Innovation Policy

Big Tech in attesa delle nuove regole: così Usa e Ue si preparano alla stretta

Mentre in USA continua il dibattito politico sui progetti legislativi di regolazione delle piattaforme, nel 2023 il Digital Markets Act (DMA) entrerà in azione in Europa. Si attende intanto la decisione su Microsoft-Activision. Un test importante per capire che aria tirerà per le big tech

Pubblicato il 16 Mar 2023

Andrea Appella

Visiting Professor at King’s College; ICPC-Innovation, Regulation and Competition Policy Centre

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Il 2023 si preannuncia un anno cruciale per le politiche di controllo regolamentare delle piattaforme digitali. Le Autorità antitrust concluderanno le indagini su Microsoft/Activision e si vedrà se la decisione confermerà il nuovo standard repressivo delle operazioni di concentrazione da parte di Big Tech.

Allo stesso tempo, con l’applicazione del Digital Markets Act in Europa si roderanno le nuove regole e si verificherà se e come le piattaforme si adegueranno ai nuovi obblighi.

Il potere delle big tech è sfuggito di mano: così ora Usa e Ue cercano di limitarlo

Big is bad? Il caso dell’acquisizione di Activision da parte di Microsoft

Nella prima parte del 2023 le Autorità di USA, Europa e UK decideranno le sorti dell’acquisizione di Activision da parte di Microsoft, operazione che rappresenta un importante test per arginare l’espansione di Big Tech.

La Federal Trade Commission ha portato il caso nei tribunali americani, accusando Microsoft di avere sia i mezzi che le motivazioni per alzare i prezzi dei giochi di Activision (come Call of Duty, World of Warcraft e Candy Crush ), degradare la qualità e l’esperienza su console e servizi di gioco rivali, modificare i termini e i tempi di accesso ai contenuti di Activision, o trattenere i contenuti dai concorrenti, con conseguenti danni ai consumatori. Secondo la FTC, con l’acquisizione di ZeniMax, Microsoft avrebbe già soppresso la concorrenza dei rivali, non avendo piu’ distribuito alcuni titoli (tra cui Starfield e Redfall) alle altre piattaforme di gaming. Si tratterebbe quindi di vietare l’operazione Activision per impedirle di danneggiare ulteriormente i concorrenti, non solo nel settore delle console, ma anche in quello del cloud gaming.

Le stesse preoccupazioni sono alla base delle indagini della Competition and Markets Authority (CMA) in UK e della Commissione Europea.

La CMA ha recentemente (8 Febbraio 2023) pubblicato le conclusioni provvisorie[1] in cui ha evidenziato una serie di effetti anti-concorrenziali risultanti dall’acquisizione[2]. Da un lato, prezzi più alti, minore scelta o minore innovazione, vista la posizione dominante di Microsoft nel settore di cloud gaming (quota globale stimata al 60%). Dall’altro, la limitazione dell’accesso delle altre piattaforme ai giochi di Activision potrebbe ridurre sostanzialmente la concorrenza tra Xbox e PlayStation. Secondo la CMA, per evitare il blocco dell’acquisizione l’unica via d’uscita sarebbe la cessione parziale di Activision (la parte del business di Call of Duty).

Da notare che Microsoft ha recentemente proposto a Sony un contratto di 10 anni e annunciato l’arrivo di Call of Duty sulla piattaforma Nintendo Switch, ma non sembra che questa offerta sia sufficiente per alleviare i timori delle Autorità.

Rimane il fatto che se Microsoft/Activision venisse proibita e abbandonata, si confermerebbe un cambiamento di rotta a livello non solo teorico ma anche pratico, con ripercussioni significative su future operazioni di espansione delle aziende operanti nel settore Big Tech.

La regolamentazione delle piattaforme in Europa

Mentre in USA continua il dibattito politico sui progetti legislativi di regolazione delle piattaforme (l’American Innovation and Choice Online Act  e l’Open App Markets Act), nel 2023 il Digital Markets Act (DMA) entrerà in azione in Europa.

Tra maggio e luglio, i potenziali gatekeeper: [3]. dovranno notificare alla Commissione se soddisfano i requisiti per l’applicazione del DMA.[4] Una volta ricevuta la notifica completa, la Commissione disporrà di 45 giorni lavorativi per valutare se l’impresa raggiunge le soglie previste per l’applicazione del DMA e designarla come gatekeeper. In seguito a tale designazione, i gatekeeper avranno sei mesi di tempo per conformarsi ai requisiti del Digital Markets Act, al più tardi entro il 6 marzo 2024.

La Commissione si sta già impegnando in discussioni con le aziende interessate per garantire il rispetto delle nuove norme. Per esempio, il 5 dicembre 2022  si è tenuto un primo seminario sulla disposizione relativa al divieto per il gatekeeper di offrire un trattamento più favorevole ai propri prodotti e servizi (self preferencing). Ci si aspetta inoltre un regolamento di esecuzione.

