eProcurement

Rotazione degli inviti nel nuovo MePA: quando elettronico non vuol dire trasparente

Consip ha inserito nel MePA alcuni strumenti per la scelta delle imprese da invitare alle gare, ma c’è qualche criticità: dalle parole poco chiare perché non tratte dalla normativa e che creano, quindi, qualche difficoltà a un criterio di rotazione forse un po’ troppo originale

Pubblicato il 26 Mar 2018

Fabio Della Marta

Porzio&Partners

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Da alcuni mesi si discute molto della necessità di alternare le imprese invitate alle gare, per concedere a tutte pari opportunità ed evitare il consolidarsi di rapporti esclusivi con alcune. Nel caso del Mercato Elettronico, in particolare, l’Autorità nazionale anticorruzione ANAC ha previsto anche la possibilità di reperire i nomi dei concorrenti da invitare alle gare consultando il Catalogo o attingendo dall’elenco delle Imprese abilitate. E Consip ha dunque reagito inserendo nel MePA alcuni strumenti utili per la scelta delle imprese da invitare alle gare.

Non usare le parole giuste crea ambiguità: ecco perché

Consip ci ha pensato, vediamo come.

Gli informatici di Consip non hanno chiamato lo strumento del MePA “indagini di mercato tramite elenco di Operatori economici” come avrebbe gradito chi conosce la Legge, ma genericamente “Filtri”. Certe frasi tratte dalla normativa possono sembrare complicate ai non addetti ai lavori, ma sono in realtà le più chiare e l’unico modo per assicurare facilità e trasparenza. Ma c’è di più.

Nella foga (o forse nella fretta) di trovare parole semplici per spiegare i cosiddetti “Filtri”, Consip ha usato ancora una volta termini diversi da quelli giuridici generando una valanga di ambiguità. Ed ecco che criteri legittimi sembrano illegittimi a causa delle parole usate per descriverli. La “Categoria Merceologica di abilitazione” è chiamata erroneamente “Area Merceologica”, richiamando una diversa classificazione arbitraria non definita nella lex specialis. Quindi si penserebbe che l’invito per “Area merceologica” non sia legittimo, ma invece lo è perché si tratta della “Categoria merceologica” di abilitazione e non dell’”Area merceologica”. La “Area ove le Imprese hanno manifestato interesse”, criterio pienamente legittimo per invitare le Imprese, è improvvidamente chiamata “Sede di affari”. E non sarebbe legittimo invitare una Impresa in base alla ubicazione della sede.

Ma oltre ai criteri legittimi chiamati in modo da sembrare illegittimi, ci sono anche quelli evidentemente illegittimi come la scelta per “Sede legale”, con la timida avvertenza che l’uso “potrebbe essere lesivo dei principi di non discriminazione”. Il che equivale a lasciare aperta la porta di casa lasciando un biglietto “il furto potrebbe essere lesivo della proprietà privata”.

La combinazione dei “Filtri” proposti fornisce ancora un numero troppo elevato di concorrenti, facilmente si superano le migliaia. E allora Consip ha previsto ulteriori mezzi per ridurre la numerosità dei concorrenti. Vediamoli.

Sorteggio o rotazione? Meglio fare chiarezza

L’innovazione, quella creativa, raggiunge l’apice con la funzione “SORTEGGIA” del MePA, dal significato ancora parzialmente oscuro. La funzione è accompagnata dalla dicitura “per i dettagli visita la sezione Supporto“. Visitando la sezione “Supporto” si trova scritto “per i dettagli consulta l’Help contestuale in alto destra”. Consultando l’Help contestuale in alto a destra, scopriamo che… non c’è l’Help contestuale!

L’unica didascalia spiega che “l’algoritmo previsto dal MEPA conferisce maggiori probabilità di selezione alle imprese che negli ultimi 12 mesi hanno ricevuto meno inviti alle RDO MEPA”. Il “sorteggio”, a dispetto del significato comune e giuridico del termine che attribuisce pari opportunità ai possibili esiti, per Consip non è affatto un sorteggio bensì un criterio di “rotazione” che favorisce l’avvicendamento delle Imprese. E’ un criterio di rotazione così originale e innovativo da non basarsi su alcuna previsione normativa ma, di contro, risulta in contrasto con quanto previsto dalle Linee Guida ANAC. Non tiene conto infatti del valore economico delle gare, pertanto una Impresa che ha ricevuto tanti inviti a gare di valore irrisorio non ha più probabilità apprezzabili di essere invitata ad una gara da centinaia di migliaia di Euro. E l’Osservatorio MePA di Porzio & Partners ci dice che nel 2017 sul MePA quasi l’80% delle gare aveva base d’asta inferiore a 10.000 Euro e l’invito a queste pregiudica la possibilità di essere invitati alle pochissime gare di valore elevato (il 2% del numero totale) che concorrono a quasi il 70% del valore complessivo delle gare lanciate sul MePA.

