SCUOLA DIGITALE

Dal PNRR le nuove leve per didattica e scuola del futuro: come orientarsi



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Le risorse messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per la Scuola 4.0, da sole, non sono sufficienti per garantire la trasformazione degli strumenti formativi in chiave digitale. Occorre il coinvolgimento diretto del corpo docenti per identificare le soluzioni più adatte: come orientarsi

Pubblicato il 16 mag 2024



scuola del futuro

Per valorizzare al meglio le risorse che il PNRR offre per la scuola digitale, è necessaria una strategia con obiettivi ben definiti. Sebbene infatti strumenti, competenze e fondi non manchino, sussistono difficoltà nello stabilire progettualità specifiche, con il rischio di tardare la messa a terra di importanti occasioni di sviluppo. Del resto, l’assenza di strutturazione ha un impatto sulla didattica. Secondo un’indagine condotta da Skuola.net in collaborazione con Lenovo su 2.500 studenti di età compresa tra i 16 e i 24 anni, solo un allievo su cinque dice di essere abituato all’uso dei device digitali da parte dei propri insegnanti.

Device e scuola del futuro, perché serve un metodo codificato

Dalla ricerca di Lenovo e Skuola.net emerge che “sopra i 16 anni, quindi nella parte alta della scuola secondaria e dell’università, il 90% degli studenti dispone comunque di un dispositivo che utilizza per la didattica o vorrebbe utilizzare per la didattica. Nella parte legata al mondo delle scuole superiori, però, non c’è un metodo codificato per la didattica digitale, e quindi spesso viene lasciato inutilizzato”, come spiega Riccardo Tavola, Education Manager di Lenovo Italia.

Quello che occorre è una nuova visione in cui il processo educativo entri in un rapporto di collaborazione e non di dipendenza con gli strumenti digitali. Ma per fare ciò bisogna prima di tutto sviluppare nuove competenze. “Attraverso un investimento sui docenti, che li aiuti a scegliere tra le piattaforme più adatte, senza subire strumenti e soluzioni. Evolversi verso la scuola del futuro, la scuola digitale, significa del resto metterla al passo con i tempi della generazione dei nativi digitali, e gli istituti che investiranno negli insegnanti e nello sviluppo tecnologico facendo leva su accessibilità, competenze e collaborazione saranno a mio avviso quelle che avranno più successo con gli studenti”, sottolinea Tavola.

Scuola 4.0, i fondi a disposizione

Per raggiungere questo obiettivo, l’Italia ha adottato il piano Scuola 4.0, un progetto sostenuto in gran parte dai fondi messi a disposizione dal PNRR. Sono nello specifico 2,1 miliardi di euro le risorse messe in campo dal PNRR per realizzare il programma di trasformazione. Un provvedimento del Ministero dell’Istruzione pubblicato a settembre 2022 ha distribuito tra le scuole italiane una parte di tali finanziamenti destinata soprattutto a nuovi progetti. Altri atti precedentemente pubblicati hanno invece indirizzato una parte degli investimenti verso progetti già in corso.

Il provvedimento che ha individuato le scuole beneficiarie delle risorse ha suddiviso i fondi in una serie di azioni focalizzate: in particolare, l’azione 1 per la trasformazione delle aule innovative impiegherà circa il 62% delle risorse, mentre l’azione 2 è dedicata ai laboratori per le professioni digitali. Inoltre, sono stati assegnati 289 milioni per progetti già in corso. A livello nazionale si mira alla trasformazione di circa 100mila aule tradizionali in ambienti di apprendimento connessi, con l’introduzione di dispositivi informatici come pc, tablet e lavagne interattive. Inoltre, si intende creare laboratori specifici per formare gli studenti alle competenze necessarie nel mercato del lavoro digitale futuro.

Bisogna però precisare che l’allocazione delle risorse ha seguito criteri di natura principalmente demografici. I fondi sono stati quindi assegnati in base al numero di scuole presenti e di classi attive nei vari distretti regionali. La Lombardia, per esempio, è la regione che ha ricevuto più fondi, 260 milioni di euro, seguita dalla Campania e dalla Sicilia, con rispettivamente 232 milioni e 189 milioni di euro assegnati. Una scelta che, apparentemente, è in contraddizione con l’obiettivo di ridurre le disparità tra i vari territori, obiettivo che al contrario è considerato prioritario dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Scuola digitale, lo stato dell’arte

Le scuole, d’altra parte, si stanno muovendo: soltanto il 3% degli istituti coinvolti nell’indagine dell’Osservatorio EdTech del PoliMI non ha ancora presentato una o più progettualità negli ultimi tre anni per ricevere quei finanziamenti mirati a introdurre l’innovazione tecnologica, e in particolare nell’ambito del PNRR. Tuttavia, permangono ancora difficoltà nell’accesso ai fondi, dovuta essenzialmente alla complessità burocratica legata alla comprensione dei requisiti richiesti e alla mancanza di competenze per la loro corretta gestione (72%). Ma anche le tempistiche ristrette (59%) e la scarsità di personale per seguire il progetto (51%) rappresentano serie criticità.

“L’opportunità, indubbiamente, c’è. Con il digitale, la scuola può mettersi al passo coi tempi, con le aspirazioni delle nuove generazioni e con le competenze che il mercato del lavoro richiederà nei prossimi anni”, commenta Tavola. “Per fare questo è necessario però un nuovo approccio, che aiuti il processo educativo a entrare in un rapporto di collaborazione con gli strumenti digitali. Ciò implica a sua volta nuove skill, e quindi un investimento sui docenti, che devono trovarsi nelle condizioni di scegliere le soluzioni da portare in classe in funzione delle sfide da affrontare, introducendo nella didattica gli strumenti che li aiutano a ispirare e potenziare le abilità degli studenti”.

I consigli di Lenovo

Proprio in quest’ottica Lenovo ha instaurato un dialogo aperto con la scuola, proponendo una collaborazione estesa all’interno dell’ecosistema attorno al quale ruotano tutte le figure della didattica. L’obiettivo è quello di creare insieme una metodologia corretta di approccio digitale, che renda le tecnologie facili da usare prima di tutto per i docenti – in quanto al centro del processo formativo – e poi, chiaramente, per gli studenti. “Siamo consapevoli che c’è molto lavoro da fare, sia in termini di preparazione delle strutture sia sul piano della creazione delle competenze”, chiosa Tavola. “Se guardiamo all’ultimo Digital Decade Report, l’Italia è al 19 posto tra i 27 Paesi membri dell’Unione Europea per le digital skill. Ecco perché non possiamo agire da soli: per accelerare l’adozione del digitale nella scuola lavoriamo insieme ai nostri partner certificati, offrendo soluzioni di apprendimento personalizzate e immersive, che promuovono l’inclusione e favoriscono lo sviluppo delle competenze digitali nel rispetto dei requisiti di progetto previsti dal piano di investimenti di Scuola 4.0, a cui stiamo collaborando attivamente per la stesura delle nuove linee guida”.

Contributo editoriale sviluppato in collaborazione con Lenovo

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