l'analisi

Media audiovisivi: regole e strumenti per promuovere l’industria europea nel mercato globale

Il settore audiovisivo in Europa è a un bivio: sviluppare una politica volta a preservare l’industria nazionale dall’ingresso di nuovi attori globali o competere sulla scena internazionale, promuovendo gli investimenti europei e internazionali. Servono regole e strumenti adeguati. Ma quali?

Pubblicato il 03 Ott 2022

Augusto Preta

Founder e CEO ITMedia Consulting – Direttore International Institute of Communications

mercato televisivo - streaming

I contenuti audiovisivi non sono solo un’industria, ma anche un elemento essenziale di una società che condivide valori comuni fondamentali definiti come identità culturale. Ciò che è mancato all’Europa in passato – e forse manca ancora oggi – è il senso di appartenenza a un’unica comunità e la fiducia in idee e valori comuni[1].

Incoraggiare questo senso di identità è un compito ambizioso e vitale, ma anche molto complesso e difficile da realizzare, poiché questo senso di appartenenza si basa su principi mutabili e in continua evoluzione, come il concetto stesso di cultura.

European Audiovisual Observatory - Virtual Visit - English version

European Audiovisual Observatory - Virtual Visit - English version

Guarda questo video su YouTube

L’Europa si caratterizza infatti per la sua diversità culturale e linguistica e i contenuti audiovisivi, definiti anche come servizi di media audiovisivi – film e serie TV in particolare – possono svolgere un ruolo essenziale per raggiungere questo obiettivo. D’altro canto, in un’epoca di profondi cambiamenti nella società, guidati dalla rivoluzione digitale, tale obiettivo può essere messo ulteriormente in pericolo, poiché la globalizzazione e la trasformazione digitale possono anche portare alla standardizzazione culturale e alla mancanza di diversità.

In particolare, il settore audiovisivo in Europa si trova ora a un bivio: sviluppare una politica volta a preservare l’industria nazionale dall’ingresso di nuovi attori globali, riducendo al contempo la spinta all’innovazione; ovvero competere sulla scena internazionale, come qui auspicato, promuovendo gli investimenti europei e internazionali e valorizzando così le varie componenti creative europee e nazionali del settore.

Come cambia l’industria media col digitale: le tendenze principali

È indubbio che la trasformazione digitale stia cambiando radicalmente l’industria dei media. Dopo la musica, la carta stampata e la radio, anche la televisione sta vivendo lo stesso percorso accidentato e dirompente.

Questa tendenza ha subito un’accelerazione a causa dell’epidemia da COVID-19, che ha portato a un aumento del consumo di media in streaming: il tempo trascorso su TV e video in streaming è cresciuto costantemente dall’inizio del 2020, poiché gli sforzi per arginare la diffusione del virus hanno portato gli individui a godere pienamente dell’intrattenimento in casa. Data la loro crescente popolarità, le piattaforme di video-on-demand (VOD) hanno continuato a registrare un’impennata nell’utilizzo, coinvolgendo anche una parte della popolazione meno incline all’uso della tecnologia digitale.

Ad esempio, in Italia, secondo ITMedia Consulting, la TV online (streaming) raggiungerà oltre 11 milioni di famiglie nel 2022, quasi il doppio rispetto ai 5,9 milioni del 2019, rendendo la TV a banda larga una sempre più popolare modalità di accesso ai contenuti audiovisivi nel Paese[2].

I servizi VOD rappresentano quindi l’ultima rivoluzione nel settore audiovisivo. Hanno cambiato il modo in cui guardiamo i contenuti a casa e in viaggio. Hanno anche portato grandi cambiamenti nella produzione di opere audiovisive e, data la loro posizione sempre più significativa nel mercato dei servizi di media audiovisivi, svolgono un ruolo altrettanto crescente nel promuovere la produzione e la distribuzione audiovisiva nazionale ed europea. Di conseguenza, rappresentano un nuovo punto di riferimento nell’eterno dibattito sull’identità culturale europea.

