l’acquisizione record

Microsoft-Activision, è fatta: come cambierà il mondo del gaming



Indirizzo copiato

L’acquisizione di Activision da parte di Microsoft è un’operazione senza precedenti nel mondo del gaming. Le reazioni sono però contrastanti: alcuni accolgono con entusiasmo l’operazione, altri temono un monopolio. Ma quali scenari si aprono ora? Le possibili conseguenze e le probabili evoluzioni del deal

Pubblicato il 17 nov 2023

Filippo Benone

Privacy Legal IT Consultant, P4I



Activision.svg

L’acquisizione di Activision da parte di Microsoft si è conclusa, possiamo dirlo (quasi) con assoluta certezza. Nonostante il deal sia stato annunciato in pompa magna con tanto di video celebrativo, l’autorità regolatrice della concorrenza americana (FTC) pare abbia intenzione di continuare la sua battaglia contro l’accordo, motivo per cui il condizionale è d’obbligo.

Quello che è certo però è che lo scorso 13 ottobre è stata ufficialmente annunciata da parte di Microsoft la finalizzazione dell’accordo da 68,7 miliardi di dollari che ha permesso al colosso di Redmond di aggiungere alla folta schiera di studi facenti parte degli Xbox Game Studios anche Activision, Blizzard e King.

È interessante, tuttavia, riflettere su ciò che potrebbe accadere e quello che invece verosimilmente accadrà a seguito di quella che è stata la più grande operazione economica del mondo del gaming.

Cosa cambia in casa Microsoft

Finiti i caroselli e i festeggiamenti per la conclusione dell’iter di acquisizione a seguito del via libera incassato dalla CMA (l’ente regolatore della concorrenza e del mercato britannico, che è stato uno dei più feroci oppositori alla conclusione dell’acquisizione), è tempo di chiedersi cosa farà ora Microsoft con l’enorme potenza di fuoco – latu sensu ovviamente – che ha acquisito in termini di studi di sviluppo. Per poter ipotizzare una risposta a tale quesito bisogna osservare quanto è accaduto a seguito dell’altra “maxi” acquisizione conclusa da Microsoft, ossia quella di Zenimax. Nonostante il peso dei due deal sia notevolmente differente (circa 8 miliardi per Zenimax e circa 70 per Activision), abbiamo assistito ad un assaggio del modus operandi di Microsoft nei confronti degli studi acquisiti. Possiamo quindi evidenziare almeno tre punti, in base a quanto abbiamo osservato con Zenimax.

Focus sul Gamepass

Il primo riguarda inevitabilmente, il Gamepass. Subito dopo la conclusione dei passaggi necessari a rendere effettiva l’acquisizione (qualche mese, se tutto va come deve), Microsoft aveva aggiunto tutto il catalogo Zenimax all’interno del suo servizio di punta, ossia il Gamepass. Nessuno a Redmond ha infatti mai fatto mistero che il servizio di abbonamento, che punta a diventare – anzi sta diventando a tutti gli effetti – una sorta di Netflix del gaming sia il cavallo su cui il colosso americano ha scommesso, anzi ha fatto un vero e proprio all- in. Non solo le acquisizioni, ma tutte le mosse che Microsoft ha intrapreso in relazione al proprio settore gaming hanno avuto il solo ed unico scopo di migliorare il servizio e di incrementarne la portata in termini di utenti. Parlando di Activision però il discorso si complica, e non poco. Anzitutto, è bene ricordare che per ottenere il via libera al completamento dell’acquisizione, Microsoft ha stretto accordi di distribuzione decennali – in relazione ovviamente ai titoli ABK – praticamente con chiunque, Sony inclusa.

L’armistizio su Call of Duty

Proprio con la casa nipponica Microsoft ha siglato un accordo di distribuzione, che è stato più che altro un armistizio, relativamente al solo Call of Duty e avente durata decennale. Questo significa che, per almeno dieci anni CoD non potrà divenire esclusiva Microsoft ma uscirà anche su PlayStation.

Fin qui niente di strano, senonché c’è un dubbio che serpeggia tra gli appassionati e non solo: CoD uscirà al lancio anche su Gamepass? A questa domanda, per ora nessuno in casa Microsoft ha ancora dato risposta certa. Se da una parte è ovvio che il prossimo capitolo della saga FPS in uscita in questi giorni (Modern Warfare III) non potrà certamente essere inserito da subito sul servizio in abbonamento di Microsoft, dall’altra non è chiaro se questo varrà anche per i prossimi capitoli oppure no. Ovviamente nessuno conosce i termini dell’accordo siglato tra Microsoft e Sony, ma c’è chi pensa – a ragione – che una condizione di tale accordo potrebbe proprio essere quella di non fare uscire Call of Duty al lancio su Gamepass per non danneggiare eccessivamente le vendite sulle altre piattaforme, Playstation in primi, e per non condizionare eccessivamente il mercato a propendere per i prodotti ed i servizi di Microsoft, evitando così che qualche autorità si possa mettere di traverso parlando di comportamenti lesivi per la concorrenza. Qualora tale voce fosse confermata potrebbe essere verosimile pensare che Microsoft decida di inserire i prossimi capitoli dell’FPS magari dopo alcuni mesi dall’uscita e non immediatamente. Discorso diverso invece vale per tutti gli altri titoli facenti parte dell’immenso catalogo di Activision. In questo caso è infatti plausibile che, gradualmente, verranno tutti inseriti nel Pass così come già fatto trapelare dalle parole dei vertici di Xbox.

