La banana, frutto amato dai consumatori di tutto il mondo, è al centro di una filiera complessa. Il suo viaggio, dalle piantagioni tropicali alla distribuzione nei mercati globali, è un processo caratterizzato da molteplici passaggi e intricati equilibri economici e tecnologici.
Tuttavia, i produttori di banane devono affrontare una serie di difficoltà crescenti: l’inflazione globale, le crisi sanitarie e le pressioni per una maggiore sostenibilità stanno ridefinendo le regole del gioco.
Nel frattempo, il ruolo delle energie rinnovabili si sta affermando come un fattore chiave per lo sviluppo di una filiera equosolidale in Italia.
Questo viaggio attraverso la filiera delle banane ci porterà a comprendere meglio la dinamica di questo mercato e ad anticipare gli scenari futuri della produzione globale di banane.
Il mercato delle banane: dati e sfide
Quella delle banane è una filiera veramente ampia e complessa, basti pensare che questi frutti esotici vengono coltivati in 150 paesi del mondo ed esistono oltre 1000 diverse varietà di banane, suddivise in 50 gruppi. Alcune sono dolci, come ad esempio la varietà “Cavendish”, la più comune, la più esportata e di enorme importanza economica per molti paesi del Sud del Mondo.
Secondo i dati di makefruitfair le banane sono i frutti più commercializzati e il quinto prodotto agricolo più venduto al mondo, ma solo il 15/20% della coltivazione di banane viene commercializzata a livello globale. Secondo i dati FAO del 2022 le quantità esportate a livello mondiale sono 19,1 milioni di tonnellate, in diminuzione rispetto al 2021.
Analizzando il report della Commissione Europea, con un commercio che nel 2022 ha raggiunto circa 5,5 milioni di tonnellate di cui il 75% proveniente dall’America Latina, si evidenzia come l’Europa rappresenti il principale importatore di banane a livello mondiale.
Se guardiamo al nostro Paese, il mercato delle banane equosolidali in Italia conta circa 23.500 tonnellate vendute, tra prodotto biologico e convenzionale. Un mercato che è sempre stato in forte crescita, sino agli anni della pandemia durante i quali ha subito un grosso rallentamento, seguendo il trend di contrazione del biologico. D’altronde, la maggior parte di questi prodotti biologici ha subito un calo delle vendite, la ragione principale per tale decrescita è stato il prezzo al consumatore che, chiaramente, in un periodo di difficoltà non aveva accesso a prodotti sopra una determinata fascia di prezzo e, dovendo limitare le spese, si è indirizzato verso un prodotto meno buono qualitativamente parlando ma più economico.
Le difficoltà dei produttori di banane: inflazione e crisi sanitarie
A essere colpiti dagli avvenimenti sanitari degli ultimi tempi non sono state solo le organizzazioni distributive ma anche i Paesi produttori. Le spinte inflattive sono state notevoli: il solo cartone utilizzato per il confezionamento delle banane ha subito rincari del 60-70%; i fertilizzanti sono aumentati del 50-70%. Questi rincari hanno portato diversi produttori, specialmente nelle zone dell’Ecuador e del Perù a dover necessariamente ridurre le spese, limitando ad esempio l’uso di fertilizzanti, con una conseguente diminuzione in termini di volumi e di qualità del prodotto.
Ulteriori problemi che hanno determinato enormi difficoltà economiche e produttive sono stati la svalutazione dell’euro rispetto al Dollaro e l’incremento dei costi del gasolio, che ha inciso fortemente sui trasporti, e l’aumento dei costi dell’energia elettrica.
Il viaggio delle banane: dal raccolto al confezionamento
Dato il contesto del mercato attuale, c’è da aggiungere che dietro a questo frutto esotico si nasconde una filiera molto complessa che richiede un’elevata quantità di risorse ed energia, soprattutto nella fase di maturazione, che rappresenta il momento più importante della produzione del frutto.
In sintesi, la coltivazione delle banane richiede circa 10 mesi. Le banane per l’esportazione sono raccolte quando sono ancora verdi. Coltivazione, raccolta e prima lavorazione delle banane avvengono nei Paesi produttori (Ecuador e Perù principalmente), per poi essere trasportate via nave in Italia.
Il processo di maturazione: un passaggio cruciale
Durante il trasporto, la temperatura viene mantenuta sotto i 13 °C per rallentare la loro maturazione. Una volta in Italia, le banane sono trasferite in celle refrigerate dove, grazie a condizioni controllate di temperatura e umidità, in circa cinque giorni l’80% degli amidi si trasforma in zuccheri, raggiungendo il grado di maturazione desiderato. La gestione accurata dei parametri delle celle è cruciale, sia per le caratteristiche organolettiche del frutto sia per la sicurezza alimentare. L’etilene, gas naturale prodotto dalla frutta, è il protagonista del processo di maturazione, accelerato dall’aggiunta di ulteriore etilene e dall’aumento graduale della temperatura fino a 18 °C. Questo processo conferisce alle banane il caratteristico colore giallo con punte verdi, una polpa morbida e un sapore dolce, rendendole pronte per il confezionamento.
Banane equosolidali in Italia: il ruolo dell’energia rinnovabile
Le banane sono un’ottima fonte di vitamine, potassio e magnesio, ma, come anticipavo, affinché raggiungano il loro pieno potenziale nutrizionale, è necessario che i frutti seguano una corretta maturazione. Questa fase è la più delicata e costosa in termini di risorse energetiche, per questo, al fine di ridurre l’impatto ambientale e contenere i costi energetici, Ctm Agrofair, joint-venture tra due organizzazioni equosolidali europee, Altromercato, la principale realtà di commercio giusto in Italia che costruisce filiere etiche e sostenibili dal punto vista ambientale, sociale ed economico, e l’olandese Agrofair Europe, ha adottato un sistema di conservazione e maturazione delle banane con celle refrigerate alimentate da fonti rinnovabili.
Ad Albenga, in Liguria, a dicembre 2023 il partner Fitimex-Agral ha riprogrammato il processo di maturazione affidandosi alle energie rinnovabili, installando 3.617 pannelli fotovoltaici sul tetto del magazzino, coprendo circa 11.000 metri quadrati. Grazie ai pannelli si riesce a ottenere una parte significativa dell’energia necessaria per la conservazione delle banane, permettendo al magazzino di prelevare elettricità dalla rete solo di notte. L’obiettivo finale è coprire il 60% del fabbisogno energetico, riducendo le emissioni di CO2 e l’uso di combustibili fossili, dimostrando un impegno che punta a una maggiore sostenibilità e un futuro più giusto.
Conclusioni
Vediamo quindi come dietro a questo piccolo frutto esotico, che siamo abituati a trovare comodamente sulle nostre tavole o nella nostra busta della spesa, si nasconda un’immensa filiera con le sue difficoltà, costi e possibilità di crescita. L’uso di energia da fonti rinnovabili per la maturazione delle banane è solo una parte di un progetto più grande per una filiera sostenibile in tutte le sue fasi, dalla produzione, alla maturazione e distribuzione. È una responsabilità per un futuro più equo, solidale e sostenibile.