servizi pubblici digitali

Progetto Italiae, pratiche innovative pronte all’uso: così Formez PA aiuta i Comuni a digitalizzarsi

Il Piano di innovazione digitale è uno degli strumenti che il team Formez mette a disposizione degli enti per avviare il processo di digitalizzazione. Agli amministratori viene anche data la possibilità di optare per soluzioni a riuso di software open source. L’esempio dell’area interna Reventino Savuto

Pubblicato il 18 Ott 2022

Orsola Barina

Giornalista presso Formez PA

comunicazioni elettroniche

Superare la frammentazione territoriale e rafforzare la capacità amministrativa dei comuni: è l’obiettivo del Progetto Italiae del Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie (DARA) che promuove l’intercomunalità attraverso la diffusione di pratiche innovative.

La conoscenza a 360°dello stato ICT del territorio per innescare un processo di trasformazione digitale efficace tarato sui suoi effettivi fabbisogni, con il coinvolgimento degli amministratori locali, sono gli ingredienti principali di Community di innovazione nell’azione di affiancamento ad aggregazioni territoriali quali Unioni di Comuni, Aree interne e Comunità montane.

Si tratta di una delle linee di intervento, attuata da Formez PA, del Progetto ITALIAE del Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie (DARA) che promuove l’intercomunalità attraverso la diffusione di pratiche innovative – anche quelle già collaudate da altre amministrazioni – con l’obiettivo di superare la frammentazione territoriale e rafforzare la capacità amministrativa dei comuni, core del progetto del DARA.

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Il Piano di innovazione digitale di Formez

Il Piano di innovazione digitale è uno degli strumenti che il team Formez mette a disposizione delle amministrazioni per avviare il processo di digitalizzazione. Informatizzare i processi di lavoro, erogare servizi pubblici on line di qualità per cittadini e imprese sono le richieste degli amministratori a cui viene anche data la possibilità di optare per soluzioni a riuso di software open source, adattate ai propri contesti, come indicato dal Codice Amministrazione Digitale (CAD) e dal Piano Triennale per l’Informatica, semplificando scelte di acquisto e investimenti.

C’è poi la partita delle risorse finanziarie da utilizzare per la realizzazione degli interventi. In particolare, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) mette sul piatto 6,14 miliardi di euro per 7 ambiti di intervento. Dopo i primi sette avvisi lanciati a partire dallo scorso aprile dal Dipartimento per la trasformazione digitale per la migrazione dei servizi al cloud, il miglioramento dei portali comunali per sevizi pubblici più fruibili e l’estensione delle piattaforme abilitanti, è di questi giorni il via libera a nuovi bandi per 310 e 280 milioni di euro.

Per informare gli amministratori sulle opportunità finanziarie in campo e sulle modalità di accesso ai bandi, Community di innovazione organizza Laboratori di innovazione digitale, un modello informativo che tiene conto delle caratteristiche organizzative e digitali dei comuni interessati.

Piani di innovazione digitale, dall’analisi del territorio al piano di prefattibilità dei servizi ICT

I Piani di innovazione messi a punto dagli esperti di Community di innovazione sono il risultato di un percorso partecipato di conoscenza dello stato dell’arte digitale di tutti gli enti coinvolti per farne emergere criticità ed esigenze su cui costruire una proposta di sviluppo dei servizi ICT, anche in una prospettiva di gestione associata della specifica funzione laddove assente, con step di breve e lungo periodo.

Si parte dalla creazione di un gruppo di lavoro centrale e uno locale per avviare l’analisi dell’assetto organizzativo e digitale di partenza dei comuni interessati e dell’eventuale ente sovracomunale. Un check up dapprima documentale e poi utilizzando survery agli amministratori con il supporto dei referenti che sono stati individuati per organizzare il lavoro sul territorio. I focus sono su eventuali attività e funzioni gestite in maniera associata e sulla situazione digitale dei comuni interessati che tiene conto anche del relativo contesto regionale, la normativa e i piani strategici pluriennali delle regioni.

Sotto la lente le risorse dedicate, umane e infrastrutturali; i percorsi formativi realizzati in materia, l’aggiornamento dei siti web comunali sulla base delle specifiche linee guida; l’avvio o meno della migrazione al cloud; l’offerta di servizi on line per cittadini e imprese; il livello di aggancio alle piattaforme abilitanti.

