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L’euro digitale e il difficile equilibrio tra innovazione e privacy



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L’euro digitale potrebbe rafforzare l’autonomia strategica dell’UE, ma la sua implementazione comporterà sfide importanti. L’equilibrio tra innovazione, tutela della privacy e stabilità finanziaria sarà fondamentale per il futuro di questa CBDC europea

Pubblicato il 16 gen 2024

Eleonora Poli

Head of Economic Analysis, Centro politiche europee – Roma (CEP)



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In un panorama globale di rapida evoluzione finanziaria, l’iniziativa della Commissione europea che punta a istituire e regolamentare l’euro digitale quale nuova forma di moneta è senza dubbio degna di nota, come evidenziato dall’analisi del Centro per le Politiche Europee.

Moneta pubblica e moneta privata: il contesto attuale

Al momento, le Banche Centrali creano le banconote e le monete metalliche, che sono l’unica tipologia di moneta pubblica a disposizione dei cittadini e detengono le riserve, cioè i conti delle banche stesse. D’altro canto, le banche commerciali creano moneta privata concedendo prestiti sulla base dei risparmi privati ma anche permettendo pagamenti con carta di debito o di credito, o tramite un servizio di pagamento online. In questo contesto, l’aumento di volume del mercato digitale, che vede un maggior numero di utenti fare acquisti online attraverso una varietà di mezzi di pagamento digitali, comporta anche un maggior uso delle monete private delle banche commerciali, oltre che dei cosiddetti stablecoin – cioè, cripto-asset che fanno riferimento a una valuta o a un portafoglio di attività liquide e che sono emessi da aziende private spesso di paesi terzi. Il rischio è quindi che un minor uso della moneta pubblica metta a rischio il ruolo stesso delle Banche Centrali, che esercitano una funzione di ancoraggio monetario, cioè quella di fissare il valore di riferimento in un regime di cambi fissi.

L’ascesa delle Central Bank Digital Currencies

Proprio per far fronte a queste nuove sfide, negli ultimi anni numerose banche centrali hanno esplorato la possibilità di emettere valute digitali, le cosiddette Central Bank Digital Currencies (CBDC), cioè forme di valuta ufficiale che costituiscono un’obbligazione di una banca centrale emessa e conservata digitalmente.  Gli esempi più comuni a oggi, i sono il Sand Dollar nelle Bahamas, l’e-Naira lanciato in Nigeria nel 2021 e il progetto pilota e-CNY lanciato in Cina, già utilizzato da più di 300 milioni di cinesi per il loro pagamenti quotidiani. In questo frangente, la Commissione teme che un crescente utilizzo di CBDC e stablecoin da parte di paesi terzi e la loro ampia diffusione nei pagamenti possa minare o mettere in discussione il ruolo dell’euro nei pagamenti in futuro. Secondo l’Atlantic Council, al momento sono 11 i paesi che hanno lanciato le CBDC, 22 quelli che hanno messo in atto progetti pilota, tra cui oltre Cina e India anche la Russia e il Kazakistan, 33 quelli che stanno le stanno sviluppando e 46 quelli che stanno facendo ricerche. Solo 2 paesi hanno cancellato i propri progetti di CDBC: l’Equador e il Senegal.

L’iter dell’euro digitale: a che punto siamo

Per questo motivo, già nell’ottobre 2020, la Banca Centrale Europea (BCE) aveva pubblicato un rapporto sull’euro digitale, avviando una consultazione che è durata fino a gennaio 2021. A marzo 2021, al Vertice dell’Euro, gli Stati membri e la BCE avevano incoraggiato la continuazione dei lavori di analisi e fattibilità sull’euro digitale, con l’avvio di una fase di investimento di due anni, promossa dal Consiglio direttivo della BCE nell’ ottobre 2021.

In generale, il progetto dell’euro digitale ha riscosso ampio sostegno dall’Eurogruppo, dal Parlamento Europeo e dal Consiglio Affari Economici e Finanziari (ECOFIN).

Nell’ottobre 2023, la BCE ha concluso la sua “fase di indagine” e ha iniziato una “fase di realizzazione” che si concluderà nel 2025.

In questo frangente, la proposta di regolamentazione della Commissione europea tenta di regolare l’istituzione dell’euro digitale al fine di garantire che l’introduzione dell’euro digitale non sia a discapito dell’utilizzo del denaro (banconote e monete) della Banca Centrale Europea.

Al contrario, in aggiunta alle banconote e alle monete, l’euro digitale dovrebbe divenire un mezzo di pagamento all’avanguardia ed efficiente dal punto di vista dei costi, garantendo nel contempo un elevato livello di privacy, preservando la stabilità, l’accessibilità e l’inclusione finanziaria. In altre parole, la Commissione vuole che il digital euro complementi le banconote in euro e non vada semplicemente a sostituirle.

Abbiamo davvero bisogno dell’euro digitale?

La proattività delle istituzioni europee su un tema innovativo come la moneta digitale è sicuramente legato alla necessità dell’UE di sviluppare la propria autonomia strategica a tutto tondo. Il lancio dell’euro digitale contribuirebbe infatti a ridurre la dipendenza del mercato europeo da fornitori di servizi di pagamento privati e non europei, compensando la loro posizione dominante sul mercato. Tuttavia, l’introduzione di questa moneta digitale avrà dei costi, obbligando le banche a offrire servizi di pagamento in euro digitale come servizio base e forzando quindi una serie di investimenti in un modello di business che potrebbe non è essere ancora così remunerativo.

Ci sono inoltre dubbi sulla possibilità effettiva di preservare la privacy e garantire l’anonimità dei pagamenti. Inoltre, se le regole servono per difendere la stabilità finanziaria e la privacy degli europei, normative troppo stringenti potrebbero diminuire l’efficacia e lo stesso scopo dell’euro digitale, che oltre a essere privo di rischi, dovrebbe essere ampiamente accessibile e facile da usare per tutti i cittadini.

A questo bisogna aggiunge il fatto che, secondo il Centro per le Politiche Europee, la BCE potrebbe non avere la capacità di creare l’euro digitale nel design proposto, perché secondo il Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea (TFEU) i poteri della Banca centrale non coprono questo settore.

L’euro digitale e il complesso equilibrio tra innovazione e privacy

Trovare un equilibrio tra promuovere l’innovazione, garantire la privacy e mantenere la stabilità finanziaria sarà quindi cruciale per determinare il destino di questa CBDC europea nel contesto in evoluzione delle valute digitali.

È infatti vero che l’emissione dell’euro digitale consentirebbe alla BCE di contrastare il rischio di perdita di sovranità monetaria, offrendo agli europei uno strumento digitale accettato universalmente in tutta l’area dell’euro e proteggendoli dall’uso di valute emesse da altre banche centrali su scala internazionale. È quindi necessario che la Commissione promuova un regolamento che mitighi i rischi delle CBDC, lasciando al contempo i vantaggi di questa moneta che rimane un punto focale nel plasmare il futuro dell’ecosistema finanziario digitale della zona euro e che potrebbe contribuire a  trasformare l’Europa in un  leader mondiale della finanza digitale.

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