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Bozzoli (Enel): “Non c’è innovazione senza sostenibilità. La vision dietro la nostra Innovability”

L’innovazione o è anche sostenibile o, semplicemente, non è. Le due strategie si supportano a vicenda e danno una spinta a tutto il gruppo Enel, che ha gettato le basi della sua strategia già nel 2015. Ecco i risultati ottenuti

Pubblicato il 20 Mar 2023

Carlo Bozzoli

Responsabile Global Digital Solutions di Enel

enel innovability

Grazie al suo modello di business sostenibile e pienamente integrato lungo la catena del valore, Enel è leader nel settore energetico. Primo operatore privato a livello globale nelle rinnovabili, con una capacità gestita di oltre 56 GW in tutto il mondo, nei primi mesi del 2022 Enel ha raggiunto quota 61% di produzione elettrica a zero emissioni.

Per quanto riguarda le reti, siamo la più grande società privata di distribuzione di elettricità al mondo, con circa 76 milioni di utenti finali. L’alto livello di digitalizzazione delle nostre reti, la cui prova tangibile è costituita da 45 milioni di smart meters installati, ci permette di incrementarne la resilienza e di innalzare costantemente la qualità del servizio. Gestiamo anche la più estesa base di clienti retail nel settore elettrico, con 63,4 milioni di clienti power, e supportiamo la loro ulteriore elettrificazione attraverso servizi innovativi, come la flessibilità (8,2 GW di demand response) e la mobilità elettrica, con circa 430.000 punti di ricarica. Enel è quotidianamente impegnata ad accelerare la sua trasformazione in una vera e propria digital company, grazie ai modelli operativi a piattaforma che abbiamo adottato in tutte le linee di business.

Nell’area digital lavorano con noi oltre 3.000 colleghi, distribuiti su 25 Paesi in tutti i continenti; il costante impegno che rivolgiamo alla riduzione – e al progressivo azzeramento – del gap di genere si inserisce in contesto non facile, considerando che, prendendo ad esempio Italia e Spagna, solo l’11% di chi si è laureato in discipline ICT è ad oggi costituito da donne.

Un definizione di sostenibilità

Partiamo dalla definizione di sostenibilità. Il Report Brundtland (1987) delle Nazioni Unite ha introdotto il concetto di sostenibilità descrivendolo come la capacità di soddisfare i nostri bisogni senza intaccare la possibilità delle generazioni future di soddisfare i loro. Inizialmente il focus principale era il rispetto dell’ambiente, ma con il tempo il concetto si è allargato al più ampio contesto sociale, coinvolgendo in prima battuta l’economia e le comunità che la compongono.

Il framework ESG

Via via si sono affermati due principali framework con cui poter valutare se le iniziative rispettano i criteri di sostenibilità. Il primo è il framework ESG – acronimo che sta per Environmental, Social and Governance -, il cui obiettivo è capire qual è l’impatto sull’ambiente, sulla società e sugli aspetti di governance. Una delle critiche che sono state mosse a questo framework è la sua funzionalità nell’effettiva quantificazione degli impatti sulle tre direttrici, ma rimane comunque un metodo efficace.

I Sustainable Development Goals

Nel 2012 sono stati presentati gli SDG, i Sustainable Development Goals, obiettivi di sviluppo sostenibile; possiamo considerarli una estensione del framework ESG, poiché questi 17 obiettivi sono molto più specifici e vanno a dettagliare le varie metriche da valutare per ognuno dei goal. Ogni obiettivo entra nel merito di un aspetto specifico dello sviluppo sostenibile, declinandolo al suo interno in forma di target da raggiungere entro il 2030; per ogni target, inoltre, vengono proposti anche uno o più indicatori che servono a misurare in maniera oggettiva i progressi. Questa presa di consapevolezza sull’importanza della sostenibilità è talmente radicata che ha coinvolto anche il mondo della finanza.

Negli ultimi anni le agenzie di rating hanno iniziato a valutare le aziende anche sulla base di quanto il loro business è sostenibile, il che ha portato molti operatori di settore a scegliere esclusivamente aziende sostenibili, perché studi BlackRock hanno mostrato che sono quelle che in caso di crisi resistono meglio agli shock di mercato. C’è ormai larga consapevolezza che, senza un determinato ripensamento delle dinamiche produttive, siamo destinati a un punto di non ritorno: una prospettiva del tutto evitabile, a condizione che tutti si impegnino per garantire un futuro a chi verrà dopo di noi. Per raggiungere l’obiettivo di Parigi (cioè non superare 1,5°C di aumento di temperatura globale) serve una riduzione annuale dell’8% delle emissioni di CO2, e in questo contesto è significativo il dato secondo cui il 90% dell’impatto ambientale di una azienda risiede nella supply chain. Ovviamente l’energia rinnovabile giocherà un ruolo chiave in questo processo, ma anche i modelli di circolarità si sono dimostrati estremamente efficaci, se non fondamentali.

