Il caso

Mobilità urbana smart, come monitorare le strade grazie ai dati: l’esempio di M-Apperò

L’uso strategico dei dati raccolti da veicoli intelligenti favorisce l’innovazione nei contesti urbani, garantendo il monitoraggio e sostenendo la manutenzione predittiva: per capire meglio l’impatto, è interessante approfondire la situazione dal punto di vista pratico attraverso l’esempio del progetto M-Apperò

Pubblicato il 27 Feb 2023

Federico Guerrini

giornalista

Big,Data,Connection,Technology.,Cityscape,Telecommunication,And,Communication,Network,Concept.

Nei contesti urbani, l’innovazione può trasformare una criticità – come l’elevato numero di mezzi circolanti, sia pubblici che privati – in una risorsa per le amministrazioni locali. L’uso intelligente dei dati infatti permette di sfruttare il parco circolante per raccogliere informazioni su buche e altri problemi del manto stradale e della segnaletica, allungando la vita utile della pavimentazione e riducendo il rischio di incidenti.

Non solo: dalla ricognizione manuale e periodica al monitoraggio pressoché continuo tramite sensori e veicoli connessi, dall’intervento ex-post, a problema ormai conclamato, alla manutenzione predittiva, che consente di individuare e sistemare sul nascere le situazioni non ottimali, sono numerose le soluzioni possibili.

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Un esempio interessante per approfondire il tema è il progetto M-Apperò realizzato con il supporto di Camera di Commercio di Brescia, Confindustria Brescia e Cluster Lombardo della Mobilità, che ha portato anche alla creazione, a fine gennaio di quest’anno, dell’omonima rete di impresa a cui aderiscono i soggetti privati coinvolti, cioè le aziende Fasternet, Streparava, Ipre e Air-Connected Mobility.

Veicoli connessi, la situazione in Italia

A fine 2021, secondo le stime dell’Osservatorio “Connected Car & Mobility” della School of Management del Politecnico di Milano, in Italia circolavano 18,4 milioni di veicoli connessi, quasi la metà del parco circolante. Più del 50% di essi raccoglievano e registravano dati tramite le “scatole nere” installate da alcune compagnie assicurative per tarare il premio sulla base delle abitudini di guida. Per il 19% invece, si connettevano tramite SIM.

A prescindere dal tipo di connettività in uso, si tratta di un ingente numero di veicoli che fungono da veri e propri sensori mobili, in grado di catturare in formato digitale quanto avviene all’interno e all’esterno dell’autovettura. Perfino, nelle sperimentazioni più recenti, di dialogare con altri veicoli connessi e con elementi smart dell’arredo urbano, come semafori e parcheggi (come ad esempio succede a Barcellona, una delle città più “connesse” al mondo), per snellire e ottimizzare i flussi di traffico.

Il caso: M-Apperò in provincia di Brescia

Per il test in provincia di Brescia è stata utilizzata una flotta di 50.000 veicoli, appartenenti sia all’ente pubblico che a privati e ai partner della rete di impresa, che hanno mappato il territorio con vario livello di dettaglio e granularità: “Un primo livello di informazioni – spiega il general manager di Air-Connected Mobility (l’azienda che si è occupata della gestione dei dati sul cloud), Paolo Cappello – arriva dai dati anonimizzati, raccolte da black box che erano state installate originariamente con altre finalità, su flotte aziendali e mezzi di utenti privati che hanno dato un’espressa autorizzazione all’utilizzo dei dati a tale scopo. Questo per me è un uso virtuoso del dato per il progresso delle nostre comunità che si porta dietro l’onere, da parte di chi fa soluzioni come noi, di garantire credibilità sull’utilizzo dei dati”.

Si tratta in sostanza del grosso della flotta, quella che raccoglie il maggior numero di dati, i quali sono principalmente accelerometrici e oscillometrici e che danno informazioni sul percorso delle ruote e le variazioni di pendenza, informazioni utili ma a minore valore aggiunto: “L’uso dei mezzi della PA e della società che fa manutenzione stradale è numericamente più basso – racconta ancora Cappello – ma qualitativamente più alto. Qui si usano anche foto e videocamere per il riconoscimento visivo e si può fare carotaggio”. Infine, i veicoli dei partner della rete di impresa vengono usati per sperimentare diverse configurazioni di dispositivi e sensori intelligenti.

I dati raccolti vengono poi caricati sul cloud, in un’infrastruttura informatica che prende il nome di orchestratore. Qui, vengono confrontati e fatti dialogare tra loro indipendentemente dal loro formato e dalla provenienza. In particolare, vengono geo-codificati e proiettati sul sistema cartografico sull’asse stradale di competenza, vengono “ripuliti”, eliminando i duplicati e assegnando la corretta formattazione, e vengono resi interrogabili tramite chiavi di ricerca multiple. L’orchestratore e gli algoritmi di intelligenza artificiale che individuano correlazioni e pattern fra i dati, costituiscono il cuore del sistema di supporto decisionale (Decision Support System) che viene messo a disposizione degli amministratori sotto forma di dashboard per aiutarli a capire dove intervenire, quali sono le azioni prioritarie e come pianificarle.

Gli obiettivi futuri

È importante sottolineare due aspetti. Il primo è che M-Apperò è un progetto aperto, in continua evoluzione, sia dal punto di vista delle informazioni raccolte che dell’integrazione di diversi tipi di sensori: “L’obiettivo del progetto – conferma Cappello – è di rimanere flessibile all’integrazioni di nuove fonti dati derivati dai nuovi sviluppi tecnologici che ci circondano – semafori e parcheggi intelligenti, veicoli che dialogano tra loro e con il mondo circostante; per sua natura la piattaforma prevede nuove fonti dati nel futuro”, che verranno anonimizzati, integrati ed analizzati in modo da proteggere la privacy dei soggetti coinvolti.

Il secondo è che per quanto l’intelligenza artificiale applicata a grandi quantità di dati (i cosiddetti Big Data) possa fornire un valido supporto al processo decisionale il feedback di manutentori esperti resta fondamentale per verificare l’accuratezza e la coerenza interna delle informazioni elaborate dal sistema. L’obiettivo di M-Apperò, assicura Cappello, “è quello di lavorare a fianco di manutentori esperti ed amministratori per rendere il processo di monitoraggio e manutenzione della rete viaria più veloce ed accurato, non di sostituire il ruolo del manutentore e del tecnico”.

L’iniziativa Mo.So.Re.

È chiaro però che con l’avvicinarsi all’età della pensione di molti lavoratori pubblici che svolgevano questo tipo di attività e la difficoltà di rimpiazzarli a causa del prolungato blocco delle assunzioni, diventa importante per le amministrazioni utilizzare nel modo più efficiente le risorse restanti. Per non parlare di come il monitoraggio digitalizzato potrà aiutare gli enti locali a valutare l’operato di ditte esterne a cui è stata appaltata l’attività di manutenzione stradale. Nella prima fase, e come parte di una più ampia iniziativa per la mobilità smart denominata Mo.So.Re, lo sviluppo di M-Apperò è stato sostenuto da una parte del budget complessivo di 1,1 milioni di euro, di cui 600.000 euro arrivati da un bando regionale. Nella fase di validazione, ora in corso, i fondi dovrebbero arrivare da un mix di finanza pubblica e investimento privato aziendale.

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