investimenti

Startup tech nel mirino della finanza mondiale. Italia assente, ma non tutto è perduto

Il nanismo del Paese sulla scena internazionale della generazione di nuove imprese tecnologiche è ormai chiaramente da imputarsi alle mancanze culturali e di know-how del nostro ecosistema, ma siamo ancora in tempo. A patto di cambiare le regole, ora

Pubblicato il 08 Set 2021

Gianmarco Carnovale

Serial tech-entrepreneur

Quello che sta accadendo fuori dall’Italia nel mondo delle startup, negli ultimi mesi, è sempre più evidente a chi osserva i macro movimenti del settore: fondi hedge, pensioni, private equity, spac, stanno investendo pesantemente e soprattutto iniziano a farlo in modo diretto competendo con gli operatori tradizionali del venture capital, portando ad una crescita delle valutazioni ma soprattutto a dotazioni finanziarie crescenti per sempre più ambiziose innovazioni proposte da quegli imprenditori tech di talento che tentano di innovare e ridefinire interi mercati.

“Startup sounding”, italiani maestri mistificatori: ecco tutti i termini di cui abusiamo

I grandi gestori dei fondi scommettono sulle startup tech

Stando agli ultimi dati PitchBook, negli USA i gestori non tradizionali del venture hanno partecipato al 42% dei round in startup nel secondo trimestre di quest’anno, round che hanno rappresentato più del 75% del capitale totale investito nel periodo. Il risultato è che le previsioni per la Silicon Valley sono quelle del raddoppio degli investimenti, nel 2021 rispetto ad un 2020 già da record, grazie all’arricchimento della scena da parte dei gestori di una tipologia di asset class – che un tempo era esclusiva di una nicchia di operatori – ora affollata da soggetti molto più grandi di quelli storici, e che sono in cerca degli appetitosi rendimenti del venture business.

I grandi gestori di fondi hanno enormi disponibilità di capitali, si muovono velocemente e offrono condizioni di gran vantaggio agli imprenditori senza richiedere ruoli di CDA o coinvolgimento nelle decisioni aziendali rispetto ai venture capitalist storici, a sentire i founder che stanno beneficiando di questa ventata di concorrenza che si sta traducendo in una forte accelerazione nella conclusione di round di taglia elevata.

Questi soggetti nei mercati maturi hanno sempre allocato una parte del proprio portfolio come limited partner di fondi tradizionali di Venture Capital, sottoscrivendone la dotazione per investire in modo indiretto. Ma meno di un decennio fa molti di questi hanno iniziato anche ad investire direttamente, a causa della decrescente redditività dei capitali, andando alla ricerca del capital gain nelle startup tech. Per anni i venture capitalist hanno sottovalutato questa tendenza, considerandosi i soli soggetti capaci ad allocare capitale nelle nuove imprese e considerando queste incursioni come del turismo occasionale. Ma i grandi gestori si sono rivelati invece persistenti e determinati a presidiare il settore in modo crescente, così che oggi la metà del capitale di rischio allocato proviene da investitori venture non tradizionali.

Il risultato di questo trend lo si riscontra in modo plateale nei numeri: tra il 2016 ed il 2019 negli USA si vedevano in media 35 operazioni di investimento al mese superiori ai 100 milioni di dollari. Quest’anno siamo ad una media di 126 round al mese di tale taglia.

Bolla o non bolla?

A chi viene da dire semplicisticamente che questo significhi “bolla” richiamando l’era delle dot com, va ricordato che la velocità con cui la ricerca sta producendo nuove tecnologie e con cui queste abilitano innovazione che può trasformare interi mercati sta crescendo, e non si tratta più esclusivamente di informatica o di servizi via web: ormai non c’è settore né gigante industriale che non possa vedere un proprio dominio pluridecennale messo in discussione da una nuova società costruita intorno ad una visione trasformativa, per cui la finanza è ben propensa a dotare di mezzi patrimoniali crescenti chi dimostra sufficiente ambizione e capacità di esecuzione nell’aggredire un settore. Questi numeri, quindi, significano che gli Stati Uniti stanno creando 126 nuove grandi imprese di ambizione globale al mese. Diverse falliranno? Può darsi, ma diverse altre no, e presidieranno i propri mercati negli anni a venire, garantendo profitti, dividendi, e posti di lavoro.

