Crescita digitale

Bonaretti (Presidenza del Consiglio): “Sei punti per sostenere le competenze digitali”

La formazione è fondamentale. Bisogna però cambiare i processi di apprendimento, per un nuovo modo di insegnare. Sostenere i processi già in atto sui territori, come ad esempio stiamo facendo con i Cluster. Questo e altro si può (e si deve) fare: le risorse ci sono

Pubblicato il 01 Dic 2014

Mauro Bonaretti

Capo di Gabinetto

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L’ultimo rapporto Istat-Fondazione Ugo Bordoni sull’uso di Internet mette in rilievo alcuni punti fondamentali:

· c’è un legame evidente tra utenti “forti” di Internet (coloro che lo utilizzano quotidianamente) e cittadini “forti”, in grado cioè di esercitare tutti i propri diritti. A trend costante, senza politiche efficaci di intervento, Internet diventa acceleratore dei divari;

· i servizi in rete che sempre più sono utilizzati sono quelli che consentono la disintermediazione (es. viaggi). L’evoluzione di Internet conduce necessariamente alla scomparsa di professioni e di interi settori. È necessario affrontare questo processo in modo consapevole, e quindi desta preoccupazione il fatto che il 30% di occupati non utilizzi Internet o lo faccia solo sporadicamente. Su questo fronte credo dobbiamo interrogarci se la priorità è favorire le startup del digitale o puntare sull’aumento del digitale nelle PMI.

Quali politiche sono necessarie? È un problema di settore o di sistema?

È certamente un tema trasversale, che deve essere affrontato con una visione di sistema (e infatti abbiamo definito il Piano per la Crescita Digitale), consapevoli che ormai non è possibile la contrapposizione tra fisico e digitale, perché tutta la vita è ormai permeata dal digitale.

Cosa fare? Ecco alcuni punti principali:

  • la formazione è fondamentale. Bisogna però cambiare i processi di apprendimento, per un nuovo modo di insegnare;
  • interpretare il fenomeno dei makers come la nuova dimensione dell’artigiano che riesce a realizzare l’intero processo produttivo servendosi delle tecnologie digitali;
  • sostenere i processi già in atto sui territori, come ad esempio stiamo facendo con i Cluster;
  • spingere sull’infrastruttura in banda larga e ultralarga, che traina la domanda (e qui abbiamo definito il Piano Nazionale per la Banda Ultralarga);
  • valorizzare il ruolo del mobile rispetto all’avvicinamento a Internet (vedi i picchi che si registrano nelle iscrizioni ai social network da smartphone);
  • migliorare i processi e i servizi di e-government verso una loro completa digitalizzazione.

Oggi abbiamo una grande opportunità, grazie ai fondi europei 2014-2020. Possiamo dire, per questo, che il problema non sono le risorse. Le risorse ci sono.

Tutto dipende dalla nostra capacità di definire e realizzare dei progetti coordinati ed efficaci.

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