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Voucher per spingere la domanda di banda ultralarga: bene, ma non basta

La nuova consultazione Infratel per incentivare la domanda di connettività delle famiglie restringe l’accesso ai voucher ai servizi ad almeno 300 Mbps di velocità (30 Mbps nella precedente versione) e ai nuclei privi di contratti attivi alla rete fissa in banda ultralarga. Ecco perché avrà un impatto limitato

Pubblicato il 27 Mar 2023

reti chip ia

Con la nuova consultazione lanciata da Infratel Italia sui voucher per l’incentivazione della domanda di connettività delle famiglie si apre una nuova fase per dare un impulso allo sviluppo della domanda dei servizi a banda ultralarga e in particolare quelli ad altissima velocità che sono alla base della Gigabit Society.

Rispetto alle risorse complessivamente assegnate per l’incentivazione della domanda dal COBUL (Comitato per la diffusione della Banda Ultralarga), 1,5 miliardi di euro, nella nuova fase di erogazione dei voucher destinati alle famiglie le risorse stanziate sono pari a poco più di 400 milioni di euro.

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Gli ostacoli al take-up dei servizi ad altissima velocità

Come abbiamo avuto modo di richiamare in un recente articolo, l’Italia continua a caratterizzarsi per la lentezza del processo di adozione dei servizi FTTH (Fiber To The Home) che consentono livelli prestazionali dell’ordine del Gigabit/s. A parità di livello di copertura dei servizi, l’Italia presenta dei tassi di adozione significativamente inferiori a quelli dei Paesi più dinamici e la situazione non tende a migliorare. Nonostante il ridotto differenziale di prezzo tra i servizi a banda ultralarga più avanzati e quelli di base e ai vincoli per la pubblicità delle diverse tipologie di servizi a banda larga (la restrizione dell’utilizzo del termine “fibra” per i servizi FTTH), l’analisi dell’FTTH Council evidenza la permanenza di fattori di freno che vanno dalle condizioni economiche e prestazioni dei servizi mobili, fino alla qualità della rete in rame italiana e alle condizioni regolamentari. In questo contesto è chiaro quello che può essere il contributo dato dai voucher destinati a famiglie e imprese.

Fig. 1 – Gli stimoli ed ostacoli all’adozione dell’FTTH

Fonte: FTTH Council, 2022

Alla ricerca di nuovi driver per la crescita della domanda

Vista la situazione sopra descritta, lo stimolo alla domanda di servizi a banda ultralarga rimane un punto centrale nelle politiche industriali italiane per il settore delle telecomunicazioni. In questo ambito, lo strumento dei voucher è stato più volte impiegato, con un impatto però finora relativamente limitato.

Nella precedente consultazione sono state ipotizzate nuove leve da attivare come, da un lato, le agevolazioni per il cablaggio verticale all’interno degli edifici e, dall’altro, un contributo a fronte della richiesta di servizi di supporto alla cittadinanza digitale. Nel primo caso si tratta di interventi che abilitano il collegamento di ogni singola unità immobiliare con il ROE (Ripartitore Ottico di Edificio). Nel caso dei servizi digitali, l’obiettivo è di favorire l’utilizzo di servizi di base quali l’identità digitale (SPID), la Posta Elettronica Certificata e i servizi cloud. Le modalità attuative non sono ancora note, ma è verosimile che l’impatto sia positivo, sebbene di entità relativamente marginale, in particolare per i servizi digitali. Ad ogni modo è positivo ricercare di moltiplicare le leve che possono innescare un circolo virtuoso nel processo di adozione.

Gli argomenti della consultazione pubblica

Come nella prima fase di erogazione dei voucher alle famiglie (incentrata sulle famiglie a basso reddito) l’obiettivo della misura è di promuovere e incentivare la domanda di servizi di connettività a banda ultralarga estendendola a tutte le famiglie. Tuttavia, rispetto alla formulazione iniziale del 2022, la nuova consultazione restringe l’accesso ai voucher ai servizi ad almeno 300 Mbps di velocità massima in download (30 Mbps nella precedente versione) e alle famiglie prive di contratti attivi alla rete fissa in banda ultralarga. Di fatto non viene finanziato lo step change verso le velocità superiori se esiste già un contratto a banda ultralarga (30 Mbps).

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La misura prevede l’erogazione di un voucher pari a 300 € sotto forma di sconto sul prezzo di attivazione e sull’importo dei canoni di erogazione del servizio fino a 24 mesi, inclusa la fornitura dei relativi apparati elettronici (CPE, Customer Premise Equipment).

