mercati digitali

Big Tech (sempre più) nel mirino dei Governi: cosa succede in Usa e Olanda

Negli Usa, il disegno di legge Open App Markets Act prende di mira, in particolare, Apple e Google e le pratiche anticoncorrenziali nel mercato degli app store; in Olanda, l’Antitrust segnala un abuso di posizione dominante da parte di Apple e applica sanzioni milionarie settimanali. È l’inizio della fine dei monopoli tech?

Pubblicato il 11 Apr 2022

Martina Nicolino

Polimeni.Legal

Apple pay commissione ue

L’Open App Markets Act, recentissimo disegno di legge approvato dalla Commissione Giustizia del Senato Statunitense e le sanzioni da capogiro, a cadenza settimanale, applicate ad Apple dall’ACM (antitrust olandese), costituiscono ben più di un segnale di irrigidimento dei governi verso il corazzato monopolio tecnologico (e soprattutto economico) dei colossi tech americani.

L’obiettivo di tali misure, secondo gli Stati che le hanno adottate, è promuovere la concorrenza e garantire equità e innovazione nell’economia delle app o, ancor meglio, per citare l’introduzione al testo americano, esso è stato redatto “to promote competition and reduce gatekeeper power in the app economy, increase choice, improve quality, and reduce costs for consumers”.

App Store, la stretta degli Usa: focus su concorrenza e protezione dei dati

Il tema delle pratiche attuali degli app store è diventato sempre più caldo, alimentato a partire dalla causa introdotta da Epic Games contro Apple[1] e sfociato in un dibattito mondiale sui vantaggi e gli svantaggi delle “piazze chiuse” della tecnologia (da ultimo se n’è occupato il New York Times). Così i legislatori hanno iniziato ad attuare le prime soluzioni. Che siano regole giuste o meno, che rappresentino il risveglio degli stati da un lungo e conveniente letargo o rappresentino personalizzati e ingiusti atti vessatori contro determinate aziende per cui il successo non sarebbe uguale a monopolio, non è semplice stabilirlo ed è, nei fatti, un’opinione personale. Sicuramente ed inevitabilmente, però, la “lotta” è a tutti gli effetti cominciata.

Che cos’è l’open app markets act

L’Open App Markets Act o S. 2710, presentato il 10 agosto 2021 dai senatori Richard Blumental, Marsha Blackburn e Amy Klobuchar è stato approvato dalla Commissione Giustizia del lo scorso 3 febbraio. Tale disegno di legge rappresenta una prima risposta, da parte dei legislatori, al potere dalle grandi aziende tecnologiche cresciuto smisuratamente negli ultimi anni. Ove tale atto venisse approvato i “siti web, applicazioni software o un altro servizio elettronico disponibile pubblicamente che distribuisce app di sviluppatori di terze parti agli utenti di un computer, un dispositivo mobile o qualsiasi altro scopo generale dispositivo informatico” dovrebbero tenere una serie di comportamenti ed evitare di porne in essere altri ritenuti potenzialmente anticoncorrenziali. Occorre precisare sin da subito che sì, i destinatari impliciti di dette “correzioni comportamentali” sarebbero Apple e Google; parrebbero essere escluse console come Microsoft Xbox e Sony PlayStation, che sebbene dispongano di app store bloccati sono dispositivi di gioco specializzati.

Che cosa prevede l’open app markets act

In particolare, laddove la legge venisse approvata, una “Covered Company” ovvero una società che possiede o controlla un App Store per il quale gli utenti negli Stati Uniti superano i 50.000.000,00 non potrà più[2]:

  • richiedere agli sviluppatori di utilizzare o abilitare un sistema di pagamento in-app di proprietà o controllato dalla società o da uno qualsiasi dei suoi partner commerciali come condizione per la distribuzione di una app su un app store o accessibile su un sistema operativo;
  • richiedere come condizione di distribuzione su un app store che i termini o le condizioni di vendita dei prezzi siano uguali o più favorevoli sul proprio app store rispetto ai termini o condizioni di un altro app store;
  • intraprendere azioni punitive o altrimenti imporre termini e condizioni meno favorevoli nei confronti di uno sviluppatore per l’utilizzo o l’offerta di termini o condizioni di vendita a prezzi diversi tramite un altro sistema di pagamento in-app o su un altro app store;
  • imporre restrizioni alle comunicazioni degli sviluppatori con gli utenti di un’app dello sviluppatore tramite l’app o contattare direttamente un utente in merito a offerte commerciali legittime, come termini di prezzo e prodotto o offerte di servizi.
  • utilizzare informazioni commerciali non pubbliche derivate da un’app di terze parti allo scopo di competere con tale app.

Inoltre, una società già proprietaria che controlla anche il sistema operativo o la configurazione del sistema operativo su cui opera il suo app store deve consentire e fornire mezzi prontamente accessibili agli utenti di quel sistema operativo per:

  • scegliere app o app store di terze parti come impostazioni predefinite per le categorie appropriate all’app o app store;
  • installare app o app store di terze parti tramite mezzi diversi dal suo app store;
  • nascondere o eliminare app o app store forniti o preinstallati dal proprietario dell’app store o da uno dei suoi partner commerciali (i cosiddetti “bloatware”);

In termini di accessibilità, tali società dovranno:

  • fornire agli sviluppatori l’accesso alle interfacce del sistema operativo, alle informazioni sullo sviluppo e alle funzionalità hardware e software su base tempestiva e a condizioni equivalenti o funzionalmente equivalenti alle condizioni di accesso da parte di app simili o funzioni fornite dalla società coperta o ai suoi partner commerciali.