La rivoluzione della TV in Italia: tendenze e prospettive

L’integrazione culturale dell’Europa in mano alle piattaforme Usa

In un noto articolo apparso sull’Economist lo scorso anno, dal titolo indicativo “Come Netflix sta creando una cultura europea comune”[3], un osservatore sostiene che “l’ironia dell’integrazione europea è che spesso sono le aziende americane a facilitarla” e cita l’esempio di Netflix che “riversa gli stessi contenuti nelle case di tutto il continente, rendendo la cultura un’impresa transfrontaliera”. L’autore conclude che “se gli europei devono condividere una moneta, salvarsi a vicenda nei momenti di bisogno finanziario e condividere i vaccini in caso di pandemia, devono avere qualcosa in comune, anche se si tratta solo di guardare le stesse serie”.

Inoltre, i dati rilevanti di uno studio del 2021 condotto dalla società di ricerca Digital i sui Big Five europei (Regno Unito, Francia, Italia, Germania e Spagna) sostengono una tesi suggestiva e altrettanto controversa. Utilizzando la sua metodologia per tracciare le visualizzazioni complete degli account Netflix e Prime Video da un panel europeo armonizzato, i dati mostrano che le due piattaforme di streaming stanno iniziando a “democratizzare” i contenuti non in lingua inglese.

Di conseguenza, dal 2019, la percentuale di contenuti in lingua non inglese disponibili su Netflix è aumentata dal 25% al 31%. Nonostante la composizione del catalogo sia aumentata tra i 5 e i 6 punti percentuali, il comportamento degli spettatori è cambiato in modo più drastico. Gli spettatori di Netflix nel Regno Unito hanno trascorso il 22% del loro tempo di visione a guardare contenuti in lingua non inglese nell’ottobre 2021, rispetto al 10% del primo trimestre del 2019. I principali titoli non in lingua inglese in questo periodo sono stati Money Heist, Elite, Squid Game, Dark e Lupin.

Per quanto riguarda Prime Video, la percentuale del catalogo di contenuti in lingua non inglese è aumentata dal 19 al 25% dal 2019 al 2021. In termini di visualizzazioni, il tempo di visione dei contenuti in lingua inglese è sceso dal 93% di tutte le visualizzazioni di Prime Video all’84% nello stesso periodo. Digital i prevede che entro il 2030 i contenuti in lingua inglese scenderanno al 50% di tutte le visualizzazioni di video-on-demand su abbonamento (SVoD) in Europa.

Il ruolo della regolamentazione: l’approccio dell’Ue

In questo scenario in rapida evoluzione, è opportuno dunque iniziare a porsi alcune domande legate alla necessità o meno di una regolamentazione. E in particolare a quale scopo?

Tornando indietro nel tempo, quando la televisione era un’attività sviluppata su base nazionale e soggetta alla legislazione nazionale, la regolamentazione dell’UE è stata creata appositamente per imporre alle emittenti nazionali, compresi i servizi pubblici, una serie di regole per armonizzare il sistema e aumentare le produzioni europee. Negli anni ’80, inoltre, la sovrabbondanza di film e serie televisive americane sul piccolo schermo, che alimentava l’offerta dei nuovi canali televisivi privati, era considerata una grave minaccia per le industrie audiovisive nazionali.

La direttiva “Televisione senza frontiere”

A questo proposito, nel 1989, attraverso la direttiva “Televisione senza frontiere”, l’UE ha ritenuto necessario incrementare le produzioni negli Stati membri non solo stabilendo norme comuni che aprissero i mercati nazionali, ma anche imponendo quote per le produzioni europee. In particolare, più del 50% del tempo di trasmissione doveva essere dedicato a opere europee; il 10% del tempo di trasmissione o, in alternativa, il 10% del budget di programmazione doveva essere dedicato a produttori europei indipendenti.

La direttiva “Televisione senza frontiere” è stata radicalmente rivista nel 2007, successivamente modificata in direttiva sui servizi di media audiovisivi (SMA) nel 2010, rivista e aggiornata nel 2018 e infine incorporata nel diritto nazionale dalla maggior parte degli Stati membri dell’UE a partire dal 2019. Tuttavia, gli obblighi di quota che si applicano ai servizi televisivi non sono cambiati da quando sono stati introdotti per la prima volta nel 1989.

Per quanto riguarda i servizi VOD, la versione 2010 della direttiva AVMSD ha introdotto per la prima volta la distinzione tra servizi lineari (broadcasting) e non lineari (VOD), ma allo stesso tempo ha richiesto solo un livello minimo di regolamentazione per questi ultimi, dato che i servizi VOD, all’epoca, erano ancora agli albori.

