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Cloud e datacenter pubblici, i piani dei diversi Paesi europei

Pubblicato il 27 Apr 2018

Lorenzo Principali

direttore Area Digitale di I-Com

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Nel Regno Unito è stata lanciato, a partire dal 2011, il Programma G-Cloud, per diffondere l’utilizzo del cloud tramite una serie di accordi quadro, uno store online di servizi cloud ed un’iniziativa di consolidamento dei data center. Gli accordi quadro – finalizzati alla semplificazione della fornitura di servizi cloud alle pubbliche amministrazioni da parte di operatori privati – consentono alle stesse PA di selezionare dallo store i servizi richiesti e concludere accordi di fornitura senza dover completare l’intero iter relativo all’assegnazione di appalti tramite bando pubblico. A fine 2016 gli accordi conclusi tramite lo store avevano superato 1,5 miliardi di sterline, con risparmi stimati in 339 milioni di sterline nel biennio 2016/17. Rispetto al consolidamento dei data center, il censimento ha identificato 220 strutture pubblici. È attualmente in corso la fase di razionalizzazione, da completarsi entro il 2020, che prevede una riduzione dei costi stimata in circa 300 milioni di sterline all’anno.

Anche la Spagna è stato uno dei primi Paesi a muoversi sul versante della diffusione del cloud presso la pubblica amministrazione, lanciando nel 2011 l’iniziativa SARA. Il progetto consiste nella creazione di una rete che collega amministrazioni centrali, regionali e locali fornendo servizi di SaaS (Software as a service) e Iaas (Infrastructure as a service) per le amministrazioni locali. L’infrastruttura, nata come architettura privata, verrà convertita progressivamente in cloud ibrido, aggiungendo nodi pubblici ai nodi privati e la fornitura di servizi aperti al pubblico anche in modalità PaaS. Secondo i dati OBSAE, nel 2016 la percentuale di enti locali che usavano l’infrastruttura SARA superava il 93% del totale.

In Francia il primo progetto Andromède, pensato con l’obiettivo di fornire un cloud sicuro e “nazionale” per il settore pubblico e per le imprese, ha subito numerosi interruzioni. A partire dal 2014 è stata sviluppata una piattaforma di cloud interministeriale incaricata di fornire IaaS e PaaS per ministeri e amministrazione centrale utilizzando architetture ibride. In tal modo, la piattaforma utilizzerà cloud privato operato da terzi per i dati sensibili e cloud pubblico per sviluppi web e open data. A livello nazionale, inoltre, nel 2012 è stato lanciato il progetto RIE (Réseau interministériel de l’état), per razionalizzare le varie reti in un’unica infrastruttura capace di collegare tutte le amministrazioni della PA. Attualmente raggiunge più di 11.500 siti e 18 entità ministeriali.

In Germania il cloud è uno dei pilastri della strategia di information and communication technology del governo federale (2010), lanciata con l’obiettivo di facilitarne e aumentarne la diffusione presso le imprese. Tematiche come sicurezza dei dati, qualità del servizio, facilità di integrazione e standard aperti sono state invece inclusi nel Cloud Computing Action Programme. Iniziative più recenti quali la Sharing Government IT – Bundescloud (2015) hanno previsto il consolidamento applicativo all’interno di un cloud federale ad architettura privata e il consolidamento operativo delle infrastrutture all’interno di una rete di proprietà pubblica, la ITZbund. È stata prevista anche la gestione centralizzata del procurement, coordinato sempre più in modalità digitale, tema poi ripreso anche dall’iniziativa Digital Administration 2020.

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