creatività e digitale

Musicisti con l’intelligenza artificiale: il futuro è già qui



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L’IA sta provocando un profondo cambiamento nell’industria musicale, offrendo nuove possibilità creative e sfide legali da affrontare. Se una tutela degli artisti può arrivare dal fronte legislativo, è pur vero che l’onda non si può fermare, e allora c’è già chi comincia a cavalcarla

Pubblicato il 30 mag 2023

Alfredo Esposito

Studio Legale Difesa d’Autore



musica intelligenza artificiale

L’applicazione dell’intelligenza artificiale nel settore musicale sta comportando una trasformazione rapida e radicale, con un potenziale straordinario per cambiare in modo permanente il modo in cui si crea, distribuisce e consuma la musica.

E dato che l’onda difficilmente si potrà arrestare, è allora fondamentale che artisti, produttori e legislatori si impegnino in un dialogo aperto e costruttivo per garantire un equilibrio tra innovazione e tutela dei diritti. Nel frattempo, non mancano gli esempi di artisti all’avanguardia, in grado di sfruttarne l’avanzata.

Ma andiamo per gradi.

L’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale, è indubbio, solleva interrogativi significativi nel campo del copyright, ed anche la musica generata dall’IA porta con sé una serie di sfide legali che stanno attirando l’attenzione e alimentando il dibattito tra autori, producer e giuristi.

Per capire meglio il contesto di riferimento, si può osservare che l’avanzamento dei modelli di IA ha catalizzato una fioritura creativa tra numerosi produttori, che hanno identificato negli algoritmi dei canali TikTok uno strumento efficiente e celere per diffondere in in maniera sempre più costante e perfezionata canzoni le cui voci principali sono sintetizzate sulla voce di artisti famosi.

Clonare le canzoni con l’IA

È questo il caso di Anna Vee, che attraverso il proprio canale TikTok ha condiviso una serie di brevi tutorial sul processo di creazione di una canzone “clone” di un artista di riferimento.

Alcuni suoi video hanno già superato un milione e mezzo di visualizzazioni.

In particolare, la creazione musicale si rivela più semplice di quanto si potrebbe pensare.

È infatti possibile utilizzare strumenti come ChatGPT o il nuovo Bard di Google per generare testi ispirati a quelli di artisti famosi come Eminem, Snoop Dogg e Drake.
Questi testi vengono poi inseriti in software come Uberduck, che campiona gli audio in base ai dati vocali degli artisti selezionati.

Un ulteriore passaggio con software come Logic Pro consente la finalizzazione di un audio che, in alcuni casi, risulta quasi indistinguibile dall’originale.

Far cantare cover ai cantanti defunti: e le royalties?

L’ultima tendenza in questo senso riguarda l’uso di queste tecniche per far “cantare” canzoni note a cantanti defunti.

Sul canale AI Cover, è possibile ascoltare una versione artificiale – ma estremamente realistica – di Michael Jackson che canta i Queen o di Kurt Cobain che canta gli Oasis. Sebbene possa esserci la tentazione di derubricare questo fenomeno a trend creativo del momento, è inevitabile notare che le piattaforme e i creatori che pubblicano questi video ne traggono un vantaggio in termini di visualizzazioni (e di guadagni). Tuttavia, rimane poco chiaro come vengano eventualmente ripartite le royalties da queste produzioni.

AI e musica: le prime pronunce della giurisprudenza

Queste considerazioni aprono la strada a una serie di dilemmi giuridici maggiori.
Primo fra tutti, la questione relativa ai dati riferibili agli artisti, utilizzati per l’addestramento dei modelli di IA. Non è infatti definito chi detenga il diritto d’autore sulla musica prodotta tramite IA. In alcune circostanze, il diritto d’autore potrebbe essere riconosciuto al creatore del sistema di IA; in altri contesti, potrebbe appartenere a chi ha commissionato la musica o a chi detiene i dati utilizzati per l’addestramento del sistema di IA.

Quest’incertezza può generare contenziosi sulla distribuzione, l’esecuzione o la riproduzione della musica generata da IA.

Negli ultimi mesi, grazie alle prime pronunce giurisprudenziali, alle decisioni dei copyright office e ai commenti dottrinali, questi nuovi sviluppi stanno convergendo verso linee guida legali, seppur ancora molto fluide.

Se un sistema di IA genera un’opera, chi ne detiene i diritti?

Fase Creativa: Se un sistema di IA genera un’opera, chi ne detiene i diritti? Potrebbe essere l’autore del software IA, l’utente che ha utilizzato il software per creare l’opera, o forse nessuno dei due. Tuttavia, se l’apporto dell’autore del software IA nella creazione dell’opera è predominante e riconoscibile, allora il copyright potrebbe essere attribuito a lui. Questa è la strada intrapresa, ad esempio, dal Copyright Office degli Stati Uniti, che ha portato alla teorizzazione di un “copyright ibrido“, in cui coesistono vari gradi di proprietà intellettuale sull’opera stessa, a seconda del livello di coinvolgimento e contributo del creatore originale dell’IA.

Il diritto d’autore, in rapporto all’IA

Fase di Tutela: In termini di tutela legale, la posizione di un modello di IA che si basa direttamente sulle opere di un autore specifico potrebbe presentare significative implicazioni giuridiche. In altre parole, se un modello di IA è stato formativamente istruito sulla base delle opere di un dato autore, potrebbe sorgere una forte rivendicazione che l’autore originale detenga i diritti d’autore su qualsiasi prodotto generato dal suddetto modello. Tuttavia, tale premessa è intrinsecamente complessa e il diritto d’autore, in rapporto all’IA, rimane un ambito di studio in continua evoluzione e suscettibile di varie interpretazioni.

