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Relazione annuale Garante privacy, i punti chiave per il futuro

Sono stati mesi concitati, non c’è dubbio. L’attesa e le aspettative per l’insediamento di questo Garante erano dunque palpabili e la Relazione 2020 del Garante privacy rappresenta anche un’occasione per avere una prima immagine d’insieme del lavoro svolto dal nuovo Collegio durante i primi mesi del proprio mandato

Pubblicato il 05 Lug 2021

Rocco Panetta

Partner Panetta Studio Legale e IAPP Country Leader per l’Italia

privacy data protection

Venerdì 2 luglio l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali ha presentato la Relazione Annuale 2020. Confesso di aver seguito questo momento speciale con grande interesse e con la solita emozione istituzionale che accompagna una ricorrenza a me particolarmente cara.

Mi si conceda quello che può sembrare un eufemismo, ma pare davvero ieri il giorno in cui l’attuale Collegio subentrava a quello presieduto da Antonello Soro. Era l’estate del 2020 e, come tutti ricordano, la nomina del nuovo Garante arrivava dopo un lungo periodo di prorogatio (reso ancor più delicato dall’avvento della pandemia da Coronavirus) nel quale gli ex componenti del Collegio hanno dimostrato un incredibile senso di responsabilità, andando ben oltre gli obblighi del proprio mandato.

Sono stati mesi concitati, non c’è dubbio. L’attesa e le aspettative per l’insediamento di questo Garante erano dunque palpabili e la Relazione data alla stampa venerdì scorso rappresenta anche un’occasione per avere una prima immagine d’insieme del lavoro svolto dal nuovo Collegio durante i primi mesi del proprio mandato.

I numeri 2020 della privacy in Italia

Osservando prima di tutto il dato quantitativo, non può di certo dirsi che il 2020 del Garante sia stata un’annata sotto tono, tutt’altro.

Dai dati resi pubblici nella Relazione, e utilmente riassunti nella sintesi per la stampa, nel 2020 sono stati 278 i provvedimenti collegiali adottati (nel 2019 erano 232) e circa 8.984 i riscontri a reclami e segnalazioni (l’anno precedente erano stati 8.092). In aumento anche i pareri resi dal Collegio su atti regolamentari e amministrativi (60 a fronte dei 46 dell’anno scorso) e su norme di rango primario statale, delle regioni e delle autonomie (7 nel 2020, 6 nel 2019). Quasi in pareggio il dato sulle comunicazioni di notizie di reato all’autorità giudiziaria (8 del 2020 contro le 9 del precedente anno) e quello sulle risposte ai quesiti nell’ambito della relazione con il pubblico (15.040 nel 2020, 15.821 nel 2019). Stabile anche il numero delle notifiche di violazione dei dati personali, che passa da 1.443 (2019) a 1.387 (2020).

In netta controtendenza sono invece i dati sull’attività ispettiva: solo 21 nel 2020 rispetto alle 147 dello scorso anno, una contrazione chiaramente dovuta alla contingente situazione epidemiologica. A crescere è stata però la presenza internazionale del Garante, con il numero delle riunioni che è passato da 137 a 179 (queste ultime tutte svoltesi in modalità virtuale). Un segnale importante e che risponde alla necessità di tornare ad occupare quella posizione di rilievo e rispetto sovranazionale che l’Autorità italiana ricopre fin dai tempi in cui la parola Garante evocava l’opera di Stefano Rodotà e Giovanni Buttarelli.

Discorso a parte merita, infine, il capitolo ammende. A partire dall’ammontare delle sanzioni riscosse, che passa da poco più di 3 milioni a oltre 38 milioni. Più in generale, nel corso del 2020 l’Autorità ha adottato 184 misure correttive e sanzionatorie ex art. 58(2) del GDPR (di cui 56 sanzioni amministrative pecuniarie ex art. 83 del GDPR).

I punti chiave del 2020

Le prime chiavi di lettura per sintetizzare l’operato dell’Autorità nel corso dei passati dodici mesi sono senza dubbio l’epidemia da Covid-19 e il rapporto con le big tech. E non si tratta certo di una sorpresa.

Partendo dall’emergenza sanitaria, l’Autorità è stata infatti chiamata a fronteggiare una sfida inedita e lo ha fatto dimostrando di incarnare pienamente e profondamente lo spirito dei principi e dei diritti che è chiamata quotidianamente e istituzionalmente a tutelare. Emblematiche a tal riguardo le parole pronunciate dal Presidente Pasquale Stanzione nel suo discorso nella Sala della Regina di Palazzo Montecitorio: «La permanenza della condizione pandemica ci ha insegnato a convivere con le limitazioni dei diritti, tracciando tuttavia il confine che separa la deroga dall’anomia, dimostrando come la democrazia debba saper lottare, sempre, con una mano dietro la schiena». Impossibile richiamare qui tutte le iniziative intraprese dal gennaio 2020 (ma ci ha pensato il Garante con un’utile pagina informativa). Basti pensare al fondamentale intervento sull’App Immuni o alle FAQ su coronavirus e protezione dei dati che hanno guidato e continuano ancora a guidare aziende, pubbliche amministrazioni e professionisti. E non mancheranno di questi riferimenti anche nella prossima relazione, visti i recenti provvedimenti adottati in tema di certificazioni verdi e vaccinazioni in azienda.

