innovazioni

I campi elettromagnetici portano sviluppo, ma in Italia c’è caccia alle streghe

I campi elettromagnetici sono ancora argomento di grande interesse per la ricerca scientifica e per la vita quotidiana, sotto diversi punti di vista. Qualcuno li teme per la loro impalpabilità, ma in tanti li vedono come opportunità per aprire nuovi orizzonti in vari settori, dalla agricoltura alla medicina, fino alla conservazione ed il restauro di opere d’arte. Peccato che in Italia si ceda alla demagogia

Pubblicato il 09 Mag 2016

Mario Frullone

Direttore delle Ricerche presso Fondazione Ugo Bordoni

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Molti di noi certamente ricordano la notizia, pubblicata un paio di anni fa, riguardante il celebre dipinto “ La stanza blu” di Picasso che nasconde, sotto le pennellate, il busto di un uomo con la testa appoggiata sulla mano e tre anelli al dito. Lo si può riconoscere girando il quadro di 45° verso destra ed esaminando l’opera ai raggi x. Essendo una delle prime opere del periodo blu, sorge spontaneo pensare che Picasso, trovandosi in ristrettezze economiche, abbia riutilizzato la tela per produrre uno dei suoi capolavori.

Al di là dell’aspetto romantico della questione, resta l’interesse destato dalla ben nota possibilità di evidenziare, tramite l’applicazione dei raggi x, particolari dell’opera che, altrimenti, non sarebbero mai emersi. Infatti, sono numerosi gli esempi di disegni preparatori all’esecuzione di un’opera o di variazioni fatte dall’artista rispetto al progetto originale che vengono messe in evidenza dalla riflettografia ad infrarosso o da tecniche di infrarosso in falso colore, grazie alle quali, inoltre, è possibile studiare a fondo le caratteristiche dei pigmenti usati dagli artisti, nonché gli interventi di restauro effettuati in epoche remote di cui si è perso traccia. La fluorescenza in luce ultravioletta, quindi, agevola l’individuazione di integrazioni personali da parte dei restauratori o gli esiti di cattivi restauri effettuati con materiali e procedure diverse dall’originale.

Queste tecniche mi hanno sempre suscitato una grande curiosità, che recentemente si è trasformata in un interesse sempre più vivo, da quando il caro amico Bruno Bisceglia, padre Gesuita e professore “microondaro” all’Università del Sannio, mi ha raccontato della sua innovativa applicazione alla statua lignea di San Leone Magno, conservata nella cattedrale di Alife- Caiazzo. Grazie all’utilizzo di frequenze nella banda dei Terahertz, con una penetrazione minima nell’opera e quindi un controllo chirurgico, ha eliminato le spore, i parassiti e le loro uova, senza dover ricorrere a sostanze chimiche certamente più invasive.

I campi elettromagnetici, nelle diverse sfaccettature e applicazioni che possono avere, sono ancora argomento di grande interesse per la ricerca scientifica e per la vita quotidiana, sotto diversi punti di vista. Qualcuno li teme per la loro impalpabilità, ma in tanti li vedono come opportunità per aprire nuovi orizzonti in vari settori, dalla agricoltura alla medicina, fino alla conservazione ed il restauro di opere d’arte.

Il campo magnetico terrestre guida il viaggio degli uccelli migratori, mentre quello indotto da potenti apparati biomedicali guida il medico verso diagnosi sempre più precise e verso la visualizzazione di piccoli particolari del nostro corpo; il campo elettromagnetico prodotto da stazioni radiobase e da apparati wireless, invece, guida il viaggio nella rete ridisegnando la relazione dell’uomo con lo spazio ed il tempo.

In passato, l’approccio ai beni culturali e la conoscenza di un’opera d’arte si è basato principalmente su indagini di natura storico-artistica consistenti nella visione diretta del manufatto ed in una accurata ricerca bibliografica. Tale attività, per quanto utile a chiarire il contesto storico-culturale a cui appartiene il manufatto ed in cui l’artista ha sviluppato il suo talento, non fornisce dati utili e scientificamente precisi per conoscere i materiali con cui l’opera è stata realizzata ed il relativo stato di deterioramento, ovvero, gli elementi indispensabili per arrivare ad una corretta e totale comprensione dell’opera e per avviare, dove necessario, procedure di restauro e conservazione mirate.

