reti 5G

USA e Cina: la guerra senza limiti impone il primato tecnologico

La tecnologia informatica non è più solo elemento di supporto alla proiezione della forza, ma vera e propria dimensione del potere. Ed è la lotta per la supremazia nel 5G a muovere le tensioni tra Cina e Usa. Vediamo perché

Pubblicato il 22 Gen 2019

5g-cina

La supremazia nel 5G, infrastruttura essenziale per lo sviluppo di settori strategicamente centrali nell’immediato futuro, come quello dell’industria 4.0 e militare (per il funzionamento efficace di dispositivi quali robot, droni e altre armi intelligenti di nuovissima generazione), spiega l’aspro conflitto le due super-potenze contemporanee – Usa e Cina – che dal versante commerciale è sfociato in quello tecnologico.

Il controllo su quello che può essere considerato il sistema nervoso dell’attuale sistema globale è infatti determinante sotto vari punti di vista e investe direttamente la difesa e l’esercizio della sovranità statale. Facciamo il punto del complesso scenario geopolitico che si sta venendo a determinare con la spinta dell’arrivo del 5G.

La “guerra senza limiti”

«Se oggi un giovane richiamato in guerra dovesse chiedere: “Dov’è il campo di battaglia?”, la risposta sarebbe “Ovunque”».[1]

Così scrivevano i colonnelli superiori dell’Aeronautica Militare Cinese Qiao Liang e Wang Xiangsui, già a fine anni ‘90, nel capolavoro di politica strategica militare conosciuto in Italia con il nome di “Guerra senza limiti”, in un’edizione curata dall’altrettanto raffinato analista militare Generale Fabio Mini.

I due ufficiali cinesi furono i primi a teorizzare in modo organico e compiuto l’idea per cui il fenomeno “guerra” (ossia l’insieme delle azioni poste in essere da un dato attore per imporre la propria volontà ai suoi competitor e delle reazioni difensive di questi ultimi), negli anni immediatamente successivi alla concezione della loro opera, avrebbe definitivamente mutato la propria natura, invadendo ogni sfera dell’umano agire e alterando radicalmente il rapporto tra strumento militare classico e quelle che loro definivano “operazioni di guerra non militari”.

In estrema sintesi, i due colonnelli hanno sostenuto che avremmo assistito alla fine dell’accessorietà dei canali di confronto non militari (ad esempio quello commerciale, culturale, finanziario) rispetto al confronto diretto armato. Anticipavano, inoltre, il coinvolgimento sempre più diretto ed ampio nelle dinamiche belliche di attori non statali (gruppi para-militari o terroristici, criminalità organizzata, movimenti politici o culturali, hacker informatici, ONG, organizzazioni private e fondi finanziari).

Conflitti globali: il quadro

Rileggere oggi quelle righe fa riflettere, se si pensa all’attuale quadro complessivo dei conflitti globali. Se da una parte, purtroppo, i confronti bellici armati e frontali non sono certo scomparsi dal planisfero, è evidente come, soprattutto laddove a confrontarsi siano grandi potenze (statuali e non) le previsioni di cui sopra sembrino aver centrato il punto. Infatti, in cima ad una ideale classifica delle operazioni belliche non militari, i due colonnelli collocavano la “guerra commerciale”.

Gli stessi, peraltro, ammonivano su come “nelle mani degli americani, che ne hanno fatto un’arte raffinata, può essere utilizzata con grandissima competenza. Tra i vari strumenti impiegati, vi sono l’uso del diritto commerciale interno sulla scena internazionale, l’introduzione e l’abolizione arbitrarie di barriere tariffarie, l’utilizzo di frettolose sanzioni commerciali”. Impossibile non notare il parallelo con la cronaca degli ultimi mesi e con i trend che, ragionevolmente, caratterizzeranno i prossimi.

La supremazia nella quinta dimensione

Il confronto tra quelle che vengono indicate, ormai, come le due sole superpotenze globali (per la verità una sola, gli USA, a pieno titolo mentre l’altra, la Cina, in via di consolidamento come tale) ne è un esempio lampante. Dopo il burrascoso botta e risposta dei dazi durato buona parte del 2018 e attualmente congelato in una tregua consacrata nell’incontro del primo dicembre scorso tra Trump e Xi Jinping[2], le due potenze non hanno affatto abbandonato il terreno di confronto[3]. Ciò che si sta profilando, piuttosto, è l’emersione di un conclamato conflitto tra USA e Cina giocato sul terreno tecnologico e volto ad acquisire la supremazia su nuovi “spazi” aperti dalla rivoluzione tecnologica in atto che, si ritiene, nell’immediato futuro saranno strategicamente centrali in funzione di dominio dello scacchiere globale sia, più direttamente, sotto un profilo bellico (militare e non) che, forse ancor di più, in ambito civile, in particolare commerciale e finanziario.