L’incrocio di tutti i dati raccolti e il costante scambio con gli amministratori locali consente di disegnare le direttrici di sviluppo del percorso di digitalizzazione e i vari step da compiere. Saranno i comuni e gli enti sovracomunali a scegliere se intraprenderlo o meno, magari richiedendo ulteriori approfondimenti e supporto del Formez per arrivare ad un vero e proprio piano di fattibilità degli interventi.

L’analisi del contesto è già di per sé un patrimonio di conoscenza molto importante per i comuni coinvolti che potranno non solo avviare in maniera più consapevole la transizione digitale, ma guardare con maggiore chiarezza alla visione futura dei loro territori.

L’attività laboratoriale, un modello flessibile

I Laboratori di innovazione digitale organizzati dal Formez per amministratori e tecnici dei territori affiancati propongono, in prima battuta, un’ampia panoramica sul contesto normativo e la cornice finanziaria su cui orientarsi per intraprendere la transizione digitale, per poi tarare l’attività sulla base delle esigenze espresse.

A ciascun territorio il suo laboratorio, si potrebbe sintetizzare. Leggi e aggiornamenti in materia, bandi attivi e in uscita, l’infrastrutturazione digitale richiesta e le procedure di acquisto, il concetto di cloud first, quello di riuso e condivisione di software tra amministrazioni, la richiesta di servizi completamente digitali per i cittadini, digitalizzazione degli avvisi pubblici. Tutte le informazioni che gli enti locali sono tenuti a conoscere per poter ottenere le risorse finanziarie disponibili – del proprio bilancio, provenienti dalla politica di coesione o dal PNRR – vengono illustrate in incontri che consentono ai destinatari di comprendere quale degli argomenti esposti debbano diventare oggetto di ulteriori approfondimenti sulla base dei propri fabbisogni di conoscenza. Tra “pubblico” ed esperti di Community di innovazione si apre un dialogo che conduce alla strutturazione delle attività laboratoriali successive.

Digitale circolare: il riuso

Una delle attività della linea di intervento del DARA è la diffusione di pratiche amministrative innovative, anche dal punto di vista tecnologico, in un’ottica di riuso che permette di risparmiare tempi e costi.

Le analisi condotte per conoscere lo stato organizzativo e digitale dei comuni interessati consente di individuare possibili soluzioni già collaudate in atri contesti, presenti in cataloghi dedicati, che rispondano ai loro fabbisogni e in grado di innescare processi di rafforzamento amministrativo.

Come stabilito infatti dagli artt. 68 e 69 del CAD e dalle linee guida che ne discendono, le amministrazioni che realizzano programmi informatici su input di un committente debbono rilasciarli in licenza aperta per poter essere utilizzati gratuitamente da altre.

Il metodo messo a punto dagli esperti Formez prevede in una prima fase l’elaborazione di un Piano di riuso su una o più proposte individuate tra quelle open source disponibili per digitalizzare il servizio o la funzione in questione, un vero e proprio studio di fattibilità tarato sulle caratteristiche del territorio. Ad esso segue eventualmente, con il via libera da parte degli amministratori, un Piano di adozione ovvero il progetto esecutivo per il riuso della soluzione prescelta. Ogni tappa è costruita sulla stretta collaborazione tra i gruppi di lavoro, progettuale e territoriale.

L’esempio del Reventino

È stato questo il percorso che ha condotto alcuni sindaci dell’area interna calabrese Reventino Savuto alla scelta di utilizzare, per la riscossione di alcune tipologie di tributi, I.B.D.M.E.T (Interoperabilità Banche Dati per una Migliore Equità Tributaria), una soluzione a riuso basata su un sistema GIS per rappresentare banche dati, finalizzata a una migliore conoscenza del territorio e del patrimonio degli enti locali.

La pratica è stata sviluppata dall’Università della Calabria in collaborazione con 5 comuni calabresi e “ceduta” dal comune di Montalto Uffugo. Una mappatura che migliora la qualità della riscossione sia dalla parte dei contribuenti che per i dipendenti pubblici, un modello scalabile in grado di generare altre banche dati a disposizione dell’ente e che può evolvere nei passaggi da un contesto amministrativo all’altro.

È quello che è accaduto per i “comuni riusanti” del Reventino Savuto che hanno adottato due procedure I.B.D.M.E.T, per toponomastica e dati cimiteriali, con un up grade apportato dal team Formez rispetto alla soluzione originaria. L’aggiornamento consiste nell’utilizzo di un software GIS open source che rende la sua applicazione più semplice, efficace e ampliabile per altri servizi e altri enti.

I comuni sono stati dotati di pacchetto dati, software, manualistica e linee operative del sistema GIS libero per l’applicazione autonoma della soluzione.

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