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Per fare la scuola digitale serve continuità: il PNRR è la bussola

Se il PNRR non sarà modificato si potrà ottenere un duplice vantaggio: appassionare bambini e ragazzi alla scuola e all’apprendimento attraverso linguaggi più vicini a quelli che usano tutti i giorni e, soprattutto, insegnare loro ad usare le tecnologie per la loro crescita personale e professionale, senza rimanerne vittime

Pubblicato il 30 Gen 2023

Paolo Ferri

Professore Ordinario di Tecnologie della formazione, Università degli Studi Milano-Bicocca

Photo by Surface on Unsplash

Rispetto alle politiche che attuerà nel corso della legislatura il nuovo ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, il nostro auspicio è quello che persegua una linea di continuità con il suo predecessore Patrizio Bianchi. Ci auguriamo, cioè, che porti a compimento l’attuazione del disegno di riforma della scuola italiana intrapreso dal Premier Mario Draghi e dal Ministro Patrizio Bianchi nel 2021 con la Missione 4– Scuola e Ricerca del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per la quale sono previsti più 20 miliardi di investimenti, 10 solo nella Scuola.

Scuola 4.0, PNRR ultima chance: ecco come cambierà il sistema formativo

Scuola digitale: le riforme del PNRR avviate dal Governo Draghi

Se il nuovo governo e il nuovo ministro non modificheranno il PNRR, verranno creati 228.000 nuovi posti nei nidi e nelle scuole dell’infanzia per ridurre gli alunni per classe e per potenziare il tempo pieno, con la costruzione di mille nuove scuole. Si dovrà dare piena attuazione al Decreto sul reclutamento, la carriera e il sistema di formazione degli insegnanti (DM 36 – PNRR 2) varato nel Giugno 2022. Questa parte del PNRR – Scuola punta a dare una miglior preparazione metodologico-didattica anche ai docenti delle superiori di primo e di secondo grado – i maestri hanno già un corso di laurea a numero chiuso dedicato.

Insegnanti più preparati in ingresso e più formati in itinere

A regime, l’accesso all’insegnamento sarà possibile conseguendo una laurea disciplinare e dopo un anno aggiuntivo di studi universitari (60 Crediti Formativi Universitari) – oggi sono solo 24 i CFU. Insegnanti più preparati in ingresso, dunque, ma anche più formati in itinere. Sono previsti, infatti, nel PNRR percorsi di formazione continua triennali, definiti dalla Scuola di Alta formazione per dirigenti, docenti e personale Ata, ancora da istituire. Nella formazione dovranno essere privilegiate le metodologie didattiche attive e laboratoriali, le competenze linguistiche e a quelle digitali, oltre che le discipline scientifiche, tecnologiche ed economiche. Al completamente della riforma va, poi, aggiunto il Piano Scuola 4.0 presentato ad agosto 2022 da Patrizio Bianchi.

I nuovi ambienti per l’apprendimento

Questo trasformerà un terzo delle 360mila aule delle quarantamila scuole italiane in connected learning environment (ambienti per l’apprendimento connessi). Un investimento massiccio, 2,6 miliardi, destinato a ridisegnare radicalmente gli spazi dell’apprendimento e la dotazione tecnologica delle scuole pubbliche. I nuovi ambienti scolastici saranno molto differenti: avranno una disposizione fisica degli arredi a “geometria variabile” per poter essere riconfigurati in funzione delle attività didattiche e delle tecnologie utili per svolgerle. Ogni scuola e ogni classe dovrà essere dotata non solo di banda ultra-larga e device come notebook e tablet da distribuire in classe a tutti gli allievi, ma anche di ambienti virtuali per l’apprendimento (come Google Classroom e Meet), stampanti 3D, visori di realtà virtuale, tavolette grafiche e software per la gestione di video e immagini e per il coding. L’insieme definisce un piano ambizioso che ci auguriamo possa essere integralmente attuato e non modificato dal nuovo Ministro dell’Istruzione Valditara e da Governo Meloni.

