sostenibilità ambientale

Politiche climatiche: ambizioni e limiti dei piani PNAC e PNIEC del Governo



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Il governo italiano ha pubblicato due piani cruciali per le politiche climatiche: il PNAC e il PNIEC. Il primo è focalizzato sull’adattamento ai cambiamenti climatici, il secondo sulla decarbonizzazione e l’efficienza energetica. Critiche e accoglienze tiepide hanno sollevato dubbi sulla loro efficacia, sottolineando la necessità di un’azione decisiva e coordinata

Pubblicato il 3 apr 2024

Giuseppe d’Ippolito

European Climate Pact Ambassador



Cop27 e le sfide dei cambiamenti climatici: L'Italia parte con il piede sbagliato

A cavallo tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, il governo italiano si è dedicato alla predisposizione e pubblicazione di due attesi piani per le politiche climatiche del paese, mentre in Italia non esiste ancora una legge specifica sul clima.

Nella Gazzetta Ufficiale del 20 febbraio 2024 n.42 è stato pubblicato il decreto del Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica (MASE) 21 dicembre 2023 contenente il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNAC) con una serie di allegati.

Entro giugno 2024, invece, dovrà essere presentata alla Commissione europea la versione definitiva del Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), attualmente in corso di valutazione dal Parlamento e dalle Regioni, oltre che dal procedimento di Valutazione Ambientale Strategica e in fase di consultazione pubblica.

Cosa sono il PNACC e il PNIEC

La finalità del PNACC è contenere la vulnerabilità dei sistemi naturali, sociali ed economici agli impatti dei cambiamenti climatici e aumentarne la resilienza. Dovrebbe contenere le strategie e le azioni per affrontare gli impatti del cambiamento climatico su vari settori, inclusi quelli industriali. Il PNACC dovrà essere aggiornato ogni sei anni, con specifici decreti direttoriali per gli allegati tecnici. Il PNACC non è previsto da una direttiva comunitaria specifica. Tuttavia, è strettamente collegato alla Strategia Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (SNAC), che è stata approvata con decreto direttoriale n. 86 del 16 giugno 2015 dall’allora Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. La SNAC fornisce un quadro di indirizzo nazionale per l’implementazione di azioni finalizzate a ridurre al minimo i rischi derivanti dai cambiamenti climatici, migliorare la capacità di adattamento dei sistemi naturali, sociali ed economici e trarre vantaggio dalle opportunità offerte dai cambiamenti climatici. Quindi esso, pur non essendo direttamente imposto da una direttiva comunitaria, è allineato agli obiettivi e alle linee guida dell’Unione Europea per l’adattamento ai cambiamenti climatici.

La proposta del PNIEC italiano

La proposta del PNIEC italiano (si tratta di un aggiornamento del precedente piano del 2020) dovrebbe fissare gli obiettivi nazionali al 2030 riguardanti l’efficienza energetica, le fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni di CO2, oltre a considerare la sicurezza energetica, le interconnessioni, il mercato unico dell’energia, la competitività, lo sviluppo e la mobilità sostenibile. Secondo il MASE, questa proposta permette di raggiungere quasi tutti i target comunitari su ambiente e clima entro il 2030, superando in alcuni casi gli obiettivi prefissi. Il PNIEC, infatti, a differenza del PNACC rispetta un obbligo comunitario, è stato introdotto dalla Regolamentazione sulla governance dell’unione dell’energia e l’azione per il clima (EU)2018/1999, concordato come parte del pacchetto “Clean energy for all Europeans” adottato nel 2019. Questo piano definisce gli obiettivi e le misure per la decarbonizzazione dell’economia italiana e copre un periodo di 10 anni, dal 2021 al 2030. La sua approvazione e implementazione sono parte integrante degli sforzi dell’Unione Europea per affrontare le sfide climatiche e promuovere una transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.

