l'analisi

Ordini professionali al voto (anche elettronico) in “ordine” sparso: rischi e contromisure

L’adozione del voto elettronico, specie in un frangente come quello attuale, da parte di qualsiasi associazione, partito od organizzazione è da sostenere attivamente. Occorre però anche concentrarsi sulla reale portata, i limiti e i rischi dei sistemi di voto. il Crvd ha messo a disposizione un elenco di analisi da compiere

Pubblicato il 14 Apr 2021

Emmanuele Somma

Segretario del Partito Pirata

Flat 3d isometric businessman hand putting voting paper into ballot box that come out from laptop monitor. Online voting and election concept.

Il voto per l’elezione delle cariche degli ordini professionali rappresenta un vero banco di prova con rilevanza pubblica nazionale per i sistemi di voto elettronici. C’è però bisogno che il ministero della Giustizia vigili sui sistemi adottati.

Il voto elettronico è infatti uno strumento che deve essere calato in un quadro completo e non può essere mai adottato a cuor leggero perché cambia, talvolta distorce sensibilmente, le relazioni tradizionali che sono alla base delle “democrazie interne” delle organizzazioni. E questo fatto non può essere mai trascurato.

Voto elettronico, la posizione del Crvd

La posizione del Comitato per i requisiti del voto in democrazia (Crvd) è sempre stata liberale nei confronti delle organizzazioni che volessero utilizzare forme di voto elettronico, anche via Internet, per la propria vita democratica interna.

Resta ferma la contrarietà nell’uso del voto elettronico per le elezioni politiche a livello nazionale e per tutte le elezioni in cui i valori economici in gioco siano tanto rilevanti da poter ripagare l’impegno per realizzare una manipolazione del voto elettronico.

L’adozione del voto elettronico, specialmente in un frangente come quello attuale, da parte di qualsiasi altra associazione, partito o organizzazione non è scandaloso, ma anzi è da sostenere attivamente. La possibilità di fare ricorso al voto elettronico può fare bene alla democrazia di queste organizzazioni (e anche alla tecnologia dei sistemi di voto). Purché sia fatta bene e con consapevolezza.

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Gli strumenti mediati di voto premiano le persone più tecnologicamente smaliziate, deprimono i meno avvezzi, possono permettere la pre-costituzione di collezioni di profili individuali da parte di pochi individui e agevolano l’espressione di voti “collettivi”, non impediscono né la compravendita dei voti, né l’espressione del voto sotto, diciamo così, supervisione altrui. Per tacer delle possibili manipolazioni dei server, delle basi di dati, delle registrazioni di log, ecc. ecc.

Tutte cose però che, con opportune analisi, impegni e, in ultima analisi, investimenti, possono essere indirizzate ed affrontate, e i cui relativi rischi se non eliminati quantomeno mitigati e tenuti sotto controllo. Gli elettori che devono utilizzare questi sistemi di voto devono sempre essere messi a conoscenza di ogni informazione relativa al procedimento elettorale adottato, i rischi in cui incorrono e come adottare comportamenti virtuosi per evitarli.

Ordini professionali al voto

Gli ordini professionali sono vigilati dal Ministero della Giustizia e, ferma restando la loro autonomia di organizzazione, è importante che questa vigilanza ministeriale prenda in considerazione anche le modalità di elezione degli organi e i relativi rischi. Il Ministero pone stringenti scadenze alle elezioni.

Non è richiesto che sia il Ministero a stabilire o regolamentare le corrette modalità di voto, è giusto anche lasciare agli ordini ampia autonomia in tema, ma sarebbe opportuno compiere analisi e studi sulle soluzioni adottate, raccogliere le opportune informazioni e divulgare le relative analisi. La vigilanza del Ministero di Giustizia «…si esplica attraverso richieste di chiarimenti ai Consigli degli ordini professionali e, in alcune ipotesi, può estendersi ad attività di tipo ispettivo.». Il Ministero avrebbe quindi anche la possibilità di ispezione, post-mortem, sull’andamento delle procedure elettorali svolte. In caso di voto elettronico sarebbe opportuno svolgerla in pratica.

Nell’ultimo anno gli Ordini hanno reagito alla situazione eccezionale in modo senza dubbio non eccezionale: avanti, forse, adagio, sparsi. C’è chi ha procrastinato sine die il voto, chi lo ha preteso in forma cartacea cercando la finestra temporale opportuna per farlo, chi s’è arrischiato alla modalità elettronica, chi ha deciso un po’ in un modo un po’ un altro, col retropensiero di far saltare tutto e rimanere in sella fino a data da destinarsi.

Insomma, tutti in “Ordine” sparso, e soprattutto confuso, senza una chiara idea né, sembra, una chiara consapevolezza di cosa stessero facendo. Un occhio esterno e imparziale, quale che sia la soluzione scelta, difficilmente riscontrerebbe scelte adeguatamente meditate o quantomeno ben comunicate.

L‘autonomia degli Ordini ci ha quindi restituito un quadro sconfortante. È anche un po’ deprimente continuare a biasimare le eccezionali condizioni di questo periodo, quando sembra che ci fatto poco per sfruttare le condizioni attuali (positive come mai per l’innovazione dei processi digitali) e migliorare, una volta per tutte, queste incombenze elettorali, per permettere maggiore sicurezza e inclusività.

La valutazione di questi sistemi elettorali messi in campo dagli Ordini da parte del Ministero può essere svolta con il supporto delle Università italiane che letteralmente pullulano di esperti in materia e che potrebbero, in un caso tutto sommato così “controllato”, dare un contributo significativo a un’analisi dei rischi fatta bene.

Si aiuterebbero così gli Ordini a «fare la cosa giusta» ed evitare quei balletti tattici che non fanno il bene né della democrazia interna, né delle stesse tecnologie adottate o dismesse senza mai una chiara spiegazione, ma talvolta solo per l’esigenza estemporanea di una qualche cordata che è al potere o desidera andarci.

Le analisi sui sistemi di voto elettronico

Dal punto di vista del Crvd una operazione di analisi dei sistemi elettorali (elettronici, online, con blockchain oppure anche cartacei) è senza dubbio meritoria, perché impone di concentrarsi sulla reale portata, i limiti e i rischi dei sistemi di voto, ovvero sui requisiti del voto democratico, nei casi controllati di queste organizzazioni, come gli ordini professionali, che hanno una rilevanza pubblica.

Per questo motivo il Crvd ha messo a disposizione un elenco di analisi da compiere anche abbastanza agevolmente sui sistemi di voto elettronico, soprattutto quelli online, via app o con blockchain (ma è facilmente adattabile a ogni tipo di processo elettorale, anche quello cartaceo).

L’obiettivo non è quindi né impedire l’uso o la ricerca sui sistemi elettronici, ma quello di confrontare le cose alla pari, sapendo che non basta mai invocare superficialmente la fiducia sull’organizzatore delle elezioni. È necessario sempre essere consapevoli di quali e quanti sono i rischi a cui si va incontro adottando un sistema di voto elettronico.

Tornerebbe utile anche a quei politici e decisori pubblici che sembrano poco disposti a prendere in considerazione la realtà dei fatti scientifici sull’argomento, e provano a costruire realtà fittizie basate su ipotesi ardite o riportando in modo parziale esperienze raccolte in giro per il mondo presentandole fuori contesto.

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