didattica e digitale

Transizione digitale nell’education, a che punto siamo? Stato dell’arte e sfide

In Italia, il gap di competenze digitali rischia non solo di aumentare le disuguaglianze territoriali e di genere ma anche di rallentare la crescita economica del Paese. Come si colloca in questo contesto il settore dell’istruzione? Il punto sul processo di digitalizzazione della didattica e della scuola

Pubblicato il 10 Gen 2023

Carmelina Maurizio

Università degli Studi di Torino

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Le riforme e gli investimenti che contribuiscono alla transizione digitale del nostro paese riguardano la pubblica amministrazione, il sistema giudiziario e il rafforzamento di quello sanitario attraverso le tecnologie digitali, ma anche lo sviluppo delle competenze digitali, per migliorarle e aumentare l’offerta formativa. In questo scenario, come si colloca il settore dell’istruzione?

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Lo stato dell’arte rispetto alla trasformazione digitale nell’education

Un punto privilegiato di osservazione è sicuramente quello dell’AICA – Associazione Italiana per il Calcolo Automatico”, cui nel 1983 si aggiunge “per l’Informatica”[2].

A novembre 2022 Milano ha ospitato la trentaseiesima edizione della Conferenza annuale AICA, durante la quale si è discusso sulla necessità di investire sul capitale umano affinché la transizione digitale non diventi una forma di esclusione, ma si trasformi in una reale opportunità di crescita professionale. La Conferenza “La trasformazione digitale nella scuola, negli ITS, nell’Università e nella formazione professionale” ha visto la partecipazione, tra sessioni plenarie e sessioni scientifiche parallele, di esperti, docenti, ricercatori e amministratori intenti a confrontarsi e favorire una riflessione sul tema delle competenze nello scenario digitale, avendo chiaro che solo attraverso una sinergia costruttiva tra mondo del lavoro, della scuola e della formazione si potranno definire le competenze necessarie in questa fase di grande innovazione.

Quanto emerso illumina la situazione attuale in cui si trova l’Italia, che sembra proprio stia scontando un gap di formazione, che rischia non solo di aumentare le disuguaglianze territoriali e di genere ma anche di rallentare la crescita economica del Paese, in particolare, la trasformazione digitale delle organizzazioni e della didattica, con uno sguardo attento e rilevante al mondo della scuola e dell’istruzione in generale, che porta a riflessioni importanti.

Tra i tanti temi che sono stati alla ribalta delle sessioni della Conferenza e che sollecitano l’attenzione di chi opera nell’istruzione ci sono il futuro dell’insegnamento dell’informatica, la formazione professionale dei docenti e gli ITS, il Piano Scuola 4.0, ma anche le Università del futuro, il Coding e il computational thinking, l’intelligenza artificiale, la realtà virtuale e quella aumentata, l’Internet of things, e ancora le Piattaforme e-learning e gli strumenti per videoconferenze.

La digitalizzazione della didattica

Il processo di digitalizzazione della didattica e dell’organizzazione scolastica italiana ha preso avvio da oltre 15 anni con l’attuazione delle prime misure di trasformazione digitale; con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e quelli strutturali europei della programmazione 2021-2027 questo processo conosce un completamento e, al tempo stesso, un nuovo, forte impulso, sia per la rilevanza degli investimenti sia per l’approccio sistemico delle azioni. La trasformazione digitale si dipana nelle diverse aree già citate e andiamo allora a vedere cosa emerge nei settori di riferimento diverse aree e da queste si diffonde, per segnalare in ambito didattico e pedagogico quali possono essere nel presente e nel futuro prossimo i settori di maggiore riferimento ai quali prestare attenzione.

L’integrazione tecnologica nei processi di apprendimento

Se è vero che, come ha affermato già a fine XX secolo Jolene Dockstader[3] l’integrazione tecnologica consiste nell’“usare i computer effettivamente ed efficacemente nelle varie aree del sapere per consentire agli studenti di apprendere come usare le abilita digitali in maniera significativa”  questo significa essenzialmente che è il curriculum a dover guidare la tecnologia e non viceversa. Nel corso degli ultimi 20 anni sono stati individuati e proposti più modelli per con lo scopo di facilitare l’integrazione tecnologica nei processi di apprendimento.

Attualmente, senza smettere di citare l’ormai noto contributo alla spinta verso lo sviluppo tecnologico della didattica complice la pandemia, appare quanto mai evidente scorrendo i contributi presentati alla Conferenza di AICA, quanto l’integrazione delle tecnologie sia una realtà diffusa a livello nazionale, trasversale rispetto agli ordini e gradi di scuola, e spalmata su tutte le aree disciplinari: dalla musica al disegno, dalla matematica alle lingue straniere. Sono tanti e visibili, proprio grazie alla diffusione capillare di piattaforme e sistemi di condivisione, i progetti diventati parte della didattica ordinaria, che puntano al connubio efficace di contenuti e tecnologie digitali, che si avvalgono di software intuitivi o specifici per quel tale ambito, testimonianza che oggi all’inizio della seconda decade del secolo le scuole italiane sono in gran parte orientate all’innovazione basata sulle TIC.

