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Polo Strategico Nazionale, il difficile viene ora: perché la migrazione delle PA non sarà semplice

Se da una parte va celebrata la capacità del paese di realizzare in tempi relativamente brevi un’infrastruttura strategica come il PSN nel rispetto delle regole di procurement nazionali ed Ue, il modello di adesione sembra farraginoso. Ecco perché la migrazione delle amministrazioni pubbliche non sarà indolore

Pubblicato il 17 Gen 2023

Antonio Cisternino

Università di Pisa

hybrid cloud

A dicembre 2022 è stato annunciato l’avvio del Polo Strategico Nazionale. si tratta di per sé un annuncio storico poiché in poco più di 15 mesi si è passati da un’idea progettuale concretizzata nella manifestazione di interesse alla sua realizzazione e attivazione (con molti meriti delle tempistiche strette imposte dal PNRR). Nel nostro paese non capita così frequentemente di poter assistere ad un progetto che segua un’attuazione senza dilazioni e incremento costi, è quindi un evento da celebrare ed è toccato al sottosegretario con delega all’innovazione tecnologica, Alessio Butti, che ha dichiarato: “È un traguardo significativo perché rispetta le scadenze del PNRR e offre una nuova opportunità alle pubbliche amministrazioni centrali e locali. Occorrerà ora saper interloquire al meglio con tutte le amministrazioni che potranno salire a bordo, cercando anche una valorizzazione delle competenze territoriali del settore”.

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Non posso nascondere un po’ di emozione personale sull’evento, da RTD di una Pubblica Amministrazione dedito all’attuazione del Piano Triennale poter dare un “volto” al PSN è sicuramente un punto di arrivo: cinque anni fa tutti ci chiedevamo cosa fosse il PSN e il cambio continuo di strategia del Piano Triennale in materia ha sottolineato come anche chi lo congegnava stava aggiustando il tiro.

Polo strategico nazionale: come convincere le amministrazioni a migrare

Da un punto di vista tecnologico siamo sicuri che l’infrastruttura sia pronta ad erogare i servizi, viene ora il lavoro difficile, come sottolineato anche dal sottosegretario: convincere le amministrazioni a migrare, anche se sono sicuro per la Pubblica Amministrazione Centrale il governo disponga di argomenti molto convincenti. Sulla pagina governativa dedicata al PSN si individuano 3 gruppi di PA che saranno inizialmente coinvolte nella transizione:

  • Gruppo 1: 95 PA centrali e 80 ASL con infrastrutture classificate “B” e con servizi critici da migrare con urgenza
  • Gruppo 2: 13 PA centrali con infrastrutture classificate “A” che potranno attingere anche ai servizi del PSN
  • Gruppo 3: 93 PA centrali con infrastrutture classificate “B” che hanno servizi non critici che richiedono una migrazione urgente e le “principali” amministrazioni locali

Le prime fasi della migrazione saranno dedicate al gruppo 1 per cui esiste una stima tecnica in termini di rack e potenza necessaria:

Una tabella descrittiva di analisi preliminare tecnica del Gruppo 1

È importante ricordare che il PSN offre vari modelli di funzionamento ed oltre ad offrire servizi cloud consente anche l’accesso a servizi di housing in cui sarà possibile per un’amministrazione spostare i propri server all’interno del PSN beneficiando dell’infrastruttura fisica dei quattro datacenter. Si tratta di una possibilità prevista per facilitare la migrazione ma il passaggio sarà comunque epocale poiché i servizi della PA hanno oramai accumulato una storia, fatta anche di architetture di rete specifiche e indirizzamenti IP non sempre facilmente replicabili nello spostamento di apparati.

Le difficoltà del processo di adesione al PSN

Sebbene io appartenga, almeno idealmente, ai fan del PSN poiché la complessità della gestione di servizi ICT è fuori dalla portata, ma soprattutto dalle finalità, di una Pubblica Amministrazione, ho trovato le modalità di adesione al PSN tremendamente non­-Cloud e sicuramente contro i principi di on-demand e self-service che caratterizzano la definizione stessa del cloud. Speriamo si tratti di una fase transitoria, visto che nel bando erano previste interfacce e cruscotti per gestire in autonomia le proprie risorse.

