Lo scenario

Procurement sanitario, ecco i 10 punti per approvvigionamenti più strategici

Le nuove esigenze della Sanità italiana, che richiedono attraverso la digitalizzazione risposte efficienti a bisogni complessi, devono essere supportate da nuovi paradigmi di approvvigionamento: ecco le dieci caratteristiche che deve avere il procurement del futuro

Pubblicato il 15 Dic 2020

Federica Maria Rita Livelli

Business Continuity & Risk Management Consultant, BCI Cyber Resilience Committee Member, CLUSIT Scientific Committee Member, FERMA Digital Committee, ENIA Scientific Committee Member

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L’emergenza legata al coronavirus conferma la necessità di un procurement strategico in grado di far fronte alle nuove esigenze della Sanità italiana che si sta sempre più digitalizzando e deve rispondere a bisogni di salute sempre più complessi e personalizzati.

Per iniziare, le autorità governative dovrebbero incoraggiare maggiormente le aziende nazionali ad aumentare le proprie capacità di gestione dei disastri e di selezionare quei fornitori che possono garantire meglio la continuità, la flessibilità e la garanzia di risultati in un’ottica di partnership win-win tra pubblico e privato dato che il settore pubblico deve essere un acquirente esigente che utilizza l’approvvigionamento sanitario per raggiungere obiettivi “politici” nell’accezione del termine, per la polis, per la società che deve essere costituita da imprese nazionali resilienti, innovative e sostenibili. Approfondiamo il tema e analizziamo quali sono i dieci aspetti da considerare per un procurement sanitario più efficiente e strategico.

Il contesto attuale italiano

Il nostro Paese, ad oggi, ha un’organizzazione degli acquisti basata su reti regionali, che fanno perno sui soggetti aggregatori/centrali di committenza, a cui si affianca, sul piano nazionale, Consip. Sarebbe stato auspicabile – fin dall’inizio dell’inizio della pandemia – un maggior coordinamento tra governo e territorio per gestire gli approvvigionamenti di prodotti strategici mediante accordi globali con operatori di mercato qualificati tramite il Ministero degli Affari Esteri o istituzioni come la Croce Rossa in grado di muoversi attraverso una rete istituzionale e di mercato globale, utilizzando altresì la rete territoriale degli acquisti per garantire – tramite le filiere nazionale – eventuali gap nelle forniture. In questi mesi abbiamo perso la possibilità di aggregare svariati miliardi di prodotti acquistati che avrebbero potuto non solo razionalizzare gli acquisti, ma anche diventare un volano di innovazione e uno strumento per alimentare una industria italiana del settore.

I 10 punti per un procurement sanitario più efficiente

Gli elementi da considerare nel ridefinire i metodi del procurement sanitario, sono:

