scenari

Corporate venture capital: ecco le opportunità per i business angel



Indirizzo copiato

La tendenza più recente sul mercato degli investimenti in startup e PMI sembra essere quella che coinvolge sempre di più le aziende, in un possibile nuovo connubio anche con i Business Angel, da sempre attenti alle evoluzioni più interessanti dell’ecosistema innovativo

Pubblicato il 30 ott 2023

Paolo Anselmo

Presidente Associazione IBAN

Paolo Giolito

Consigliere IBAN



startup
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

La necessità da parte delle aziende di coniugare capacità esistenti e nuove opportunità derivanti principalmente da progressi tecnologici ha reso sempre più frequente la predisposizione a effettuare investimenti in capitale di rischio di società quali PMI e startup innovative.  

Che cos’è il corporate venture capital

È con l’unione dell’approccio industriale a quello finanziario che si costituisce quindi la strategia di investimento chiamata Corporate Venture Capital (CVC), che si prefigge l’obiettivo di identificare, finanziare e realizzare soluzioni che consentano di innovare i modelli industriali tradizionali e guadagnare un vantaggio competitivo, nuove quote di mercato e tipologie di clienti.

Non si tratta quindi solamente di una serie di investimenti mirati nella verticale in cui l’azienda opera, bensì una leva chiave per fare Open Innovation, con un importante arricchimento dell’ecosistema innovativo. Questo tipo di investimento, infatti, non offre solo un potenziale ritorno finanziario (ovvero massimizzare il portafoglio investito, caratteristica principale dei fondi di Venture Capital, VC) ma consente alle aziende di accedere a nuove tecnologie e modelli di business, e alle Startup/Scaleup l’accesso a importanti capitali e fonti di finanziamento più strategiche. Da segnalare inoltre che sono sempre più frequenti anche i casi di apertura all’investimento, con situazioni di coinvestimento tra Corporate venture Capital e fondi più “generalisti”.

Origini del corporate venture capital e il mercato italiano

La prima operazione strutturata di CVC viene fatta risalire al 1914 negli Stati Uniti, tra le società DuPont e General Motors (con investimenti strategici della prima, società chimica, nello sviluppo interno della seconda, “start up” costituita sei anni prima). Da allora si è assistito a una crescente attività da parte di primarie Corporate, inizialmente spinte dall’esigenza di ampliare le quote di mercato (Exxon, Dow, Boeing, Monsanto) o per diversificare i settori in cui operare (Exxon) con momenti di forte espansione alternati a rallentamenti per motivi congiunturali e macroeconomici (Grande Depressione, Incremento Capital Gain tax, Crisi Energetica/Shock petrolifero, crisi mercati finanziari), ma con una tendenza di crescita comunque solida.

Per quanto riguarda il mercato italiano una attenta fotografia delle startup e PMI partecipate da CVC può essere trovata nell’analisi prodotta da quasi un decennio dall’Osservatorio Open Innovation e Corporate Venture Capital, che riporta in maniera puntuale dimensioni, impatto e le più rilevanti esperienze di Open Innovation realizzate grazie ai principali player di CVC.

Traendo spunto da quanto verificatosi nei decenni passati e andando a vedere più in dettaglio le motivazioni per cui una azienda potrebbe decidere di adottare un approccio tramite CVC possiamo identificare:

  • la necessità di colmare un divario tecnologico tramite soluzioni detenute dalle startup (il cosiddetto “accesso all’innovazione”) e di allineare obiettivi e interessi strategici delle stesse con quelli della società madre;
  • l’apertura a paesi emergenti, mercati non presidiati o poco conosciuti, e in ogni caso a profili ed esigenze di clienti non già studiati e serviti;
  • la possibilità di diversificare il proprio portafoglio di partecipazioni, mitigando i rischi di concentrazione investimenti sul core business e creando decorrelazione fra gli asset detenuti.

I diversi approcci del corporate venture capital

Con riferimento alla strategia di investimento e modalità di implementazione utilizzata l’azienda può decidere di procedere seguendo diversi approcci.  Il primo è quello dell’investimento diretto (modello “Balance Sheet”) ove non si crea un veicolo dedicato e ci si limita ad utilizzare processi e risorse già esistenti. A fronte di questa scelta, che comporta indubbiamente semplicità di struttura, i processi decisionali rischiano di rimanere rigidi e lenti, o almeno non allineati alla velocità della startup target. Laddove invece sia più sentita l’esigenza di sviluppare una visione di insieme di uno specifico settore si procede con la costituzione di un veicolo ad hoc o fondo interno dedicato (modello “General Partner”), mantenendo così allo stesso tempo autonomia sugli investimenti e separazione degli stessi da asset esistenti. La scelta comporta ovviamente la previsione di un capitale dedicato adeguato, che sia anche compatibile con i tempi e costi delle relative procedure organizzative. Se infine la componente di investimento e di realizzazione di obiettivi finanziari prevale sulla volontà di esprimere un potere decisionale, la soluzione più adeguata risulta quella del modello “Limited Partner”, ovvero di coinvestimento con altri soggetti (banche, fondi VC, fondi di Private Equity, altre aziende o soggetti istituzionali quali Cassa Depositi e Prestiti) senza partecipare in maniera rilevante alla governance del veicolo utilizzato.

Business angel e corporate venture capital, una sinergia tutta da sviluppare

È forse questa la fattispecie ove ci possono essere più sinergie con il mondo dell’Angel Investing (individui o gruppi di privati investitori in associazione per valutare opportunità di investimento nelle quali apportare capitali e network personali, oltre alle proprie capacità professionali maturate) e dei Family Offices (strutture indipendenti nate a servizio della gestione di grandi patrimoni privati).

L’approccio è quello del Club Deal, con una logica di ritorno assoluto (“Total Return”), finalizzato a trovare una exit in un periodo di investimento di medio termine (e comunque non inferiore a 5-6 anni).

E il modus operandi caratteristico dei gruppi di business angels più strutturati, ossia prevedere una attività di screening di mercato e analisi opportunità, una definizione di soft commitment sull’investimento da convertire successivamente in hard commitment (con la creazione di un veicolo dedicato o mandato fiduciario) e la gestione del portafoglio così creato fino alla dismissione della partecipazione risulta affine alle principali fasi di un CVC: Origination (approccio “Fix the Weakness” o “ Build on Strenght”: il primo è adottato da società che tendono a prendere ispirazione dalle nuove tecnologie, avendo un processo tecnologico interno lento od obsoleto; il secondo è adottato dalle società con una posizione leader per consolidare il proprio vantaggio), Execution, Portfolio Management ed Exit.


Canali

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Social
Analisi
Video
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 4