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Metaverso e spatial computing cambiano il turismo (e non solo): le prospettive per il 2024



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Il 2024 potrebbe diventare l’anno della realtà virtuale e della realtà aumentata: Gartner prevede che entro il 2026 un quarto della popolazione globale dedicherà almeno un’ora al giorno al metaverso. Questo cambio radicale nelle abitudini di vita sarà possibile grazie a giganti tecnologici come Apple e aprirà nuove opportunità nel settore turistico-culturale

Pubblicato il 13 nov 2023

Yuri Simione

Sales Director, Ultipa, Inc.



Immagine che contiene viola, violetto, concerto, Magenta Descrizione generata automaticamente

Secondo una previsione di Gartner, nel 2026 una persona su quattro trascorrerà almeno un’ora al giorno nel metaverso per lavoro, shopping, istruzione, socialità o intrattenimento.

È evidente che questo cambiamento, oramai alle porte, modificherà le abitudini di centinaia di milioni di persone nel mondo, anche grazie alle nuove tecnologie proposte da Apple. Questi cambiamenti porteranno nuove opportunità, tra queste anche quelle nel mercato turistico-culturale, che dovrà necessariamente adattarsi per essere al passo con in tempi. Ciò permetterà di poter valorizzare fino all’ultimo prezioso reperto, nascosto o dimenticato in qualche archivio o scantinato.

Prima di addentrarci sulle prospettive di questa rivoluzione per il nostro Paese, e in particolare per il settore del turismo, soffermiamoci sulle prospettive, le tecnologie e le strategie (di Apple in primis) che la renderanno possibile.

Prima e dopo ChatGPT

L’evoluzione tecnologica ci sta abituando a innovazioni con una velocità che oramai non ci sorprende più. Il 2023 è stato sicuramente l’anno di ChatGPT e dell’Intelligenza Artificiale generativa: ogni giorno emergono nuovi esempi delle potenziali applicazioni della IA generativa: casi d’uso incredibili a pensarci solo pochi mesi fa e che oggi invece discutiamo, come fossero tecnologie acquisite e conosciute da sempre.

C’è un prima e c’è un dopo ChatGPT: ogni nuovo prodotto, ogni nuovo servizio, anche il più originale, sembra aver perso il carattere di innovazione. Quello che solamente pochi mesi fa ci sarebbe apparso come pura fantascienza, oggi ci appare come una naturale evoluzione delle nuove tecnologie. Cosa ci stupirà nel 2024? Chiediamolo a ChatGPT e a Bard, il servizio sperimentale di IA generativa di Google. Per Bard le risposte sono IA, Realtà Virtuale/Realtà Aumentata, Criptovalute/Blockchain. Per ChatGPT le tre risposte sono in realtà quattro ma va bene lo stesso: IA, energie rinnovabili, la medicina e la realtà aumentata/virtuale. ChatGPT e Bard concordano quindi su due punti: realtà virtuale/aumentata e IA: interessante.

Metaverso vs Spatial Computing

Che il 2024 possa diventare l’anno della realtà virtuale e della realtà aumentata sembra possibile, anche se ogni anno sembra quello “buono”, per un’esplosione che ancora non c’è ancora stata e che è rimasta sempre in contesti ben limitati, come quello del gaming e dell’utilizzo in ambito strettamente professionale, in contesti altamente tecnologici. Quello che sicuramente possiamo prevedere con facilità è la crescita dello spatial computing: con l’annuncio e la presentazione dell’Apple Vision Pro a giugno di quest’anno [1], Apple è entrata ufficialmente nel mondo dello spatial computing.

Spatial Computing, metaverso, realtà virtuale? Facciamo ordine. Il termine Metaverso è stato coniato dallo scrittore Neal Stephenson, nel suo romanzo Snow Crash del 1992. Con questo termine Stephenson ha indicato uno spazio tridimensionale all’interno del quale le persone possono muoversi, condividere esperienze e interagire attraverso avatar digitali. Oggi, il termine è spesso associato alla visione di un ambiente digitale tridimensionale condiviso, interattivo e persistente, in cui le persone possono socializzare, lavorare e svolgere attività simili a quelle della vita reale.

Lo Spatial Computing, invece, è qualcosa di diverso. Il termine non è così recente come si possa pensare: è stato introdotto nel 2003 da Simon Greenwold, un esperto sviluppatore di software e hardware e che in passato si è occupato di progettare nuovi modi per l’interazione tra uomo e computer. Greenwold definisce lo Spatial Computing come “l’interazione umana con una macchina in cui la macchina mantiene e manipola riferimenti a oggetti e spazi reali”. Lo spatial computing è un completamento digitale del mondo reale, con informazioni, foto, video, documenti, giochi, interazioni che tengono conto di dove sei, di cosa fai e di cosa hai bisogno.