Nel 2018 le cose sono cambiate radicalmente, come abbiamo visto, e di conseguenza il regime delle quote per i servizi lineari si è esteso ai servizi VOD, ai quali è stato richiesto non solo di dedicare almeno il 30% dei loro cataloghi a opere europee, ma anche di dare loro visibilità. Obblighi come gli investimenti nella produzione europea sono rimasti facoltativi, ma, se introdotti, potevano anche essere imposti a livello nazionale sulla base dei ricavi ottenuti in ogni Stato membro.

Da un punto di vista storico, è evidente la necessità di una regolamentazione, ma in pratica la regolamentazione è ben lungi dall’essere realizzata. Se da un lato l’industria audiovisiva nazionale ha mantenuto un certo livello di produzione, in termini di qualità e quantità, dall’altro è stata inefficace nel promuovere i contenuti europei e la diversità culturale. Il livello di co-produzione è leggermente aumentato, mentre la circolazione dei contenuti nazionali negli Stati membri ha continuato a essere molto limitata.

In sintesi, i contenuti europei hanno continuato a essere principalmente un affare nazionale, con rare eccezioni. Solo con l’arrivo degli attori globali questo scenario è finalmente cambiato, garantendo una maggiore circolazione delle opere nazionali negli Stati membri.

Opere europee e diversità culturale

Questo ci porta a un’ulteriore necessaria domanda: la promozione dei contenuti europei richiede ancora una regolamentazione?

La risposta, come per le domande precedenti, dipende ancora una volta dall’ambito di applicazione. Se vogliamo aumentare la quantità di opere europee e la loro circolazione nel mondo, senza dubbio i servizi on-demand sono oggi i maggiori produttori in Europa e quelli che rendono possibile la più ampia circolazione e consumo di opere europee. Netflix ha speso 4 miliardi di euro in film e serie europee tra il 2018 e il 2021, mentre Disney e Comcast hanno seguito lo stesso percorso.

In questo senso, gli streamer sono riusciti a far circolare le opere europee in tutta l’UE come non era mai stato fatto prima, senza bisogno di obblighi normativi o di incentivi, poiché la direttiva SMA non era ancora in vigore. Allo stesso tempo, poiché il loro ruolo sarà sempre più fondamentale per lo sviluppo delle produzioni audiovisive europee nei prossimi anni, è essenziale continuare ad attrarre gli investimenti di questi operatori.

Una regolamentazione prescrittiva e rigida, lasciata alla discrezione dei singoli Stati membri, che imponga in pochi casi forti investimenti fissi nella produzione per i servizi VOD, è lo scenario peggiore per un operatore globale che deve decidere in quale Paese investire maggiormente. Ciò comporta anche il rischio di spostare l’attenzione dalla produzione di contenuti di alta qualità che i consumatori desiderano, e potrebbe in ultima analisi portare a una minore diversità, a una minore innovazione e a una minore disponibilità di contenuti di qualità. La normativa in questo caso finirebbe per gettare sabbia nel motore.

Infine, oltre ad alterare le dinamiche del mercato, sebbene la maggior parte degli streamer spenda già abbastanza per soddisfare gli obblighi di investimento con relativa facilità ovunque, a un certo punto nel futuro, quando il mercato non crescerà più alla stessa spettacolare velocità del passato, questi operatori globali potrebbero trovarsi nella posizione di dover ripiegare su un modello di produzione più sostenibile. Alcuni segnali in questo senso si sono peraltro già manifestati negli ultimi tempi.

A partire infatti dalla fine del 2021 Netflix ha smesso di crescere e nei primi 6 mesi del 2022 ha registrato una costante riduzione nel numero degli abbonati, mentre nel Regno Unito, anche a seguito della crisi economica, sono diminuiti coloro che si abbonavano a più di un servizio SVOD, cosa che rappresentava la normalità rispetto a questo modello di business. La stessa ITMedia Consulting stima alla fine del 2022 in Europa una forte riduzione della crescita annuale, tipica di un mercato ormai maturo che supera i 14 mld di euro, scendendo al 7 per cento nel 2022 rispetto al 25% nel 2021[4].

