tecnologie e formazione

Intelligenza artificiale, quali usi per le business school



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L’intelligenza artificiale offre molte opportunità i diversi campi anche nell’ambito della formazione e delle business school, ma va usato con responsabilità. L’esempio di Flexa, la piattaforma digitale per l’assessment delle competenze e per l’apprendimento continuo

Pubblicato il 6 lug 2023

Federico Frattini

Dean di POLIMI Graduate School of Management



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In un recente articolo il Financial Times si interrogava su come l’intelligenza artificiale possa fornire un valido aiuto nei percorsi formativi e in particolare per le business school. Nonostante le applicazioni dell’IA in questi ambiti siano già numerose, essa sta destando preoccupazione in merito alla possibilità che offre agli studenti di raggirare i docenti negli esami ed alla ridefinizione del ruolo dei professori che potrebbe comportare.

IA generativa: le sfide per il mondo dell’education

Uno scenario complesso in cui i “modelli conversazionali” di intelligenza artificiale, tipo ChatGPT, mettono il corpo docente, e più in generale le istituzioni educative, di fronte a nuove opportunità e nuove sfide.

Qualche tempo fa, ad esempio, il professor Christian Terwiesch della Wharton School dell’Università della Pennsylvania ha scoperto che ChatGPT è stato in grado di superare l’esame finale per l’MBA della sua scuola, perfino con un buon punteggio (B). Di altra natura la storia di Zsolt Katona, docente di marketing alla Berkeley Haas School of Business della California, che ha cominciato ad usare GPT-2 già nel 2019, quando nessuno sapeva cosa fosse, sia per insegnare agli studenti del corso di technology leadership come usare a proprio vantaggio la IA, sia per mettere a punto gli script per i video che accompagnavano il suo corso. Il professore è convinto del fatto che ChatGPT per le nuove generazioni diventerà quello che fino ad oggi è stato Google: il centro gravitazionale grazie al quale le persone accederanno alla conoscenza. Non c’è bisogno di aggiungere che Katona è un sostenitore della bontà e dei benefici che l’IA può apportare nei processi educativi, a tutti i livelli.

L’IA opportunità per personalizzare l’apprendimento

Noi, come Katona e parecchi altri osservatori, crediamo nell’IA come un’opportunità, sia per la possibilità di personalizzare l’apprendimento in maniera semplice ed efficace, ma anche per le opportunità che offre di assistere gli studenti che necessitano di un aiuto supplementare, ad esempio attraverso il tutoraggio e la realizzazione di programmi di recupero ad hoc. Si tratta dei benefici dell’IA per la formazione evidenziati anche in uno studio realizzato di IIkka Tuomi, che nel 2018 ha redatto per la Commissione Europea un report dal titolo “The Impact of Artificial Intelligence on Learning, Teaching, and Education”.

Impact of Artificial Intelligence on Education - ILKKA TUOMI

Il progetto Flexa


Come POLIMI Graduate School of Management siamo non solo convinti della necessità di approfondire ed applicare al meglio l’IA nei processi di apprendimento, ma crediamo anche che essa possa permettere alle università ed alle business school di sperimentare nuovi servizi e modelli di business, come abbiamo fatto qualche anno fa con il progetto Flexa, la nostra piattaforma digitale per l’assessment delle competenze e per l’apprendimento continuo realizzata in collaborazione con Microsoft, che durante la pandemia da Covid-19 è stata resa accessibile e gratuita per tutti, e non solamente per i nostri studenti e alumni. Flexa è un digital mentor basato su algoritmi di intelligenza artificiale, attiva da circa 4 anni, che ha richiesto un investimento importante, superiore ai due milioni di euro, e che ha comportato il lavoro per oltre un anno di uno staff di una ventina di persone, in un team congiunto tra Microsoft e la nostra Scuola.

Come funziona Flexa

Focalizzata sui temi di management e innovazione, Flexa si rivolge a tutti coloro che desiderano rafforzare le proprie competenze manageriali utilizzando la piattaforma per accedere a un percorso di apprendimento personalizzato, a partire da una fase di valutazione che identifica gli skill gap da colmare per raggiungere i propri obiettivi professionali. Tutto questo grazie ad un ecosistema di circa 800mila contenuti, tra i quali corsi digitali self-paced, webinar, podcast, articoli e case history. Naturalmente l’approccio di Flexa è “smart”, adattabile cioè alla disponibilità di tempo che ciascuno può spendere per il proprio aggiornamento professionale.