Una possibile soluzione: l'”equo compenso” per gli artisti

Un approccio potrebbe essere l’introduzione di un sistema di “equo compenso” per gli artisti, che potrebbe fornire una qualche forma di compenso agli artisti quando le loro opere vengono utilizzate per addestrare modelli di IA.

Questo potrebbe permettere il riconoscimento sia del contributo dell’artista all’opera generata, sia la necessità di utilizzare dati ampi e vari per alimentare e migliorare le capacità di apprendimento delle IA. Tuttavia, l’implementazione di un tale sistema sarebbe senza dubbio complessa e richiederebbe un ampio consenso e collaborazione tra artisti, produttori, legislatori e stakeholders.

I diritti morali d’autore

Un ulteriore aspetto legale emergente riguarda i diritti morali d’autore, sanciti in Italia dagli articoli 2577 del Codice Civile e 20-24 della Legge sul Diritto d’Autore.

Questi diritti, che proteggono la reputazione personale e professionale dell’autore e possono essere esercitati anche dai suoi eredi, includono il diritto di essere riconosciuti come autori dell’opera, il diritto di opporsi a eventuali modifiche dell’opera e il diritto di ritirarla dalla circolazione.

Alcuni esperti sostengono che tali diritti morali non dovrebbero estendersi alla musica generata dall’IA, in quanto i sistemi di IA non sono capaci di creare opere originali di autore. Tuttavia, tale affermazione sembra ancorata a schemi desueti, che non tengono conto delle straordinarie evoluzioni dei sistemi di intelligenza artificiale, ormai capaci di generare opere sempre meno distinguibili da quelle create da esseri umani e in cui la maggiore parte dei dati utilizzati possono risultare riconducibili, come nei casi citati precedentemente, ad un singolo autore noto.

Verso esperienze musicali sempre più personalizzate

Per quanto riguarda il settore produttivo musicale, le strategie di sviluppo dell’intelligenza artificiale sembrano orientate a creare esperienze musicali sempre più personalizzate per ciascun ascoltatore, al fine di offrire esperienze sempre più coinvolgenti ed immersive. D’altra parte, al di là di possibili utilizzi impropri, l’IA potrebbe essere impiegata per automatizzare compiti nell’industria musicale, come la produzione musicale, la scrittura di canzoni e ovviamente, nel campo del marketing. Ciò potrebbe portare a metodi di produzione musicale più efficienti ed economici, suscitando notevoli preoccupazioni in quella parte del mondo produttivo che guarda con estremo scetticismo la sintetizzazione totale nel campo musicale.
Trasponendo queste potenzialità nel mondo reale, si possono intravedere opportunità -quantomeno da un punto di vista produttivo- fino ad oggi impensabili.

L’eliminazione dell’intermediazione produttiva e gestionale sul diritto d’autore: la proposta di Grimes

Un esempio tangibile è rappresentato dalla musicista e cantante canadese Grimes, che sta già sperimentando un utilizzo creativo dei sistemi di intelligenza artificiale nel proprio percorso artistico.
Sulla piattaforma di Twitter, Grimes ha infatti proposto di prestare la propria voce per l’addestramento dei programmi di IA, consentendo ai produttori di creare canzoni, in cambio del 50% delle royalties. Il sito Uberduck ha colto l’opportunità e ha lanciato una competizione, offrendo un premio di 10.000 dollari per i migliori creator di una canzone con la voce clonata di Grimes.

Il ragionamento avanguardistico dell’artista canadese si basa sull’assunto che, indipendentemente dalla volontà dei creator, i modelli di IA hanno già assimilato i dati relativi agli aspetti tecnici che governano la creazione delle opere creative.

Pertanto, è necessario comprendere se autorizzare o regolamentare l’utilizzo di tali opere, o se affrontare una battaglia legale contro il materiale presente in rete.

Dal punto di vista economico, l’eliminazione dell’intermediazione produttiva e gestionale sul diritto d’autore rappresenta una mossa strategica in un processo inarrestabile. Senza dubbio, Grimes sarà seguita da numerosi artisti, anche di minore notorietà o in fase di declino, che intravedono nell’opportunità di contribuire con la propria voce alle esigenze di produzione.

Fermare l’irruzione dell’IA in musica?

Tuttavia, per coloro che desiderano fermare questa ondata di produzione artificiale, sarà un compito molto complesso.

L’intervento delle piattaforme di diffusione online, incluse quelle relative ai social media, potrebbe suscitare accuse di censura artistica. Il mancato intervento delle piattaforme potrebbe invece lasciare i content creator, gli artisti, i produttori e gli eredi a gestire in maniera autonoma e certamente poco adeguata un cambiamento epocale che avrà un impatto senza precedenti sul mercato musicale.

Conclusioni

In conclusione, l’applicazione dell’IA nel settore musicale sta catalizzando un profondo cambiamento nell’industria, offrendo nuove possibilità creative e sfide legali da affrontare. Le speranze legislative, come l’AI Act in Europa e la divulgazione dell’origine dei dati di addestramento dell’intelligenza artificiale, indicano una possibile direzione per regolamentare l’uso dell’IA e creare un ambiente giuridico stabile.

Solo attraverso una collaborazione attiva e consapevole sarà possibile plasmare un futuro in cui l’IA e la musica possano coesistere in armonia.

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