Un concetto dinamico di identità culturale europea

Una soluzione (e una risposta) più strutturale e meno legata alla congiuntura economica potrebbe essere trovata se ci spostassimo da una mera prospettiva di mercato a una prospettiva culturale legata a un tema come l’identità culturale europea.

L’epoca in cui viviamo è ormai chiaramente legata a profondi cambiamenti culturali e sociali. Il concetto stesso di identità non è più legato al passato e la rivoluzione culturale portata dalle nuove generazioni ha significato una maggiore attenzione alla diversità e all’inclusione. Non possiamo aspettarci che questo cambiamento sia giusto per tutti o che venga accettato da tutti nel breve periodo. Tuttavia, è un dato di fatto che il mondo è cambiato, la società e i suoi valori sono cambiati e di conseguenza anche l’industria dell’arte e i suoi protagonisti. Questo fenomeno ha portato a polemiche e scontri, nonché a una notevole chiusura e ostilità da parte di chi è cresciuto guardando film o serie televisive in cui i protagonisti erano essenzialmente maschi bianchi ed etero. Le donne, così come gli appartenenti a qualsiasi minoranza, erano spesso invisibili o relegate in ruoli molto limitati.

In questo contesto, il cinema e la fiction televisiva svolgono dunque un ruolo fondamentale, specifico della cultura popolare: plasmare la percezione sociale dell’Europa e dell’identità europea e incoraggiare lo sviluppo di formati narrativi coinvolgenti fatti per esaltare i valori della diversità, della mobilità e dello scambio transculturale nella costituzione di un’identità europea.

In questo caso, si può affermare che serie internazionali di successo come La casa di carta, Lupin e Call My Agent! non avrebbero avuto la stessa portata transfrontaliera senza la piattaforma globale fornita da Netflix.

Allo stesso tempo, però, la politica dei contenuti transfrontalieri di Netflix non ha necessariamente origine nell’UE. Un esempio spettacolare è la serie sudcoreana Squid Game, che è diventata la serie di maggior successo nella storia di Netflix. Ne consegue che se i forti investimenti di Netflix nella produzione locale non dipendono da un territorio specifico, come possiamo aspettarci che Netflix si preoccupi davvero della diversità culturale europea?

Se vogliamo che non siano solo le dinamiche di mercato ad occuparsi di questo obiettivo, è chiaro che la direttiva AVMSD non è lo strumento giusto. La direttiva AVMSD si basa su un quadro settoriale specifico derivante dall’era della televisione analogica, che cerca di adattarsi a un ambiente completamente cambiato. Non tiene in debita considerazione le innovazioni dirompenti che hanno rimodellato l’industria dei media e delle comunicazioni nell’era digitale e, in pratica, è solo un improbabile tentativo di estendere, riadattare e adeguare le regole del passato al nuovo ecosistema. Pertanto, nel contesto della trasformazione digitale, una regolamentazione “adattativa” non può essere il modo giusto per promuovere l’industria europea nell’innovativo mercato globale dei contenuti o per promuovere i valori e l’identità culturale dell’Europa.

In questo nuovo quadro, un approccio più orizzontale che tenda ad armonizzare i diversi settori in un mercato unico (digitale) sembra una politica più coerente e auspicabile. La Commissione europea si è mossa in questa direzione quando ha proposto due iniziative legislative per aggiornare le norme che regolano i servizi digitali nell’UE: il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA). Queste iniziative[5] formano un unicum di nuove regole applicabili in tutta l’UE per creare uno spazio digitale più sicuro e aperto, in cui i diritti fondamentali degli utenti siano protetti e per stabilire condizioni di parità per le imprese.

L’estensione di queste proposte legislative, a partire dal DSA, al mondo dei servizi di media audiovisivi, attraverso questi strumenti di policy orizzontali più avanzati ed efficaci, sembrerebbe quindi una conclusione scontata. In realtà, però, i servizi di media audiovisivi sono a malapena interessati ai DSA, solo nelle parti di coordinamento con l’AVMSD, che formalmente rimane l’unico responsabile dello sviluppo delle politiche europee dei media audiovisivi, compresa l’identità culturale.

