infrastrutture e innovazione

Sfameli (Ericsson): “Perché la politica deve mettere il 5G al centro della strategia per la competitività”

Senza la giusta vision politica, l’Italia potrebbe vedere ampliarsi la disuguaglianza nella connettività digitale rispetto all’Europa e al resto del mondo. Il 5G in questo senso è cruciale, ma per non restare indietro serve un’alleanza pubblico privata, che pensi al progresso tecnologico mettendo al centro le persone

Pubblicato il 07 Mar 2023

Antonio Sfameli

Government & Policy Advocacy Director, Ericsson

5g

Le infrastrutture digitali sono lo snodo e la leva attorno a cui ruotano tutti i principali filoni di cambiamento e rivoluzione che attraversano la nostra società. Svolgono oggi un ruolo fondamentale perchè aiutano ad affrontare alcune delle sfide sociali, ambientali ed economiche più urgenti.

Il 5G rappresenta un’importante opportunità non solo di avanzamento tecnologico infrastrutturale ma anche, e forse soprattutto, uno strumento utile a garantire ampi margini di crescita per le attività economiche del Paese.

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Il 5G per le esigenze delle aziende

Il 5G ha il potenziale per influenzare la connettività e le economie abilitando nuovi servizi e nuovi modelli di sviluppo. Contrariamente a quanto si possa pensare, il 5G non è una tecnologia che riguarda solo il mondo consumer, ma nasce per indirizzare le esigenze delle aziende, in particolare quelle manufatturiere che ne possono beneficiare incrementando produttività e competitività. Le imprese, grazie al 5G, possono rendere più efficiente il controllo delle risorse, monitorare, integrare e combinare i dati di tutti i processi – dalla produzione alle vendite – con ridotti tempi di latenza, maggiore sicurezza e prestazioni garantite, con strumenti di misurazione ad hoc, impensabili fino a pochi anni fa.

Oggi, il significativo rallentamento in termini di crescita economica globale, ci ricorda che la partita si gioca sulla produttività delle imprese. La maggiore competitività del nostro Paese sui mercati internazionali dipende dalla forza creativa e innovativa delle imprese, in grado di coniugare crescita economica, coesione sociale nei territori, sostenibilità e protezione del capitale naturale. Un più efficiente ed efficace utilizzo delle risorse, un incremento della produttività ed una forte differenziazione sui mercati, con il 5G, consente quindi di realizzare processi di creazione del valore sostenibili nel tempo, a vantaggio dell’intera collettività.

Le necessarie evoluzioni infrastrutturali per soddisfare la domanda di dati mobili

Negli ultimi 5 anni, il consumo globale di dati sulle reti mobili è aumentato di oltre il 50% all’anno (Ericsson Mobility Report Novembre 2022). Questo dimostra quanto i servizi della rete mobile giochino un ruolo sempre più importante nella vita delle perone. Nei primi 20 mercati in cui si è affermato il 5G, si registra un consumo di dati ancora più elevato della media, questo perchè il 5G aggiunge capacità di rete e offre spazi per nuovi servizi che spesso fanno uso di un maggiore consumo di dati (Ericsson Mobility Report Business Review edition).

Anche in Italia, in termini di volume complessivo, il traffico dati giornaliero è in linea con questa tendenza. Grazie agli investimenti in infrastrutture fisse e mobili, questa enorme domanda ha trovato, sino ad oggi, non solo una valida risposta, ma anche garanzie di resilienza in situazioni critiche e inattese. Basti pensare all’onda d’urto d’incremento del traffico dati generatasi nel corso della pandemia Covid-19 e la grande capacità delle infrastrutture di telecomunicazione nel soddisfare una domanda variata rapidamente in volumi e distribuzione. Gli Operatori e i fornitori di tecnologie hanno fatto squadra, lavorando duramente per raggiungere questo risultato non banale.

