Quello dell’eWaste è un problema concreto che non si può più ignorare: molte aziende anche di una notevole rilevanza, hanno avviato campagne di sensibilizzazione per far passare il messaggio e incitare la gente al riciclaggio di questi particolari rifiuti.
Il problema, seppur generato prevalentemente dal mondo occidentale, non riguarda solo noi ma anche (o soprattutto) tutte quelle persone che ogni giorno si trovano a dover recuperare le materie prime (tra cui oro, platino e argento) di cui sono composti i nostri device.
L’impronta ambientale dell’ICT: ecco l’impatto dei nostri device sul Pianeta
Purtroppo, infatti, il recupero di materiali riciclabili da computer, smartphone o altri dispositivi elettrici non è un’operazione molto semplice e i dati che riguardano l’eWaste sono sempre più preoccupanti, si stima che nel 2030 questi rifiuti potrebbero addirittura arrivare alle 75 milioni di tonnellate annue globali.
Le cause di un incremento così rapido sono da ricercare anche all’interno della società stessa, la corsa all’ultimo modello, la tendenza a buttare via apparecchi che sono ancora funzionanti, senza badare alle conseguenze che questo atteggiamento potrebbe avere sulla salute nostra e del nostro pianeta. All’eccesso di rifiuti elettronici è inoltre collegata la scarsa capacità di riciclaggio di quest’ultimi che funge da aggravante della situazione, considerando fra l’altro che alcuni metalli preziosi, quali oro, platino e argento, contenuti nelle schede madre, negli smartphone e nei microchip è effettivamente recuperabile, il valore che dagli eWaste potrebbe essere recuperato da questi materiali si stima corrisponda a 45 miliardi di euro.
Riduci, riutilizza, ricicla
Molte sostanze contenute negli apparecchi elettronici che buttiamo sono inoltre dannose per l’ambiente, contengono infatti cadmio, mercurio, arsenico e piombo, tutti materiali che se depositati in discariche si potrebbero infiltrare nel terreno, penetrando fino a falde acquifere e debilitando così l’intero territorio. Il problema ambientale viene inoltre amplificato dal fatto che buona parte di ciò che non ricicliamo, che corrisponde a circa l’80% dell’e-waste totale, va a finire nelle discariche a cielo aperto situate in Asia e in Africa, dove gli abitanti spesso e volentieri intossicano sé stessi e l’ambiente circostante per ricavare i metalli preziosi dai rifiuti attraverso l’uso dell’acido oppure bruciandoli.
Il problema a cui dobbiamo far fronte quindi è bello grosso, ma non impossibile da affrontare, spesso le migliori soluzioni sono le più semplici e quindi, per partire e dare una mano al nostro pianeta la prima cosa da fare sarebbe ridurre i nostri rifiuti. Per far ciò, oltre a non cambiare un dispositivo finché funziona, è molto utile anche provare a riparare, nel caso sia possibile, il dispositivo in questione, piuttosto che buttarlo via per poi comprarsene un altro.
Se il nostro computer presenta un elemento mal funzionante, invece di buttare via il computer andrebbe sostituito l’elemento: un processo più lento, che richiede l’individuazione del problema e la soluzione connessa, ma può fare la differenza riducendo di buona parte il numero di rifiuti elettronici.
Un altro metodo che abbiamo a nostra disposizione per far fronte al problema riguarda quello del riciclo. Come detto precedentemente non sempre risulta facile riciclare materiali elettronici, per questo al momento molte menti ed aziende sono alla ricerca di tecnologie in grado di portare a termine la missione in maniera economica e semplice. Recentemente, su Materials Orizon, è stata presentata una nuova tecnologia in grado di estrarre metalli preziosi dai rifiuti senza inquinare l’ambiente. Questa tecnologia è basata su un processo di ossidazione che, sfruttando le diverse proprietà chimiche degli elementi, consente di separare questi dal resto delle componenti, il tutto svolto in maniera economica e con temperature fra i 270 e i 370 gradi che, per i metalli preziosi, sono considerate basse. Queste tecnologie saranno sicuramente di grande aiuto, ma se vogliamo fare la differenza sicuramente il primo passo dobbiamo farlo noi.