  1. Questo contributo trae spunto da un report su questo tema realizzato dall’autore per l’European Liberal Forum dal titolo, “Decoding EU digital strategic autonomy – Sectors, isses and partners,” co-finanziato dal Parlamento Europeo.
  2. ITMedia Consulting, Il mercato TV in Italia: 2022-2024, report multiclient – novembre 2022
  3. The Economist, How Netflix is creating a common European culture: Streaming subtitled box sets is the new Eurovision, 31 March 2021.
  4. ITMedia Consulting, Vod in Europe 2022-2025, report multiclient – giugno 2022
  5. A cui si è aggiunto di recente il Media Freedom Act, che però si concentra principalmente sui temi dell’informazione e della disinformazione

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Speciale PNRR

Tutti
Incentivi
Salute digitale
Formazione
Analisi
Sostenibilità
PA
Sostemibilità
Sicurezza
Digital Economy
CODICE STARTUP
Imprenditoria femminile: come attingere ai fondi per le donne che fanno impresa
DECRETI
PNRR e Fascicolo Sanitario Elettronico: investimenti per oltre 600 milioni
IL DOCUMENTO
Competenze digitali, ecco il nuovo piano operativo nazionale
STRUMENTI
Da Istat e RGS gli indicatori per misurare la sostenibilità nel PNRR
STRATEGIE
PNRR – Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: cos’è e novità
FONDI
Pnrr, ok della Ue alla seconda rata da 21 miliardi: focus su 5G e banda ultralarga
GREEN ENERGY
Energia pulita: Banca Sella finanzia i progetti green incentivati dal PNRR
TECNOLOGIA SOLIDALE
Due buone notizie digitali: 500 milioni per gli ITS e l’inizio dell’intranet veloce in scuole e ospedali
INNOVAZIONE
Competenze digitali e InPA cruciali per raggiungere gli obiettivi del Pnrr
STRATEGIE
PA digitale 2026, come gestire i fondi PNRR in 5 fasi: ecco la proposta
ANALISI
Value-based healthcare: le esperienze in Italia e il ruolo del PNRR
Strategie
Accordi per l’innovazione, per le imprese altri 250 milioni
Strategie
PNRR, opportunità e sfide per le smart city
Strategie
Brevetti, il Mise mette sul piatto 8,5 milioni
Strategie
PNRR e opere pubbliche, la grande sfida per i Comuni e perché bisogna pensare digitale
Formazione
Trasferimento tecnologico, il Mise mette sul piatto 7,5 milioni
Strategie
PSN e Strategia Cloud Italia: a che punto siamo e come supportare la PA in questo percorso
Dispersione idrica
Siccità: AI e analisi dei dati possono ridurre gli sprechi d’acqua. Ecco gli interventi necessari
PNRR
Cloud, firmato il contratto per l’avvio di lavori del Polo strategico
Formazione
Competenze digitali, stanziati 48 milioni per gli Istituti tecnologici superiori
Iniziative
Digitalizzazione delle reti idriche: oltre 600 milioni per 21 progetti
Competenze e competitività
PNRR, così i fondi UE possono rilanciare la ricerca e l’Università
Finanziamenti
PNRR, si sbloccano i fondi per l’agrisolare
Sanità post-pandemica
PNRR, Missione Salute: a che punto siamo e cosa resta da fare
Strategie
Sovranità e autonomia tecnologica nazionale: come avviare un processo virtuoso e sostenibile
La relazione
Pnrr e PA digitale, l’alert della Corte dei conti su execution e capacità di spesa
L'editoriale
Elezioni 2022, la sfida digitale ai margini del dibattito politico
Strategie
Digitale, il monito di I-Com: “Senza riforme Pnrr inefficace”
Transizione digitale
Pnrr: arrivano 321 milioni per cloud dei Comuni, spazio e mobilità innovativa
L'analisi I-COM
Il PNRR alla prova delle elezioni: come usare bene le risorse e centrare gli obiettivi digitali
Cineca
Quantum computing, una svolta per la ricerca: lo scenario europeo e i progetti in corso
L'indice europeo
Desi, l’Italia scala due posizioni grazie a fibra e 5G. Ma è (ancora) allarme competenze
L'approfondimento