Rimane il vincolo di poter sottoscrivere solo l’offerta più performante disponibile allo specifico indirizzo civico, per favorire implicitamente i collegamenti FTTH, così come i vincoli sul numero di contributi per unità immobiliare, nonché la modalità di rimborso all’operatore.

Per quanto riguarda il rinnovo del contratto, l’operatore è tenuto a informare il cliente della possibilità di rinnovo a condizioni non peggiorative, ma vale il “silenzio assenso” nel caso di mancata risposta per la prosecuzione del servizio alle medesime condizioni economiche dell’offerta priva del contributo.

La ripartizione territoriale vede una concentrazione delle risorse in tre regioni (Sicilia, Campania, Puglia), che rappresentano il 53% del totale e, in generale, una quota del Mezzogiorno superiore alla propria incidenza sul numero totale di famiglie.

Infine, nella nuova consultazione viene specificato che le famiglie beneficiarie della fase 1 sono escluse dai nuovi voucher e che, in linea con le nuove Broadband Guidelines europee, è previsto un contributo aggiuntivo pari a 130 € per la copertura di costi relativi a opere civili all’interno della propria proprietà privata. In questo ultimo caso, il contributo è però direttamente concesso al cittadino.

Ad integrazione degli strumenti previsti, si chiede anche una valutazione sulla possibilità di prevedere incentivi agli operatori al fine di migrare autonomamente i propri clienti verso reti e tecnologie più performanti, nonché per lo step change dei clienti a banda ultralarga (almeno 300 Mbps).

Le priorità per l’accelerazione del take-up dei servizi

La valutazione della nuova fase di erogazione dei voucher non può prescindere dalla situazione di partenza e dalle possibili linee di intervento.

A fine 2022, a fronte di circa 26 milioni di famiglie, le famiglie con una linea fissa sono circa 17 milioni, quelle con un collegamento a banda larga di rete fissa sono a fine 2022 meno di 16 milioni e meno di 13 milioni dispongono di un collegamento a banda ultralarga. Le motivazioni di un intervento sulla domanda sono riconducibili fondamentalmente a tre barriere da superare: l’assenza di skills digitali; le condizioni di accesso ai servizi di connettività (di rete fissa a banda larga o ultralarga); la migrazione ai servizi più avanzati (300 Mbps e oltre). L’assenza delle competenze digitali, che rimane la prima motivazione di esclusione di alcune fasce di popolazione più anziane, non viene naturalmente indirizzata da questa misura e richiederebbe come in passato un intervento anche sui dispositivi informatici. La misura si concentra, invece, essenzialmente sul secondo ostacolo e segnatamente sull’accesso ai servizi a banda ultralarga, che dato il livello di copertura raggiunto rappresentano l’entry level dei servizi di connettività. La misura non indirizza però la difficoltà di migrazione dai servizi a banda ultralarga di base a quelli alle velocità più elevate, ma si limita a stimolare direttamente l’accesso ai servizi a 300 Mbps.

Sono sicuramente da approfondire e da sperimentare le misure integrative che possono motivare ulteriormente le fasce di popolazione finora escluse (le misure sui servizi digitali vanno in questa direzione), così come bisogna rimuovere gli ostacoli insiti negli interventi all’interno della proprietà privata. Ben venga il nuovo voucher di 130 euro, ma lo sdoppiamento delle modalità di accesso ai contributi tra il servizio di connettività e le opere civili complica sicuramente il processo. Incentivare oggi gli operatori alla migrazione verso i servizi a più alta velocità è probabilmente prematuro, ma diventerà un tema di attualità in chiave di futuro switch-off. Oggi lo stesso obiettivo si può probabilmente ottenere attraverso la definizione delle condizioni regolamentate dei servizi di accesso in rame. Una maggiore attenzione andrebbe poi posta sulle modalità di incentivo all’utilizzo della nuova infrastruttura pubblica in corso di realizzazione attraverso il concessionario Open Fiber nelle aree cosiddette a fallimento di mercato (aree bianche) e nelle quali il numero di utilizzatori dei servizi è tuttora marginale

Infine, è giunta l’ora di interrogarsi sul possibile ruolo dei collegamenti a banda ultralarga mobili per indirizzare l’accesso alla Gigabit Society in un contesto, quello italiano, di forte dipendenza dagli accessi mobili.

In conclusione, la misura è destinata ad avere un impatto relativamente limitato, a meno di correttivi dell’ultima ora.

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