  1. Sinergie Pubblico-Privato – Il governo dovrebbe convertire la domanda pubblica di beni e servizi come uno strumento strategico di politica industriale in un’ottica di stato interventista e finanziare ricerca e sviluppo e stabilire partnership pubblico-privato supportando, così l’innovazione. Pertanto, pur facendo ricorso alle gare d’appalto, si dovrà adottare un approccio olistico e sistemico in modo da coinvolgere nel processo di procurement tutti gli attori di settore, pianificare in modo più attento e sinergico con i fornitori e rendere il settore sanitario sempre più resiliente alle future sfide ed emergenze.
  2. Approcci Green e gestione agile degli appalti – Approcci di Green Public Procurement e Outcome Based Contract unitamente alle leggi esistenti (i.e. il Codice degli Appalti e le varie normative europee) potrebbero, insieme, contribuire alla realizzazione di un sistema di procurement basato sulla qualità e il valore, nel rispetto del principio comunitario della concorrenza. Inoltre, Strumenti come l’Health Technology Assessment (HTA) sono destinati a diventare fondamentali per ottimizzare la spesa in base ai risultati clinici derivanti dall’uso di certi strumenti, farmaci o dispositivi. Ma, ad oggi, manca un sistema di tracciamento e monitoraggio di queste informazioni.
  3. Inoltre, il personale addetto al procurement del settore sanitario, sia a livello aziendale, regionale e nazionale dovrà in futuro acquisire le competenze necessarie e conoscere le logiche di mercato in modo tale da attuare le necessarie leve di acquisto di lungo periodo e pianificare le scorte per far fronte a future emergenze, oltre ad essere in grado di agire all’occorrenza al di fuori delle procedure standard (i.e. come si è verificato nell’emergenza di questi mesi), dimostrando un’agilità e una modalità adattiva necessarie per operare nel mercato di riferimento quanto mai volatile in questo momento.
  4. Resilienza dell’approvvigionamento sanitario – In un’ottica di implementazione dei principi di gestione dei rischi e continuità operativa oltre che di cyber security, per garantire la resilienza della funzione di approvvigionamento, sarà necessario per ogni centrale di acquisto sanitaria:stipulare, in futuro, accordi quadro con più fornitori in modo tale da avere sempre un fornitore di back-up in caso di supply chain disruption;
  5. garantire una programmazione strutturata in modo da essere in grado di mitigare la volatilità dei costi delle materie prime e delle strumentazioni sanitarie e garantire la resilienza finanziaria del sistema sanitario;
  6. strutturare una maggiore sinergia di comunicazione con Regione e Governo per valutare insieme le varie strategie e garantire una costante conformità alle procedure in essere;
  7. garantire la resilienza cyber e di information security delle piattaforme utilizzate e delle apparecchiature che sfruttano sempre più i sensori IoT e che sono sempre più target di attacchi cyber;
  8. diffondere la cultura di procurement strategico e programmare training ad hoc affinché le risorse umane coinvolte acquisiscano i digital e soft skill necessari e che una cultura della resilienza a 360°.
  9. Tutela delle Filiere Italiane – C’è chi suggerisce, in un’ottica di resilienza Paese – di tutelare le aziende nazionali di settore prevedendo nelle gare che il 30% sia lasciato alle produzioni nazionali, pur consapevoli dei maggiori esborsi, dato che una “mascherina nazionale”, ad esempio, avrebbe un costo molto superiore rispetto a quella prodotta all’estero, riuscendo così a proteggere la filiera nazionale. In questo modo si sottrarrebbero beni strategici per la salute alla competizione esasperata sul prezzo, introducendo procedure di acquisto che valorizzino la qualità del prodotto e l’affidabilità del fornitore. Ricordiamoci che l’assenza di un’industria nazionale per determinate produzioni è stata determinata sia da un esasperata spirale al ribasso dei prezzi a volte a discapito della qualità, che rende non profittevole la produzione in ambito nazionale sia da centrali di acquisto che hanno perseguito solo la logica di spending review.
  10. Innovability – Il nuovo procurement sanitario dovrà essere il risultato di una calibrata sintesi di bandi, di continuo scouting dei fornitori, di competenze sempre aggiornate rispetto all’evolversi dello scenario per porre domande corrette al mercato, pur garantendo l’innovazione e la sostenibilità, ovvero l’innovability, come sostiene Oscar de Montigny, Chief Innovation, Sustainability & Value Strategy Officer di Banca Mediolanum, i.e. una sinergia tra l’innovazione che deve essere orientata ai principi fondamentali della sostenibilità (i.e. 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU).

La necessità di una visione antropocentrica

Bisogna riporre al centro del procurement sanitario l’uomo con la sua coscienza: l’economia sanitaria deve agire “per-il-Bene” e ciascun “attore”, nella propria sfera di influenza, deve diventare un anello fondamentale del processo e adottare un nuovo paradigma che si delinea in “vita tua, vita mea”, come afferma Oscar de Montigny. La stazione appaltante, in quest’ottica, dovrà utilizzare diversi parametri per selezionare i fornitori sulla base di verifica dei principi etici e sociali messi in atto dagli stessi, i.e. le condizioni di lavoro che offrono ai loro dipendenti, la sostenibilità dei materiali utilizzati (Green Public Procurement Criteria), la conformità all’allegato XVII del Codice degli Appalti che fornisce ulteriori elementi che si possono chiedere, oltre a determinare le condizioni sine qua non diventa possibile proporsi come fornitore. Di conseguenza, la base d’asta dovrà essere costruita tenendo in mente tutti questi elementi e di tutti i costi che deve sostenere un fornitore per produrre qualità in modo etico e sostenibile.

Lo scenario futuro

In futuro il procurement strategico – per ritenersi tale – non dovrà limitarsi a pubblicare il bando e attendere il palesarsi dei fornitori, bensì dovrà costantemente monitorare il mercato e attuare uno scouting attivo dei fornitori. L’auspicio è garantire un procurement innovativo, sempre più digitalizzato in modo da accorciare i tempi di aggiudicazione oltre a adottare un maggiore approccio “risk & operational continuity oriented” nei capitolati di gara e nei criteri di valutazione delle offerte, sia sul piano tecnico sia economico, contemplando altresì l’introduzione di sistemi di qualificazione dei fornitori più strutturati oltre ad avviare progettualità innovative basate sulla collaborazione pubblico-privata.

Risulterà altresì fondamentale dialogare in modo più costruttivo con il mercato, stabilendo sinergie progettuali comuni e strutturando i contratti in modo tale da incentivare una maggior creazione di valore per la collettività, ovvero un approccio più olistico e un procurement sanitario che sia leva per una reale politica di sviluppo economico e sociale e non solo come un centro di costo. Pertanto, si dovrà passare da un’ottica di conformità e prevenzione degli “sprechi” ad un approccio fiduciario e di rafforzamento della professionalità dei responsabili pubblici.

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