ambiente e tecnologie

Sviluppo sostenibile: passa dalla Scuola il futuro del Pianeta

Il futuro del Pianeta è nelle nostre mani e in quelle delle generazioni future, che vanno educate allo sviluppo sostenibile e all’importanza di tecnologie in grado di favorire una vita sana e prospera per l’umanità preservando ambiente, economia, società ed istituzioni. Ecco perché il ruolo della scuola è fondamentale

Pubblicato il 16 Nov 2018

Maria Chiara Pettenati

Dirigente di ricerca Indire

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Lo sviluppo sostenibile passa necessariamente dall’uso di tecnologie in grado di soddisfare i bisogni delle persone (cibo, energia, mobilità) senza distruggere il pianeta, e da una nuova e adeguata governance sia dei sistemi pubblici che delle imprese. Tocca naturalmente e in primo luogo alla scuola il difficile compito di preparare le nuove generazioni ad acquisire un pensiero integrato e a interiorizzare gli elementi trasformativi che permetteranno di comprendere, come sottolineato nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, 2015 (art. 53) delle Nazioni Unite che:

Il futuro dell’umanità e del nostro pianeta è nelle nostre mani. Si trova anche nelle mani delle nuove generazioni, che passeranno il testimone alle generazioni future. Abbiamo tracciato la strada verso lo sviluppo sostenibile; servirà ad assicurarci che il viaggio avrà successo e i suoi risultati saranno irreversibili.

Scuola, sviluppo sostenibile e pensiero integrato

La Scuola, si legge nelle nostre Indicazioni Nazionali per l’infanzia e il primo ciclo (2012) è investita da una domanda che comprende, insieme, “l’apprendimento e il saper stare al mondo”. Per questo essa ha necessità di trasformarsi accompagnata da un dialogo continuo e ben informato entro cui occorre che faccia propria la missione all’educazione allo sviluppo sostenibile.

Un compito che le nostre istituzioni educative stanno in effetti cominciando a realizzando di avere.

Proprio negli stessi giorni in cui si svolgeva a Firenze la Fiera Didacta, aveva luogo a Roma la conferenza per il cinquantesimo anniversario del Summit del Club di Roma, che nella famosa pubblicazione, “I limiti della crescita”, per la prima volta nel 1972 mise il mondo di fronte alla questione ambientale. Cinquant’anni dopo quella pubblicazione, il paradigma economico della crescita esponenziale e infinita è ancora molto sottovalutato nei suoi effetti dal mondo della politica e dell’economia e il tasso di sfruttamento e consumo dei quasi otto miliardi di esseri umani che popolano il pianeta è tale per cui le risorse necessarie richiederebbero due pianeti per sopravvivere, mentre siamo tutti passeggeri di un unico pianeta.

Figura 1: Global trends vs Global Risks. Fonte: Global Risks Report 2018, World Economic Forum

Nonostante cinquant’anni di ricerca scientifica e di evidenze di una tendenza sempre più pericolosa per il futuro dell’umanità e del pianeta, stiamo ancora correndo ad alta velocità verso un futuro che non vogliamo.

Di fronte ai rischi globali provocati dalle tendenze in atto nella società e nell’ambiente, “come possiamo preparare noi stessi e i nostri figli per un mondo scosso da tali inediti sconvolgimenti e radicali incertezze?” (Harari, 21 Lezioni per il XXI secolo. Bompiani 2018).

Se è vero che alcune soluzioni sono già nelle nostre mani, non v’è dubbio che perché queste si diffondano e si radichino a livello globale, la scuola debba assumere con urgenza e maggiore profondità la sua missione di occuparsi sia del “saper stare al mondo”, che del rendere il mondo un posto in cui poter condurre una vita sana e prospera[1], anche per le generazioni a venire.

Sviluppo sostenibile e innovazione della scuola

Quello dello sviluppo sostenibile come orientamento per l’innovazione della scuola – con uno sguardo particolare al ruolo delle tecnologie, intese come una delle sei maggiori sfide per ottenere i cambiamenti trasformativi verso un futuro sostenibile – ma anche come sfondo culturale integratore delle discipline e dei curricoli è stato uno dei trattati nel corso del più grande evento fieristico nazionale dedicato al mondo della scuola, la seconda edizione di Fiera Didacta di Firenze, (18 e 19 ottobre).

Quello che è emerso con maggiore chiarezza è che a tre anni dall’approvazione dell’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile e dei relativi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile  ancora “non ci siamo”: sembra ormai evidente, ed è stato sottolineato nell’apertura dell’executive summary del rapporto ASVIS 2018, a firma di Enrico Giovannini, che “Guardando ai dati disponibili e alle azioni concrete assunte negli ultimi tre anni, comincia a diventare evidente che difficilmente il mondo, l’Europa e l’Italia rispetteranno gli impegni presi solennemente il 25 settembre del 2015, con la firma dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”.

Figura 2: I 17 grandi obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’umanità e del pianeta sottoscritti dai paesi delle Nazioni Unite costituiscono un programma preciso, articolato in 196 target da raggiungere entro il 2030. (Fonte; Report ASviS 2018)

Le trasformazioni necessarie (anche nella scuola)

Nel guardare a questi obiettivi, nel prendere consapevolezza di come ogni paese, di come l’Europa e l’Italia, si muovano per raggiungerli, lo sguardo di ricerca si allunga anche oltre l’orizzonte, vicinissimo, del 2030, per comprendere quali trasformazioni sono necessarie, anche nella scuola.