L’esplosione della data economy e, più in generale, l’alba (per la verità largamente annunciata dai progressi dell’informatica degli ultimi vent’anni) di una vera e propria era del dato[4] ha infatti mutato radicalmente il ruolo della tecnologia, anche nella guerra. Vincere la sfida tecnologica, oggi, non significa semplicemente dotarsi di strumenti più efficienti di supporto alla proiezione della forza militare o di efficienza dell’intelligence, ma presidiare una vera e propria quinta dimensione che, pare, sia destinata a divenire dominante sulle altre.

La connessione al network globale

In effetti l’integrazione tra realtà virtuale e analogica, consacrata dalla diffusione dapprima dei social network e del web 2.0, poi dall’esplosione della data science, del paradigma big data e della data science (si pensi alla predictive analytics), dell’IoT, fino alla più recente emersione di blockchain e degli smart contract, ha avviato quello che potremmo definire come un “processo di innervazione dell’organismo globale”. Fuor di metafora, oggi non c’è infrastruttura – civile o militare – o servizio – pubblico o privato – che non dipenda in gran parte dalla connessione non solo ad internet, ma all’intero network di interlocutori a loro volta connessi alla rete dai quali è possibile trarre gli input o i dati necessari al proprio funzionamento. Ed il trend è in crescita[5]. Dalla domotica ai droni militari, passando per gli aeroplani civili, fino a interi settori industriali, tutto dipende dalla connessione al network globale.

E proprio sul campo delle infrastrutture necessarie a consentire la prossima imminente rivoluzione del cyber space, che dovrebbe consacrare la diffusione definitiva dell’IoT (ad esempio smart car e smart city) e dell’industria 4.0, che sembra si stia consumando l’aspro conflitto tecnologico tra i due giganti della geopolitica contemporanea. E quando, oggi, si parla di infrastrutture pronte al lancio necessarie allo sviluppo delle nuove tecnologie, ci si riferisce in particolare al 5G, ossia alla quinta generazione di reti di connettività mobile.

La corsa al 5G

È infatti lecito supporre che, dietro ai forti dissapori tra USA, alleati e Cina in materia di telecomunicazioni, si celi la corsa alla supremazia sul mercato del 5G. Parlare di dissapori, peraltro, è quasi eufemistico se si pensa agli effetti di primissimo piano della vicenda, tra i quali l’arresto l’1 dicembre scorso (lo stesso giorno dell’incontro tra Trump e Xi Jinping), del Chief Financial Officer di Huawei, Meng Wanzhou[6] e, per contrasto, dai fenomeni di boicottaggio in terra cinese dei prodotti Apple, che secondo alcuni analisti avrebbero contribuito alle recenti difficoltà di Cupertino sfociate anche in un repentino crollo delle quotazioni in borsa della società fondata da Steve Jobs[7].

Il primato di Huawei

Lo standard di quinta generazione nelle telecomunicazioni, come detto, è propedeutico all’inaugurazione su larga scala di mercati strategicamente centrali nell’immediato futuro, come quello dell’industria 4.0. Assunto quanto appena affermato, si consideri che Huawei, da sola, detiene circa il 10% dei brevetti per la telefonia mobile di nuova generazione. Per dirla con le parole di Neil McRae, responsabile per l’architettura reti di BT, “C’è oggi un solo vero fornitore per la 5G ed è Huawei, gli altri inseguono”.[8]

Appare chiaro, dunque, il motivo delle politiche diplomatiche e commerciali aggressive di USA e alleati nel tentare di ribaltare (o, per lo meno) equilibrare la situazione. Il 5G, oltre agli effetti dirompenti in ambito civile di cui si è più diffusamente detto, assume un rilievo sensibile anche sotto altri aspetti più direttamente connessi alla dimensione bellica. In primo luogo, consentirà l’impiego efficace di numerosi nuovi dispositivi di natura strettamente militare quali robot, droni, esoscheletri ed altre smart-weapons di ultimissima generazione[9]. Inoltre, problemi ed opportunità si pongono in materia di intelligence, sotto il profilo della protezione della riservatezza dei dati.

Ciò è dovuto alle peculiarità tecniche del 5G, che da un lato necessita di una alta densità di antenne di rete e, inoltre, supportando solo identificativi temporanei, consente di superare l’identificazione univoca di ogni utente attivo online[10]. Questi aspetti, nel rendere più difficile l’identificazione di cyber criminali e la creazione di zone “protette” nel network, pongono importanti problemi di intelligence e counterintelligence, cosicché la questione del dominio di questo settore investe anche direttamente la difesa e l’esercizio della sovranità statale. Potenza tecnologica e commerciale, vantaggio militare e opportunità di penetrazione informativa sono tre elementi che, congiunti, rendono questo nuovo standard di quinta generazione un target prioritario di chiunque voglia mantenere (o acquisire) un ruolo di rilievo sulla scena internazionale del prossimo futuro.