L’innovazione accelera, apre ad opportunità di generazione di valore, la grande finanza ci punta sopra scommettendo sui ritorni. E i ritorni, quando si investe spalmando il rischio in ottica di portfolio, puntualmente ci sono. Nel mondo, quindi, il gioco si fa sempre maledettamente più serio, con investitori non tradizionali che accrescono il comparto, mentre in Italia ormai – dove i gestori investitori istituzionali si guardano bene dall’evolversi ed avvicinarsi al capitale di rischio anche in forma indiretta – da un decennio procediamo in tondo intorno ai millantatori dello startup sounding senza che nemmeno il mercato degli operatori del venture trovi autonomamente una via di uscita da questo scenario.
Il nanismo del Paese sulla scena internazionale della generazione di nuove imprese tecnologiche è ormai chiaramente da imputarsi alle mancanze culturali e di know-how del nostro ecosistema, che sebbene sia punteggiato dalla presenza di alcuni (pochi) operatori virtuosi è, allo stesso tempo, del tutto incapace di operare come una filiera senza che i neoimprenditori che tentino di appoggiarvisi cadano nella trappola di un operatore improvvisato, incompetente o del tutto in mala fede. E nel difficilissimo percorso di una startup tech è sufficiente incontrare un solo soggetto tossico, per compromettere irreparabilmente il percorso e mancare il successo.

Che le cose stiano così è ormai palesato dal numero crescente di unicorni che nascono in altre nazioni ma fondati da imprenditori italiani: sebbene ancora pochi, dato che espatriare con l’intento di trovare supporto ed investimenti non è scelta da tutti, questo semplice fatto costituisce la prova che gli imprenditori italiani non siano meno capaci di immaginare e mettere a terra progetti di impresa innovativi e ad ambizione globale.

Innovazione, non tutto è (ancora?) perduto

Appresso agli USA, ormai tutte le grandi nazioni sviluppate e molte di quelle emergenti hanno investito prepotentemente nel posizionarsi in questa “industria” delle nuove imprese tecnologiche. L’Italia latita, con una arretratezza ormai stimabile in due o tre lustri, ma ha ancora l’opportunità di agganciare il treno posizionandosi come nazione-incubatore che faccia “dealflow origination” per i grandi investitori esteri, facendo leva sulle capacità e sul talento di imprenditori, innovatori, ricercatori e professionisti italiani di tutte le età che possano creare impresa, purchè questi vengano aiutati localmente nelle prime fasi attraverso schemi di venture design coerenti con i modelli internazionali.

Gli investitori italiani, tanto quelli casual che i professionali ed istituzionali, devono iper-specializzarsi nelle fasi pre-seed e seed, abbandonando ogni velleità di competere nelle fasi di investimento successive con investitori di altri Paesi che hanno la capacità di fare decine di operazioni da decine e centinaia di milioni di euro ciascuna – ognuna della dimensione totale di un medio fondo di venture capital italiano – ponendo le basi perché le startup fondate da imprenditori italiani attirino qui i capitali per scalare rimanendo imprese italiane, anziché migrare in cerca di un terreno favorevole in cui mettere le prime radici come sta accadendo ora.

Il ruolo di CDP Venture Capital-Fondo Nazionale Innovazione

Ed un ruolo chiave in questo scenario deve giocarlo Cassa Depositi e Prestiti con la sua controllata CDP Venture Capital-Fondo Nazionale Innovazione (FNI), che con una missione da “market maker” sta già da un anno adoperandosi per farci recuperare terreno attraverso una attività di investimento sia diretta che indiretta.
Con il recente arrivo del nuovo Amministratore Delegato di Gruppo, Dario Scannapieco, che arriva dall’aver goduto di un punto di osservazione privilegiato sul settore come lo European Invesment Fund, c’è l’opportunità che FNI venga potenziato consentendogli di produrre maggiore impatto nell’immediato, soprattutto nella sua capacità di investimento diretto, attraverso alcuni auspicabili affinamenti dei fondi già in campo:

