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Energia e Tlc: la convergenza che cambia le infrastrutture



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L’integrazione tra reti elettriche e digitali sta cambiando il modo in cui l’Italia gestisce energia, dati e servizi pubblici, aprendo la strada a una nuova infrastruttura unificata per la transizione verde e digitale

Pubblicato il 3 nov 2025

Rosario Pingaro

Presidente e Amministratore Delegato Convergenze S.p.A. Società Benefit e B-Corp



Energy & utility: la frontiera dell’innovazione; just transition ia ed efficienza energetica

Negli ultimi anni, il confine tra energia e telecomunicazioni è diventato sempre più labile, fino quasi a dissolversi. La crescente interdipendenza tra reti elettriche e reti dati, alimentata dalla trasformazione digitale e dalla transizione verde, sta producendo un cambiamento di paradigma che va ben oltre le singole tecnologie.

Un paradigma infrastrutturale in trasformazione

Parliamo di una convergenza industriale che coinvolge infrastrutture, governance e servizi pubblici, e che ha implicazioni dirette per la Pubblica Amministrazione, sia come utilizzatrice che come promotrice di innovazione. Questa trasformazione non è solo tecnologica, ma sistemica, e si inserisce in un momento cruciale per il Paese. L’Unione Europea ha indicato nella doppia transizione – verde e digitale – la traiettoria strategica per il prossimo decennio, e l’Italia ha recepito questa visione attraverso il PNRR, la Strategia nazionale per la banda ultra-larga e il Piano integrato energia e clima (PNIEC). In tutti questi strumenti, energia e digitale non sono più trattati come settori separati, ma come leve interdipendenti per lo sviluppo sostenibile, la competitività e la modernizzazione della PA. Non a caso, molte delle misure previste per l’efficienza energetica, la mobilità elettrica o la resilienza delle reti sono strettamente legate alla disponibilità di connettività avanzata e alla capacità di gestire grandi volumi di dati. La convergenza tra questi ambiti, dunque, non è una scelta opzionale, ma un prerequisito strutturale per realizzare le riforme e gli investimenti di cui il Paese ha bisogno.

Perché energia e connettività non sono più mondi separati

L’elettrificazione dei consumi – dalla mobilità alla climatizzazione – impone un salto di scala nell’uso dell’energia, che oggi non può più essere gestita con logiche centralizzate e lineari. Allo stesso tempo, l’evoluzione della connettività – con la diffusione del 5G, dell’IoT, dell’AI e delle reti intelligenti – impone una nuova complessità alle reti di telecomunicazione, sempre più distribuite, dinamiche, ad alta intensità energetica.

La domanda di elettricità, secondo l’International Energy Agency, crescerà a un ritmo superiore al 3,5% annuo nei prossimi due anni, trainata in buona parte dai consumi digitali. In parallelo, in Italia, la copertura FTTH ha raggiunto il 70,7% delle famiglie nel 2025 (fonte AGCOM), ma il tasso di adozione resta sotto le aspettative. Questo dualismo – espansione dell’infrastruttura, ma uso ancora limitato – è il sintomo di un modello che necessita di una visione più integrata.

Non si tratta solo di tecnologie che si “sfiorano”, ma di filiere che si compenetrano: una colonnina di ricarica, ad esempio, è un nodo che richiede al tempo stesso potenza elettrica, monitoraggio remoto e capacità di comunicazione. Lo stesso vale per le smart grid, per gli edifici intelligenti, per le reti urbane. In questi contesti, l’energia e la connettività diventano un tutt’uno infrastrutturale, e devono esserlo anche dal punto di vista normativo, economico e gestionale.