Sono entrambi strumenti strategici che riguardano la sostenibilità ambientale e l’energia in Italia ed entrambi dovrebbero tenere conto delle sfide e delle opportunità legate alle politiche industriali, ma con un focus specifico su obiettivi diversi: il PNACC sull’adattamento ai cambiamenti climatici e il PNIEC sulla decarbonizzazione e l’efficienza energetica. Vediamo, allora, come vengono considerate le politiche industriali in ciascuno di essi, premettendo una breve riflessione sul ruolo che le politiche industriali svolgono per il clima.

Le politiche industriali e il clima

Diciamo subito che le politiche industriali sono essenziali per affrontare la sfida dei cambiamenti climatici e promuovere una transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Innanzitutto perché le industrie sono responsabili di una percentuale significativa delle emissioni di gas serra a livello globale ed è loro compito guidare l’adozione di tecnologie più pulite, l’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni industriali. Sono le politiche industriali a promuovere l’innovazione e la ricerca per sviluppare soluzioni sostenibili, contribuendo allo sviluppo di nuove tecnologie e pratiche per affrontare il cambiamento climatico. Altro punto importante è connesso alla creazione di posti di lavoro nel settore delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e della mobilità sostenibile. Questi posti di lavoro contribuiscono alla crescita economica ma anche alla sostenibilità. C’è poi la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili considerando che le aziende sono importanti protagoniste nel promuovere la transizione da fonti di energia fossile a fonti rinnovabili, riducendo la dipendenza da combustibili fossili e contribuendo alla sicurezza energetica. Ma non tutto si fa solo per il clima, perché le aziende che adottano pratiche sostenibili possono accedere a nuovi mercati e soddisfare le esigenze dei consumatori attenti all’ambiente. Ricordiamo che le politiche industriali di un paese sono di competenza delle autorità di governo. Queste politiche mirano a orientare e controllare il processo di trasformazione strutturale dell’economia. In altre parole, l’obiettivo è favorire lo sviluppo e la conservazione del settore industriale o secondario di una nazione. Tali politiche possono includere misure per migliorare l’efficienza, promuovere l’innovazione, coordinare le decisioni e creare le condizioni di contesto necessarie.

Le politiche industriali nel PNACC

Secondo le dichiarazioni dei proponenti, Il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, approvato nel 2024, è un quadro strategico che mira a ridurre la vulnerabilità dell’Italia ai cambiamenti climatici e a promuovere l’adattamento in vari settori, compresi quelli industriali. Ma come le politiche industriali sono considerate all’interno del PNACC? Il piano valuta -si diceva- la vulnerabilità di vari settori, tra cui l’industria, agli impatti dei cambiamenti climatici. Si analizzano gli effetti previsti sui processi produttivi, la catena di approvvigionamento, l’infrastruttura industriale e la competitività delle imprese. L’obiettivo è identificare le aree di maggiore rischio e sviluppare strategie di adattamento specifiche per ciascun settore industriale. Si promuove la pianificazione e la gestione del rischio climatico nell’industria. Si incoraggiano le imprese a considerare gli impatti futuri dei cambiamenti climatici nei loro piani di sviluppo e investimento. Si suggeriscono misure per migliorare la resilienza delle attività industriali, come l’adozione di tecnologie più sostenibili, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la riduzione delle vulnerabilità alle estreme condizioni climatiche.

Il PNACC dovrebbe coinvolgere le parti interessate, comprese le associazioni industriali, le imprese e gli enti pubblici, nella pianificazione e nell’attuazione delle misure di adattamento. Dovrebbe promuovere la collaborazione tra il settore industriale e le istituzioni per sviluppare soluzioni condivise e sostenibili incoraggiando le imprese a integrare l’adattamento climatico nei loro processi decisionali e nelle strategie di business. Deve prevedere il monitoraggio e la valutazione periodica dell’efficacia delle misure di adattamento nell’industria valutando i progressi compiuti per apportare eventuali aggiustamenti che consentano di affrontare nuove sfide o cambiamenti nel contesto climatico e industriale.