  • Fondo Acceleratori, dedicato alla dotazione finanziaria di un numero di venture accelerator da far nascere sul territorio nazionale, potrebbe rendere più flessibile il suo schema di intervento allargando il perimetro anche alla creazione di venture incubator e di company builder, di cui il Paese necessita e che nel mondo iniziano ad avere un ruolo anche più rilevante degli acceleratori;
  • Fondo Rilancio, o un eventuale nuovo fondo basato su logica di intervento simile, dovrebbe allargare la platea dei soggetti su cui fare matching, affiancandosi a tutte le tipologie di investitori professionali così come anche alle finanziarie regionali imponendo il modello dell’investimento in convertendo – seguendo quello che ormai è lo standard globale nell’early stage – a tutti questi operatori, e con una dotazione incrementale rispetto a quella attuale potrebbe anche incrementare il proprio ticket massimo;
  • Fondo Evoluzione, che dovrebbe concentrarsi sulle “best in class” tra le startup italiane, necessiterebbe di una dotazione anche dieci volte superiore a quella attuale per poter avere la capacità di sottoscrivere un congruo numero di round di serie A e B di taglio comparabile a quelli internazionali.

Puntare alla qualità, non alla quantità

Allo stesso tempo, l’attività indiretta da Fondo di Fondi operata da FNI nel far nascere numerosi operatori di Venture Capital italiani andrebbe inquadrata nel perseguimento di risultati misurabili in un orizzonte di medio-lungo termine, non già puntando ad un obiettivo quantitativo di VC nominalmente iper differenziati tra loro – quando il vero problema è che troppi di questi rischiano di mancare di know-how per operare diversamente da degli small cap private equity – quanto ponendosi un obiettivo qualitativo: innanzitutto attirando primari VC esteri ad operare nel paese portando competenze internazionali in branch office locali, come fece Israele negli anni ’90, e poi finanziando first time team di nuovi fondi italiani operanti prevalentemente in fase seed ed in cui i general partner abbiano esclusivamente due tipi di provenienza: imprenditori con alle spalle exit di successo da startup tech, o partner provenienti da fondi esteri performanti di ecosistemi maturi.

Avere pochi soggetti molto validi, operanti nel Paese, posizionali sul seed e che si affianchino in numero progressivamente crescente ai fondi diretti di FNI è di gran lunga preferibile ad averne velocemente molti ma incapaci di operare seguendo le pratiche di settore. La seconda opzione non ci aiuterà a colmare alcun gap con gli altri ecosistemi maturi, che rimarranno ben più avanzati di noi mantenendoci in posizione arretrata.

Conclusioni

Ma questo non basterà comunque, perché l’azione di FNI non può essere isolata, e soprattutto non dobbiamo commettere l’errore della Francia nell’aver creato un mercato dell’offerta di capitale di rischio strettamente dipendente da allocazioni di Stato: a livello normativo sarà fondamentale revisionare le norme intorno alle startup innovative, agli incentivi per gli investitori privati ed ai fast track e alle semplificazioni che incanalino la nuova impresa e il mercato dei capitali privati in un percorso virtuoso, che migliori sia il lato della domanda di capitale di rischio da parte di nuove imprese tech davvero ambiziose, che incanalando l’offerta di capitali privati nelle forme corrette, oggi ancora marginali.