Gli indicatori confermano la condizione di non sostenibilità del nostro Paese da tutti i punti di vista, economico, sociale, ambientale e istituzionale. Anche laddove si riscontrano evidenti miglioramenti, siamo molto lontani dagli Obiettivi. (Fonte: Rapporto ASviS 2018 (p.6)

Figura 3: Progresso dei 17 Goal per l’Italia.

Cittadinanza globale e digitale, la scuola e le competenze

È qui che deve inserirsi il grandissimo sforzo della scuola per preparare le nuove generazioni a questo pensiero integrato. Ed è questa una delle barriere più forti: il cambiamento di mentalità, elemento trasformativo essenziale per la sostenibilità, che è anche il più difficile da ottenere.

Ed è qui che, a sua volta, si innesta il ruolo del digitale che, nelle parole di  Alfonso Fuggetta – Ordinario al Politecnico di Milano e Direttore Scientifico del Cefriel – contribuisce in modo decisivo alla definizione del concetto stesso di cultura, determina e contribuisce a definire i concetti di cittadinanza e di democrazia. Ecco dunque che cittadini “maturi al tempo del digitale” sono chiamati ad impadronirsi di competenze come imparare ad imparare, propedeuticità e riflessione, analisi e sintesi, scrittura e lettura, problemi e soluzioni, il senso dello studiare, l’onestà intellettuale e la scuola ha un compito ineludibile nel sostenere questo percorso (Fuggetta, 2018).

Come sottolineato anche da Maria Ranieri, docente associato presso l’Università di Firenze, gli elementi che possono consentirci di arrivare ad un futuro digitale sostenibile nella scuola sono gli innesti interdisciplinari e le trasversalità e poi anche l’approccio di migliorare riutilizzando, riadattando per non rincorrere necessariamente al nuovo a tutti i costi; e poi ancora valorizzare ciò che è anche fuori dalla scuola ma è ormai anche nella scuola, attraverso i dispositivi mobili, e infine ragionare in ottica di supporto agli gli attori che devono abilitare questi progetti – insegnanti e dirigenti – che, da questo punto di vista, meritano una maggiore attenzione.

Del resto, se è vero che non sappiamo che società avremo domani, perlomeno però tre caratteristiche, della società di domani le conosciamo o – quantomeno – “le speriamo”: una società democratica, ecologica, che si prenda cura delle persone.

Ma non troviamo forse questa stessa visione, resa precisa, articolata, nel programma dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite? È questo un quadro di riferimento ci mette concretamente in condizioni di “leggere la realtà, anticipare gli shock prossimi venturi, preparare il sistema ad assorbirli, ad aggiustarsi o a trasformarsi, a seconda dei casi, attraverso politiche integrate e altri processi in grado di portare il mondo su un sentiero di sviluppo sostenibile, in grado di soddisfare le aspirazioni degli essere umani, rispettando i limiti del Pianeta e i delicati equi libi degli ecosistemi che ci sono stati affidati”[7].

In questo contesto si muove, ad esempio, l’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), dal 2016 ad oggi ha aggregato oltre 220 soggetti in uno sforzo condiviso a sostegno di tutti gli ambiti, politici, economici, ambientali ed istituzionali e il cui operato si può amplificare insieme e grazie alla scuola. Molte sono le iniziative a riguardo, che vanno dal Concorso per le Scuole Facciamo 17 Goal, al corso e-learning disponibile online per tutti i docenti neoassunti dallo scorso anno, alle moltissime risorse digitali utilizzabili da docenti e studenti attraverso il sitodell’associazione

Non possiamo fare di questo quadro il senso di direzione di cui la scuola ha bisogno per trasformarsi?

_______________________________________________________________

  1. Vivere entro i limiti, conducendo una vita sana e prospera” è la definizione (o la conquista!) che Giangfranco Bologna, Direttore scientifico WWF Italia, dà di “sviluppo sostenibile”.
  2. Maria Chiara Pettenati Introduzione al convegno “Educazione allo sviluppo sostenibile” (video), Didacta 18 ottobre 2018; Maria Chiara Pettenati Introduzione al convegno “Tecnologie digitali sostenibili a scuola” (video), Didacta 19 ottobre 2018”
  3. Preparare, Proteggere, Prevenire, Promuovere e Trasformare sono le tipologie di interventi proposte da Enrico Giovannini per le politiche pubbliche, per assicurare la stabilità, per gestire l’adattamento e per realizzare la trasformazione del sistema (Enrico Giovannini, Utopia Sostenibile. Laterza, 2018, p. 71)
  4. Biesta, G.J.J. (2014). The beautiful risk of education. Boulder, Co: Paradigm Publishers. ISBN: 978-1-61205-026-3
  5. Harari, Yuval Noah Harari. 21 lezioni per il XXI secolo. Bompiani 2018
  6. ivi
  7. Enrico Giovannini, Utopia Sostenibile. Laterza, 2018, p. 72

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