mondi virtuali

Come lavoreremo nel metaverso: esperienze e regole da ridefinire

Dall’agente immobiliare all’assicuratore, dal merchant virtuale al poliziotto, dall’organizzatore di eventi all’esperto di marketing. Sullo sfondo di una sostanziale continuazione della solita attività, sul metaverso occorrerà ridefinire le regole e la loro applicazione. Ecco con quali prospettive

Pubblicato il 29 Nov 2022

Maurizio Pimpinella

Presidente Fondazione Italian Digital Hub

working in metaverse

Il metaverso è già tra noi, ma ancora non abbiamo capito bene il senso di questo mondo dai contorni troppo sfumati. Quel che sembra certo, è che il metaverso ha un’ambizione molto alta: quella di reinventare il lavoro, dargli una nuova dimensione e nuove modalità di svolgimento, in virtù anche di competenze tecniche ben più trasversali.

What it's like to work in the metaverse

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Ma come, il metaverso non era un flop?

Come è stato scritto qualche tempo fa sulla prestigiosa rivista The Economist: “il metaverso è già qui tra noi, anche se non è ancora distribuito uniformemente. Ma un’economia aperta potrebbe arrivare presto e diventare rivoluzionaria”. Ebbene, al momento, abbiamo già a disposizione una infrastruttura – o meglio numerose infrastrutture non ancora interoperabili tra di loro – del metaverso ma non sappiamo ancora esattamente cosa farcene. I progetti non mancano, ma la loro popolazione vive ancora una fase di “sviluppo umano” embrionale. Gli utenti sono ancora poco numerosi e, soprattutto, poco attivi: più curiosi che “cittadini” del nuovo habitat, ciò che frena anche i potenziali progetti di crescita dal punto di vista del business e delle attività lavorative che vi potrebbero sorgere.

Al momento, quello che appare un vero e proprio flop è quello di Meta, l’annunciata rivoluzione di Mark Zuckerberg che, dopo il boom di Facebook sembra non azzeccarne più una da Libra in poi. D’altra parte, a fronte di ben 15 miliardi di dollari di investimenti, nell’ultimo anno per il gruppo vi sono state più perdite che profitti e gli stessi dipendenti di Meta hanno definito il loro metaverso “un posto vuoto e triste”, non certo un buon biglietto da visita per invogliare persone e imprese a prendervi parte stabilmente.

Per quanto riguarda l’Italia – che tradizionalmente arriva sempre un po’ in ritardo sulle innovazioni – c’è ancora molto da fare. Secondo una ricerca di Sensemakers, infatti, solo il 25% degli italiani sa cosa sia il metaverso e ne conosce almeno in parte le opportunità mentre dal lato imprese, per uno studio svolto da The Innovation Group e Web3 Alliance, solo il 4% di esse sta agendo concretamente per trasportare il proprio business in tale contesto. Nonostante ciò, ben il 75% delle aziende intervistate ha mostrato interesse per il Web3, a fronte di un 65% di imprese che si sono dichiarate ancora in fase di studio. Come detto prima, infatti, pur mostrando interesse, non tutti sanno ancora bene come sfruttare le potenzialità di questo nuovo mondo che si intravedono ma i cui contorni appaiono poco chiari.

L’economia del metaverso

Nonostante tutto questo, è difficile supporre che un simile ecosistema possa ridursi ad una “bolla”. In una recente valutazione di Bloomberg, infatti, si stima che l’economia del metaverso potrebbe raggiungere un valore attorno agli 800 miliardi di dollari entro il 2024, una stima che per certi versi sembra essere ottimista per rapidità ma per nulla fuorviante rispetto alle dimensioni potenziali del fenomeno.

Forse, il metaverso è ad oggi più il futuro che il presente, ma non si può ignorare che questo futuro sia davvero alle porte. Sempre parlando di potenzialità è evidente che dal punto di vista delle opportunità di lavoro, il metaverso non possa ridursi ad una semplice copia carbone – il che già sarebbe un cambiamento rilevante – delle attività lavorative e di business che si svolgono nel mondo reale.

I Tried Working From The Metaverse...And Liked It

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Come il metaverso prova a reinventare il lavoro

Semplice (almeno apparentemente) qualificare le competenze che dovrà possedere il designer o il builder delle città e degli ambienti del metaverso, meno immediato, invece, è definire i precisi contorni di altri professionisti: dall’agente immobiliare all’assicuratore, dal merchant virtuale al poliziotto, dall’organizzatore di eventi all’esperto di marketing. Sullo sfondo di una sostanziale continuazione della solita attività, ciò che conterà definire con precisione sarà poi in base a quali regole queste persone dovranno prendere decisioni, agire, regolare a loro volta e, se necessario, sanzionare.

L’avvocato del metaverso, ad esempio, non dovrà semplicemente possedere conoscenze giuridiche di base, ma queste dovranno intersecarsi anche con competenze tecniche e con la necessità di essere adattate al nuovo ecosistema e alle sue specifiche fattispecie. È evidente che non tutte le norme attualmente a nostra disposizione siano applicabili in toto anche in quel contesto e che, pertanto, sarà necessario individuare numerose legislazioni ad hoc per regolare le attività degli avatar che saranno sempre più qualcosa di diverso e indipendente dalla loro controparte umana.