Che la scena sia quella di un fallimento di mercato, ora più che mai, è un fatto di cui è necessario prendere atto per sollevare il problema con il legislatore, che è chiamato a correggere gli errori commessi con la cornice legislativa fuorviante e contraddittoria stratificatasi in questo decennio. E’ tempo di avere percezione dell’arretratezza del Paese, di accogliere una visione d’insieme di come funzioni una filiera del venture business matura, e disegnare una strategia e una serie di azioni per arrivarci.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Speciale PNRR

Tutti
Incentivi
Salute digitale
Formazione
Analisi
Sostenibilità
PA
Sostemibilità
Sicurezza
Digital Economy
CODICE STARTUP
Imprenditoria femminile: come attingere ai fondi per le donne che fanno impresa
DECRETI
PNRR e Fascicolo Sanitario Elettronico: investimenti per oltre 600 milioni
IL DOCUMENTO
Competenze digitali, ecco il nuovo piano operativo nazionale
STRUMENTI
Da Istat e RGS gli indicatori per misurare la sostenibilità nel PNRR
STRATEGIE
PNRR – Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: cos’è e novità
FONDI
Pnrr, ok della Ue alla seconda rata da 21 miliardi: focus su 5G e banda ultralarga
GREEN ENERGY
Energia pulita: Banca Sella finanzia i progetti green incentivati dal PNRR
TECNOLOGIA SOLIDALE
Due buone notizie digitali: 500 milioni per gli ITS e l’inizio dell’intranet veloce in scuole e ospedali
INNOVAZIONE
Competenze digitali e InPA cruciali per raggiungere gli obiettivi del Pnrr
STRATEGIE
PA digitale 2026, come gestire i fondi PNRR in 5 fasi: ecco la proposta
ANALISI
Value-based healthcare: le esperienze in Italia e il ruolo del PNRR
Strategie
Accordi per l’innovazione, per le imprese altri 250 milioni
Strategie
PNRR, opportunità e sfide per le smart city
Strategie
Brevetti, il Mise mette sul piatto 8,5 milioni
Strategie
PNRR e opere pubbliche, la grande sfida per i Comuni e perché bisogna pensare digitale
Formazione
Trasferimento tecnologico, il Mise mette sul piatto 7,5 milioni
Strategie
PSN e Strategia Cloud Italia: a che punto siamo e come supportare la PA in questo percorso
Dispersione idrica
Siccità: AI e analisi dei dati possono ridurre gli sprechi d’acqua. Ecco gli interventi necessari
PNRR
Cloud, firmato il contratto per l’avvio di lavori del Polo strategico
Formazione
Competenze digitali, stanziati 48 milioni per gli Istituti tecnologici superiori
Iniziative
Digitalizzazione delle reti idriche: oltre 600 milioni per 21 progetti
Competenze e competitività
PNRR, così i fondi UE possono rilanciare la ricerca e l’Università
Finanziamenti
PNRR, si sbloccano i fondi per l’agrisolare
Sanità post-pandemica
PNRR, Missione Salute: a che punto siamo e cosa resta da fare
Strategie
Sovranità e autonomia tecnologica nazionale: come avviare un processo virtuoso e sostenibile
La relazione
Pnrr e PA digitale, l’alert della Corte dei conti su execution e capacità di spesa
L'editoriale
Elezioni 2022, la sfida digitale ai margini del dibattito politico
Strategie
Digitale, il monito di I-Com: “Senza riforme Pnrr inefficace”
Transizione digitale
Pnrr: arrivano 321 milioni per cloud dei Comuni, spazio e mobilità innovativa
L'analisi I-COM
Il PNRR alla prova delle elezioni: come usare bene le risorse e centrare gli obiettivi digitali
Cineca
Quantum computing, una svolta per la ricerca: lo scenario europeo e i progetti in corso
L'indice europeo
Desi, l’Italia scala due posizioni grazie a fibra e 5G. Ma è (ancora) allarme competenze
L'approfondimento
PNRR 2, ecco tutte le misure per cittadini e imprese: portale sommerso, codice crisi d’impresa e sismabonus, cosa cambia
Servizi digitali