Le critiche al PNACC

L’arrivo del PNACC ha ricevuto tiepidi benvenuti e critiche aperte, specie riguardo alla sua efficacia e alla sua struttura. Il comunicato stampa dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis) auspica una veloce creazione di una struttura ministeriale necessaria all’attuazione – ad oggi inesistente – e l’utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Più critica invece Legambiente, che segnala come l’iter del documento in questione sia stato inutilmente lungo, che da undici anni è latitante una legge contro il consumo del suolo, e inoltre che il documento rischia di rimanere lettera morta in assenza di una struttura di gestione e di adeguati finanziamenti. Non ha nascosto le sue critiche anche il Wwf, che sottolinea le lacune del documento e ritiene “inammissibile che dopo sette anni si propongano ‘possibili opzioni’: i piani si chiamano tali proprio perché operano scelte, specie a livello nazionale e sovraregionale”. E infatti sono molti gli esperti e gli attivisti ambientali che ritengono che il PNACC sia un ottimo studio, ma non un piano vero e proprio e manchi di decisioni chiare e coraggiose. Il documento descrive la situazione della crisi climatica in Italia e la mette nel contesto euro-mediterraneo, ma manca di decisioni concrete e azioni specifiche per affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici.

Vi è poi e inoltre, a mio parere, una scarsa identificazione di azioni efficaci perché, nonostante l’analisi dettagliata della situazione, il PNACC non individua in modo chiaro le azioni necessarie per affrontare le sfide climatiche. La mancanza di strategie specifiche e di finanziamenti adeguati a implementare le misure di adattamento è una delle principali e più diffuse critiche al piano.

Il piano non è neppure integrato con altre politiche settoriali e territoriali per massimizzare l’efficacia delle azioni di adattamento e la mancanza di coordinamento tra il PNACC e altre strategie nazionali rappresenta un’altra forte debolezza del piano. Mancano, infine, veri indirizzi operativi: non si offre una guida chiara su come affrontare le sfide climatiche e mancano indirizzi specifici per le istituzioni, le imprese e la società civile. E in mancanza di indicazioni specifiche, con molte ovvietà travestite da ricerca scientifica, programmare attività industriali diventa veramente difficile.

Le politiche industriali nel PNIEC

Il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), che deve essere approvato entro giugno 2024, considera le politiche industriali come parte integrante della strategia per la transizione energetica e la riduzione delle emissioni di gas serra. Si prevede una decarbonizzazione del settore industriale attraverso l’adozione di tecnologie più pulite e l’efficienza energetica. Si promuove l’uso di fonti rinnovabili per la produzione di energia industriale e dovrebbe incoraggiare gli investimenti in idrogeno verde e biometano per ridurre le emissioni di CO2 e rendere l’industria più sostenibile. Il piano dovrebbe promuovere l’efficienza energetica nell’industria attraverso l’adozione di tecnologie avanzate e la riduzione degli sprechi con investimenti in ricerca e sviluppo per migliorarne la competitività e sviluppare soluzioni innovative. Il PNIEC dovrebbe tener conto anche della sicurezza energetica dell’industria, garantendo un approvvigionamento stabile ed efficiente di energia, promuovendo la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, riducendo la dipendenza da fonti fossili e favorendo l’uso di fonti rinnovabili e di idrogeno verde. Infine, il PNIEC dovrebbe mettere al centro anche le politiche per la mobilità sostenibile che influenzano l’industria automobilistica e la produzione di veicoli elettrici, oltre che la creazione di infrastrutture di ricarica per ridurre le emissioni del settore dei trasporti.

Le critiche al PNIEC

Anche la proposta di PNIEC ha ricevuto molte critiche, anche se è importante notare che queste opinioni possono variare a seconda dei diversi attori e delle loro prospettive. Alcuni esperti ritengono che gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 stabiliti nella proposta di PNIEC siano troppo moderati e c’è la preoccupazione che tali obiettivi potrebbero non essere sufficienti per affrontare la crisi climatica in modo efficace. Anche per questo piano in molti sostengono che la proposta manca di specificità su come raggiungere gli obiettivi.