La convenzione

La convenzione che orchestra il PSN, come indicato nella pagina del Dipartimento della transizione digitale, è tra il Dipartimento per la transizione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e da Polo Strategico Nazionale S.p.A. e una Pubblica Amministrazione. Si tratta di un documento articolato che, includendo l’offerta aggiudicata, consiste di 771 pagine di cui 53 sono dedicate alla convenzione vera e propria.

Il listino dei servizi

Il listino dei servizi non potrà non condizionare forniture anche di altri Cloud provider e sicuramente può costituire un punto di riferimento per la PA a prescindere dall’adesione formale al PSN.

Sul sito del PSN troviamo invece le informazioni per l’adesione di una PA, e in particolare le FAQ indicano che una PA deve predisporre il cosiddetto “Piano dei Fabbisogni” secondo un modello messo a disposizione nella pagina stessa. PSN, una volta ricevuto il piano dei fabbisogni redige la proposta economica e si procede alla stipula vera e propria.

Un processo sicuramente non-elastico, e ben lontano da quello che ci si potrebbe aspettare da un Cloud provider.

Il modello del Piano dei Fabbisogni

Ciò che rende perplessi è però il modello del Piano dei Fabbisogni, si tratta di una bozza di 33 pagine che di fatto richiede alla PA di descrivere i propri servizi e sistemi in termini di Housing, Hosting, IaaS, PaaS e CaaS. Nella mia piccola esperienza con le Pubbliche Amministrazioni Centrali di questo paese dubito fortemente che il modello sia di facile redazione: si presuppone che una PAC abbia chiaro i servizi che offre e come li offre in modo da valutare quali degli strumenti messi a disposizione siano più opportuni e di conseguenza indicare il proprio fabbisogno. Si tratta di un’evidente utopia, il piano di migrazione richiederà nella migliore delle ipotesi mesi per essere preparato, anche facendo ricorso a risorse esterne che comunque dovranno scavare all’interno delle organizzazioni (nell’ipotesi che siano collaborative) le persone chiave (raramente più di una) che hanno la vera memoria storica di un particolare servizio e che quindi possano avere un’idea su come migrarlo.

Non è scritto da nessuna parte che il piano debba essere esaustivo, ma la documentazione dei servizi sarà un processo lungo e penoso, ed è inevitabile chiedersi cosa farà il PSN nel mentre aspetta di erogare i servizi in accordo al piano dei fabbisogni.

La sfida della messa in produzione

Se da una parte quindi non possiamo non celebrare la capacità del sistema paese di realizzare in tempi relativamente brevi un’infrastruttura strategica nazionale nel rispetto delle regole di procurement nazionali ed europee, il modello di adesione al PSN sembra farraginoso e lontano dai principi di self-service che dovrebbero caratterizzare un sistema cloud. Scopriremo nei prossimi mesi se si tratta di una limitazione dovuta all’avvio del servizio o una modalità di interazione destinata a durare per assicurarsi una burocratizzazione dell’adesione a servizi Cloud. Non possiamo che monitorare l’evoluzione nelle prossime settimane e mesi.

Sicuramente i dati raccolti saranno custoditi nel perimetro di sicurezza nazionale e vi sono servizi di importanza strategica che potranno essere migrati tempestivamente (soprattutto quelli sviluppati più recentemente). Ma la transizione non sarà immediata e non sarà un processo indolore. Alcuni commenti relativamente al coinvolgimento di multinazionali americane nel progetto non sono interamente condivisibili, il cuore del progetto prevede dati messi in esecuzione su sistemi nel nostro paese e sotto il controllo di società nazionali, solo i dati che possono essere messi nei cloud indicati potrebbero destare qualche preoccupazione, ma come si evince dal capitolato stesso si tratta di dati meno strategici. Sicuramente se le prime impressioni sul nuovo scudo di protezione dei dati personali USA-Europa sono corrette si tratta di considerazioni che saranno naturalmente ridimensionate nei fatti con il nuovo accordo.

Resta il fatto che il primo miracolo (secondo i canoni a cui siamo abituati) è stato effettuato ed il PSN è operativo, adesso non resta che osservare se si compirà il secondo miracolo e la migrazione avverrà in tempi brevi in modo da valorizzare la nuova infrastruttura nazionale. Magari nel futuro i cruscotti promessi nel capitolato saranno resi disponibili e sarà possibile, come per gli enti del Gruppo 2, usufruire dei servizi senza dover redigere un complesso documento come il piano dei fabbisogni, prerequisito odierno per l’adesione al servizio.

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