Oggi il passaggio al 5G apre nuovi modi per misurare, guidare e distribuire valore. Ma se è vero che senza tecnologia e innovazione non vi sarà industrializzazione sostenibile e senza industrializzazione sostenibile non vi sarà sviluppo, il Paese deve prendere coscienza che il progresso, l’innovazione e le infrastrutture digitali necessitano di grandi risorse, procedure snelle e nuovi modelli di business per poter evolvere e rispondere alla domanda.

La visione politica e industriale che è mancata al Paese

Un framework normativo non sempre adeguato ai tempi, la scarsa mitigazione di dinamiche anticoncorrenziali sul costo a ribasso, una distorsiva distribuzione del valore tra gli attori e i costi di funzionamento non comprimibili (quali ad esempio il costo dell’energia o la stessa inflazione) non permettono alla filiera delle telecomunicazioni di invertire la curva decrescente dei ricavi e di conseguenza continuare ad investire nelle reti. Le misure introdotte negli ultimi anni sono state frammentate, poco selettive e finanziate con risorse che si sono rivelate modeste rispetto alla gravità della crisi.

Se non ci si impegna in maniera espansiva, l’Italia potrebbe vedere ampliarsi significativamente la disuguaglianza nella connettività digitale di oggi rispetto all’Europa e al resto del mondo (indice DESI), privando le imprese nazionali di uno strumento tanto fondamentale per la competizione globale. Bisogna quindi che il Paese si attivi per non rimanere indietro.

Oggi non servono interventi straordinari o temporanei, ma una visione d’insieme dell’interesse generale, una politica industriale diretta a contribuire in maniera decisiva allo sviluppo economico, sociale, civile e culturale del Paese, basata sul progresso tecnologico delle nuove infrastrutture. Occorre poi una strategia che tracci misure per una crescita strutturale del settore in un quadro stabile nel tempo e chiaro nella traiettoria. Tale strategia è necessaria per mantenere un quadro di saldi riferimenti etici e di rispetto e difesa di imprese e persone che investono in Italia e che producono una reale ricaduta del valore nel Paese.

Oggi più che mai servono misure in grado di resistere alle generazioni politiche e manageriali che si susseguono, capaci di garantire la stabilità imprescindibile per attrarre nuovi e duraturi investimenti.

Un framework integrato, vista la trasversalità delle infrastrutture digitali, diventa essenziale per liberare le energie del settore. Le diverse autorità ed i policy maker dovrebbero poter lavorare, nel rispetto delle rispettive competenze, in sinergia superando vecchi schemi “a silos”, con posizioni convergenti e coerenti con il fine ultimo di una stakeholder overview, che faccia uscire tutto il settore dal circolo vizioso della competizione basata puramente sul costo.

Le azioni pratiche e le misure normative essenziali

Bisogna ritrovare quel filo della crescita e della sostenibilità nel settore delle telecomunicazioni che è andato perso negli ultimi anni ed iniziare a fare ciò che è giusto e non solo ciò che è facile.

E’ necessario sbloccare tutte quelle misure normative essenziali che la filiera delle telecomunicazioni chiede a gran voce da tempo:

  • occorre completare le misure introdotte con Industria 4.0 dell’anello della connettività 5G e introdurre Voucher alle imprese (soprattutto PMI) per l’acquisto di microcelle in grado di aumentare la capillarità e la capacità di accesso mobile;
  • armonizzare i limiti di emissione elettromagnetica agli standard europei;
  • continuare a semplificare le autorizzazioni necessarie alle installazioni delle reti;
  • introdurre l’Iva agevolata per l’acquisto di apparati di nuova generazione;
  • garantire l’armonizzazione del nuovo spettro per l’espansione della telefonia mobile per sostenere la crescita economica e la leadership europea. In vista delle posizioni vincolanti dell’UE nei confronti della Conferenza mondiale delle radiocomunicazioni del 2023 (WRC-23), le decisioni dovrebbero essere alla base dell’espansione delle tecnologie mobili per mantenere l’Italia e l’Europa nella corsa tecnologica del 5G/5G-Advanced e verso il 6G. Ciò include il supporto per l’identificazione IMT (International Mobile Telecommunications) per 6 GHz (6425-7125 MHz) e l’allocazione mobile primaria di 470-694 MHz. Nel viaggio verso il 6G, il ruolo del settore delle radiocomunicazioni dell’Unione internazionale delle telecomunicazioni (ITU-R) rimane fondamentale per garantire economie di scala armonizzando lo spettro, le allocazioni e le condizioni tecniche. Pertanto, la decisione nazionale dovrebbe sostenere questo punto all’ordine del giorno per la prossima conferenza del WRC-27;
  • introdurre misure strutturali di mitigazione del costo dell’energia – la domanda di connettività continuerà a crescere e, in assenza di interventi, anche l’utilizzo di energia e le relative emissioni. E’ molto importante sfruttare le nuove soluzioni più efficienti oggi disponibili, modernizzando le reti esistenti e accelerando l’implementazione del 5G, lo standard 3GPP più efficiente di sempre, in grado di richiedere un consumo energetico in kWh minore a parità di traffico dati scambiato;
  • introdurre un Certificato Bianco per le infrastrutture di telecomunicazioni rappresenterebbe un utile acceleratore per il conseguimento di risparmi negli usi finali di energia. Alle tipologie degli interventi, richiamati dal Decreto Direttoriale del GSE (che considera energivore illuminazione, trasporti, servizi idrici, energia termica e frigorifera, carta, plastica, vetro, ceramica), andrebbe quindi aggiunto anche quello inerente l’efficientamento degli impianti di telecomunicazione attraverso apparati più efficienti, a parità di bit trasferiti;
  • far evolvere il regolamento sulla neutralità della rete, sbloccare lo sviluppo e la diffusione di nuovi servizi basati sul network slicing, consentire ai consumatori l’accesso ai contenuti lasciando spazio all’innovazione nei servizi basati sulla connettività differenziata su misura;
  • rafforzare il sistema della ricerca e dell’innovazione italiano ed europeo – il primo pilastro per una crescita del Paese è rappresentato dal rafforzamento del sistema della ricerca e sviluppo in Italia. Non si tratta di puntare alla leadership tecnologica in tutti i campi ma di costruire un sistema della ricerca e dell’innovazione in grado di generare conoscenza di frontiera nelle aree ritenute strategiche come quella delle reti mobili di prossima generazione. Investimenti e conoscenze sul territorio italiano andrebbero sempre premiati, soprattutto quando funzionali ad una crescita di tutto l’ecosistema, di cui sono parte le Università, i Centri di competenza, le aziende del territorio, il Terzo Settore e tutti i portatori d’innovazione.

Conclusioni

L’obiettivo centrale di una nuova pagina di politica industriale e tecnologica per il Paese, con una alleanza pubblico privata, non può che essere quello di pensare al progresso tecnologico rimettendo al centro le persone. Con riferimento al lavoro e allo smart working si è detto e si è già fatto molto. La pandemia da Covid-19 ha innescato cambiamenti strutturali a breve e lungo termine per quasi tutte le attività lavorative. Il superamento del mismatch tra competenze acquisite e competenze richieste dalla digital economy resta un punto importante, ma oltre a questo, esiste un altro aspetto, poco considerato ma ugualmente rilevante, ovvero la capacità delle imprese di offrire un ambiente di lavoro sempre più stimolante e coinvolgente. La relazione tra sviluppo del capitale umano e cultura dell’innovazione non riguarda solo le tecnologie, i prodotti, i processi e i servizi, ma anche i modelli organizzativi e manageriali e tutte le forme inclusive di collaborazione. Diventa quindi fondamentale riconoscere e premiare le imprese che applicano modelli organizzativi e manageriali innovativi, capaci di accompagnare il percorso di crescita e maturità professionale delle persone con una forte attenzione al benessere del lavoratore, allo sviluppo aziendale e della propria comunità.

Ericsson è presente in Italia da oltre 100 anni. Ha partecipato e affiancato il Paese in tante sfide, accompagnando le evoluzioni della telefonia in tutte le fasi storiche dello scorso secolo e continuerà ad impegnarsi al massimo per sostenere l’Italia nel suo viaggio verso il 5G e oltre.

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