Le norme sul riciclo in Italia
In Italia esistono leggi specifiche riguardo il riciclo di dispositivi e componenti elettriche, questi infatti, non essendo rifiuti come gli altri, devono esser portati in una delle 3600 isole ecologiche comunali appositamente attrezzate, da qua i rifiuti vengono inviati in appositi centri specializzati che evitano la dispersione nell’ambiente di agenti inquinanti e riciclano le materie prime, è importante fare attenzione che sul dispositivo sia presente l’icona con un bidone barrato, questa indica infatti che il dispositivo è riciclabile.
Se proprio volete comprare un nuovo dispositivo più moderno il vecchio non buttatelo, esiste infatti la possibilità, imposta dal decreto ministeriale “uno contro uno“, di lasciare il vecchio dispositivo al negoziante che sarà obbligato a prenderlo a costo zero, ciò è possibile anche se non si vuole comprare niente e, se si tratta di un rifiuto elettronico particolarmente ingombrante, in molti comuni è possibile richiedere il ritiro presso il domicilio, semplificando così di molto la pratica. Inoltre, esistono molti enti di beneficenza no profit che sarebbero molto felici di prendere il tuo dispositivo, per donarlo a chi ne ha bisogno, evitando così lo spreco e compiendo una buona azione verso terze parti.
Infine, se desideri riciclare, hai anche la possibilità di portare il tuo vecchio dispositivo ad un’azienda tecnologica, molte avranno infatti a tua disposizione molti programmi di riciclaggio. Esistono quindi varie possibilità per riciclare, o per evitare direttamente di porci il problema, sta a noi decidere di fare il primo passo, sicuramente il punto di partenza deve essere la comprensione di un problema molto più grande di noi che richiede le giuste attenzioni.
Verso la produzione circolare
L’economia di cui oggi facciamo parte e contribuiamo a rendere tale viene definita “economia lineare“, questa si basa sul processo: estrazione, produzione, consumo, rifiuto. Questo modello non potrà essere utilizzato più a lungo a causa di tutte le problematiche a esso direttamente collegate, per questo già nei primi anni 70 si inizio a pensare ad un diverso tipo di economia e produzione che, per le sue caratteristiche cicliche, venne definita “economia circolare“. L’economia circolare ha le sue fondamenta in 6 principi: condivisione, prestito, riutilizzo, ricondizionamento, riparazione, riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile.
Il fine ultimo di questo approccio è proprio quello di prolungare il più possibile la vita del prodotto, contribuendo ridurremo al minimo i rifiuti, soprattutto su larga scala. Inoltre, secondo questo modello e laddove possibile, una volta terminata la vita del prodotto i materiali di cui è composto vengono reintrodotti nel ciclo economico, in modo da poter essere riutilizzati. Ciò che sta succedendo in questo periodo storico è che bisogna far fronte ad un aumento della richiesta di materie prime e, nel frattempo, alla scarsità di risorse, questo è generato da un rapporto di causa effetto.
La popolazione mondiale continua a crescere e di conseguenza si ha sempre più bisogno di materie prime e risorse che però, nella maggior parte dei casi, non sono presenti in maniera illimitata sul nostro pianeta. Tutto ciò, oltre a rendere paesi dell’Unione Europea dipendenti da altri per l’approvvigionamento di materie prime, ha anche un forte impatto sul clima, estrazione e utilizzo di materie prime comportano infatti un incremento di energia e di emissioni di Anidride carbonica (CO2). Circa il 45% di emissioni di questo gas è infatti causato da processi sfruttati dall’uomo per i propri fini, l’adozione di un tipo di economia circolare porterebbe molti vantaggi, fra i quali la riduzione delle emissioni totali annue di gas serra, un aumento del riciclaggio con conseguente diminuzione della richiesta di risorse. grazie a quest’approccio l’economia stessa avrà dei vantaggi, fra i quali l’aumento del Pil con conseguente crescita economica e l’incremento dell’occupazione, delle stime, infatti, dicono che con l’adozione di un modello circolare entro il 2030 si potrebbero avere circa 700000 nuovi posti di lavoro, i vantaggi saranno anche a favore dei consumatori, questi potranno infatti usufruire, oltre a minori spese, di prodotti più innovativi e dalla durata maggiore.