PNRR e trasformazione digitale: ecco gli investimenti e le riforme previste per la digitalizzazione della PA
Legal health
Lo spazio europeo dei dati sanitari: come circoleranno le informazioni sulla salute nell’Unione Europea
Servizi digitali
PNRR e PA digitale: non dimentichiamo la dematerializzazione
Digital Healthcare transformation
La trasformazione digitale degli ospedali
Governance digitale
PA digitale, è la volta buona? Così misure e risorse del PNRR possono fare la differenza
Servizi digitali
Comuni e digitale, come usare il PNRR senza sbagliare
La survey
Pnrr e digitale accoppiata vincente per il 70% delle pmi italiane
Missione salute
Fascicolo Sanitario Elettronico alla prova del PNRR: limiti, rischi e opportunità
Servizi pubblici
PNRR: come diventeranno i siti dei comuni italiani grazie alle nuove risorse
Skill gap
PNRR, la banda ultra larga crea 20.000 nuovi posti di lavoro
Il Piano
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUMPA2022
PNRR e trasformazione digitale: rivedi i Talk di FORUM PA 2022 in collaborazione con le aziende partner
I contratti
Avio, 340 milioni dal Pnrr per i nuovi propulsori a metano
Next Generation EU
PNRR, a che punto siamo e cosa possono aspettarsi le aziende private
Fondi
Operativo il nuovo portale del MISE con tutti i finanziamenti per le imprese
Servizi comunali
Il PNRR occasione unica per i Comuni digitali: strumenti e risorse per enti e cittadini
Healthcare data platform
PNRR dalla teoria alla pratica: tecnologie e soluzioni per l’innovazione in Sanità
Skill
Competenze digitali, partono le Reti di facilitazione
Gli obiettivi
Scuola 4.0, PNRR ultima chance: ecco come cambierà il sistema formativo
Sistema Paese
PNRR 2, è il turno della space economy
FORUM PA 2022
FORUM PA 2022: la maturità digitale dei comuni italiani rispetto al PNRR
Analisi
PNRR: dalla Ricerca all’impresa, una sfida da cogliere insieme
Innovazione
Pnrr, il Dipartimento per la Trasformazione digitale si riorganizza
FORUM PA 2022
PA verde e sostenibile: il ruolo di PNRR, PNIEC, energy management e green public procurement
Analisi
PNRR, Comuni e digitalizzazione: tutto su fondi e opportunità, in meno di 3 minuti. Guarda il video!
Rapporti
Competenze digitali e servizi automatizzati pilastri del piano Inps
Analisi
Attuazione del PNRR: il dialogo necessario tra istituzioni e società civile. Rivedi lo Scenario di FORUM PA 2022
Progetti
Pnrr, fondi per il Politecnico di Torino. Fra i progetti anche IS4Aerospace
Analisi
PNRR, Colao fa il punto sulla transizione digitale dell’Italia: «In linea con tutte le scadenze»
La Svolta
Ict, Istat “riclassifica” i professionisti. Via anche al catalogo dati sul Pnrr
Analisi
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUM PA 2022
Ecosistema territoriale sostenibile: l’Emilia Romagna tra FESR e PNRR
Il Piano
Innovazione, il Mise “centra” gli obiettivi Pnrr: attivati 17,5 miliardi
Analisi
PNRR: raggiunti gli obiettivi per il primo semestre 2022. Il punto e qualche riflessione
Analisi
PNRR: dal dialogo tra PA e società civile passa il corretto monitoraggio dei risultati, tra collaborazione e identità dei luoghi
Webinar
Comuni e PNRR: un focus sui bandi attivi o in pubblicazione
Analisi
Formazione 4.0: cos’è e come funziona il credito d’imposta
PA e Sicurezza
PA e sicurezza informatica: il ruolo dei territori di fronte alle sfide della digitalizzazione
PA e sicurezza
PNRR e servizi pubblici digitali: sfide e opportunità per Comuni e Città metropolitane
Water management
Water management in Italia: verso una transizione “smart” e “circular” 
LE RISORSE
Transizione digitale, Simest apre i fondi Pnrr alle medie imprese
Prospettive
Turismo, cultura e digital: come spendere bene le risorse del PNRR