La strategia di Apple

Se Facebook, ha scommesso molto sul metaverso, fintanto da cambiare il nome dell’azienda proprio in Meta, Apple sta puntando tutto sullo spatial computing, distinguendosi nettamente dalla visione dall’azienda di Mark Zuckenberg. Non è infatti un caso che, al momento della presentazione da parte di Apple del suo visore Pro Vision, non si è mai fatto accenno al termine “metaverso”.

Apple ha presentato una strategia chiara: il suo Apple Vision Pro è un computer, o meglio, è il computer del futuro, che apre per la prima volta il mercato consumer al concetto di spatial computing, e che è pensato per un utilizzo quotidiano, quasi fosse la forma ultima di tutti quei device che ci accompagnano nella vita di tutti i giorni. Sappiamo che l’Apple Vision Pro sarà disponibile a partire dal 2024, inizialmente solo negli Stati Uniti e solo successivamente in altri mercati.

Apple non è Meta e se investe in un nuovo mercato lo fa con quella sua precisione chirurgica e quasi scientifica nel proporre nuovi prodotti o creare mercati completamente nuovi. Di sicuro, ci vorrà del tempo, prima di vedere Apple Vision Pro nell’uso quotidiano: il costo di lancio del nuovo prodotto, 3.499 dollari, non lascia spazi ad altri utilizzi che non siano in ambito prettamente professionale. D’altra parte, il nome del prodotto lascia spazi a un possibile Apple Vision “standard”, a un prezzo più allettante o che sembrerà più accessibile se paragonato a quello del modello “Pro”.

Nei fatti, Apple Vision Pro è un vero e proprio computer che utilizza il processore Apple Silicon M2, lo stesso utilizzato nei Macbook. In aggiunta viene utilizzato un processore, l’Apple R1, progettato da Apple appositamente per il proprio prodotto di spatial computing. Mentre il chip Apple M2 si occupa di eseguire le applicazioni attraverso il visore, il processore R1 è invece responsabile dell’elaborazione delle informazioni dai suoi sensori, comprese dodici telecamere e sei microfoni. In altre parole, il visore è come un MacBook, ma con la possibilità di interagire con il mondo digitale in modo più immersivo e coinvolgente.

Che Apple non stia puntando sul metaverso è confermato dal fatto che la società di Cupertino non sia tra i membri di MSF, Metaverse Standard Forum, il consorzio no-profit che si occupa di promuovere la cooperazione tra organizzazioni e aziende per lo sviluppo di standard di interoperabilità per un metaverso aperto e inclusivo. MSF è stato lanciato a giugno 2022 con trentacinque membri fondatori e oggi conta quasi duemilacinquecento membri. Questo rende chiaro che è partita una lotta tra diversi colossi del digitale, per dettare i nuovi standard o creare standard di fatto, della nuova comunicazione digitale.

È da notare che Apple Vision Pro non è una vera innovazione ma è vista come tale grazie all’eccezionale capacità comunicativa di Apple: Microsoft ha realizzato un dispositivo simile, HoloLens, già nel marzo 2016. La vera differenza tra i dispositivi dei due rivali storici è il mercato di riferimento. HoloLens si rivolge a un target prettamente professionale mentre Apple Vision Pro si rivolge anche a un mercato consumer, sebbene inizialmente di fascia alta o altissima.

Cosa aspettarci nei prossimi anni

Metaverso vs Spatial Computing, chi vincerà? Lo scontro non è solo è soltanto tra le due grandi società, Meta (e tutte le società membri del Metaverse Standard Forum) e Apple. Lo scontro si verificherà anche a livelli più bassi, dove tantissime realtà imprenditoriali stanno orientando il proprio sviluppo aziendale seguendo una direzione piuttosto che l’altra. La differenza, infatti, la faranno le nuove applicazioni e i servizi che saranno presto disponibili per Apple Vision Pro o quelli che si andranno ad aggiungere alle molte applicazioni esistenti per i visori Oculus di Meta o di tecnologie alternative. Per Apple Vision Pro è facile prevedere quanto già successo dopo il lancio dell’iPhone: saranno implementate applicazioni e servizi, alle quali nessuno, nemmeno gli ingegneri di Apple avevano lontanamente pensato. Queste applicazioni saranno implementate non solo dalle grandi aziende ma anche da piccole aziende e startup, come le più di trenta aziende focalizzate sul metaverso e spatial computing e che saranno presenti al GITEX 2023, dal 16 al 20 ottobre, a Dubai, la fiera di startup più importante al mondo.

Per comprendere la portata dell’economica del metaverso e dello spatial computing non è strettamente necessario andare lontani. A dicembre si terrà a Milano il Metaverse Generation Summit, un evento [2] organizzato e promosso da XMetaReal, una startup focalizzata sul metaverso. Sono attesi più di mille partecipanti, tra CEO, Innovation Manager, Sales, Marketing, Comunicazione e HR, segno che il mercato italiano presta molta attenzione a questo mercato.