I primo passi del nuovo ministro Valditara

Gli esordi del nuovo ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara ci permettono di ipotizzare che le indicazioni del PNRR verranno attuate secondo il piano definito da Mario Draghi e Patrizio Bianchi. Valditara non si è ancora espresso sul tema della digitalizzazione della scuola e del Piano Scuola 4.0, speriamo davvero che questo silenzio significhi una sostanziale ripresa dell’operato del Governo Draghi. In altri settori di intervento Valditara si è mosso, nei primi mesi del suo Ministero, in questa direzione. Ha rafforzato le misure del PNRR, come, ad esempio, quando nel presentare il Piano per l’edilizia scolastica PNRR [1], il 6 dicembre del 2022, ha aggiunto 1 miliardo di euro ai 3,9 miliardi previsti per la messa in sicurezza, l’ammodernamento delle strutture esistenti e la costruzione di nuove scuole e palestre. Ci auguriamo che il suo operato prosegua in questa linea di continuità anche sulle altre materie oggetto del PNRR. È necessario però segnalare anche elementi di segno contrario, che indicano come i partiti politici che sostengono il governo di centro-destra e più in generale la politica italiana nutrano ancora molti “sospetti” e “pregiudizi” rispetto alla piena digitalizzazione della scuola.

Lo smartphone è come la cocaina?

La recente circolare del neo-Ministro sulla proibizione dell’uso improprio dello smartphone a scuola ha suscitato un grande dibattito. Ma, nei fatti, non rappresenta una novità rilevante dal momento che Valditara stesso ha confermato il contenuto della circolare Fioroni del 2007, e del decalogo della Ministra Valeria Fedeli tanto da affermare: “È consentito – recita la circolare di Valdiatara – l’utilizzo di tali dispositivi in classe, quali strumenti compensativi … per finalità inclusive, didattiche e formative, anche nel quadro del Piano Nazionale Scuola Digitale e degli obiettivi della “cittadinanza digitale” di cui all’art. 5 L. 25 agosto 2019, n. 92”. In questo provvedimento la nota davvero stonata è, però, il fatto venga ripreso in allegato, alla circolare sugli smartphone, un documento davvero “tecnofobico” si tratta dell’Indagine conoscitiva della 7ª Commissione Permanente del Senato della Repubblica sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento.

I risultati di questa Indagine, condotta dal Sentore di Forza Italia Andrea Cangini, lasciano davvero perplessi, o meglio attoniti e sbigottiti. La scarno documento, tre paginette senza alcun riferimento bibliografico o scientifico, è, infatti, animato da una sorta di catastrofismo tecno-fobico. La transizione digitale della nostra società è, infatti, additata nel testo come responsabile di ogni nequizia:” ci sono danni fisici: obesità, ipertensione e diabete e danni psicologici: dipendenza, alienazione, depressione, insonnia, diminuzione dell’empatia” per citarne solo alcuni. Ma l’accanimento del relatore e redattore del documento, si sofferma, poi, sui supposti danni “cognitivi” del digitale “Ma a preoccupare di più – prosegue il documento – è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali (…): la capacità di concen­trazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità, la capacità dialettica.. . Sono gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, di smartphone e videogiochi produce sui più giovani. Niente di diverso dalla cocaina. Stesse, identiche, implicazioni chimiche, neurologiche, biologiche e psicologiche. (SIC!)”. E prosegue in crescendo il documento “Per quest’insieme di ragioni, non è esagerato dire che il digitale sta decerebrando le nuove generazioni, fenomeno destinato a connotare la classe dirigente di domani.” Secondo il documento, quindi e in totale contraddizione con tutto l’impianto del PNRR (Missione 4 scuola e ricerca) e del Piano Nazionale Scuola Digitale del Ministero dell’Istruzione, anche la scuola dovrebbe poi stare ben lontana dal Web e dai device digitali perché: “più la scuola e lo studio si digitalizzano, più calano sia le competenze degli studenti sia i loro redditi futuri.” Niente di più falso come abbiamo provato a dimostrare in un nostro precedente articolo su Agenda digitale (Scuola 4.0, PNRR ultima chance: ecco come cambierà il sistema formativo), dal momento che i provvedimenti contenuti nel PNRR e nel Pino Scuola 4.0, che abbiamo sintetizzato più sopra, rappresentano un’occasione unica e irripetibile per poter riformare, rendere più competitiva e vicina agli stili dei apprendimento dei nativi digitali la scuola pubblica in Italia. Il grottesco e l’ironia involontaria sono la cifra di tutto il documento di Cangini e non si possono davvero prendere seriamente i risultati di questa Indagine conoscitiva sull’impatto del digitale sugli studenti. Si tratta, nei fatti, di un testo che vorrebbe cancellare in un solo colpo più di cinquanta anni di ricerche e di studi sulle Tecnologie dell’educazione.