Analisi
Smart City: quale contributo alla transizione ecologica
Decarbonizzazione
Idrogeno verde, 450 milioni € di investimenti PNRR, Cingolani firma
Unioncamere
PNRR, imprese in ritardo: ecco come le Camere di commercio possono aiutare
I fondi
Industria 4.0: solo un’impresa su tre pronta a salire sul treno Pnrr
CODICE STARTUP
Imprenditoria femminile: come attingere ai fondi per le donne che fanno impresa
DECRETI
PNRR e Fascicolo Sanitario Elettronico: investimenti per oltre 600 milioni
IL DOCUMENTO
Competenze digitali, ecco il nuovo piano operativo nazionale
STRUMENTI
Da Istat e RGS gli indicatori per misurare la sostenibilità nel PNRR
STRATEGIE
PNRR – Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: cos’è e novità
FONDI
Pnrr, ok della Ue alla seconda rata da 21 miliardi: focus su 5G e banda ultralarga
GREEN ENERGY
Energia pulita: Banca Sella finanzia i progetti green incentivati dal PNRR
TECNOLOGIA SOLIDALE
Due buone notizie digitali: 500 milioni per gli ITS e l’inizio dell’intranet veloce in scuole e ospedali
INNOVAZIONE
Competenze digitali e InPA cruciali per raggiungere gli obiettivi del Pnrr
STRATEGIE
PA digitale 2026, come gestire i fondi PNRR in 5 fasi: ecco la proposta
ANALISI
Value-based healthcare: le esperienze in Italia e il ruolo del PNRR
Strategie
Accordi per l’innovazione, per le imprese altri 250 milioni
Strategie
PNRR, opportunità e sfide per le smart city
Strategie
Brevetti, il Mise mette sul piatto 8,5 milioni
Strategie
PNRR e opere pubbliche, la grande sfida per i Comuni e perché bisogna pensare digitale
Formazione
Trasferimento tecnologico, il Mise mette sul piatto 7,5 milioni
Strategie
PSN e Strategia Cloud Italia: a che punto siamo e come supportare la PA in questo percorso
Dispersione idrica
Siccità: AI e analisi dei dati possono ridurre gli sprechi d’acqua. Ecco gli interventi necessari
PNRR
Cloud, firmato il contratto per l’avvio di lavori del Polo strategico
Formazione
Competenze digitali, stanziati 48 milioni per gli Istituti tecnologici superiori
Iniziative
Digitalizzazione delle reti idriche: oltre 600 milioni per 21 progetti
Competenze e competitività
PNRR, così i fondi UE possono rilanciare la ricerca e l’Università
Finanziamenti
PNRR, si sbloccano i fondi per l’agrisolare
Sanità post-pandemica
PNRR, Missione Salute: a che punto siamo e cosa resta da fare
Strategie
Sovranità e autonomia tecnologica nazionale: come avviare un processo virtuoso e sostenibile
La relazione
Pnrr e PA digitale, l’alert della Corte dei conti su execution e capacità di spesa
L'editoriale
Elezioni 2022, la sfida digitale ai margini del dibattito politico
Strategie
Digitale, il monito di I-Com: “Senza riforme Pnrr inefficace”
Transizione digitale
Pnrr: arrivano 321 milioni per cloud dei Comuni, spazio e mobilità innovativa
L'analisi I-COM
Il PNRR alla prova delle elezioni: come usare bene le risorse e centrare gli obiettivi digitali
Cineca
Quantum computing, una svolta per la ricerca: lo scenario europeo e i progetti in corso
L'indice europeo
Desi, l’Italia scala due posizioni grazie a fibra e 5G. Ma è (ancora) allarme competenze
L'approfondimento
PNRR 2, ecco tutte le misure per cittadini e imprese: portale sommerso, codice crisi d’impresa e sismabonus, cosa cambia
Servizi digitali
PNRR e trasformazione digitale: ecco gli investimenti e le riforme previste per la digitalizzazione della PA
Legal health
Lo spazio europeo dei dati sanitari: come circoleranno le informazioni sulla salute nell’Unione Europea
Servizi digitali
PNRR e PA digitale: non dimentichiamo la dematerializzazione
Digital Healthcare transformation
La trasformazione digitale degli ospedali
Governance digitale
