La revisione del CAD che si sta elaborando in queste settimane, dovrà tenere in adeguata considerazione il fatto che per ottenere l’amministrazione “digital first” il problema da risolvere non è tanto normativo quanto attuativo. Il CAD pre-riforma prevede, infatti, già molti diritti digitali e molte prescrizioni di buona amministrazione, ma è per lo più inattuato.
Il tema da affrontare prioritariamente e rapidamente è, quindi, l’identificazione delle leve che possano favorire un efficace percorso attuativo.
Di seguito ne propongo 5 che ritengo indispensabili:
Sanzioni. Purtroppo nella nostra Pubblica Amministrazione, anche a causa di una ipertrofia normativa, vige un malcostume che può essere sintetizzato in “Se non c’è sanzione non si rispetta la norma”. O, nel migliore dei casi, si rispetta se non è troppo difficile farlo. La nullità degli atti, l’impossibilità di corrispondere l’indennità di risultato o quella di posizione, le sanzioni pecuniarie alle persone o alle strutture, la possibilità di togliere i fondi, la possibilità di commissariare, sono tutte sanzioni che vanno introdotte e usate. A ogni obbligo deve corrispondere una sanzione vera, una figura specifica che debba controllare e una che commini l’eventuale sanzione. Al momento, purtroppo, non è così e, se la nuova formulazione del CAD non cambia, c’è il rischio concreto che anche i nuovi obblighi non saranno generalmente rispettati.
Controllo diffuso. Come fa il cittadino a far valere i propri diritti? Il ricorso al Tar o la class action non possono essere l’unica strada, perché sono troppo costose e lunghe. Serve un meccanismo più snello, tipo “difensore civico digitale” o ricorso o segnalazione a una autorità. ANAC, a mio avviso, dovrebbe essere l’autorità giusta, anche perché la corruzione ha una stretta e impressionante correlazione con il ritardo digitale, come ha ben evidenziato Luca Attias della Corte di Conti, all’ultima edizione di ForumPA. ANAC potrebbe essere l’autorità che commina sanzioni, mentre Agid potrebbe svolgere il ruolo di difensore civico digitale, raccogliendo e filtrando le istanze dai cittadini.
Organizzazione. Tempo fa feci leggere al presidente Renzi un documento del CNEL che già nel 1981 dichiarava che non esiste una buona informatizzazione della PA senza cambiamento organizzativo e che non esiste una buona riforma della PA senza informatizzazione. 1981!!! Continuiamo a fare gli stessi errori?! Digitalizzare la PA non può essere una semplice iniezione di tecnologia, ma è necessario un cambio organizzativo. Se non cambia l’organizzazione, se le persone continuano a voler lavorare come hanno sempre fatto, non esiste digitalizzazione della PA ma solo spreco di denaro. Come fare? Ad esempio attribuire al responsabile ICT, quello dell’art. 17 del CAD, la facoltà di esprimere un parere obbligatorio e vincolante su tutti i cambiamenti organizzativi della sua Amministrazione, relativamente alla coerenza tra l’organizzazione dell’amministrazione e l’utilizzo delle tecnologie (una sorta di valutazione di impatto).
Controllo di gestione. Il piano e la relazione delle performance sono i due strumenti che devono essere usati per controllare che i progetti di digitalizzazione vadano avanti e che gli obiettivi vengano raggiunti. Attualmente i piani e le relazioni delle performance sono documenti non strutturati che è molto difficile controllare. Occorre un unico sistema informatico che registri obiettivi, indicatori e risultati in modo da poter controllare veramente lo stato di avanzamento della macchina amministrativa (questo vale per la politica di digitalizzazione, ma anche per tutto il resto). Facendo seguito a quanto previsto dalla legge delega di riforma della PA (“definire i criteri di digitalizzazione del processo di misurazione e valutazione della performance per permettere un coordinamento a livello nazionale”), potrebbe essere AgID a definire la struttura dati che tutte le amministrazioni devono seguire per la definizione dei piani di performance, pena la loro nullità;
Follow the money. Nella riforma della governance sarebbe importante mettere la leva sulla spesa ICT. Se nell’art. 16 si parla di programmazione digitale, allora la spesa ICT deve essere coerente con questa programmazione. AgID potrebbe valutarne la coerenza con un parere vincolante.
E’ vero, la trasformazione digitale della PA è principalmente culturale e sarà realizzata dalle migliaia di dipendenti pubblici che quotidianamente lavorano per migliorare i servizi forniti ai cittadini. Bisogna aiutarli e valorizzare i loro sforzi. Credo però che sia giusto anche smettere di lasciare che chi si mette di traverso abbia la vita facile. La corruzione nella PA si nutre di mancata digitalizzazione. E’ ora di combatterla con ogni mezzo.