PNRR 2, ecco tutte le misure per cittadini e imprese: portale sommerso, codice crisi d’impresa e sismabonus, cosa cambia
Servizi digitali
PNRR e trasformazione digitale: ecco gli investimenti e le riforme previste per la digitalizzazione della PA
Legal health
Lo spazio europeo dei dati sanitari: come circoleranno le informazioni sulla salute nell’Unione Europea
Servizi digitali
PNRR e PA digitale: non dimentichiamo la dematerializzazione
Digital Healthcare transformation
La trasformazione digitale degli ospedali
Governance digitale
PA digitale, è la volta buona? Così misure e risorse del PNRR possono fare la differenza
Servizi digitali
Comuni e digitale, come usare il PNRR senza sbagliare
La survey
Pnrr e digitale accoppiata vincente per il 70% delle pmi italiane
Missione salute
Fascicolo Sanitario Elettronico alla prova del PNRR: limiti, rischi e opportunità
Servizi pubblici
PNRR: come diventeranno i siti dei comuni italiani grazie alle nuove risorse
Skill gap
PNRR, la banda ultra larga crea 20.000 nuovi posti di lavoro
Il Piano
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUMPA2022
PNRR e trasformazione digitale: rivedi i Talk di FORUM PA 2022 in collaborazione con le aziende partner
I contratti
Avio, 340 milioni dal Pnrr per i nuovi propulsori a metano
Next Generation EU
PNRR, a che punto siamo e cosa possono aspettarsi le aziende private
Fondi
Operativo il nuovo portale del MISE con tutti i finanziamenti per le imprese
Servizi comunali
Il PNRR occasione unica per i Comuni digitali: strumenti e risorse per enti e cittadini
Healthcare data platform
PNRR dalla teoria alla pratica: tecnologie e soluzioni per l’innovazione in Sanità
Skill
Competenze digitali, partono le Reti di facilitazione
Gli obiettivi
Scuola 4.0, PNRR ultima chance: ecco come cambierà il sistema formativo
Sistema Paese
PNRR 2, è il turno della space economy
FORUM PA 2022
FORUM PA 2022: la maturità digitale dei comuni italiani rispetto al PNRR
Analisi
PNRR: dalla Ricerca all’impresa, una sfida da cogliere insieme
Innovazione
Pnrr, il Dipartimento per la Trasformazione digitale si riorganizza
FORUM PA 2022
PA verde e sostenibile: il ruolo di PNRR, PNIEC, energy management e green public procurement
Analisi
PNRR, Comuni e digitalizzazione: tutto su fondi e opportunità, in meno di 3 minuti. Guarda il video!
Rapporti
Competenze digitali e servizi automatizzati pilastri del piano Inps
Analisi
Attuazione del PNRR: il dialogo necessario tra istituzioni e società civile. Rivedi lo Scenario di FORUM PA 2022
Progetti
Pnrr, fondi per il Politecnico di Torino. Fra i progetti anche IS4Aerospace
Analisi
PNRR, Colao fa il punto sulla transizione digitale dell’Italia: «In linea con tutte le scadenze»
La Svolta
Ict, Istat “riclassifica” i professionisti. Via anche al catalogo dati sul Pnrr
Analisi
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUM PA 2022
Ecosistema territoriale sostenibile: l’Emilia Romagna tra FESR e PNRR
Il Piano
Innovazione, il Mise “centra” gli obiettivi Pnrr: attivati 17,5 miliardi
Analisi
PNRR: raggiunti gli obiettivi per il primo semestre 2022. Il punto e qualche riflessione
Analisi
PNRR: dal dialogo tra PA e società civile passa il corretto monitoraggio dei risultati, tra collaborazione e identità dei luoghi
Webinar
Comuni e PNRR: un focus sui bandi attivi o in pubblicazione
Analisi
Formazione 4.0: cos’è e come funziona il credito d’imposta
PA e Sicurezza
PA e sicurezza informatica: il ruolo dei territori di fronte alle sfide della digitalizzazione
PA e sicurezza
PNRR e servizi pubblici digitali: sfide e opportunità per Comuni e Città metropolitane
Water management
Water management in Italia: verso una transizione “smart” e “circular” 
LE RISORSE
Transizione digitale, Simest apre i fondi Pnrr alle medie imprese