Innovazione e sostenibilità vanno di pari passo

Il digitale sta diventando il traino di questa trasformazione, e lo sta facendo molto rapidamente; la twin transition di cui spesso si parla intende riferirsi alla trasformazione digitale e a quella energetica. Gli strumenti digitali ci permettono di usare meno risorse per compiere una attività, con un beneficio innegabile: basti pensare alla quantità di spostamenti evitati grazie agli strumenti di videoconferenza, o agli sprechi che possono essere scongiurati usando gli strumenti di analisi digitale. Insomma, se oggi solo il 26% dei decision maker IT pensano che la sostenibilità sia molto importante anche nel digitale, in 3 anni questa percentuale arriverà al 57%. Nessuno è esente, anche le aziende più grandi al mondo mettono in atto azioni per rendere il loro business più sostenibile.

Amazon, ad esempio, cerca costantemente di ridurre l’impatto dei suoi datacenter; Google ha creato processi per dare una seconda vita ai suoi server, stessa cosa fa Apple per recuperare materiali dagli iPhone a fine vita. HP invece si sta concentrando nella progettazione di pc con migliori performance energetiche. Qui sorge una questione: la sostenibilità digitale è ancora molto ancorata agli aspetti ambientali. La prima cosa che viene in mente quando si parla di sostenibilità digitale è sempre l’efficienza e la riduzione di consumi.

In realtà il digitale può avere un impatto molto più ampio: quando in Enel è stata creata la divisione di Innovazione, è stato deciso fin da subito di tenerla unita alla parte di sostenibilità, creando la nostra Innovability. Questo perché nella nostra vision l’innovazione o è anche sostenibile o, semplicemente, non è. Le due strategie si supportano a vicenda e danno una spinta a tutto il gruppo. Come le altre aziende digitali, anche il nostro percorso nella sostenibilità è iniziato con un focus sulla riduzione dei consumi per abbassare le emissioni di CO2. I driver su cui abbiamo lavorato sono stati:

  • l’ottimizzazione dell’utilizzo dei pc dei nostri colleghi;
  • la razionalizzazione del servizio di stampa e la sensibilizzazione all’uso responsabile delle stampanti;
  • il sempre più ampio ricorso alle videocall per ridurre gli spostamenti, ben prima dell’arrivo del covid.

La sostenibilità sempre più al centro nella strategia digitale di Enel

I risultati ci hanno spinto a spostare la sostenibilità sempre più al centro nella nostra strategia digitale. Nel 2015 abbiamo gettato le basi di questa strategia, che si è integrata fin da subito in quella di Gruppo e ne rappresenta un elemento cruciale. Nei successivi anni l’abbiamo progressivamente aggiornata in base ai risultati raggiunti e alla mutazione del contesto esterno. Ai concetti iniziali di Pillar (Asset, Customer, People) e Abilitatori tecnologici (Piattaforme IT, Cloud, Cybersecurity) abbiamo in seguito aggiunto l’Agile, il Data-Driven e il Digital Impact, nel 2019.

Qui è comparsa la Circular Economy, tra i pilastri più importanti. A partire dal 2020 il focus della strategia di Gruppo è stato sulla Platform, e abbiamo inserito i pillar fondamentali di Economica Circolare e Sostenibilità che hanno portato alla creazione della cosiddetta «Circulability» La nostra sfida più recente è il processo di platformization dell’Enel.

Il percorso di platformization

Il percorso di platformization si propone di superare l’approccio a silos, caratterizzato dalla duplicazione di processi e dati e dunque intrinsecamente affetto da limiti tecnico-organizzativi che non permettono di scalare rapidamente le attività, né di integrare facilmente nuovi business.

La platformization supera questi limiti: consente di ordinare i dati secondo regole e governance comuni, nonché di avere a disposizione servizi condivisi che possono essere assemblati e utilizzati molteplici volte per costruire solutions digitali.

Tale aspetto ha anche una ricaduta positiva in termini di sostenibilità digitale, grazie all’elevato riutilizzo dei servizi condivisi. La piattaforma tecnologica pone le fondamenta per un’evoluzione del nostro modello operativo in logica platform (e.g. Grid Blue Sky e Customer Operations), che abilita maggiore efficienza e flessibilità e ci consentirà altresì di diventare una vera «product-driven organization». La Platform, nonché i principi di sviluppo Agile e la logica Data-driven che ormai permeano la nostra azienda, si integrano perfettamente nella strategia di sostenibilità.