Come nelle partite a scacchi, conquistare il centro della scacchiera è il primo task tattico (e strategico) di un buon giocatore, per questa ragione la partita tra colossi del planisfero si gioca innanzitutto sull’occupare questo nuovo, ampio, spazio nel quale è plausibile che si consumeranno gli eventuali conflitti futuri. Per questo la Cina, oltre ad un ingente programma navale[11], ha deciso di investire nell’avanguardia delle infrastrutture di telecomunicazioni e connettività di alto profilo.

La tecnologia, vera dimensione del potere

Ciò induce a ritenere che, oggi, la tecnologia informatica abbia trasceso il ruolo classico di elemento di supporto alla proiezione della forza per evolversi in vera e propria dimensione del potere. Nella guerra senza limiti, la proiezione della forza si sviluppa anche e soprattutto nella capacità di controllare quello che abbiamo in precedenza metaforicamente individuato come sistema nervoso dell’attuale sistema globale, nonché di tutti i sotto-sistemi regionali e locali.

Che importanza può avere, in fondo, sferrare numerose stilettate alla mano o anche ai polmoni di un nostro nemico, assumendoci il rischio di ricevere a nostra volta danni e, comunque, impiegando notevoli energie, quando ci è possibile costringere la sua volontà ed i suoi riflessi controllandone il cervello e il midollo spinale?

Non è certo una riflessione recente quella per la quale “chi in cento battaglie riporta cento vittorie, non è il più abile in assoluto; al contrario, chi non dà nemmeno battaglia e sottomette le truppe dell’avversario, è il più abile in assoluto” [12] e non è forse un caso che l’autore di queste parole, Sun-Tzu, fosse uno stratega cinese.

_______________________________________________________

  1. Cfr. “Guerra senza limiti. L’arte della guerra asimmetrica fra terrorismo e globalizzazione”, di Qiao Liang e Wang Xiangsui, ed. It. a cura di Fabio Mini, Libreria Editrice Goriziana, 2001, p. 74.
  2. Cfr. “Trump-Xi Jinping, scatta la tregua nella guerra commerciale” di Riccardo Barlaam, del 02 dicembre 2018, su Il Sole 24 Ore, consultabile al link https://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2018-12-02/trump-xi-jinping-scatta-tregua-guerra-commerciale-073652.shtml visitato il 05/01/2019
  3. Cfr. “USA-Cina: sarà tregua?” di Kerry Brown, del 27 dicembre 2018, reperibile al link https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/usa-cina-sara-tregua-21859 visitato il 07/01/2019.
  4. Dato che è stato più volte qualificato come una vera e propria materia prima, al pari del petrolio e del carbone, per l’attuale economia. Cfr. ad es. Francesco Vitali Gentilini, “L’oro nero dei dati” pubblicato in Limes, N. 7/2014.
  5. Cfr. ad esempio la sintesi del rapporto Cisco “Internet nel 2019 secondo Cisco: video live, blockchain e macchine che si parlano tra loro” di Massimo Alfredo Pina, reperibile al link https://www.smartworld.it/internet/cisco-visual-networking-index-2019.html visitato il 07/01/2019
  6. Cfr. “Come il network Five Eyesdell’Intelligence ha preparato il blocco mondiale a Hwawei” di Fabio Vanorio, del 30/12/2018, reperibile al link https://www.startmag.it/mondo/network-five-eyes-blocco-mondiale-huawei/ visitato il 07/01/2019.
  7. Cfr., tra i tanti, “Il boicottaggio di Apple da parte delle aziende cinesi che supportano Hwawei è in aumento” di Francesco Santagati, del 26/12/2018 reperibile al link https://www.applemobile.it/il-boicottaggio-di-apple-da-parte-delle-aziende-cinesi-che-supportano-huawei-e-in-aumento/ visitato il 07/01/2019
  8. Cfr. “L’ascesa di Hwawei” di Bruno Ferroglio, su “lotta comunista”, dicembre 2018
  9. Cfr. “Che guerra sarà”, di Fabio Mini, Il Mulino, 2017, pp. 141 e ss.
  10. Cfr. “5G and GDPR can be boon to cyber criminals, says Global Data” di Ken Briodagh, reperibile al link https://www.iotevolutionworld.com/m2m/articles/439869-5g-gdpr-be-boon-cyber-criminals-says-globaldata.htm , visitato il 08/01/2019, nel quale si afferma che: “5G technology will inhibit attribution and lawful intercept’ of criminals. The primary reason for this is that the underlying virtualization technology needed to deal with the complexity and bandwidth of 5G makes it much harder to identify and locate individual users. 4G technology gives each user a unique identifier. Conversely, 5G technology only allocates temporary identifiers”.
  11. Cfr. “La Cina si sta facendo potenza marittima”, di Alberto De Sanctis, su Limes 11/2018, p. 67.
  12. Cfr. “L’arte della guerra di Sun-Tzu”, a cura di Leonardo Vittorio Arena, BUR, 1997.

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