Molte aziende si sono già avviate nell’iniziativa, alcuni esempi di applicazione pratica nel campo di un’economia circolare sono rappresentati da scarti di arance utilizzati per la produzione di tessuti, centrali a biogas alimentata da residui di produzioni agroalimentari, riciclaggio della plastica, riciclare pneumatici non più utilizzati attraverso la tecnologia delle microonde e riciclaggio da mobili e vestiti usati di materie prime utilizzabili in molti modi. Un nuovo piano di azione per l’economia circolare è stato votato a febbraio 2021 nel Parlamento Europeo, avviando un processo che attraverso la sostenibilità ambientale (0 emissioni di carbonio), ed il riciclo/riutilizzo di materie prime, dovrebbe portare entro il 2050 a raggiungere un modello economico prettamente circolare.
Fairphone: anche lo smartphone può essere etico
L’azienda Fairphone, con sede ad Amsterdam, dal 2013 si impegna nella produzione di smartphone etici per intervenire gradualmente nel cambiamento sociale ed ambientale dell’industria elettronica. Questa azienda si pone una missione mossa principalmente dall’amore per il pianeta e per le persone , quella di costruire un mondo più equo e solidale partendo da uno degli oggetti più comuni al giorno d’oggi, lo smartphone.
I cellulari, infatti, nel lungo viaggio che li porta dalla terra alle nostre mani, subiscono molti trattamenti chimici potenzialmente dannosi, Fairphone crede che un cambiamento all’interno di questa industria sia possibile e riversa il suo impegno al conseguimento di questo scopo.
Per questo creandone un modello con standard di eco sostenibilità più alti si può dimostrare che il cambiamento di cui si parlava poco fa è veramente possibile, creando inoltre una maggiore consapevolezza fra persone e prodotto. Fairphone lotta per molte delle ingiustizie a cui purtroppo oggi dobbiamo far fronte, ha a cuore il clima e l’ecosistema del nostro pianeta, la salute dei lavoratori ed i diritti umani.
Al fine di diminuire lo spreco che facciamo delle risorse implicate nella costruzione di dispositivi elettronici, fairphone si impegna anche dal lato del riciclaggio, consentendo, attraverso semplici passi, di dare indietro il vecchio telefono che si desidera cambiare ricevendo in cambio uno sconto pari al valore stimato dell’oggetto. La procedura non è complicata, e seguendola non solo avrai un risparmio sull’acquisto del tuo nuovo smartphone, ma sarai anche di grande aiuto al nostro pianeta, per fare ciò basta recarsi sul sito dell’azienda, premere sull’opzione carta regalo, fare un preventivo del valore del proprio smartphone, inviarlo ed in massimo 2 settimane riceverai un buono via e-mail.