Ma il 2020 è stato anche il primo, vero, anno di svolta nel rapportarsi al potere e all’influenza delle grandi piattaforme di internet. Il Garante ha agito con ritmo, in maniera esemplare, ponendosi in molti casi come autorità trainante a livello europeo (e forse non solo). In questo senso, l’intervento del Garante nei confronti di una celebre app di messaggistica, così come le ulteriori iniziative intraprese nei confronti di altri grandi player di internet, lasciano intravvedere un Garante dal passo sostenuto, consapevole del suo ruolo e delle maggiori funzioni di controllo che gli derivano dal GDPR, anche in virtù della potenza di fuoco normativa che l’Unione Europea intende mettere in campo nei prossimi mesi, visti le tante proposte di regolamento e direttiva annunciate e presentate.

A questi primi e sicuramente più evidenti punti della lista se ne possono poi aggiungere altri tre, decisamente non meno importanti.

Innanzitutto l’attenzione ai più vulnerabili. Una parola presente anche nel discorso del Presidente Stanzione, il quale ha ricordato altresì che «[l]a protezione dei dati può rappresentare, infatti, un prezioso strumento di difesa della persona da vecchie e nuove discriminazioni e di riequilibrio dei rapporti sociali, nella direzione dell’eguaglianza e della pari dignità sociale indicate dalla nostra Costituzione». Il fascio di protezione del Garante è stato attentamente puntato sui minori al fine di tutelarli dai pericoli della rete, rivolgendosi altresì e al tempo stesso a fenomeni apertamente denigratori come il revenge porn.

Nella cinquina non possono poi mancare il telemarketing, al centro di una decisa e necessaria azione di controllo che ha generato, nel solo 2020, un carico sanzionatorio pari a 57 milioni di euro, e l’attività di guida nell’applicazione delle regole comunitarie e nazionali in materia di protezione dei dati personali. A tale ultimo proposito, meritano di essere sicuramente menzionate la pubblicazione delle nuove FAQ in materia di videosorveglianza e l’apertura della consultazione sui cookie, i cui esiti tutti attendiamo con grande curiosità.

C’è infine una parola bonus, che è centralità. Se ci si fa caso, infatti, la presenza dell’Autorità nelle principali vicende che caratterizzano la nostra quotidianità sta crescendo in misura più che esponenziale. Il Garante c’è, interviene puntualmente ove interpellato e agisce di propria iniziativa quando ritiene che si ponga l’esigenza di tutelare diritti e libertà dei cittadini. Si pensi al Cashback e alla lotteria degli scontrini (e più di recente all’App IO), ma anche all’istruttoria avviata sul sito dell’INPS o alle numerose azioni per riportare all’attenzione degli operatori della cronaca la necessità di rispettare sempre le regole deontologiche e, più in genarle, la dignità umana.

In conclusione

Nella Relazione presentata venerdì scorso dal Garante confluiscono sia l’anima e gli sforzi del precedente Collegio, all’apice della propria maturità (e, come detto, anche oltre), sia lo spirito di quello insediatosi nell’estate dello scorso anno, chiamato ad inaugurare una nuova stagione a partire dal lascito ricevuto.

Dopo i primi mesi – e ormai possiamo dire anno – di permanenza in carica del nuovo Collegio, composto dal Presidente Prof. Pasquale Stanzione, dalla Vice Presidente Prof.ssa Ginevra Cerrina Feroni e dai Componenti l’On. Agostino Ghiglia e l’Avv. Guido Scorza, si inizia ora a percepire con sempre maggiore evidenza l’identità di questo Garante, che ha chiaro l’orizzonte della sua missione, nella ricerca della piena tutela dei diritti e libertà costituzionali, mediata e declinata nel bilanciamento di interessi, diritti e doveri contrapposti, nel pieno della grande rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo.

Gli ultimi tempi hanno tuttavia visto l’Autorità, ingenerosamente e indebitamente, sotto attacco da più parti. E’ un doppio segnale: che la strada da compiere in Italia e nel mondo è ancora lunga per una consapevolezza dell’equazione trattamento dei dati = progresso armonico tra diritti, obblighi e libertà e che il Garante, partendo in attacco, non ha fatto sconti a nessuno, senza dimenticare gli Over the Top, ma puntando il dito soprattutto all’inefficienza della pubblica amministrazione, che è senza dubbio il più grave problema del nostro Paese, assieme alla disonestà dei tanti evasori fiscali in libera circolazione.

Forse occorrerà aspettare il giro di boa di metà mandato per poter analizzare compiutamente i primi frutti del lavoro compiuto o forse no, anche considerato che il corpus dei funzionari e dirigenti, ai quali ho avuto per tanti anni l’onore di appartenere, è rimasto lo stesso degli anni precedenti, con la sola importante novità della nomina di un nuovo Segretario Generale, il Cons. Fabio Mattei.

L’augurio è che nel porgere lo sguardo al futuro si possa anche e sempre trarre ricchezza dal proprio passato e, ancor di più, dalle proprie origini. Una lettura che di certo non è sfuggita al Presidente Stanzione, che ha concluso il suo discorso «con l’auspicio di continuare ad essere l’istituzione centrale per la democrazia che aveva immaginato Stefano Rodotà».

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