Prospettive
Turismo, cultura e digital: come spendere bene le risorse del PNRR
Analisi
Smart City: quale contributo alla transizione ecologica
Decarbonizzazione
Idrogeno verde, 450 milioni € di investimenti PNRR, Cingolani firma
Unioncamere
PNRR, imprese in ritardo: ecco come le Camere di commercio possono aiutare
I fondi
Industria 4.0: solo un’impresa su tre pronta a salire sul treno Pnrr
CODICE STARTUP
Imprenditoria femminile: come attingere ai fondi per le donne che fanno impresa
DECRETI
PNRR e Fascicolo Sanitario Elettronico: investimenti per oltre 600 milioni
IL DOCUMENTO
Competenze digitali, ecco il nuovo piano operativo nazionale
STRUMENTI
Da Istat e RGS gli indicatori per misurare la sostenibilità nel PNRR
STRATEGIE
PNRR – Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: cos’è e novità
FONDI
Pnrr, ok della Ue alla seconda rata da 21 miliardi: focus su 5G e banda ultralarga
GREEN ENERGY
Energia pulita: Banca Sella finanzia i progetti green incentivati dal PNRR
TECNOLOGIA SOLIDALE
Due buone notizie digitali: 500 milioni per gli ITS e l’inizio dell’intranet veloce in scuole e ospedali
INNOVAZIONE
Competenze digitali e InPA cruciali per raggiungere gli obiettivi del Pnrr
STRATEGIE
PA digitale 2026, come gestire i fondi PNRR in 5 fasi: ecco la proposta
ANALISI
Value-based healthcare: le esperienze in Italia e il ruolo del PNRR
Strategie
Accordi per l’innovazione, per le imprese altri 250 milioni
Strategie
PNRR, opportunità e sfide per le smart city
Strategie
Brevetti, il Mise mette sul piatto 8,5 milioni
Strategie
PNRR e opere pubbliche, la grande sfida per i Comuni e perché bisogna pensare digitale
Formazione
Trasferimento tecnologico, il Mise mette sul piatto 7,5 milioni
Strategie
PSN e Strategia Cloud Italia: a che punto siamo e come supportare la PA in questo percorso
Dispersione idrica
Siccità: AI e analisi dei dati possono ridurre gli sprechi d’acqua. Ecco gli interventi necessari
PNRR
Cloud, firmato il contratto per l’avvio di lavori del Polo strategico
Formazione
Competenze digitali, stanziati 48 milioni per gli Istituti tecnologici superiori
Iniziative
Digitalizzazione delle reti idriche: oltre 600 milioni per 21 progetti
Competenze e competitività
PNRR, così i fondi UE possono rilanciare la ricerca e l’Università
Finanziamenti
PNRR, si sbloccano i fondi per l’agrisolare
Sanità post-pandemica
PNRR, Missione Salute: a che punto siamo e cosa resta da fare
Strategie
Sovranità e autonomia tecnologica nazionale: come avviare un processo virtuoso e sostenibile
La relazione
Pnrr e PA digitale, l’alert della Corte dei conti su execution e capacità di spesa
L'editoriale
Elezioni 2022, la sfida digitale ai margini del dibattito politico
Strategie
Digitale, il monito di I-Com: “Senza riforme Pnrr inefficace”
Transizione digitale
Pnrr: arrivano 321 milioni per cloud dei Comuni, spazio e mobilità innovativa
L'analisi I-COM
Il PNRR alla prova delle elezioni: come usare bene le risorse e centrare gli obiettivi digitali
Cineca
Quantum computing, una svolta per la ricerca: lo scenario europeo e i progetti in corso
L'indice europeo
Desi, l’Italia scala due posizioni grazie a fibra e 5G. Ma è (ancora) allarme competenze
L'approfondimento
PNRR 2, ecco tutte le misure per cittadini e imprese: portale sommerso, codice crisi d’impresa e sismabonus, cosa cambia
Servizi digitali
PNRR e trasformazione digitale: ecco gli investimenti e le riforme previste per la digitalizzazione della PA
Legal health
Lo spazio europeo dei dati sanitari: come circoleranno le informazioni sulla salute nell’Unione Europea
Servizi digitali
PNRR e PA digitale: non dimentichiamo la dematerializzazione
Digital Healthcare transformation
La trasformazione digitale degli ospedali