Le 4 caratteristiche dello smartphone etico
Le caratteristiche in grado di distinguere questi smartphone e di garantire il massimo rispetto dell’ambiente sono principalmente 4:
Longevità: La progettazione è mirata a consentire l’utilizzo del telefono il più a lungo possibile, così da diminuire l’impatto ambientale, per essere facilmente riparabile e per avere aggiornamenti modulari. L’hardware di questi telefoni è quindi costruito in modo che sia più longevo possibile mentre il software è soggetto a continui aggiornamenti. Nel sito sono disponibili diversi corsi per essere in grado autonomamente di aggiustare il proprio dispositivo, ed inoltre sono online anche i vari moduli di fotocamera, batteria ecc…
Riduzione dell’E-waste: Questa è possibile grazie all’adozione del sistema economico prima citato, l’economia circolare. Fairphone crede molto in un sistema economico circolare che consente di ridurre rifiuti elettronici attraverso la lunga durata dei prodotti e il loro continuo riutilizzo e riciclo. Il valore delle risorse che entrano nel sistema dovrebbe, di norma, essere tenuto al massimo livello per il maggior tempo possibile per poi venir gettato quando la riparazione ed il riciclaggio non sono più possibili.
Materie prime: Per risolvere il problema meglio andare direttamente alla fonte, l’approvvigionamento di materiali costituenti smartphone è spesso fonte di disparità sociale e di sfruttamento in condizioni di lavoro disumane. Per questo Fairphone cerca di prelevare le proprie materie prime nel modo più equo possibile, cercando di screditare le miniere con condizioni di lavoro disumane e promuovere quei sistemi di estrazione responsabile, con estrazione artigianale e su piccola scala, questi tipi di miniere hanno il maggior potenziale per migliorare la vita di chi ci lavora e delle loro famiglie.
Tutela dei lavoratori: Il dispositivo tenuto da te in mano ogni giorno è frutto del lavoro di milioni di persone, per questo è giusto tutelarle e per questo Fairphone gli porge un’occhio di riguardo. Fra i provvedimenti presi per migliorare le condizioni dei lavoratori abbiamo un salario di sussistenza, in grado di mantenere in maniera migliore lavoratori e famiglie.
Vodafone: il Green Friday per il riciclo
Sempre più persone ed aziende stanno prendendo coscienza del problema e con esse aumentano le iniziative per cercare di aiutare la venuta di un’economia circolare. Vodafone, con l’iniziativa Green friday, permette fino al 17 gennaio di portare un vecchio smartphone per poi avere sconti sul prossimo acquisto.
I passi da seguire sono pochi e semplici, prima di tutto bisogna trovare il centro Vodafone più vicino, dove un’operatore aspetterà per valutare lo stato del dispositivo e spiegare le opzioni possibili. Una volta accertato che lo smartphone sia effettivamente funzionante e che soddisfi i requisiti per la promozione, sarà subito fornito uno sconto sull’acquisto di un nuovo dispositivo mobile. Se per vari motivi non è possibile partecipare a questo tipo di programma, sarà comunque possibile compiere una buona azione donando il cellulare, questo verrà rigenerato per poi entrare a far parte di un progetto del carcere di Bollate, i quali principali obbiettivi sono da una parte il reinserimento dei carcerati nel mondo lavorativo e dall’altra il favorire dello sviluppo di un’economia che mira alla riduzione dei rifiuti elettronici.
Questo non è il primo progetto a favore dell’ambiente di Vodafone, l’azienda si è infatti già posta degli obbiettivi, fra questi abbiamo quello di riuscire a raggiungere le 0 emissioni proprie di gas entro il 2025 e tutte quelle riconducibili a Vodafone tramite aziende terze entro il 2050. Inoltre ha anche aderito alla Circoular Electronics Partnership, associazione fondata con l’obbiettivo di individuare gli smartphone più eco sostenibili e incoraggiare i fornitori a diminuire l’impatto ambientale dei loro prodotti.
Conclusioni
Nonostante l’impegno riversato dai grandi produttori, consapevoli ora più che mai del problema, la vera differenza la possiamo fare noi, partendo da piccoli gesti quotidiani che anche pur sembrando inutili sono in grado di costruire un puzzle più grande in grado di salvare noi ed il pianeta che abitiamo, diamo una mano alle grandi aziende e associazioni che vogliono rendere questa economia circolare e sforziamo di capire che le risorse di cui il nostro pianeta ci ha generosamente fatto dono non sono illimitate.