Le implicazioni per la PA e la trasformazione digitale dei territori

Per la Pubblica Amministrazione, questa convergenza ha un doppio impatto. Da un lato, i Comuni, le città metropolitane, le regioni e gli enti pubblici sono tra i principali utilizzatori di energia e connettività: basti pensare all’illuminazione pubblica, ai servizi scolastici e sanitari, alla videosorveglianza, ai sistemi di monitoraggio ambientale. Dall’altro, la PA è chiamata a promuovere e orchestrare questa integrazione, attraverso il PNRR, le gare per la digitalizzazione e i progetti legati alle comunità energetiche rinnovabili (CER) e alle smart city.

Molti Comuni, ad esempio, stanno lavorando per diventare attori attivi nella produzione e distribuzione di energia rinnovabile, sfruttando le CER come leva di inclusione e sostenibilità. Tuttavia, queste iniziative funzionano solo se supportate da infrastrutture digitali affidabili, da sistemi di misura intelligenti, da piattaforme interoperabili. La PA ha quindi il compito non solo di erogare servizi, ma anche di governare l’integrazione tra reti, superando la tradizionale separazione tra comparti.

Un caso emblematico è quello delle centrali energetiche urbane e dei poli tecnologici locali: spesso si tratta di hub strategici per lo sviluppo di servizi digitali, ma che richiedono al contempo una gestione avanzata dell’energia (soprattutto se alimentati da rinnovabili) e della connettività (soprattutto per servizi in tempo reale). La PA locale, in questo senso, può diventare facilitatore di ecosistemi convergenti, dove soggetti pubblici e privati collaborano su basi comuni di interoperabilità, efficienza e impatto sociale.

Il ruolo delle imprese integrate e la necessità di nuove policy

Alcune aziende italiane stanno già sperimentando modelli di business integrati, in cui telecomunicazioni, energia e mobilità si rafforzano a vicenda. Secondo uno studio I-Com – Join Group pubblicato nel luglio 2025, oltre l’80% delle aziende TLC italiane vede l’energia come un asset strategico per il posizionamento ESG e come driver di innovazione. Una tendenza che riflette il bisogno di approcci sistemici, in cui la gestione delle infrastrutture (cavi, sensori, reti, accumulatori) non è più un’attività “a compartimenti stagni”, ma una responsabilità trasversale.

Non mancano, però, gli ostacoli. La normativa resta frammentata: le regole per l’energia e per le telecomunicazioni spesso seguono logiche differenti, con iter autorizzativi, incentivi e obblighi non sempre coordinati. Le PA locali si trovano spesso prive di strumenti per progettare in modo congiunto reti elettriche e reti dati, o per integrare i rispettivi piani di sviluppo. In questo senso, è urgente ripensare le policy infrastrutturali in ottica integrata, adottando standard comuni, piattaforme interoperabili e forme di partenariato pubblico-privato evolute.

Verso una infrastruttura unificata per la transizione

L’Italia ha oggi un’occasione storica per ripensare la propria architettura infrastrutturale. Il PNRR, la strategia energetica nazionale, gli obiettivi di neutralità climatica e digitalizzazione della PA convergono tutti verso un unico punto: la necessità di infrastrutture intelligenti, integrate, resilienti.

Questo significa superare la logica delle “grandi opere” settoriali e puntare su ecosistemi convergenti, in cui energia, connettività, dati e mobilità sono gestiti come risorse interdipendenti. Significa dotare i territori – soprattutto quelli periferici – di strumenti per sviluppare modelli locali di innovazione infrastrutturale, con piena partecipazione della cittadinanza e delle imprese. E significa, soprattutto, rafforzare la capacità della PA di agire come regista della trasformazione, non solo come utente o finanziatore.

La convergenza tra energia e telecomunicazioni non è una moda, ma la condizione necessaria per realizzare gli obiettivi di efficienza, decarbonizzazione e inclusività della nostra società digitale. Ignorarla, o affrontarla in modo frammentato, significa rallentare l’intera macchina della transizione. Abbracciarla, invece, significa costruire infrastrutture pubbliche e servizi che siano davvero a prova di futuro.

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