Il criterio non tiene inoltre conto della specifica categoria merceologica e, anche ammesso che lo faccia, le categorie merceologiche Consip sono definite in modo così ampio e grossolano che, ad esempio, imprese che vendono “radar” o “binocoli” (merceologie su cui si tengono poche gare sul MePA) ora avranno elevatissima probabilità di essere invitate alle numerose gare per “fotocopiatrici”, “software” o “computer”, appartenenti alla medesima categoria merceologica, ma per le quali non hanno alcun interesse.

Inoltre, da quanto Consip scrive, non si tiene conto del tipo di Ente che ha effettuato l’invito, pertanto una Impresa che ha ricevuto tanti inviti da un Ente avrà poche probabilità di essere invitata da un altro Ente, da cui invece dovrebbe essere legittimamente invitata proprio per favorire la rotazione. Il criterio inoltre è retroattivo ma non è mai stato dichiarato nei dodici mesi precedenti.

Con questo criterio di rotazione, le numerose imprese abilitate che non manifestano interesse per le gare né inserendo offerte nel Catalogo, né scegliendo le aree di interesse territoriali, né rispondendo a indagini di mercato, né iscrivendosi agli albi fornitori esterni al MePA, dunque le imprese più inattive e meno interessate, vedono aumentare esponenzialmente la probabilità di essere “sorteggiate” nel MePA.

In conclusione, l’originale criterio ideato da Consip tende a fare in modo che ogni impresa abbia pari quantità di inviti, indipendentemente dalla propria idoneità tecnica ed economica, copertura merceologica ed interesse commerciale. E’ questa la distribuzione delle opportunità di aggiudicazione auspicata dalla normativa? Questa scelta è conveniente per gli Enti o per le imprese? Certamente no.

Se Mercato elettronico non è (sempre) sinonimo di trasparenza

Molti pensano che il Mercato Elettronico garantisca automaticamente controllo, trasparenza e risparmio. Ma non è così. Ogni Mercato Elettronico ha proprio il pregio di lasciare all’Ente la libertà di scegliere che cosa acquistare e la libertà di eseguire la gara, in completa autonomia rispetto a Consip.

Il merito di trasparenza e risparmio va alla competenza ed alla correttezza dell’Ente che usa il Mercato Elettronico. Di contro, se un Mercato Elettronico non è chiaro o non funziona bene, la trasparenza e il risparmio possono essere ostacolati o compromessi.

Dunque, contrariamente a quanto pensa la maggior parte degli osservatori (inclusi molti Magistrati e probabilmente anche chi scrive le Leggi), gli Enti sul MePA agiscono in completa autonomia e senza alcun controllo da parte di Consip, sono gli unici responsabili della legittimità degli appalti. Consip non garantisce la veridicità né la conformità alla normativa vigente del contenuto del MePA, è estranea ad ogni controversia e non risponde di alcun danno. Consip non controlla né le offerte presenti nel Catalogo né le imprese che partecipano al MePA. E’ scritto a chiare lettere nella Disciplina del MePA.

Eppure molti continuano a dire “usate il MePA che tanto è obbligatorio, è facile, trasparente e controllato da Consip”, ignorando che chi usa un qualsiasi mercato elettronico sta eseguendo procedure di acquisto sotto la propria responsabilità, anche quando compra direttamente da Catalogo.

E non abbiamo dubbi che Consip non garantisca che le gare lanciate sul MePA siano legittime. Solo come esempio dell’assenza di ogni controllo, si pensi che con un semplice clic su uno dei tanti pulsanti dalla didascalia esoterica, siamo riusciti a ripartire i 70 punti tecnici di una gara in “-70 punti” attribuiti dalla Commissione (avete letto bene, si tratta proprio di punti negativi) e “140 punti” attribuiti in modo automatico dal MePA che valuta le Offerte (140 punti, ossia più dei 70 punti massimi).

Il più grande problema dei Mercati Elettronici comunque non è il modo in cui sono realizzati ma è credere che i sistemi telematici di acquisto guidino l’utenza verso acquisti semplici e trasparenti e che dunque possano essere utilizzati da chi non ha competenze giuridiche ed amministrative.

Torna in mente l’attualità di un autorevole studio sperimentale (“Active and Passive Waste in Government Spending: Evidence from a Policy Experiment” by O. Bandiera, A. Prat, T. Valletti) che attribuiva l’83% degli sprechi pubblici alla incompetenza e solo il restante 17% al dolo, indicando ottimisticamente l’unica strada verso il miglioramento e la riduzione della spesa: l’acquisizione di competenze specialistiche tramite formazione ed affiancamento professionale!

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