La gestione delle esclusive

Il secondo punto – dolente per alcuni – riguarda invece la gestione delle esclusive. Anche in questo caso, vale il discorso appena fatto, che ormai sembra essere diventato una sorta di mantra: CoD non sarà esclusiva Microsoft, almeno per i prossimi dieci anni. Tuttavia, Activision non è solo CoD, anzi. Basti pensare a tutti quei titoli facenti parte del catalogo dell’azienda che hanno letteralmente fatto la storia del mondo del gaming (e, in alcuni casi, la fortuna di Playstation), giusto per citarne alcuni: Crash, Spyro, World of Warcraft, Prototype e Guitar Hero solo per citare i più famosi. Che fine faranno questi titoli, ma soprattutto, usciranno ancora su Playstation? Stavolta la riposta potrebbe essere differente rispetto a quella posta in relazione al futuro di Call of Duty. Se infatti per Call of Duty sono stati predisposti accordi ad hoc, in relazione invece agli altri titoli Microsoft ha siglato accordi di distribuzione con diversi soggetti ma non con Sony, alla quale era stato inizialmente proposto l’intero catalogo ABK, rifiutato però dall’azienda giapponese. È plausibile pensare quindi che i prossimi lavori degli studi ABK – ad eccezione di CoD – non usciranno su Playstation, il che sarebbe abbastanza clamoroso in quanto molti di questi titoli, come già detto, hanno fatto la storia delle prime edizioni della console di casa Sony (Crash e Spyro su tutti).

La qualità dei titoli

Il terzo elemento da valutare e soprattutto monitorare sarà la qualità dei titoli che, da ora in poi, sfornerà Activision sotto la guida di Xbox. Dopo aver acquisito Zenimax, infatti, ci si sarebbe aspettato uno scenario assai differente da quello che è poi è realmente accaduto sia per quanto riguarda la quantità che, in particolar modo, per quanto riguarda la qualità dei titoli. Consideriamo infatti che, da quando l’acquisizione di Zenimax è stata completata è uscito un solo titolo tripla A degno di nota: Starfield. Certo, sono stati prodotti anche altri giochi, buoni (come Ghostwire Tokyo e Deathloop, entrambi multipiattaforma) e decisamente meno buoni (Redfall), ma comunque si parla di titoli che erano già in lavorazione prima che l’acquisizione fosse annunciata (2020) e, in ogni caso, è sempre troppo poco – in tutti i sensi – rispetto alle aspettative. Non si è mai vista la mano, e soprattutto il portafogli di Microsoft in questi prodotti: Ghostwire Tokyo e Deathloop sono certamente dei titoli validi, ma si tratta sempre di titoli a doppia A, Redfall è stato un disastro su tutti i fronti e Starfield, seppur ottimo titolo che avrebbe dovuto essere la c.d. “Killer app” di quest’anno ha, in parte, disatteso le aspettative, così come emerge anche dei giudizi contrastanti ottenuti dalla critica di settore. Nel frattempo, non si hanno più notizie di Awoved, prossimo titolo Arkane annunciato nel 2022 con un trailer cinematografico e successivamente ripreso la scorsa estate con uno spezzone di gameplay che, per usare un eufemismo, ha disatteso le aspettative. Dovrebbe uscire nel 2024, non si sa quando. Non solo, guardando al complesso degli studi facenti parte degli Xbox Game Studios emerge come, in riferimento ai titoli AAA, non si sa più nulla di “The Outer worlds 2” (Obsidian) che è stato annunciato quasi tre anni fa e da allora non se ne ha più notizia così come di Fable III (Lionhead), anch’esso sparito dai radar. Ma soprattutto, non si sa che fine abbia fatto un certo “The Elder Scrolls VI”, forse il titolo più atteso insieme a GTA VI da tutta la comunità videoludica internazionale, annunciato la bellezza di cinque – quasi sei – anni fa e che ad oggi consiste in una immagine di copertina con su il titolo. Stop.

È chiaro quindi, date le premesse che, se da un lato una parte della community esulta per l’acquisizione, dall’altra ci si domanda cosa farà ora Microsoft, forte di una pletora di studi di produzione di primissimo livello. Saprà come valorizzarli al meglio? Darà, grazie al suo enorme budget, nuova vita a titoli che sono caduti nel dimenticatoio? Ai posteri l’ardua sentenza.

Sony deve reagire?