Chiaramente, lavorare nel metaverso non significherà solamente trasporre nel mondo virtuale i lavori – pur con tutti i distinguo di cui abbiamo detto – che già si svolgono nel mondo reale, ma nuovi mercati e nuovi lavori sono già in divenire. Il crypto-artist, il designer della realtà aumentata, l’esperto di sicurezza cibernetica, lo smart contract developer sono solo alcuni dei mestieri nuovi che sono sul punto di avviare una nuova fase economica: uno scenario in cui il metaverso potrebbe persino supportare le politiche produttive e occupazionali del mondo reale moltiplicando di fatto le opportunità di lavoro per milioni di persone in attesa di up e re-skilling e altrettanti che potrebbero così trovare la propria strada.

Colloqui di lavoro e riunioni nel metaverso: fantascienza o progresso? Le tendenze

Lo smart working nell’era del metaverso

Andiamo a calare questa potenziale realtà nel concreto. Durante i duri mesi del 2020, circa 8 milioni di italiani (secondo una indagine Cgil) hanno sperimentato l’esperienza del lavoro a distanza. Da allora, modalità di lavoro ibrido sono state incentivate sia dalle amministrazioni pubbliche sia dalle imprese private: una soluzione che ha notevoli risvolti anche in termini di risparmio energetico da un lato e di sostenibilità ambientale dall’altro: aspetti tutt’altro che trascurabili in questo frangente storico.

Ecco, in una tale condizione, vuoi voluta, vuoi subita, il metaverso si rivela come lo strumento principe per cambiare volto al mondo del lavoro. Basti pensare che attraverso tali strumenti, dalla propria postazione si potrà letteralmente essere ovunque e vivere viaggi, condurre riunioni di lavoro, presentare ed elaborare progetti in team o lavori di front desk completamente a distanza, senza rinunciare però agli aspetti piacevoli delle relazioni sociali, evitando però rischi, perdite di tempo, stress e spostamenti. Se questo non bastasse, tra le potenzialità professionali e di business che il metaverso potenzialmente ci mette a disposizione c’è anche la possibilità di arrivare ad un livello di connessione sociale, di mobilità e di collaborazione che ora, per impossibilità o per semplice pigrizia, non abbiamo ancora potuto verificare, ciò che potrebbe introdurre una soluzione molto più penetrante a diverse problematiche, tra cui quella del senso di isolamento che spesso si produce a seguito del lavoro a distanza.

L’Università e la formazione nel metaverso

A proposito dei molteplici utilizzi del metaverso, di recente sia Meta sia Ateneionline (su Roblox) hanno avviato contesti virtuali dedicati all’università e alla formazione in cui guidare gli studenti in iniziative di comunicazione, indirizzo, educazione e, potenzialmente, lo svolgimento vero e proprio di lezioni. Se per certi versi tali iniziative non rappresentano una “rivoluzione Copernicana” mostrano quantomeno che le alternative agli approcci tradizionali esistono e possono funzionare altrettanto bene, favorendo anche i processi di diffusione della cultura e di inclusione digitale delle persone ad un più alto livello.

Metaverso, il Paese dei balocchi per le criptovalute

Dal punto di vista monetario, invece, il metaverso potrebbe rappresentare una sorta di “Paese dei Balocchi” per tutte le valute cripto, digitali e non centralizzate. A metà ottobre, ad esempio, il presidente Consob Paolo Savona ha lanciato l’allarme sull’utilizzo indiscriminato di tali valute nell’ecosistema virtuale. Nel corso di un seminario alla Luiss, infatti, Savona ha affermato che il metaverso “pone altrettante sfide ai regolatori, sollevando la necessità di definire una metaeconomics (o economics with metaverse) che va al di là di un’economics with cryptocurrency”. Savona ha quindi messo in guardia riguardo i pericoli che potrebbero emergere per un settore economico già di per sé di difficile normazione, invitando ad una vigilanza attenta e preventiva prima che il fenomeno diventi di fatto incontrollabile.

Il “fattore vigilanza” è uno dei più cari, non solo ai regolatori, ma a gran parte degli addetti ai lavori nell’ambito dell’economia digitale. Ciò che importa e che si chiede sopra ogni cosa è che ci siano regole chiare e, soprattutto, comuni a tutti i soggetti coinvolti, con piena tutela per i consumatori, in cui la differenza sia sostanzialmente affidata al merito e alla capacità di essere competitivi in base ad una soluzione maggiormente congeniale al mercato.

Da questo punto di vista, in effetti, i punti ancora grigi che riguardano il metaverso sono numerosi anche se l’introduzione delle CBDC – euro, dollaro o yuan – potrebbe ridurre notevolmente il ricorso alle cripto anche in questo ambiente, riducendo potenzialmente anche la possibilità che sopraggiugano problemi relativi alla legalità da un lato e alla tuela del consumatore/investitore dall’altra.

Conclusioni

In definitiva, il metaverso può considerarsi come una splendida invenzione (non certo però di questo secolo) che va incontro anche all’esigenza umana di non sentirsi costantemente limitato e imbrigliato all’interno di limiti prestabiliti. Il metaverso ha gli stessi limiti dell’immaginazione umana ed è proprio per questo che è uno strumento straordinario che dobbiamo curare, modellare e sviluppare progressivamente per favorire anche al suo interno la crescita del rapporto umano e di un’economia basata sulla conoscenza e il merito.

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