Giornata internazionale della donna

Otto marzo, che disagio le quote rosa: così la forza delle donne può fare la differenza

Dobbiamo trasformare la parità in motore di sviluppo per il paese, dobbiamo farlo presto e bene. Dobbiamo creare le condizioni perché le donne cresciute professionalmente con i valori del bene comune possano portare la loro esperienza nei ruoli decisionali per l’interesse di tutti. Proviamo a lanciare l’hashtag #citiamoci

Pubblicato il 08 Mar 2023

Mirta Michilli

direttrice generale della Fondazione Mondo Digitale

ragazze

Avete mai provato a salire una scala mobile che procede in senso contrario? Tanta fatica fisica, ma anche psicologica, per superare la frustrazione e lo spreco inutile di energia. Ha scelto questa immagine la Rai per girare lo spot “Uguali e insieme”, per la campagna istituzionale in occasione della Giornata internazionale della donna. È un’immagine efficace che rappresenta bene la fatica aggiuntiva che devono fare le donne per raggiungere gli obiettivi che si sono prefissate.

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Nonostante i principali ostacoli evidenziati dalle parole in sovraimpressione – retribuzioni più basse, scarse tutele familiari, stereotipi di genere – le donne possono arrivare in cima. Generazione dopo generazione hanno imparato a navigare controcorrente e ad avanzare controvento. Sanno, sanno fare e sono consapevoli di saper fare, anche in situazioni difficili. C’è una nuova forza nelle donne che non dobbiamo sottovalutare: è la capacità di orientarsi più velocemente nelle trasformazioni, superare gli ostacoli, comporre le divergenze, interpretare la complessità.

La forza delle donne può fare la differenza

Negli ultimi decenni siamo coinvolti in trasformazioni sempre più veloci che hanno un impatto profondo sulle nostre vite. La forza delle donne può fare la differenza.

Ora ci aspettano due sfide: la prima è saper far fare, cioè accompagnare le nuove generazioni nei contesti più difficili a emergere e rimettere in moto la mobilità sociale. Dobbiamo affrontare insieme la “tempesta perfetta” e metterci in salvo insieme. Non dimentichiamoci che le donne continuano a pagare il prezzo più alto della pandemia. Anche ora che l’emergenza è terminata, sono più precarie, hanno contratti fragili o sono senza lavoro. Qui, davvero, dobbiamo dimostrare di saper fare. La seconda sfida è far sapere, la capacità di condividere e di creare una comunicazione circolare che dia sicurezza, speranza, orizzonti di futuro. Con Coding Girls abbiamo lanciato la campagna “Il mio futuro? Dipende da me!”. Deve diventare una specie di motore di ricerca al femminile per dare rilevanza al pensiero e alle storie delle donne. “Non vogliamo più sentir parlare di inclusione quando si parla di strategia di genere”, ribadisce sempre con forza Linda Laura Sabbadini. “Le donne sono la metà del mondo, non sono una minoranza. Noi siamo incluse già. Quando parlate di parità di genere dovete far riferimento all’empowerment delle donne che è potere ma non solo, è essere messe in condizione di contare, di essere protagoniste, di governare”.

Lanciamo l’hashtag #citiamoci

Forse è inopportuno dichiararlo proprio in occasione della Giornata mondiale della donna, però come non dirlo? A me la pinkification non è mai piaciuta! Non mi piace colorare tutto di rosa, non credo nelle quote rosa e non mi convincono le sessioni di lavoro tutte al femminile. Se c’è una caratteristica forte in ogni donna è la capacità di contaminare, di sconfinare, di creare rapporti, invadere campi e inventare collegamenti creativi. Secondo me la parità di genere è a colori, su questo non ho dubbi. Ed è una conquista più ampia che va fatta insieme al valore della diversity, perché le donne sono più brave anche in questo, nel valorizzare chi è meno conforme, più unico, più originale.