Esistono molte piattaforme che offrono corsi per l’aggiornamento di professionisti e manager, altre che fanno matching tra domanda e offerta di lavoro, e altre ancora che permettono di fare un check-up delle proprie skills. Tuttavia, Flexa è la prima piattaforma che unisce ed integra questi servizi rendendo l’esperienza formativa completa ed end-to-end. A chi si registra è innanzitutto richiesto di stabilire e comunicare qual è il proprio obiettivo professionale nei prossimi tre anni, in termini di settore, area funzionale e livello di responsabilità.

A questo punto l’utente deve sottoporsi ad un assessment sulle sue competenze (hard, soft e digitali, con la valutazione di ben 185 skills) al termine del quale vengono evidenziati i principali gap da colmare per raggiungere la posizione professionale desiderata. Sulla base di questi elementi, i sistemi di intelligenza artificiale di Flexa raccomandano la fruizione attraverso la piattaforma di una serie di contenuti personalizzati per colmare gli specifici skill gap di ogni utilizzatore. Al di là di questo, ha altre due importanti funzionalità: strumenti che abilitano un networking evoluto, ma anche matching con aziende che hanno necessità di reclutare figure professionali come quelle formate dalla business school.

La piattaforma è stata aperta da circa due anni a studenti e alumni e oggi conta circa 7000 utenti attivi. Di questi 31% sono alumni, 29% studenti e 36% persone esterne alla business school business school. Ad oggi il livello di soddisfazione è stupefacente, con circa l’80% dei contenuti che vengono giudicati dagli utilizzatori come rilevanti, utili e ben raccomandati dalla IA di Flexa, e questo è un parametro in rapido miglioramento proprio perché stanno crescendo i dati di feedback degli utenti che migliorano le raccomandazioni degli algoritmi di Flexa costantemente nel tempo.

L’IA per l’apprendimento continuo e on demand

I percorsi di formazione classici di università e business school non finiranno mai di avere ragione d’essere, quello che lì si impara rimane di fondamentale importanza per sviluppare un pensiero critico e una capacità di apprendimento autonomo. Siamo però convinti che la formazione continua sia realizzabile efficacemente secondo modelli di apprendimento abilitati dagli strumenti digitali. Flexa è la dimostrazione di come università e business school possono usare la tecnologia per offrire servizi che fanno leva sulle loro competenze e sulla loro ricerca, attraverso strumenti e canali innovativi, sostenibili economicamente, scalabili ed efficaci per raggiungere i propri studenti ed alumni.

Un altro tema che dimostra la bontà dei modelli di formazione e apprendimento digitali deriva dal cambiamento a cui stiamo assistendo in questo momento storico. Si tratta di una transizione dal paradigma di formazione classico, che prevede l’apprendimento come un processo verticale di approfondimento delle proprie skills in momenti di tempo ben definiti, a un modello più interconnesso e fluido, in cui si acquisiscono contenuti e specifiche competenze verticali in modalità on demand quando ce n’è bisogno. La chiave è quella di trovare i contenuti giusti per risolvere in modo “sartoriale” ogni problema o esigenza professionale e l’IA in questo è la chiave per migliore la qualità dell’offerta formativa e per consentire a questo modelli di affermarsi.


Conclusioni


Ma c’è di più. L’IA sarà determinante nell’utilizzare i dati per aiutare i manager a gestire problemi di non facile soluzione, prevedendo scenari e anticipando trend. In questo contesto diventerà centrale la capacità di risolvere problemi basati su casi reali attraverso l’utilizzo dell’analisi di dati complessi supportata dagli strumenti di intelligenza artificiale. Anche se probabilmente servirà ancora un po’ di tempo perché questo diventi una competenza ed una pratica ampiamente diffusa, crediamo sia fondamentale per le istituzioni formative e per le business school in particolare anticipare i tempi ed insegnare già ai propri studenti come utilizzare l’IA a questo fine, in modo etico e responsabile.

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