Come Enel contribuisce agli SDG

Il digital è fondamentale nella contribuzione di Enel agli SDG da parte di tutti i nostri business, e tutte le nostre attività contribuiscono al raggiungimento dei target. La digitalizzazione dei nostri pillar abilita la crescita sostenibile. In particolare:

• permette lo sviluppo di nuovi servizi (come il demand response e lo storage) e spinge la dematerializzazione della relazione con i nostri clienti;

favorisce l’aumento di produttività e la riduzione degli sprechi sui nostri Asset;

• facilita nuove modalità di lavoro che migliorano la collaborazione e l’inclusività;

Ottimizzare i consumi

Entrando nel dettaglio, le nostre varie business line che forniscono servizi ai clienti contribuiscono ad ottimizzare i loro consumi o a rendere le municipalità più vivibili e inclusive. Per citare qualche esempio, i servizi di mobilità elettrica contribuiscono a migliorare la qualità dell’aria nelle città oppure i nostri lampioni intelligenti che rendono le città più sicure e accoglienti, oltre ai già citati servizi di ottimizzazione dei consumi energetici per le aziende e per i nostri clienti. Sul pillar dedicato agli Asset il digital aiuta ad utilizzare in maniera più efficace la nostra infrastruttura.

Fare manutenzione predittiva con l’AI

Grazie all’intelligenza artificiale, per esempio, possiamo fare manutenzione predittiva ed estendere la vita utile dei componenti; con l’aiuto della realtà aumentata, inoltre, possiamo eseguire interventi tecnici con il supporto di un esperto da remoto, evitando uno spostamento fisico. Per quanto riguarda le persone, altro pilastro della nostra strategia, le nostre iniziative impattano sugli SDG 4, 8 e 17. Le nostre attività di Robot Process Automation, ad esempio, sollevano i nostri colleghi dalle attività ripetitive e a basso valore aggiunto, migliorando la qualità del lavoro. La diffusione della metodologia Agile, infine, incentiva la collaborazione e promuove le partnership interne ed esterne all’azienda.

Vorrei farvi un paio di esempi pratici di nostri progetti per ogni direttrice ESG. In ambito ambientale abbiamo avviato un tavolo di lavoro per calcolare quanta CO2 viene emessa dai nostri fornitori cloud a causa dei nostri consumi. In ambito sociale abbiamo reso accessibile il nostro call center di assistenza IT per permettere ai colleghi con disabilità di risolvere i loro problemi in autonomia. Per contribuire agli aspetti di governance abbiamo innanzitutto creato un corso di formazione per educare i nostri colleghi in tema sostenibilità; l’anno scorso, per la prima volta, abbiamo istituito un processo che permette ai nostri colleghi di donare il loro pc aziendale se non hanno intenzione di riscattarlo. Ad oggi abbiamo già donato 50 laptop. Recentemente ci siamo anche concentrati sull’inclusività: stiamo facendo degli assessment sulle nostre applicazioni più usate per valutare il grado di accessibilità e portarlo ad un rating AA, abbiamo anche pubblicato un codice di condotta per la sostenibilità digitale, un decalogo con alcune buone prassi per ridurre il proprio impatto digitale.

Indirizzare un progetto software in maniera più sostenibile

È molto importante allargare la visione della sostenibilità e andare oltre l’aspetto ambientale, in particolar modo quando si parla di digitale. Per questo con la Fondazione per la Sostenibilità Digitale abbiamo avviato un tavolo di lavoro per esplorare a fondo quali possano essere gli impatti di sostenibilità associabili alla produzione di software. L’elemento caratterizzante di questa ricerca è l’aver preso in considerazione tutto il ciclo di vita del software e non solo il prodotto finito. Le fasi in cui viene creato del nuovo software possono essere schematizzate:

– Design

– Sviluppo

– Esecuzione

– Decomissioning

Il primo output del lavoro fatto è stato un documento in cui per ogni SDG sono state raccolte delle raccomandazioni utili ad indirizzare un progetto software in maniera più sostenibile. A supporto dell’SDG 3, che promuove la salute ed il benessere, un’importante raccomandazione è introdurre nell’app delle logiche che possano preservare la salute degli utenti (ad esempio con la riduzione della luce blu nelle ore notturne, o notifiche che segnalano l’eccessivo utilizzo). Per raggiungere gli obiettivi di parità di genere promossi dall’SDG 5 si suggerisce invece di assicurarsi che nella fase di sviluppo ci sia un adeguato bilanciamento tra uomini e donne.

Per ridurre le disuguaglianze (SDG 10) è importante assicurarsi che il software che si sta sviluppando funzioni correttamente anche su dispositivi di fascia bassa per fare in modo che tutti possano usufruire del servizio indipendentemente dalle disponibilità economiche. Il passo successivo della ricerca sarà identificare per ognuna delle raccomandazioni delle metriche misurabili per valutare in maniera oggettiva il grado di sostenibilità di un software.

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