In ultimo, dovranno, invece, astenersi dal:

  • fornire un trattamento ineguale delle app in un app store preferendo irragionevolmente nell’elencazione le app della società o di uno qualsiasi dei suoi partner commerciali rispetto a quelle di altre app nei risultati di ricerca organici.

Le conseguenze per le società in caso di inottemperanza delle disposizioni

In caso di infrazione delle suddette disposizioni, le aziende potrebbero essere esposte all’applicazione dell’antitrust da parte della Federal Trade Commission (FTT) americana, del Procuratore generale e dei procuratori generali dello Stato nonché essere legittimati passivi in cause civili avanzate da “qualsiasi sviluppatore” presuntivamente danneggiato dalla condotta vietata.

Apple e Google contro il mondo? Le reazioni

È davvero Apple e Google contro il mondo?

Le agenzie governative, vari e noti sviluppatori di app (Spotify, Basecamp e altri), la stessa amministrazione Biden, così come il presidente di Microsoft Brad Smith, hanno mostrato sostegno per l’approvazione del disegno di legge. Indipendentemente dal risultato, ancora lontano, è un dato di fatto (e succede anche in Italia, molto spesso, cd. “legislatura emergenziale”) di come la legislazione abbia raccolto il malcontento generale e abbia cercato di risolvere il problema con un atto legislativo. Tuttavia, seppur le posizioni sembrino, prima facie, chiare ovvero da una parte Apple e Google e dall’altra tutto il mondo, non è così semplice e lo dimostrano i vari emendamenti predisposti per “correggere” la legge.

Più in generale, e meno tecnicamente, anche le persone che condividono l’obiettivo finale della legge mostrano perplessità in merito a quali saranno gli effetti collaterali e cioè dove si concentrerà tutto il potere di cui verranno private le grandi aziende.

L’attenzione è chiaramente posta sull’altro tema centrale del momento ovvero la privacy.

Gli operatori dell’app store ma non solo, anche altre realtà affermate (Netchoice) hanno sottolineato l’approssimazione del disegno di legge circa la sicurezza dei consumatori.

Apple e Google hanno avvertito che lo stesso potrebbe mettere a repentaglio la privacy dei consumatori e comportare un peggioramento della users experience. Chiaramente, l’attenzione è sui rischi per la privacy derivanti dal consentire ai consumatori di caricare app terze e utilizzare app store alternativi, permettendo così agli sviluppatori di non rispettare le garanzie di privacy e sicurezza sempre garantite e preservate dalle note Aziende.

Pertanto, l’eventuale approvazione della legge, che pur raccoglierebbe molteplici consensi, cela molte più insidie del previsto. Il tempo ci dirà, speriamo soltanto che, come purtroppo quasi sempre accade, non siano i dati dei consumatori a pagarne le conseguenze.

Le sanzioni dei Paesi Bassi ad Apple

Una tangibile pressione sulle pratiche attuali degli app store è percepita soprattutto dalle “casse” di Apple a seguito delle sanzioni Olandesi. L’Authority for Consumers and Markets (ACM) ovvero l’antitrust olandese ha imposto a metà gennaio ad Apple di consentire agli sviluppatori di app di dating (come, ad esempio, Tinder) e solo per queste, l’utilizzo di sistemi alternativi di pagamento in-app nel Paese, riscontrando un abuso di posizione dominante da parte di Apple e precisando che se la stessa non si fosse adeguata in tempi brevi sarebbero state emanate sanzioni settimanali. Ad oggi, Apple ancora non ha ottemperato al precetto olandese ed ha accumulato una multa attualmente pari a circa 25 milioni di euro da pagare ai Paesi Bassi. Quanto ancora resisterà?

Note

  1. L’anno scorso, Epic Games (società sviluppatrice del noto a tutti videogioco Fortnite) ha aggirato volontariamente la politica dell’App Store di Apple introducendo i pagamenti diretti per gli acquisti in-app su Fortnite. In risposta, Apple ha ritirato Fortnite dall’App Store e sospeso l’account sviluppatore di Epic Games, rappresentando una violazione del contratto tra le due società, contratto che Epic Games, citandola in giudizio, riteneva illegale. La sentenza, del 10 settembre 2021 ha stabilito che effettivamente Epic Games ha violato il contratto introducendo un sistema di pagamento alternativo nella App Fortnite, e quindi dovrà pagare il 30% delle entrate raccolte ad Apple. La giudice Gonzales-Rogers ha, però, emesso anche un’ingiunzione permanente con la ha imposto ad Apple di non vietare agli sviluppatori di includere nelle loro app pulsanti, collegamenti esterni o altri inviti all’azione che indirizzano gli utenti a opzioni di pagamento esterne oltre a quelle offerte da Apple.
  2. https://www.congress.gov/bill/117th-congress/senate-bill/2710/text

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