La mancanza di dettagli su misure specifiche e azioni concrete per l’industria e altri settori è quella che più è stata oggetto di dibattito. Insieme alla ovvia constatazione che senza risorse finanziarie adeguate, l’attuazione degli obiettivi potrebbe essere compromessa perché nella proposta di PNIEC non si individua una chiara strategia di finanziamento per attuare le misure di adattamento e mitigazione. Infine, alcuni gruppi della società civile e delle imprese ritengono che il coinvolgimento delle parti interessate nella progettazione e nell’attuazione del PNIEC sia stato sino ad oggi (e salva la fase di consultazioni in corso) limitato. Nel PNIEC proposto, così come del resto per il PNACC approvato, manca un efficiente impianto di governance che renda i piani efficaci strumenti attuativi.

Conclusioni

“Fra il dire e il fare c’è di mezzo la politica” ha detto Matteo Leonardi direttore di ECCO, il think tank italiano dedicato alla transizione energetica e al cambiamento climatico che il 27 febbraio ha organizzato in Parlamento un confronto fra politica, industria e mondo del lavoro sul PNIEC. Proprio in quell’occasione è stato citato lo studio realizzato e pubblicato giusto un anno fa da Confindustria e RSE – Ricerca sul Sistema Energetico, sugli scenari e le valutazioni di impatto economico degli obiettivi della transizione energetica ed ecologica. Lo studio offre una valutazione dettagliata degli effetti economici delle politiche di decarbonizzazione proposte nell’ambito del pacchetto “Fit for 55” dell’Unione Europea di cui il PNACC e il PNIEC sono parte integrante.

Un’impresa adeguatamente sollecitata all’adozione di tecnologie più pulite potrebbe -secondo lo studio- migliorare la competitività a lungo termine e creare opportunità economiche nei settori delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e della mobilità sostenibile. Questi settori potrebbero generare nuovi posti di lavoro, promuovere la crescita economica e determinare la diminuzione dell’inquinamento atmosferico. Con l’adozione di pratiche più sostenibili si avranno impatti positivi per la salute e l’Ambiente. In sintesi, la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio comporterà sfide e opportunità per l’Italia, ma porterà ad una maggiore sostenibilità e resilienza nel lungo periodo.

Ci saremmo aspettati che il PNACC e il PNIEC fornissero a queste ipotesi di studio, certamente d’origine né rivoluzionaria né sovversiva, un supporto normativo solido nonché una prospettiva concreta verso una decarbonizzazione programmata per ciascun settore economico, ma è mancato il coraggio se non la volontà. Come se le politiche industriali fossero competenza di altri.

Sitografia

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– PNACC Italia: cosa prevede il Piano nazionale di adattamento al …. https://www.rinnovabili.it/ambiente/politiche-ambientali/pnacc-italia/.

– Wwf: nel Pnacc mancano decisioni chiare e coraggiose. https://www.repubblica.it/green-and-blue/2024/01/03/news/pnacc_wwf-421806088/.

– PNACC: il piano di adattamento italiano è in consultazione pubblica. https://www.rinnovabili.it/ambiente/politiche-ambientali/via-alla-consultazione-pubblica-per-il-pnacc-il-piano-nazionale-di-adattamento-al-climate-change/.

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– L’Italia e la legge quadro sul clima che ancora manca – The Map Report. https://bing.com/search?q=legge+sul+clima+Italia.

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– PIANO NAZIONALE INTEGRATO PER L’ENERGIA E IL CLIMA – mise.gov.it. https://www.mimit.gov.it/images/stories/documenti/PNIEC_finale_17012020.pdf.

