Economia e disuguaglianze

Superare il gender gap sul lavoro: cosa può fare lo stato, cosa fanno le aziende

L’ICT è un settore in crescita, ma spesso non per le donne: come favorire l’occupazione femminile in azienda, gli accordi per l’uguaglianza di genere, cosa può fare lo Stato, perché investire in formazione e cambiamento culturale

Pubblicato il 08 Lug 2022

Marie Chabanon

CTO Data4 Group

gender gap - diversity - imprese al femminile

Secondo un rapporto di The World Economic Forum, l’84% dei datori di lavoro sta accelerando i propri investimenti nel campo della digitalizzazione e automazione del lavoro, alimentando una tendenza all’avanguardia che nasconde tuttavia una realtà complessa.

Nonostante l’esigenza crescente da parte delle imprese di reclutare profili tecnici, ancora oggi le discipline STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) sono teatro di pregiudizi e stereotipizzazioni che precludono o non incoraggiano le donne a intraprendere la carriera in campo scientifico.

Come invertire questo divario?

La diversity rende: con la founder donna il Roi è più alto del 35%

 Accordi per l’uguaglianza: “Towards Zero gender gap” e “Women4Climate”

In particolare, il settore dei data center, e più in generale il settore ICT, soffre di una carenza di talenti in un momento storico in cui emerge, più forte che mai, la necessità di assumere per far fronte alle sfide di uno sviluppo economico sostenibile e responsabile. Ma per una donna, accedere a questo tipo di posizioni risulta ancora ostico.

In Italia, nel 2021, solo il 16,1% dei profili operanti nelle discipline STEM sono donne, anche se la situazione sta iniziando gradualmente a cambiare. Le statistiche Eurostat, infatti, sembrano dare qualche segnale incoraggiante: nel 2021, in Europa, quasi 74 milioni di persone sono occupate nel settore scientifico e tecnologico, con un aumento del 3% rispetto al 2020 e del 21% rispetto al 2011.

Le aziende leader del settore ICT hanno una grande responsabilità nel guidare questo cambiamento. L’azienda per cui lavoro, Data4, supporta fortemente la parità di genere nei ruoli chiave: quasi la metà delle posizioni senior della nostra organizzazione è occupato da donne.

Nel 2021, in occasione del G20 Women’s Forum di Milano, l’azienda ha sottoscritto gli impegni del documento “Towards Zero Gender Gap”, in base al quale, come organizzazione, adotteremo misure per assumere e promuovere le donne in modo equo sulla base delle conoscenze e dell’esperienza.

Il nostro Presidente ha firmato un impegno per l’uguaglianza tra donne e uomini, che comprende un altro aspetto molto importante, una retribuzione equa e paritaria. È importante capire che le donne giocheranno sempre più un ruolo di primo piano nel settore digitale: per questo, sono anche firmataria del Women’s Forum Climate Commitment Charter, “Women4Climate”, che promuove le donne in posizioni di leadership, e alla guida di progetti a favore dell’ambiente.

ICT e gender gap: cosa può fare lo Stato

Ma le aziende, da sole, non bastano. Oggi, un altro aspetto fondamentale per promuovere il cambiamento in Italia è la collaborazione tra pubblico e privato. Dobbiamo cambiare la visione della società per consentire alle donne di avere un impatto sull’ambiente che ci circonda, e per questo abbiamo bisogno della loro presenza e del loro impegno in posizioni di rilievo, sia nelle istituzioni pubbliche che in quelle private.

In quest’ottica, una soluzione importante è quella di perseguire una politica di parità tra donne e uomini: raggiungere il 20% di occupazione femminile nelle posizioni dirigenziali è essenziale per eliminare il cosiddetto “soffitto di cristallo”.

Lo Stato dovrebbe anche fornire adeguate tutele alle donne che vogliono affermarsi in più ruoli diversi nella vita, per cui sono necessarie norme giuridiche per proteggere le madri-lavoratrici: servono interventi atti a tutelare il posto di lavoro delle donne che scelgono di vivere l’esperienza della maternità e che vanno supportate con l’attuazione di programmi dedicati che permettano di continuare a lavorare rafforzando la fiducia nel fatto che ricoprire posizioni di responsabilità non può e non deve escludere lo sviluppo legittimo della sfera personale.

Per questo motivo sono molto soddisfatta nel leggere notizie come l’ultimo accordo europeo sulla direttiva relativa alle donne nei consigli di amministrazione delle società quotate: secondo la bozza, a partire dalla fine di giugno 2026, almeno il 40% dei membri del consiglio di amministrazione sarà costituito da donne. Queste iniziative ci danno modo di credere che la situazione delle donne nella società moderna cambierà.

ICT e gender gap: investire in formazione e cambiamento culturale

In quest’ottica, un aspetto che non può passare inosservato, riguarda anche la formazione: le attività didattiche e la creazione di progetti che aumentino l’interesse degli studenti per la tecnologia sono fondamentali. Il problema, infatti, non sta sempre e solo nel non avere accesso a posizioni di responsabilità nelle aziende tecnologiche, ma nel fatto che solitamente le donne devono investire più tempo e sforzi per arrivarci.

In Italia, così come in molti altri Paesi d’Europa, è ancora considerato naturale che il CEO, il CTO o il CIO dell’azienda sia un uomo. Questi pregiudizi sono presenti tanto nel mondo del lavoro quanto all’interno delle famiglie e nelle scuole. È questa forma mentis che genera un ostacolo prima di tutto culturale al raggiungimento delle ambizioni personali di molte donne che finiscono per essere sfiduciate rispetto alle prospettive professionali che il mercato offre.

Uno dei miei obiettivi personali, oltre che professionali, è quindi di far conoscere alle giovani donne tutte le possibilità formative a loro disposizione, dai programmi accademici alle borse di studio e stage, alle iniziative di alternanza scuola-lavoro, che sono oggi più che mai necessarie.

Conclusioni

Il mercato sta finalmente prendendo consapevolezza delle sfide che le giovani donne devono affrontare nelle professioni tecniche ed è fondamentale che il mondo dell’istruzione stia al passo, combattendo già durante gli anni della formazione l’approccio stereotipato alle professioni, che dovrebbero essere aperte a tutte le persone di talento e interessate, indipendentemente dal loro genere.

Per quanto mi riguarda, posso dire di conoscere bene il settore dei data center: so che in futuro crescerà ancora e genererà posti di lavoro interessanti. In quanto pilastri della trasformazione digitale, società leader come Data4 che operano nel settore, presentano oggi molte opportunità di sviluppo: se coinvolgiamo le donne nel processo di cambiamento fin dall’inizio, potremo procedere verso un mondo più equo, di cui anche l’industria ICT potrà beneficiare.

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