Non lo nascondo, a essere una quota rosa si prova sempre disagio, diventi solo parte, con la responsabilità sociale di un intero. Allora preferisco reinterpretare il termine “quote” come una parola anglosassone, cioè “citazione”: le quote rosa così non sono altro che citazioni al femminile. Quella comunicazione circolare che ci aiuta a “far sapere”.

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Cominciamo a pensarci autorevoli, con opinioni interessanti

Per l’8 marzo proviamo a lanciare l’hashtag #citiamoci, facciamo circolare le nostre idee e le nostre convinzioni, condividiamo progetti e soluzioni. Cominciamo a pensarci autorevoli, con opinioni interessanti. Da qualche tempo ho cominciato anche io a citare, dal mio profilo LinkedIn: mi piace condividere articoli, storie, rapporti… tutto quello che può aiutare a fare massa critica sul divario di genere, ad aumentare non solo la consapevolezza ma proprio la cultura. Ma anche qualche esperimento come interrogare ChatGPT, l’intelligenza artificiale sviluppata da OpenAI, sul gender gap.

Dobbiamo trasformare la parità in un motore di sviluppo per il paese, dobbiamo farlo presto e bene. Siamo cresciute con una professionalità nascosta, la capacità di prenderci cura. L’abbiamo coltivata con pazienza tra le mura domestiche, per accudire i nostri figli e i nostri cari. Ora è tempo di prenderci cura del paese con la stessa passione, dedizione e tenacia. Lo dobbiamo ai nostri figli, alle nuove generazioni. Per troppo tempo abbiamo lasciato la cura della casa comune solo gli uomini, un compito per loro davvero troppo gravoso, così poco abituati a notare i dettagli senza perdere la visione intera. Ora è tempo di lavorare insieme al bene comune, condividendo ruoli in famiglia e in ogni altro contesto. Dobbiamo lavorare a una rappresentanza sostanziale, evitando sempre il pink washing, il rosa di facciata.

Nel non profit il problema della parità di genere non è mai esistito

Nel mio settore, il non profit, il problema della parità di genere non è mai esistito. Più del 75 per cento di chi opera nel terzo settore è donna. Nell’organizzazione che guido da oltre vent’anni, la Fondazione Mondo Digitale, le donne nello staff operativo superano l’80 per cento. Sono tutte laureate e molte con master e specializzazioni. Sono changemaker, agenti sociali del cambiamento, capaci di usare le nuove tecnologie come acceleratore sociale nei contesti più vari, per combattere la povertà educativa, aiutare gli anziani a usare i servizi digitali o riqualificare i lavoratori che rischiano di uscire per sempre dal mercato del lavoro. E la percentuale non cambia se includiamo anche formatrici e formatori, in campi tecnologici come intelligenza artificiale, ingegneria robotica o internet delle cose. Ragazze e giovani donne sono bravissime! Ma non abbiamo raggiunto un traguardo, al contrario abbiamo aumentato la nostra responsabilità che dobbiamo condividere sempre di più con le comunità educanti. Sempre a partire dalla scuola e dall’istruzione, stiamo sviluppando un’interessante visione di sostenibilità olistica, che decliniamo in vari progetti formativi sulla transizione digitale ed energetica, coinvolgendo attivamente le studentesse.

Conclusioni

Sempre di più dobbiamo essere capaci di creare contesti favorevoli e facilitanti a partire dalla scuola, perché bambine e ragazze possano scegliere sempre liberamente il loro futuro. Dobbiamo coinvolgere le nuove generazioni per intero, indipendentemente dal genere, perché solo insieme possiamo accelerare il processo di parità, lavorando nello stesso tempo con le comunità educanti. E dobbiamo creare le condizioni perché le donne cresciute professionalmente con i valori del bene comune possano portare la loro esperienza nei ruoli decisionali per l’interesse di tutti: saper far fare e far sapere. E non dimentichiamolo: #citiamoci!

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