La lettura

Come trovare benessere ed equilibrio nel metaverso: una nuova internet

Il Metaverso offrirà uno spazio collettivo e virtuale in cui le persone possono interagire a distanza e vivere esperienze multisensoriali: un cambiamento del Web che potrebbe avere risvolti rivoluzionari. Nel libro “Vivere il metaverso”, di Alessio Carciofi, una riflessione su presente e futuro della tecnologia

Pubblicato il 31 Ago 2022

Alessio Carciofi

Docente, Autore, Founder & Managing Director Digital Wellbeing

meta privacy noyb

Prima della fine di questo decennio, avremo convertito l’Internet mobile, i social network e l’intelligenza artificiale in un nuovo Internet, immersivo, onnipresente e persistente: il Metaverso. Ma davvero sarà un cambiamento rivoluzionario? Come ci siamo arrivati? E come lo vivremo?

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Niente è più neutrale

Un malinteso comune è che la tecnologia sia neutrale. Non avrei mai pensato di sentire Tim Cook parlare di “determinismo tecnologico” in un evento pubblico, ma il ceo di Apple ha aperto il suo discorso allo IAPP Global Privacy Summit del 2022 con queste parole: “Sappiamo anche che la tecnologia non è né intrinsecamente buona né intrinsecamente cattiva; è ciò che ne facciamo. È uno specchio che riflette le ambizioni e le intenzioni delle persone che la usano, delle persone che la costruiscono e delle persone che la regolano.”

La tecnologia, dunque, non sarà né buona né cattiva, ma non dobbiamo farci ingannare dall’idea che sia neutrale. Nel momento in cui interagiamo con una tecnologia, la tecnologia stessa ci plasma. Le nostre scelte cercano sempre di soddisfare alcuni dei nostri bisogni fondamentali, che si tratti di rafforzare l’autostima o di rinsaldare relazioni significative. Inoltre, siamo in costante cambiamento, influenzati in ogni momento da persone, ambienti ed eventi, in modi dei quali non siamo del tutto consapevoli. Spesso ci concentriamo – a volte troppo – su come siamo in grado di modificare il mondo che ci circonda; dovremmo, invece, dedicare maggiore consapevolezza ai modi in cui il contesto in cui ci troviamo modella noi.

Ognuno di noi vive seguendo una serie di valori, credenze, caratteristiche fisiche, risorse monetarie e altri presupposti che provengono dalla società, dall’istruzione, dalla famiglia e da altre esperienze. Quanti di questi fattori possono essere considerati frutto delle nostre scelte? Queste condizioni han- no influenzato – e a volte lo fanno tuttora – il modo in cui vediamo la realtà, e inquadrano lo spazio di possibilità per il nostro futuro.

I nostri valori e i nostri bisogni si manifestano chiaramente nel modo in cui condividiamo e utilizziamo la tecnologia.

Queste decisioni influenzano la qualità della vita delle persone. Per esempio, quando le organizzazioni sanitarie non danno la priorità alla visualizzazione mobile dei loro siti web, inavvertitamente rendono più difficile per coloro che dispongono solo di dispositivi mobili ottenere i servizi di cui hanno bisogno. Ci avevi mai pensato? Ciò che si sceglie di enfatizzare nella progettazione e nell’implementazione della tecnologia riflette i nostri valori e le nostre priorità.

Proprio come il design fisico di un edificio o il modo in cui è strutturata una città influenza la maniera in cui le persone si sentono e interagiscono negli spazi fisici, la tecnologia digitale influenza la nostra esperienza negli spazi digitali e fisici, sia individualmente sia collettivamente.

Per esempio, un ambiente di social media che enfatizza il coinvolgimento ci incentiva a pubblicare contenuti che inducono gli altri a reagire. E quelle reazioni successivamente modellano il modo in cui ci sentiamo riguardo a ciò che abbiamo pubblicato.

Siamo tutti operai 2.0

“Steve Jobs ci ha venduto i computer come biciclette per la mente. Quello che invece abbiamo ottenuto sono catene di montaggio per lo spirito” scrive il sociologo dei nuovi media Evgeny Morozov all’interno di un coinvolgente report sul capitalismo della sorveglianza di Shoshana Zuboff. Sono parole che colpiscono particolarmente in quanto siamo ormai – forse anche un po’ tristemente – abituati ad associare i dispositivi tecnologici a macchine di distrazione programmata più che a biciclette per la mente. Sono quasi certo che il collegamento con le catene di montaggio può sembrare, di primo acchito, un po’ esagerato, quasi distopico. Eppure, quando riceviamo una notifica ci attiviamo subito per rispondere, anzi siamo più reattivi di una sala di pronto intervento. Non siamo forse diventati tutti operai 2.0? E, accettando questo paragone, possiamo almeno chiederci a che tipo di produzione stiamo contribuendo.

Del resto, ogni utente con uno smartphone in mano è come se stesse sempre lavorando in un modo invisibile, gratuito ed estenuante. Una sorta di iper-lavoro frammentato e senza soste. Pensa al tempo che dedichiamo alla gestione della nostra agenda, quando fissiamo appuntamenti di lavoro e socialità incastrandoli tra vari impegni; oppure pensa a tutti quei compiti che appartengono al mondo delle pubbliche relazioni online, come rispondere alle email, aggiornare il nostro status sui social o controllare i like che riceviamo.

