incontrare domanda e offerta. Le piccole e medie imprese italiane provider hanno bisogno infatti – ancora più dei finanziamenti contingenti – di una rete solida di clienti adopter, le quali a loro volta devono essere nelle condizioni di crescere attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale. Di contro, sanzioni troppo onerose e deadline troppo stringenti per le aziende che non riescono ad adeguarsi a un framework normativo in continua evoluzione rischiano di azzerare la competitività sul mercato, favorendo di fatto solo i grandi player che riescono a farsene carico, con un impatto molto più pervasivo.

È necessario inoltre che le istituzioni forniscano alle aziende strumenti e supporto legale adeguati per orientarsi all’interno delle disposizioni, per capire come implementare le indicazioni nel contesto normativo nazionale.

Ma soprattutto, per favorire un impatto sostenibile sul lungo termine, occorre assicurare la partecipazione delle PMI dell’Offerta alla definizione degli standard per accedere alle certificazioni di conformità con le nuove normative, con un approccio graduato e prospettico e con tempistiche adeguate alle reali capacità di tutte le imprese.

Conclusioni

Per far sì che l’AI possa davvero contribuire in modo significativo alla crescita del nostro Paese, è essenziale investire in tecnologie all’avanguardia che consentano uno scambio dati efficiente e allo stesso tempo rispettoso della privacy. Le aziende innovative, in stretta collaborazione con la ricerca scientifica svolta dai principali centri universitari nazionali e internazionali, sono già profondamente coinvolte in un percorso che pone al centro tali requisiti cruciali. Attualmente, stiamo esplorando paradigmi di intelligenza artificiale sempre più privacy e human first, tra cui il Federated Learning e l’utilizzo di dati sintetici.

L’obiettivo finale è sviluppare sistemi intrinsecamente predisposti a fronteggiare la sfida di un’AI allineata alla visione europea del futuro, fondata su principi di responsabilità e sostenibilità.

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