PA digitale, è la volta buona? Così misure e risorse del PNRR possono fare la differenza
Servizi digitali
Comuni e digitale, come usare il PNRR senza sbagliare
La survey
Pnrr e digitale accoppiata vincente per il 70% delle pmi italiane
Missione salute
Fascicolo Sanitario Elettronico alla prova del PNRR: limiti, rischi e opportunità
Servizi pubblici
PNRR: come diventeranno i siti dei comuni italiani grazie alle nuove risorse
Skill gap
PNRR, la banda ultra larga crea 20.000 nuovi posti di lavoro
Il Piano
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUMPA2022
PNRR e trasformazione digitale: rivedi i Talk di FORUM PA 2022 in collaborazione con le aziende partner
I contratti
Avio, 340 milioni dal Pnrr per i nuovi propulsori a metano
Next Generation EU
PNRR, a che punto siamo e cosa possono aspettarsi le aziende private
Fondi
Operativo il nuovo portale del MISE con tutti i finanziamenti per le imprese
Servizi comunali
Il PNRR occasione unica per i Comuni digitali: strumenti e risorse per enti e cittadini
Healthcare data platform
PNRR dalla teoria alla pratica: tecnologie e soluzioni per l’innovazione in Sanità
Skill
Competenze digitali, partono le Reti di facilitazione
Gli obiettivi
Scuola 4.0, PNRR ultima chance: ecco come cambierà il sistema formativo
Sistema Paese
PNRR 2, è il turno della space economy
FORUM PA 2022
FORUM PA 2022: la maturità digitale dei comuni italiani rispetto al PNRR
Analisi
PNRR: dalla Ricerca all’impresa, una sfida da cogliere insieme
Innovazione
Pnrr, il Dipartimento per la Trasformazione digitale si riorganizza
FORUM PA 2022
PA verde e sostenibile: il ruolo di PNRR, PNIEC, energy management e green public procurement
Analisi
PNRR, Comuni e digitalizzazione: tutto su fondi e opportunità, in meno di 3 minuti. Guarda il video!
Rapporti
Competenze digitali e servizi automatizzati pilastri del piano Inps
Analisi
Attuazione del PNRR: il dialogo necessario tra istituzioni e società civile. Rivedi lo Scenario di FORUM PA 2022
Progetti
Pnrr, fondi per il Politecnico di Torino. Fra i progetti anche IS4Aerospace
Analisi
PNRR, Colao fa il punto sulla transizione digitale dell’Italia: «In linea con tutte le scadenze»
La Svolta
Ict, Istat “riclassifica” i professionisti. Via anche al catalogo dati sul Pnrr
Analisi
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUM PA 2022
Ecosistema territoriale sostenibile: l’Emilia Romagna tra FESR e PNRR
Il Piano
Innovazione, il Mise “centra” gli obiettivi Pnrr: attivati 17,5 miliardi
Analisi
PNRR: raggiunti gli obiettivi per il primo semestre 2022. Il punto e qualche riflessione
Analisi
PNRR: dal dialogo tra PA e società civile passa il corretto monitoraggio dei risultati, tra collaborazione e identità dei luoghi
Webinar
Comuni e PNRR: un focus sui bandi attivi o in pubblicazione
Analisi
Formazione 4.0: cos’è e come funziona il credito d’imposta
PA e Sicurezza
PA e sicurezza informatica: il ruolo dei territori di fronte alle sfide della digitalizzazione
PA e sicurezza
PNRR e servizi pubblici digitali: sfide e opportunità per Comuni e Città metropolitane
Water management
Water management in Italia: verso una transizione “smart” e “circular” 
LE RISORSE
Transizione digitale, Simest apre i fondi Pnrr alle medie imprese
Prospettive
Turismo, cultura e digital: come spendere bene le risorse del PNRR
Analisi
Smart City: quale contributo alla transizione ecologica
Decarbonizzazione
Idrogeno verde, 450 milioni € di investimenti PNRR, Cingolani firma
Unioncamere
PNRR, imprese in ritardo: ecco come le Camere di commercio possono aiutare
I fondi
Industria 4.0: solo un’impresa su tre pronta a salire sul treno Pnrr

Articoli correlati

Articolo 1 di 2