Il predominio degli algoritmi nella nostra società

Sulla questione interviene anche l’antropologa Mary L. Gray, la quale definisce la taskification come la frammentazione dei lavori e delle varie attività quotidiane in tanti piccoli, piccolissimi coriandoli di task, la somma dei quali porta con sé la promessa di raggiungere un obiettivo. Nella vita ai tempi delle piattaforme digitali tutto diventa un task, un’azione da ripetere per raggiungere l’obiettivo, spuntare una casellina e passare all’attività successiva. Proprio come una volta in fabbrica, oggi la macchina è l’algoritmo che regola il funzionamento delle piattaforme: non sostituisce il nostro lavoro, né rende più facile e organizzarci la vita, ma regola il nostro tempo, valuta le nostre prestazioni sociali e professionali e si nutre dei nostri input per ottimizzare prodotti e servizi delle aziende.

Qualcuno ha definito questo fenomeno “algocrazia” per indicare un sistema in cui il potere è affidato agli algoritmi. Secondo il professore di Ingegneria informatica Federico Cabitza, il termine “algocrazia”, sebbene ancora poco comune, è generalmente usato per indicare l’importanza degli algoritmi nella nostra società e le implicazioni, sempre più ampie, del loro utilizzo. Come però nota Lucia Francalanci, questo termine ha anche un significato più specifico, che denota una “forma di società dell’informazione, basata sul predominio degli algoritmi”. Ciò detto, sbaglieremmo a considerare l’algocrazia una “dittatura degli algoritmi”, intendendo questi come i soggetti, i creatori di questo sistema, perché in realtà sono gli strumenti, i mezzi utilizzati da chi esercita un potere.

L’avvocato ed esperto di etica americano Lawrence Lessig, in un suo articolo su Harvard Magazine, scrive: “La nostra è l’era del cyberspazio. Siamo così ossessionati dall’idea che libertà significhi ‘libertà dal governo’ che non vediamo nemmeno il regolamento in questo nuovo spazio. Non ve- diamo quindi la minaccia alla libertà che questo regolamento presenta.”

(…)

La fine di un ciclo o l’alba di un nuovo mondo?

Nel nuovo internet che verrà l’esperienza dell’utente avrà con ogni probabilità caratteristiche indistinguibili dalla magia, nella misura in cui il Metaverso introdurrà una nuova era: l’era dell’immaginazione. Dopo la pandemia, quante volte avrai sentito la frase “non si torna più indietro”; anzi, sembra che si stia avanzando ancora più velocemente. In questo vertiginoso contesto, non sorprende che gli sviluppi del Metaverso attirino l’attenzione sia delle organizzazioni che dei privati. Se continua a evolversi come previsto, il Metaverso offrirà uno spazio collettivo e virtuale condiviso in cui le persone possono interagire a distanza e vivere esperienze multisensoriali. Il Metaverso non è solamente una fantasia di un gruppo di ricchissimi e potenti cervelloni della Silicon Valley, come alcuni sostengono. Al contrario sarà – in qualsiasi forma si manifesterà – un inevitabile cambiamento del Web che potrebbe avere risvolti rilevanti, rivoluzionari. Ciò potrebbe riguardare trasversalmente vari aspetti della vita, e consentirà alle persone di studiare, interagire, la- vorare, giocare e rimanere in contatto 24 ore su 24, sette giorni su sette all’interno del mondo digitale: sarà proprio come fluttuare nello spazio. Il Metaverso, seppur immateriale, è un territorio che potrà essere acquistato, e sarà tutto da vivere, e in cui le Criptovalute e nft giocheranno ruoli significativi nel mondo dell’economia e della finanza come noi la intendiamo. Aprirà a nuovi scenari organizzativi, nuove professioni e aggiornerà quelle esistenti. Potrai comprare e vendere virtualmente in modo totalmente differente e dovrai interfacciarti con una nuova tipologia di creator: i virtual influencer e i meta influencer. Il Metaverso ti permetterà di fare dei workout virtuali, farti seguire da un personal trainer digitale o semplicemente fare una sessione di yoga o mindfulness nel deserto del Wadi Rum rimanendo seduto comodamente nel tuo salotto. Potresti giocare ai videogiochi come se ci fossi dentro, viverli in prima persona, con il tuo avatar. Anche il mondo sanitario ne sarà fortemente influenzato, così come quello dell’istruzione, caratterizzato dall’immersive learning. Ancor più del live streaming, il Metaverso farà vivere ai partecipanti un’esperienza immersiva e permetterà loro di accedere a eventi speciali, riservati esclusivamente ai fan. Potrai fare dei viaggi senza uscire di casa, visitare il Louvre, la Stazione Spaziale Internazionale e fare una passeggiata su Marte o su Nettuno. Ma come sarà possibile?

Conclusioni

Il Metaverso promette di essere la reinvenzione più radicale della tecnologia rivolta all’uomo in una generazione. Genererà interfacce uomo-macchina completamente nuove, esperienze sensoriali, dinamiche sociali e costrutti di mercato. Il design del Metaverso avrà quindi implicazioni radicali per tutto quello che riguarda il comportamento umano, e non solo. Molto dipenderà dalle scelte fatte da designer, progettisti, aziende e istituzioni. La sfida per le imprese, i governi e la società in generale sarà navigare con successo nella prossima epoca tecnologica e inaugurare la prossima frontiera dell’esperienza meta-umana.

Il cambiamento è inevitabile, ed è sempre costante. Non puoi continuare a resistere ai cambiamenti se vuoi fare la differenza sia a livello personale sia a livello professionale. Il Metaverso annuncerà un nuovo futuro e svelerà una nuova piattaforma necessaria per vivere nella società. Potrebbe esse- re il momento per tutti di salire a bordo, che ci piaccia o no.

Per approfondire: Vivere il Metaverso Di Alessio Carciofi

ROI Edizioni –  In libreria dal 31 agosto 2022

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