Governance digitale
PA digitale, è la volta buona? Così misure e risorse del PNRR possono fare la differenza
Servizi digitali
Comuni e digitale, come usare il PNRR senza sbagliare
La survey
Pnrr e digitale accoppiata vincente per il 70% delle pmi italiane
Missione salute
Fascicolo Sanitario Elettronico alla prova del PNRR: limiti, rischi e opportunità
Servizi pubblici
PNRR: come diventeranno i siti dei comuni italiani grazie alle nuove risorse
Skill gap
PNRR, la banda ultra larga crea 20.000 nuovi posti di lavoro
Il Piano
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUMPA2022
PNRR e trasformazione digitale: rivedi i Talk di FORUM PA 2022 in collaborazione con le aziende partner
I contratti
Avio, 340 milioni dal Pnrr per i nuovi propulsori a metano
Next Generation EU
PNRR, a che punto siamo e cosa possono aspettarsi le aziende private
Fondi
Operativo il nuovo portale del MISE con tutti i finanziamenti per le imprese
Servizi comunali
Il PNRR occasione unica per i Comuni digitali: strumenti e risorse per enti e cittadini
Healthcare data platform
PNRR dalla teoria alla pratica: tecnologie e soluzioni per l’innovazione in Sanità
Skill
Competenze digitali, partono le Reti di facilitazione
Gli obiettivi
Scuola 4.0, PNRR ultima chance: ecco come cambierà il sistema formativo
Sistema Paese
PNRR 2, è il turno della space economy
FORUM PA 2022
FORUM PA 2022: la maturità digitale dei comuni italiani rispetto al PNRR
Analisi
PNRR: dalla Ricerca all’impresa, una sfida da cogliere insieme
Innovazione
Pnrr, il Dipartimento per la Trasformazione digitale si riorganizza
FORUM PA 2022
PA verde e sostenibile: il ruolo di PNRR, PNIEC, energy management e green public procurement
Analisi
PNRR, Comuni e digitalizzazione: tutto su fondi e opportunità, in meno di 3 minuti. Guarda il video!
Rapporti
Competenze digitali e servizi automatizzati pilastri del piano Inps
Analisi
Attuazione del PNRR: il dialogo necessario tra istituzioni e società civile. Rivedi lo Scenario di FORUM PA 2022
Progetti
Pnrr, fondi per il Politecnico di Torino. Fra i progetti anche IS4Aerospace
Analisi
PNRR, Colao fa il punto sulla transizione digitale dell’Italia: «In linea con tutte le scadenze»
La Svolta
Ict, Istat “riclassifica” i professionisti. Via anche al catalogo dati sul Pnrr
Analisi
Spazio, Colao fa il punto sul Pnrr: i progetti verso la milestone 2023
FORUM PA 2022
Ecosistema territoriale sostenibile: l’Emilia Romagna tra FESR e PNRR
Il Piano
Innovazione, il Mise “centra” gli obiettivi Pnrr: attivati 17,5 miliardi
Analisi
PNRR: raggiunti gli obiettivi per il primo semestre 2022. Il punto e qualche riflessione
Analisi
PNRR: dal dialogo tra PA e società civile passa il corretto monitoraggio dei risultati, tra collaborazione e identità dei luoghi
Webinar
Comuni e PNRR: un focus sui bandi attivi o in pubblicazione
Analisi
Formazione 4.0: cos’è e come funziona il credito d’imposta
PA e Sicurezza
PA e sicurezza informatica: il ruolo dei territori di fronte alle sfide della digitalizzazione
PA e sicurezza
PNRR e servizi pubblici digitali: sfide e opportunità per Comuni e Città metropolitane
Water management
Water management in Italia: verso una transizione “smart” e “circular” 
LE RISORSE
Transizione digitale, Simest apre i fondi Pnrr alle medie imprese
Prospettive
Turismo, cultura e digital: come spendere bene le risorse del PNRR
Analisi
Smart City: quale contributo alla transizione ecologica
Decarbonizzazione
Idrogeno verde, 450 milioni € di investimenti PNRR, Cingolani firma
Unioncamere
PNRR, imprese in ritardo: ecco come le Camere di commercio possono aiutare
I fondi
Industria 4.0: solo un’impresa su tre pronta a salire sul treno Pnrr

Articoli correlati

Articolo 1 di 2