– Per la politica industriale verde serve innovazione, coraggio e …. https://www.ansa.it/ansa2030/notizie/asvis/2021/01/07/per-la-politica-industriale-verde-serve-innovazione-coraggio-e-cooperazione_3dd6e178-0781-441e-9e0c-820f50b5f612.html.

– Clima e sviluppo: una strategia industriale – ECCO. https://eccoclimate.org/wp-content/uploads/2021/11/Narrativa-industria.pdf.

– Tutte le aziende possono essere attiviste per il clima: ecco come. https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2023/11/29/aziende-clima-decarbonizzazione-efficienza/.

– PNIEC: UN PIANO PER L’AZIONE. DECARBONIZZAZIONE, SVILUPPO, INNOVAZIONE, LAVORO – https://eccoclimate.org/it/pniec-un-piano-per-lazione-decarbonizzazione-sviluppo-innovazione-lavoro/

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Da Istat e RGS gli indicatori per misurare la sostenibilità nel PNRR
STRATEGIE
PNRR – Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: cos’è e novità
FONDI
Pnrr, ok della Ue alla seconda rata da 21 miliardi: focus su 5G e banda ultralarga
GREEN ENERGY
Energia pulita: Banca Sella finanzia i progetti green incentivati dal PNRR
TECNOLOGIA SOLIDALE
Due buone notizie digitali: 500 milioni per gli ITS e l’inizio dell’intranet veloce in scuole e ospedali
INNOVAZIONE
Competenze digitali e InPA cruciali per raggiungere gli obiettivi del Pnrr
STRATEGIE
PA digitale 2026, come gestire i fondi PNRR in 5 fasi: ecco la proposta
ANALISI
Value-based healthcare: le esperienze in Italia e il ruolo del PNRR
Strategie
Accordi per l’innovazione, per le imprese altri 250 milioni
Strategie
PNRR, opportunità e sfide per le smart city
Strategie
Brevetti, il Mise mette sul piatto 8,5 milioni
Strategie
PNRR e opere pubbliche, la grande sfida per i Comuni e perché bisogna pensare digitale
Formazione
Trasferimento tecnologico, il Mise mette sul piatto 7,5 milioni
Strategie
PSN e Strategia Cloud Italia: a che punto siamo e come supportare la PA in questo percorso
Dispersione idrica
Siccità: AI e analisi dei dati possono ridurre gli sprechi d’acqua. Ecco gli interventi necessari
PNRR
Cloud, firmato il contratto per l’avvio di lavori del Polo strategico
Formazione
Competenze digitali, stanziati 48 milioni per gli Istituti tecnologici superiori
Iniziative
Digitalizzazione delle reti idriche: oltre 600 milioni per 21 progetti
Competenze e competitività
PNRR, così i fondi UE possono rilanciare la ricerca e l’Università
Finanziamenti
PNRR, si sbloccano i fondi per l’agrisolare
Sanità post-pandemica
PNRR, Missione Salute: a che punto siamo e cosa resta da fare
Strategie
Sovranità e autonomia tecnologica nazionale: come avviare un processo virtuoso e sostenibile
La relazione
Pnrr e PA digitale, l’alert della Corte dei conti su execution e capacità di spesa
L'editoriale
Elezioni 2022, la sfida digitale ai margini del dibattito politico
Strategie
Digitale, il monito di I-Com: “Senza riforme Pnrr inefficace”
Transizione digitale
Pnrr: arrivano 321 milioni per cloud dei Comuni, spazio e mobilità innovativa
L'analisi I-COM
Il PNRR alla prova delle elezioni: come usare bene le risorse e centrare gli obiettivi digitali
Cineca
Quantum computing, una svolta per la ricerca: lo scenario europeo e i progetti in corso
L'indice europeo
Desi, l’Italia scala due posizioni grazie a fibra e 5G. Ma è (ancora) allarme competenze
L'approfondimento
PNRR 2, ecco tutte le misure per cittadini e imprese: portale sommerso, codice crisi d’impresa e sismabonus, cosa cambia
Servizi digitali
PNRR e trasformazione digitale: ecco gli investimenti e le riforme previste per la digitalizzazione della PA
Legal health
Lo spazio europeo dei dati sanitari: come circoleranno le informazioni sulla salute nell’Unione Europea
Servizi digitali