A seguito dell’annuncio da parte di Microsoft della buona riuscita dell’affare con Activision, in molti si sono chiesti se Sony avrebbe reagito a questa acquisizione con un’altra acquisizione. C’è chi addirittura ha interpretato l’uscita di Marvel’s Spiderman 2, che sta avendo un meritato successo, come una sorta di risposta al colpo messo a segno da Microsoft con Activision (?).  La domanda che invece in pochi si sono posti è un’altra: perché, ma soprattutto a che cosa Sony dovrebbe reagire? La risposta è ovvia, Sony non ha bisogno di reagire a nulla.

Numeri alla mano, Playstation è il brand videoludico più potente al mondo, detiene la maggioranza dei record di vendite di console nella storia e anche con una PS5 non entusiasmante sotto molteplici aspetti ha comunque staccato enormemente Microsoft nella vendita delle console, non dimenticando che Microsoft ha deciso di puntare su una line-up composta da due diverse console per questa generazione (Xbox series X ed S) mentre Sony ha in commercio la sola PS5. Non solo, le esclusive Sony sono un successo dopo l’altro, da God of War: Ragnarok uscito lo scorso novembre a Marvel’s Spiderman 2 uscito ora. Con la sicurezza di avere CoD ancora per dieci anni e la possibilità, nel frattempo, di creare da zero oppure revitalizzare qualche progetto abbandonato (Killzone?) dando vita ad un FPS homemade in esclusiva PS5, Sony è in una botte di ferro.

A ciò si aggiunge il fatto che acquisizioni del calibro di quella di Activision sarebbero impensabili da realizzare, in termini economici, per la casa nipponica oltre che in contrasto con quanto ci ha fatto vedere Sony da due decenni a questa parte in cui il leitmotiv è sempre stato quello di acquisire piccoli e promettenti studi di sviluppo per poi farli crescere grazie alle competenze – e alla liquidità – dei Playstation Studios.

Sony, in conclusione può, per ora, dormire sonni più che tranquilli stando tuttavia attenta a non crogiolarsi troppo sulle sue, seppur eccellenti, esclusive e dando per scontato che la propria fanbase non cambierà mai casacca. È senz’altro vero che il brand Playstation porta con sé una fidelizzazione pressoché smisurata in termini di utenti ma è altrettanto vero che il Gamepass sta diventando sempre più allettante per i giocatori, non dimenticando che il servizio offerto da Microsoft è usufruibile anche da PC, da smart TV, da tablet e da quasi tutti i dispositivi mobili, oltre che da Xbox ovviamente.

Insomma, se proprio si vuole fare un appunto a Sony è proprio sui servizi. Al momento, al netto anche degli aumenti di prezzi che sono già stati annunciati, il PS Plus (Premium) non regge minimamente il confronto con il Gamepass di Microsoft, sia in termini di qualità che di quantità di titoli per non parlare del fatto che all’interno del Gamepass vengono inseriti i titoli di punta degli Xbox Game Studios al lancio mentre nel Plus no. Ciò significa che un utente Microsoft pagando solamente il costo dell’abbonamento (14,99 euro al mese) potrà avere accesso, oltre che a tutta la libreria dei titoli più datati, anche ai giochi appena usciti che al prezzo di mercato costerebbero, in Italia, circa 80 euro l’uno. Un utente in possesso della sola console di casa Sony invece, oltre a pagare un prezzo pressoché identico a quello del Gamepass per il PS Plus Premium, dovrà anche acquistare singolarmente i giochi c.d. first-party prodotti da Sony. Una differenza abissale che Sony sarà, prima o poi, costretta a levigare.

Conclusioni

L’acquisizione di Activision ha, da subito, diviso in due il mondo videoludico. C’è chi ne ha gioito, chi è rimasto deluso e teme di perdere i suoi titoli preferiti e chi addirittura grida al pericolo di monopolio sul mercato da parte di Microsoft. Su una cosa però sono tutti d’accordo: una console non basta più. Se fino alla scorsa generazione era sufficiente possedere una Playstation per poter avere accesso alla stragrande maggioranza dei titoli presenti sul mercato, eccezion fatta per le esclusive Nintendo e per le (allora poche) esclusive Xbox, oggi la situazione è mutata in modo radicale.

Per poter avere accesso ai titoli che fino a qualche anno fa erano giocabili su una sola console oggi ne occorrono, come minimo, due senza contare i già citati prodotti Nintendo, con conseguente spesa raddoppiata e doppio abbonamento mensile. Non un dettaglio da poco.

C’è quindi da chiedersi se acquisizioni di questo tipo rappresentino effettivamente il bene di un mercato che, divenendo più competitivo, dovrebbe spingere le aziende a produrre prodotti di livello sempre più alto – almeno si spera- per accaparrarsi una maggiore fetta di utenza , oppure se, come si suol dire “si stava meglio quando si stava peggio”.

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Social
Iniziative
Video
Analisi
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati