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Moriondo (Agid): “La specializzazione intelligente nelle priorità UE”

Ovvero come porre rimedio alle patologie di un sistema piccolo, incompetente e generalista, quindi stupido. La Commissione ha già stabilito che questo sia un requisito della Politica di Coesione dell’Unione Europea per il periodo 2014-2020. Ecco come fare e il ruolo delle Regioni

Pubblicato il 15 Ott 2013

Roberto Moriondo

Direttore Generale Comune di Novara - Direttivo ANDIGEL

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L’Italia soffre di un pronunciato nanismo (istituzionale e imprenditoriale), di una storica mancanza di competenza, di una tradizionale carenza di specializzazione e, quindi, gode di scarsa reputazione a livello internazionale.

Non mi riferisco ovviamente ai casi singoli ed alle eccellenze, ai cittadini e alle imprese, agli atenei e ai centri ricerca ma piuttosto al sistema nel suo complesso che, a partire dalle regioni, non è stato in grado di operare come un organismo armonico e di fare delle scelte.

Negli anni scorsi anche i fondi strutturali sono stati impropriamente utilizzati come spesa corrente per finanziare a pioggia iniziative di piccole dimensioni e non più correttamente investiti in progetti di sistema utili per far crescere il paese e per renderlo produttivo e competitivo.

Rotonde Vs. Fibra. Consenso Vs. Buonsenso

La crisi finanziaria ed economica che ci sta attanagliando ha peggiorato ancora il contesto: i fondi strutturali sono diventati uno strumento utilizzato per provare a contenere le difficoltà delle imprese e per tentare di arginare i problemi sociali neutralizzandone però in maniera seria la loro efficacia come leva di competitività e sviluppo.

Un generico palliativo per lenire i sintomi e non il farmaco efficace ed appropriato per contrastare e debellare la malattia.

Per fortuna nella nuova programmazione questo non potrà più accadere.

Nell’ambito della Politica di Coesione dell’Unione Europea per il periodo 2014-2020, infatti, la Commissione Europea ha stabilito che la Specializzazione Intelligente (Smart Specialisation Strategy – S3) diventi un requisito preliminare (la cd. condizionalità ex ante) per il supporto degli investimenti in due obiettivi politici chiave:

– Rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l’innovazione (obiettivo R&I).

– Migliorare l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), nonché l’impiego e la qualità delle stesse (obiettivo TIC).

Inoltre dovrà essere messa al centro la scoperta imprenditoriale (entrepreneurial discovery) intesa come quel processo – non imposto dall’alto – che spinge le imprese, i centri di ricerca e le università a collaborare per identificare le aree più promettenti, ma anche i punti deboli che possono ostacolare l’innovazione.

Un ecosistema digitale è sicuramente uno degli elementi abilitanti fondamentali per il pieno dispiegamento delle potenzialità della scoperta imprenditoriale.

La S3 è quindi una strategia innovativa per la trasformazione economica regionale ed è diventata parte essenziale delle iniziative dell’Europa volte ad aiutare le regioni a uscire dalla recessione e avviare una nuova fase di sviluppo.

Implica che una regione definisca un numero limitato di priorità sulla base dei propri punti di forza e della specializzazione internazionale.

Richiede inoltre che le operazioni di sostegno e investimento non siano frammentate e che i fondi strutturali siano destinati a un numero limitato di priorità, in particolare a quelle con il potenziale di sviluppo più alto.

A partire dal 2014, lo sviluppo di strategie di ricerca e innovazione basate sul concetto di specializzazione intelligente sarà quindi uno dei requisiti per accedere ai fondi strutturali, un’opportunità che, se colta, potrà massimizzare gli effetti positivi che potrebbero anche venire dalla doverosa integrazione dei fondi stessi.

Le strategie di specializzazione intelligente sono definite come delle agende di trasformazione economica integrate e placebased caratterizzate da cinque elementi fondamentali:

– Essere focalizzate su alcune priorità.

– Essere costruite a partire da punti di forza, vantaggi competitivi e potenziali propri della regione di riferimento.

– Essere riferite ad un concetto ampio di innovazione che coinvolge il settore privato.

– Favorire il coinvolgimento pieno degli stakeholders.

– Essere evidence-based e rendere centrali i sistemi di monitoraggio e di valutazione anche e soprattutto come strumento di apprendimento.

Specializzazione intelligente significa quindi:

– Identificare le risorse e le caratteristiche uniche di ogni paese e regione, evidenziarne i vantaggi competitivi e riunire le risorse e i soggetti coinvolti intorno a una visione del futuro basata sull’eccellenza.

– Rafforzare i sistemi di innovazione regionali, ottimizzare i flussi di conoscenze e diffondere i vantaggi dell’innovazione nell’intera economia regionale.

La specializzazione intelligente è essenziale per investimenti nella ricerca e nell’innovazione che siano realmente efficaci.

La S3 diventa anche un elemento fondamentale della strategia Europa 2020 che considera i differenti aspetti della crescita intelligente, sostenibile e inclusiva e punta a rilanciare l’economia dell’Unione Europea nel prossimo decennio.

In un mondo che cambia l’UE si propone di diventare una economia intelligente, sostenibile e solidale.

Queste tre priorità che si rafforzano a vicenda intendono aiutare l’UE e gli Stati membri a conseguire elevati livelli di occupazione, produttività e coesione sociale.

Senza entrare nel dettaglio degli obiettivi strategici, da raggiungere entro il 2020, che l’UE si è posta in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale e clima/energia, ogni Stato membro adotta per ciascuno di questi settori i propri obiettivi nazionali mentre interventi concreti a livello europeo e nazionale saranno indirizzati a consolidare la strategia.

Sulla base di tali obiettivi, le singole regioni sono tenute a predisporre le proprie strategie di specializzazione intelligente contenenti le indicazioni e i riferimenti utili a definire programmi di trasformazione economica integrati e basati sul territorio.

In altre parole, la S3 risponde a sfide di sviluppo complesse in cui ciascuna regione è tenuta ad adattare gli obiettivi europei alla politica e al contesto regionale, da svilupparsi in stretta collaborazione con il settore privato e gli attori nazionali e regionali competenti in materia di ricerca e innovazione (R&I).

In sintesi, la specializzazione intelligente che – è bene ribadirlorappresenta un vincolo per l’accesso ai fondi europei della prossima programmazione, può essere indubbiamente una grande opportunità, ma anche un rischio serio per le regioni italiane.

Infatti esse avranno a disposizione molte più risorse da spendere in innovazione (il 60% dei fondi strutturali nelle regioni competitività e il 50% in quelle convergenza andranno destinati a ricerca, tecnologie, energia) ma dovranno farlo non solo sul piano della loro capacità istituzionale e strategica ma soprattutto dell’intero sistema territoriale che dovrà essere in grado di raggiungere efficacemente gli obiettivi concertati.

Le regioni non dovranno solo raggiungere efficacemente gli obiettivi ma anche definire un sistema di misurazione e monitoraggio dei progressi ottenuti.

La S3 implica infatti che le regioni sviluppino indicatori di risultato e l’uso degli stessi per guidare, orientare e adattare le politiche e i programmi.

Tali indicatori promuovono e consentono la valutazione delle politiche e l’apprendimento continui, con la condivisione delle esperienze e delle buone pratiche tra le regioni.

Non ottemperare alle nuove indicazioni comunitarie, privilegiando strategie conservative, dimostrando insufficiente capacità innovativa, scarsa capacità di integrazione delle politiche, incapacità di utilizzare in modo sempre più efficiente le risorse disponibili scarsa propensione al rischio, tendenze alla marginalizzazione rispetto alle traiettorie tecnologiche emergenti, metterebbe a rischio la capacità di affrontare il nodo della competitività globale.

Agganciare la crescita, la competitività, la qualità e la sostenibilità è anche fondamentale per il rilancio socio-economico.

In questo quadro si inseriscono le opportunità che possono essere generate dallo sviluppo delle tematiche connesse alla crescita digitale che richiedono un salto di qualità del ruolo della pubblica amministrazione: da soggetto che pianifica, progetta e offre soluzioni e servizi – in coerenza con l’obiettivo che mira al rafforzamento della capacità istituzionale e promuove un’amministrazione pubblica efficiente – a partner pro-attivo che rende disponibili i suoi asset, configurandosi come una sorta di piattaforma collaborativa per co-pianificare, co-progettare, condividere soluzioni e servizi grazie al ruolo abilitante dell’ICTs.

In aggiunta la regioni devono confrontarsi con le nuove sfide ambientali.

Gli obiettivi di sostenibilità ambientale, che si declinano nella transizione ad un’economia a basse emissioni di carbonio, nella tutela dell’ambiente e nella promozione dell’uso efficiente delle risorse, offrono opportunità di sviluppo per i sistemi produttivi europei, soprattutto nell’ambito delle filiere legate alla green economy.

Rispetto alle sfide sociali, le dinamiche demografiche determineranno una crescita senza precedenti nel numero degli ultra-sessantenni e della loro incidenza sulla popolazione.

Ne consegue un inevitabile aumento della domanda di servizi sanitari e assistenziali, la quale va fronteggiata mediante una ridefinizione e riorganizzazione dell’offerta e una maggiore diffusione delle capacità di diagnosi preventive di determinate patologie fisiologicamente connesse all’età.

Si aprono pertanto potenzialità rilevanti, di natura anche commerciale, per innovazioni in grado di incidere positivamente sulla qualità della vita delle persone anziane.

Saremo in grado di pensare anche per opportunità e non solo per vincoli?

Sapremo accettare le nuove sfide ed essere vincenti?

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