Competenze digitali di cittadinanza

Il documento è inoltre in piena contraddizione con i ben più qualificati framework dell’Unione europea sulle Competenze digitali di cittadinanza Digicomp 2.2 e soprattutto con il Digicomp.Edu, che si propongono di diffondere capillarmente le competenze digitali tra i cittadini e gli insegnati europei. I framework di convergenza europei hanno, infatti, la finalità di permettere a studenti e insegnati di sfruttare a pieno, in modo critico e consapevole le grandissime opportunità di crescita personale, culturale e sociale che le tecnologie digitali ci offrono. Ciò che più stupisce, invece, del testo di Cangini è la totale assenza di prove scientifiche, citazioni di ricerche, fonti e biligrafia a supporto delle tesi davvero infondate che sostiene. Non è possibile affermare che queste posizioni siano condivise “dalla maggior parte di neurologi, psicologi, pedagogisti, psichiatri, grafologi ed esponenti delle Forze dell’ordine”, nemmeno da quelli “ascoltati” da Cangini durante l’indagine, poiché non c’è traccia nel documento di riferimenti diretti ai loro lavori. Non possiamo pensare che i ricercatori, e i professionisti qualificati che sono stati ascoltati, abbiamo sostenuto tesi così azzardate e unilaterali. L’elenco dei partecipanti alle audizioni è disponibile sul sito del Senato, ma poiché non abbiamo nessuna indicazione sulla metodologia con la quale soni state condotte le audizioni e non sono stati chiariti i criteri secondo i quali è stata stesa la relazione finale, preferiamo non citare, per rispetto, le personalità ascoltate dal relatore.

Conclusioni

È davvero deprecabile che questo documento sia stato, approvato, il 9 giugno 2021 – nella scorsa la XVIII legislatura – dal Senato della Repubblica italiana, ed è una “caduta di stile” da parte di Valditara averlo allegato alla sua condivisibile, anche se pleonastica, circolare sull’uso improprio degli smartphone a scuola. Ci auguriamo che l’azione del nuovo Ministro Valditara prosegua nella linea di continuità con l’azione di Draghi e di Patrizio Bianchi. Promuovere le competenze digitali avanzate a scuola è un passo fondamentale per preparare prima gli insegnanti e poi i bambini e i ragazzi ad un uso critico, creativo e proattivo delle tecnologie che caratterizzano la nostra epoca presente. La scuola è, poi, l’unica istituzione che possa agevolare questa necessarissima nuova alfabetizzazione. Inoltre, la conoscenza critica, e non la proibizione, è l’unico modo per difendere i ragazzi, e anche gli adulti, dall’uso passivo e inconsapevole dei dispositivi digitali e delle piattaforme che permettono di fruire.

Se il PNRR non verrà modificato si potrà ottenere un duplice vantaggio: appassionare bambini e ragazzi alla scuola e all’apprendimento attraverso linguaggi più vicini a quelli che utilizzano nella vita di tutti i giorni e, soprattutto, insegnare loro ad usare le tecnologie per la loro crescita personale e professionale, senza rimanerne vittime, evitandone i rischi. Per tutte queste ragioni ci auguriamo che il Ministro Valditara non si lasci ingannare dalle sirene del tecno-scetticismo acritico, di cui il documento di Cangini è un esempio lampante, e continui la sua azione nel solido solco tracciato dal PNRR del Governo Draghi.

Note

  1. In attuazione del l’investimento 3.3 della Missione 4, Componente 1 del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

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