L'approfondimento

La teoria della complessità a sostegno delle filiera startup

Per costruire un’adeguata filiera dell’industria startup e incrementare le sue probabilità di successo, può venire in soccorso la teoria della complessità. I cinque fattori che fanno la differenza

Pubblicato il 24 Set 2021

Pierandrea Vacca

Commercial Director, Investor and Advisor

startup ddl concorrenza

La teoria della complessità applicata alle startup è fondamentale per definire le politiche di creazione e consolidamento della filiera e il successo di una specifica startup innovativa.

Metodi di valutazione delle startup: il Safe rende un’exit positiva più probabile

Il modello della complessità applicato alle startup

Numerosi fattori e il loro livello di combinazione determinano la capacità di produrre complessità. Più sono i fattori e maggiore il loro livello di combinazione, tanto è superiore la possibilità di produrre complessità. Tanto più elevata è la possibilità, a livello industriale, di produrre prodotti (e servizi) di standard più elevato (più alto valore aggiunto). Tuttavia l’evoluzione della complessità procede in modo lineare, un passo alla volta.

Cosa vuol dire? Immaginiamo una scala con 10 gradini e una capacità di salire di un gradino per volta.

Se siamo al secondo gradino possiamo passare al 3°, ma non al 4° o al 7°. La capacità di crescere e produrre beni e servizi più complessi è legata alla capacità del livello immediatamente precedente. I salti della rana non esistono.

Chi oggi è capace di produrre cose molto complesse, domani ne potrà produrre di ancora più complesse e di maggior valore.
Al contrario, una capacità odierna di bassa complessità (ad esempio gradino 3, cioè prodotti a bassa tecnologia), non potrà produrre rocket science nel breve – medio periodo.

Proviamo un parallelo con il cervello e il suo funzionamento. La nostra materia grigia è un sistema a struttura gerarchica che parte dai segni e dai concetti più basici (fattori), ricombinandoli man mano, scalando verso l’alto. Più in alto si va, più il cervello diventa capace di astrazione e ricombinazione di concetti difficili, più diventa intelligente. L’esperienza personale ci fa comprendere quanto lunga e perigliosa sia la via.

Il modello della complessità è applicabile ad ogni paese o settore. Questo è il motivo per cui i paesi che producono prodotti e servizi di base non riescono a scalare rapidamente verso prodotti molto più tecnologici (e ad alto valore aggiunto). Devono fare un passo alla volta e ciò prende tempo, molto tempo.

Questo è anche la ragione per cui durante la pandemia covid, l’Italia è riuscita rapidamente a riprogrammarsi verso la produzione di mascherine, ma non verso la produzione dei vaccini che richiede diversi fattori, come la capacità di produrre i bioreattori, di complessità ben più elevata.

Filiera startup, i cinque fattori che fanno la differenza

Nella filiera sono necessari 5 fattori:

  • cultura (prassi internazionali, terminologia e istituzioni);
  • finanza (denari);
  • normativa (burocrazia che scali di intensità in funzione del grado di crescita delle nuove iniziative, partendo da burocrazia zero);
  • densità (pochi centri grossi di sviluppo startup – 2, al massimo 3 per paese – e alcuni medio piccoli, secondo la logica delle leggi di potenza);
  • capacità tecniche e imprenditoriali.

I fattori non presenti possono essere importati, attraverso la adozione delle best practice internazionali, e devono essere altamente combinati tra loro.
Tanto più saremo in grado di fare un progetto articolato e sfidante tanto prima saremo in grado di costruire una adeguata filiera produttrice di startup, innovazione, lavoro e nuova ricchezza.

Ecosistema startup: come salire più velocemente i gradini della scala della complessità

Per velocizzare il processo, saltando vari step della scala, è necessario un piano sfidante come quello americano degli anni sessanta di portare l’uomo sulla luna in 10 anni, basato sulla combinazione di enormi investimenti pubblici e privati, la creazione di tante conoscenze verticali e orizzontali, la creazione di nuove istituzioni / entità, la iper-riduzione della burocrazia, la concentrazione delle operazioni in pochissimi luoghi. Insomma tanti fattori e ben combinati.

Pochi decenni fa gli israeliani sono andati nella Silicon Valley a studiare le startup e hanno capito che altro non era che un’industria con una sua catena del valore, il cui prodotto finale sono le startup. L’hanno copiata con successo, seguiti a breve e positivamente da altri Paesi europei. Tutti progetti del tipo “uomo sulla luna”. Difficili, ma fattibili.

Stesso concetto è applicabile alle startup. Quanto più i fondatori e il team saranno in grado di lavorare in modo complesso tanto maggiore sarà la probabilità di successo.

La squadra dovrebbe essere formata da persone di estrazione professionale e tecnologica quanto più varia possibile, capaci di collaborare, sia a livello verticale (per propria competenza) che orizzontale (interfacciandosi al meglio con gli altri) per milestone successive legate ai round di finanziamento e per un fine ultimo, la exit.

Uguale concetto è applicabile anche al business model adottato dalla startup. Diversi studi hanno evidenziato che quanto più è complesso, tanto maggiore è la probabilità di successo perché tanto più difficile è la strategia del “me too” per i competitor.

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