Primi segnali di cambiamento da parte delle Big tech

Nel frattempo, le piattaforme che rientrano nel campo di applicazione del DMA hanno iniziato modificare le proprie pratiche commerciali per conformarsi alle disposizioni del DMA.

A dicembre 2022 Amazon ha assunto una serie di impegni giuridicamente vincolanti per rispondere a due indagini della Commissione (avviate nel luglio 2019 e nel novembre 2020 ai sensi dell’articolo 102 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea che vieta l’abuso di posizione dominante) sull’uso da parte di Amazon dei dati non pubblici relativi ai venditori che operano sulla piattaforma Amazon Marketplace e a una possibile disparità di trattamento per accedere alla Buy Box e al programma Prime.

Gli impegni garantiscono che Amazon non userà per le proprie attività al dettaglio i dati dei venditori che operano sulla sua piattaforma e che concederà un accesso non discriminatorio alla Buy Box e a Prime.[5] Questi impegni costituiscono un importante precedente per l’applicazione del DMA, in quanto uno degli obblighi previsti è quello di vietare ai gatekeeper che ricoprono un duplice ruolo (da un lato gestendo la piattaforma in cui venditori indipendenti possono vendere prodotti direttamente ai consumatori e, dall’altro lato, vendendo i propri prodotti sulla stessa piattaforma come rivenditore al dettaglio in concorrenza con tali venditori indipendenti) di utilizzare dati non pubblici degli utenti aziendali al fine di proporre sulla medesima piattaforma servizi concorrenti a prezzi e con condizioni impossibili da eguagliare. Amazon insomma ha deciso di anticipare gli effetti del DMA in relazione a una pratica che a breve sara’ vietata. Resta da vedere come altre piattaforme risponderanno a simili contestazioni sull’uso dei dati di terze parti nei settori di advertising digitale e di vendita di app per dispositivi mobili.

Apple comincia a adeguarsi al DMA, ma ci sono ancora molte incognite

Un altro importante campo di applicazione del DMA riguarda gli app stores. Tra gli obblighi delle piattaforme gatekeeper rientrano anche la possibilità di installare applicazioni e app stores di terze parti anche senza passare dall’app store (sideloading), di promuovere e pagare prodotti e servizi anche al di fuori della piattaforma, nonché assicurare l’interoperabilità con servizi analoghi di terze parti. Con l’aggiornamento di iOS17, vedremo se e come Apple comincerà a prepararsi alla compliance con gli obblighi del DMA, magari già a marzo 2023, quando la Commissione terrà un seminario relativo alle norme sugli app stores[6].

________________________________________________________________

*Questo articolo è parte della rubrica “Innovation Policy: Quo vadis?” a cura dell’ICPC-Innovation, Regulation and Competition Policy Centre

Note

  1. https://www.gov.uk/government/news/microsoft-activision-deal-could-harm-uk-gamers
  2. https://assets.publishing.service.gov.uk/media/63e2589a8fa8f50e85820fb0/Microsoft-Activision_PFs_Summary_002.pdf
  3. Le imprese che gestiscono uno o più cosiddetti “servizi di piattaforma di base” elencati nel DMA sono designate come gatekeeper se soddisfano i requisiti descritti di seguito. I servizi sono: servizi di intermediazione online quali negozi di applicazioni software, motori di ricerca online, servizi di social network, alcuni servizi di messaggistica, servizi di piattaforma per la condivisione di video, assistenti virtuali, browser web, servizi di cloud computing, sistemi operativi, mercati online e servizi pubblicitari.
    1. Una dimensione che ha un’incidenza sul mercato interno:quando l’impresa realizza un determinato fatturato annuo nello Spazio economico europeo (SEE) e fornisce un servizio di piattaforma di base in almeno tre Stati membri dell’Unione;
    2. il controllo di un importante accesso ai consumatori finali per gli utenti commerciali: quando l’impresa fornisce un servizio di piattaforma di base ad almeno 45 milioni di utenti finali attivi su base mensile stabiliti o situati nell’Unione e almeno 10 000 utenti commerciali attivi su base annua stabiliti nell’Unione;
    3. una posizione consolidata e duratura: se la società ha soddisfatto il secondo criterio in ciascuno degli ultimi tre anni. Sono tre i criteri principali per considerare che un’impresa rientra nel campo di applicazione della legge sui mercati digitali.
  4. Maggiori informazioni, tra cui il testo integrale della decisione odierna della Commissione ai sensi dell’articolo 9 e la versione integrale degli impegni, saranno disponibili sul sito web della Commissione dedicato alla concorrenzanel registro pubblico dei casi con i numeri AT.40462 e AT.40703.
  5. https://competition-policy.ec.europa.eu/dma/dma-workshops/app-stores-workshop_en

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