Applicare tecniche non invasive, come l’utilizzo dei campi elettromagnetici e le più moderne tecnologie, alla ricerca ed alla conservazione di un passato estremamente antico e sicuramente tecnologicamente arretrato è sicuramente una sfida avvincente.

Così come è avvincente e non più rimandabile la sfida che riguarda l’agricoltura sostenibile e la green economy.

Recenti proiezioni statistiche, infatti, mostrano che entro il 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi di persone. Questo dato, oltre ad essere impressionante, non può esimerci dal porci una serie di interrogativi per quanto riguarda la produzione di cibo in quantità sufficiente a nutrire tutti.

Terreni fertili o poco fertili, in aree depresse del nostro pianeta, dovranno essere in grado di produrre almeno un raccolto annuale, per soddisfare il bisogno di materie prime quali grano e riso, ma senza fare ricorso a sostanze chimiche e processi produttivi in grado di inquinare o degradare ulteriormente l’ambiente in cui viviamo.

L’uso di agenti fisici, come i campi elettromagnetici, può fornire un importante contributo allo sviluppo di una agricoltura sostenibile, garantendo un aumento di produttività “pulito”, dove per pulito si intende non inquinante.

Due sono gli approcci particolarmente promettenti: il primo è l’utilizzo degli effetti termici dei campi a microonde e radiofrequenza per la disinfestazione e disinfezione di terreni, mentre, il secondo è l’uso dei campi elettromagnetici a microonde e dei campi magnetici a bassa frequenza e bassa intensità per migliorare gli indici di crescita e germinazione delle piante.

Va rilevato pero’, che l’utilizzo di queste tecniche per la pulizia dei terreni, ad oggi, è estremamente costoso, sia in termini di energia dispersa, che di difficoltà nell’applicazione, per questo gli studi scientifici dovrebbero focalizzarsi, nella prossima decade, sulla ricerca di antenne e forme d’onda in grado di produrre l’effetto desiderato senza eccessivi dispendi energetici. Se questo obiettivo verrà raggiunto, l’applicazione dei campi a microonde nella disinfestazione dei terreni si proporrà come una valida alternativa non inquinante ai pesticidi chimici e permetterà lo sviluppo di una agricoltura più sostenibile e più vicina, in termini di naturalità, all’essere umano.

Il secondo approccio, invece, che riguarda l’applicazione dei campi elettromagnetici a sementi e piante al fine di migliorarne la capacità di germinazione e i fattori di crescita non deve far pensare ai tanto temuti OGM. Non si tratta, infatti, di modificazioni indotte a livello genetico sulla pianta, ma soltanto di micro variazioni fisiologiche a livello di membrana cellulare, che permettono di migliorare il trasporto di ioni all’interno della cellula o l’assorbimento di acqua da parte della pianta, ancora in stato embrionale.

Il trattamento preventivo di sementi e piante può portare, se applicato in modo scientifico, ad un aumento della produttività, del numero dei raccolti e della qualità del prodotto finale.

Tutto questo, se correttamente applicato, potrebbe tradursi, per quanto riguarda le opere d’arte, nella possibilità di studiare a fondo i manufatti e pianificare interventi di restauro mirati, prima che il danno causato dal tempo, dall’incuria e da restauri incauti sia irreparabile, con un notevole risparmio, sia dal punto di vista economico che della conservazione dell’opera stessa.

In agricoltura, invece, l’utilizzo delle tecniche disinfestanti e di miglioramento degli indici di crescita delle piante, potrebbe portare ad un maggior numero di raccolti, ad una qualità migliore dei prodotti ed aprire la strada ad una auspicabile green economy.

La sfida è quindi aperta, gli interrogativi sono tanti e le promesse sono enormi, oltre che ambiziose, ma soprattutto, coinvolge tutti, dagli scienziati, che hanno il compito di cercare nuovi ambiti applicativi e scenari di miglioramento, ai produttori, che dovrebbero impegnarsi nella ricerca di soluzioni alternative a prodotti lesivi o inquinanti, fino al singolo cittadino che deve riuscire a formarsi una opinione libera nonostante un dibattito sociale che, come vediamo tutti i giorni, cede sempre più alla demagogica tentazione di scivolare su posizioni pregiudiziali, trascurando spensieratamente le regole del metodo scientifico.

Ma questo è un altro discorso.

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