Spunta, per ora in maniera meno diffusa, la tecnologia ispirata al blockchain[4], e si va trasformando anche il concetto di laboratorio[5], che con il contributo di risorse digitali diventa un ambiente virtuale e reale, dove i vari ambiti si mescolano con successo. Non mancano le scuole che stanno lavorando in collaborazione con gli atenei locali per promuovere l’integrazione e l’uso efficace delle tecnologie nel campo delle rappresentazioni grafiche.

La trasformazione digitale nella scuola e nel settore educational si estende anche ad aree collaterali, per cui dall’osservatorio privilegiato di AICA si possono scoprire progetti, che va ribadito sono perfettamente integrati nell’ordinario, in una visione innovativa del connetto stesso di progetto, tra cui per esempio i percorsi di PCTO – Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento, le biblioteche, ma anche la creazione di spazi ibridi, quelli che spingono a ripensare lo spazio aula, integrando le funzioni proprie del digitale, creando così un’Aula Phygital, ovvero modelli “phygital”,  che combinano esperienze in presenza con attività digitali.

Inclusione, gaming e formazione docenti

Al centro della trasformazione digitale nell’education c’è anche l’inclusione: sono molte le scuole che stanno integrando risorse e strumenti digitali per promuovere percorsi per l’apprendimento in caso di bisogni educativi speciali. A tale proposito si segnalano esperienze diffuse che si basano sul learning by doing, esercizi guidati, diversi tipi di operazioni, tutto collegato dall’uso integrato di TIC e prassi inclusive già collaudate.

Sta guadagnando terreno il Game Based Learning e in particolare si diffondono le Escape Room nella didattica, che si configurano ormai da qualche anno come delle attività di gioco che migliorano l’apprendimento. Questi giochi, che nascono nel mondo dell’intrattenimento e a partire dagli anni 2000 incentivano lo sviluppo di diverse competenze, per cui la loro popolarità nella didattica sta crescendo ad ogni livello, a partire soprattutto dalla scuola primaria.

La formazione dei docenti, quanto mai auspicata e necessaria in chiave digitale, è al centro della trasformazione digitale. Da questo punto di vista si rivela una potente risorsa l’attività capillare diffusa a livello nazionale delle Equipe Formative Territoriali che sono gruppi di lavoro che stanno creando nelle scuole lezioni, occasioni formative, progetti e stanno diffondendo una cultura che valorizza il digitale, rivolgendosi a docenti di ogni tipo di scuola.

Coding e pensiero computazionale

E infine, in questa veloce carrellata che ha voluto osservare il mutamento nelle scuole alla luce della trasformazione digitale in corso, non si può non parlare, seppure rapidamente, del coding e del pensiero computazionale. Attualmente è quanto mai evidente che il potenziamento del pensiero computazionale svolto dal coding e della sua stessa natura multidisciplinare, trova nella scuola il suo habitat ideale, dando a ciascuno, ad ogni età, la possibilità di fare coding, in funzione delle esigenze degli alunni e degli argomenti trattati in classe, offrendo anche l’opportunità ad insegnanti e ad alunni di giocare ruoli inconsueti e sperimentare nuove dinamiche all’interno della classe.

L’importanza di sviluppare competenze di pensiero computazionale è sottolineata fin dalla scuola dell’infanzia, al fine di insegnare agli alunni come risolvere i problemi in modo analitico, scomporli in sotto problemi e pianificare la soluzione più adatta. È quindi necessario formare gli insegnanti per aiutare gli alunni a sviluppare queste competenze[6].

Note

  1. https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/policies/countries-digitisation-performance
  2. AICA viene alla luce a Roma il 4 febbraio 1961, sotto la guida dal noto matematico Mauro Picone , per attrarre e condividere gli interessi culturali dei protagonisti di quella multiforme area scientifica che si chiama “Calcolo automatico”.
  3. Jolene Dockstader. Teachers of the 21st century know the what, why, and how of technology. The journal, 26(6):73–75, 1999.
  4. AA. VV, Certification system based on Blockchain and Open Badge technology, in Atti Didamatica 2022, pag. 65 – 70
  5. AA. VV., Montagna ONU2030&PNSD, i laboratori STEAM aiutano alla riscoperta della montagna, in Atti Didamatica 2022, pag. 70 – 81
  6. AA.VV., Sviluppo del pensiero computazionale nella scuola dell’infanzia e primaria, Università degli Studi di Torino, 2022, in Atti Convegno Didamatica 2022, pag. 380 – 389

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