Metaverso e segmento turistico-culturale

Nel mondo della tecnologia, lo sappiamo, la competizione è a livello globale ed emergere è sempre più difficile. C’è un ambito sul quale l’Italia ha però un vantaggio competitivo imbattibile: l’ambito turistico –culturale. In quest’ambito le applicazioni sono molteplici e il metaverso e lo spatial computing potrebbero dare un grande impulso.

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Il programma smarter Italy

Smarter Italy [3], il programma di appalti innovativi promosso dal Ministero per le Imprese e il Made in Italy (Mimit), dal Ministero dell’Università e della ricerca (Mur) e dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale (DTD) potrebbe dare un impulso positivo a tale valorizzazione. Il programma Smarter Italy è un’iniziativa strategica che mira ad accelerare la crescita del Paese attraverso l’utilizzo di appalti innovativi. Il programma è aperto a tutte le Amministrazioni e soggetti pubblici interessati, che possono proporre fabbisogni di innovazione, co-finanziare il programma e mettere a disposizione campi operativi di sperimentazione. Il programma prevede la definizione ed il lancio di gare d’appalto innovative in quattro aree d’intervento: smart mobility, beni culturali, benessere delle persone e salvaguardia ambientale. La dotazione finanziaria per la realizzazione di Smarter Italy è di oltre 90 milioni di euro, che comprende la quota iniziale di 50 milioni di euro messa a disposizione dal Ministero dello Sviluppo economico e le ulteriori risorse provenienti dal Ministero dell’Università e della Ricerca, e dal Ministro per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione. La prima sfida del programma Smarter Italy è indirizzata proprio alla valorizzazione dei beni culturali.

Ci sono infiniti modi per capitalizzare il nostro enorme patrimonio culturale, valorizzandolo tramite la realtà virtuale o lo spatial computing. Di nuovo, ChatGPT si rivela utile, quanto meno per l’individuazione veloce di idee con un’immediata validità pratica.

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Il modello di VR tourism

Le prime due idee proposte da ChatGPT sono proprio alla base di VR Tourism, una startup innovativa laziale, nata nel 2019 e che ha deciso di sviluppare un modello di business diverso da qualsiasi altro competitor presente sul mercato del turismo culturale in Italia. Questa startup realizza delle vere e proprie guide turistiche digitali immersive che possono essere fruite sia mediante smartphone, sia mediante visori di realtà virtuale.

La particolarità realizzata da VR Tourism, non è solo nella creazione del prodotto digitale, ma soprattutto il modo in cui lo distribuisce. Quest’azienda ha infatti inventato e brevettato un innovativo cardboard VR. Il cardboard VR è un visore di realtà virtuale, progettato per essere economico e facilmente accessibile. Il suo nome deriva dalla sua costruzione in cartone (cardboard in inglese) e dall’uso di uno smartphone per fornire esperienze VR. Il Cardboard VR è stato originariamente annunciato da Google nel 2014. Il costo dei cardboard VR è dell’ordine dei dieci / venti euro.

Il brevetto di VR Tourism si distingue dall’idea di Google in quanto non necessita di alcun montaggio: ha la forma di un libro ed è sufficiente aprirlo per essere pronto per l’uso, non richiedendo nessun’altra operazione. Il costo del cardboard di VR Tourism è ancora più accessibile rispetto a quello di Google, perché si riduce a pochi euro. Utilizzando il proprio smartphone in combinazione all’uso del cardboard si riesce a fruire una buona esperienza immersiva: certamente la qualità non è la stessa dei visori Oculus o di Apple Vision Pro ma il suo costo è centinaia di volte minore. La semplicità del prodotto rende l’esperienza immersiva anche molto immediata, poiché non richiede alcuna particolare procedura per utilizzare un prodotto di per sé semplicissimo.

Grazie al proprio cardboard, VR Tourism è in grado di dare una fisicità a un prodotto completamente digitale, che può essere così venduto in una libreria, in un museo, piuttosto che nella hall di un albergo. Il prodotto potrebbe essere spesato completamente dalle tasse di soggiorno richieste dai Comuni o diventare una fonte di ricavi aggiuntivi per gli operatori del settore. Con queste modalità l’azienda ha già realizzato dei prodotti turistico culturali per alcuni comuni italiani, aiutandoli nella loro attività di promozione turistica.

Conclusioni

Tornando alla domanda fatta a ChatGPT in merito alle tecnologie che ci stupiranno nel 2024, una sua risposta lascia spiazzati e con il sorriso: “Per conoscere le tecnologie che stupiranno nel 2024, sarà necessario attendere notizie e sviluppi futuri”.

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