PNRR e PA digitale: non dimentichiamo la dematerializzazione
Digital Healthcare transformation
La trasformazione digitale degli ospedali
Governance digitale
PA digitale, è la volta buona? Così misure e risorse del PNRR possono fare la differenza
Servizi digitali
Comuni e digitale, come usare il PNRR senza sbagliare
La survey
Pnrr e digitale accoppiata vincente per il 70% delle pmi italiane
Missione salute
Fascicolo Sanitario Elettronico alla prova del PNRR: limiti, rischi e opportunità
Servizi pubblici
PNRR: come diventeranno i siti dei comuni italiani grazie alle nuove risorse
Skill gap
PNRR, la banda ultra larga crea 20.000 nuovi posti di lavoro
Il Piano
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUMPA2022
PNRR e trasformazione digitale: rivedi i Talk di FORUM PA 2022 in collaborazione con le aziende partner
I contratti
Avio, 340 milioni dal Pnrr per i nuovi propulsori a metano
Next Generation EU
PNRR, a che punto siamo e cosa possono aspettarsi le aziende private
Fondi
Operativo il nuovo portale del MISE con tutti i finanziamenti per le imprese
Servizi comunali
Il PNRR occasione unica per i Comuni digitali: strumenti e risorse per enti e cittadini
Healthcare data platform
PNRR dalla teoria alla pratica: tecnologie e soluzioni per l’innovazione in Sanità
Skill
Competenze digitali, partono le Reti di facilitazione
Gli obiettivi
Scuola 4.0, PNRR ultima chance: ecco come cambierà il sistema formativo
Sistema Paese
PNRR 2, è il turno della space economy
FORUM PA 2022
FORUM PA 2022: la maturità digitale dei comuni italiani rispetto al PNRR
Analisi
PNRR: dalla Ricerca all’impresa, una sfida da cogliere insieme
Innovazione
Pnrr, il Dipartimento per la Trasformazione digitale si riorganizza
FORUM PA 2022
PA verde e sostenibile: il ruolo di PNRR, PNIEC, energy management e green public procurement
Analisi
PNRR, Comuni e digitalizzazione: tutto su fondi e opportunità, in meno di 3 minuti. Guarda il video!
Rapporti
Competenze digitali e servizi automatizzati pilastri del piano Inps
Analisi
Attuazione del PNRR: il dialogo necessario tra istituzioni e società civile. Rivedi lo Scenario di FORUM PA 2022
Progetti
Pnrr, fondi per il Politecnico di Torino. Fra i progetti anche IS4Aerospace
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PNRR, Colao fa il punto sulla transizione digitale dell’Italia: «In linea con tutte le scadenze»
La Svolta
Ict, Istat “riclassifica” i professionisti. Via anche al catalogo dati sul Pnrr
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FORUM PA 2022
Ecosistema territoriale sostenibile: l’Emilia Romagna tra FESR e PNRR
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Innovazione, il Mise “centra” gli obiettivi Pnrr: attivati 17,5 miliardi
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PNRR: raggiunti gli obiettivi per il primo semestre 2022. Il punto e qualche riflessione
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PNRR: dal dialogo tra PA e società civile passa il corretto monitoraggio dei risultati, tra collaborazione e identità dei luoghi
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Comuni e PNRR: un focus sui bandi attivi o in pubblicazione
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Formazione 4.0: cos’è e come funziona il credito d’imposta
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PA e sicurezza informatica: il ruolo dei territori di fronte alle sfide della digitalizzazione
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PNRR e servizi pubblici digitali: sfide e opportunità per Comuni e Città metropolitane
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Water management in Italia: verso una transizione “smart” e “circular” 
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