indagine indire

Scuola-lavoro, una questione di inclusione: il ruolo di tecnologie e territori

La scuola ha un duplice ruolo di fronte al mondo che cambia: trasmettere e conservare sapere e cultura e preparare giovani e non alle evoluzioni della società. Il ruolo del digitale, i percorsi realizzati dai CPIA, il rapporto col territorio sono alcuni degli elementi che concorrono alla riuscita dei percorsi scuola-lavoro

Pubblicato il 19 Set 2022

Annalisa Buffardi

Ricercatrice, Indire - Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa

Stefania Sansò

Indire, Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa

scuola

Accorciare le distanze tra sistema scolastico e mondo del lavoro è uno degli obiettivi sempre più all’attenzione alla luce dei mutamenti sociali, culturali, produttivi ed economici in corso. Una delle lenti attraverso cui osservare il rapporto tra formazione e lavoro focalizza l’attenzione sul ruolo delle tecnologie e della trasformazione digitale, che modifica attività, ruoli e processi, intervenendo a tutti i livelli delle organizzazioni produttive e professionali. Un cambiamento che non è meramente tecnico, ma più propriamente culturale. Le società del terzo millennio pongono nuovi interrogativi e nuove sfide, dentro una nuova cornice del pensiero e dell’agire individuale e collettivo.

Questa lente ha caratterizzato la ricerca condotta da Indire “Modelli Innovativi di Alternanza Scuola Lavoro”, nell’ambito del PON per la Scuola 2014-2020, già pubblicata su queste pagine[1], anche attraverso la presentazione di alcuni dei progetti di Alternanza condotti dalle scuole[2].

INDIRE - La scuola dopo le nuove tecnologie

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La caratteristica principale delle attività analizzate negli Istituti tecnici e professionali coinvolti nell’indagine è che esse sono basate sull’utilizzo delle tecnologie abilitanti e mettono in campo la capacità dei ragazzi di immaginare soluzioni creative per le emergenti questioni sociali e ambientali.

Formazione e lavoro per giovani e adulti

In estrema sintesi, i risultati emersi dalla ricerca, contenuti in due recenti pubblicazioni[3], mostrano il ruolo svolto dalla scuola nel costruire un sapere attivo e in evoluzione, nel trasmettere contenuti valoriali e realizzare occasioni formative rispondenti ad un modello di società aperta, innovativa, democratica e solidale. Si rileva il contribuito che la scuola fornisce nel generare nei giovani una crescita umana, culturale e professionale, che concorre a originare un pensiero riflessivo rispetto a sé stessi e al mondo circostante, con importanti riverberi sul piano della costruzione dell’identità personale e sui progetti di vita futuri. Gli studenti si appropriano di strumenti culturali, opportunità formative e competenze maturate per portare a compimento il loro progetto di vita, individuale e collettiva, “riconoscendo sé stessi come attori del cambiamento possibile” (Buffardi, 2020, p.19).

Scuola-lavoro, il digitale per un patto a prova di futuro

Il ruolo dei Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti (CPIA)

Il tema della costruzione del futuro nella complessità dei processi che caratterizzano la relazione scuola-lavoro ha riguardato nel corso dell’indagine tanto i destinatari più giovani delle azioni formative, tanto gli adulti, in particolare coloro i quali necessitano di rientrare nei percorsi formativi, o di riqualificare il proprio bagaglio professionale, che rappresentano parte della platea di riferimento dei CPIA, Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti. I CPIA svolgono un ruolo di accoglienza, orientamento e accompagnamento rivolto alla popolazione adulta (Linee guida, 2015, p. 14) e sono chiamati, tra l’altro, ad attuare la valorizzazione del patrimonio culturale e professionale della persona, a partire dalla ricostruzione della sua storia individuale.

Su questo versante, i percorsi realizzati dai CPIA coinvolti nell’indagine mostrano la complessità della sfida culturale e sociale – e del ruolo – che tali istituzioni scolastiche sono chiamate a svolgere. Una sfida che, come è stato richiamato in precedenza, interessa l’intero sistema scolastico nazionale ma che diventa tanto più ardua quando i destinatari delle azioni da compiere per intercettare il futuro sono individuati tra le “fasce deboli” della popolazione (Marescotti, 2012); coloro che, come emerge dalle dichiarazioni raccolte, hanno perso riferimenti valoriali, motivazioni e speranze, e le cui aspettative volte a ricoprire un dato ruolo in società necessitano di essere orientate, riorientate e talvolta indotte e costruite. Nell’esperienza dei docenti intervistati, l’attività formativa in favore degli adulti deve essere tesa al riconoscimento delle potenzialità di ciascuno favorendo un processo di scoperta del sé. Deve motivare, stimolare e trasferire fiducia nei confronti del futuro. Si tratta di un obiettivo ambizioso e delicato che nei casi esplorati viene accolto e perseguito adottando un atteggiamento sensibile verso l’inclusione, di cura verso gli studenti, di apertura e scambio attivo con l’ambiente sociale di riferimento: colleghi, istituzioni, territorio.

Il laboratorio come luogo di incontro scuola-lavoro-territorio

Il ruolo dei CPIA è stato osservato a partire dal loro coinvolgimento nella rete dei Laboratori territoriali per l’occupabilità, già oggetto di osservazione per il segmento di istruzione secondaria di secondo grado. Questa particolare tipologia di laboratori – definiti come spazi dall’alto profilo innovativo a disposizione di più scuole del territorio dove sviluppare pratiche didattiche avanzate in sinergia con le politiche locali per il lavoro e le imprese (L.107/2015; DM 657/2015) – sono stati, quindi, oggetto di particolare attenzione in considerazione del fatto che possono coinvolgere enti pubblici e locali, camere di commercio, università, associazioni, fondazioni, enti di formazione professionale, istituti tecnici superiori e imprese private, con l’obiettivo di stimolare la crescita professionale, le competenze e l’autoimprenditorialità, coniugando insieme innovazione, istruzione, inclusione. Tali spazi tecnologici, che si avvalgono di partenariati tra scuole e attori del territorio, sono luogo di sperimentazione e innovazione per sostenere i percorsi di raccordo scuola-lavoro, offrire agli studenti opportunità formative contro la dispersione, coinvolgere i neet (Not in Education, Employment or Training), giovani che non studiano e non lavorano, e fornire opportunità di formazione al territorio in cui sono inseriti.

Più specificamente, la presenza dei CPIA nella partnership dei Laboratori territoriali per l’occupabilità viene considerata alla luce del livello di articolazione territoriale denominato “CPIA unità formativa”, per il quale si amplia l’offerta formativa stipulando accordi con soggetti pubblici e privati, finalizzati alla realizzazione di iniziative utili a potenziare l’occupabilità della popolazione. Nel contesto dell’indagine, al di là delle articolazioni formali, tale partecipazione è stata esplorata con l’obiettivo di avviare l’analisi della relazione tra CPIA, lavoro e territori negli scenari di trasformazione sociale e digitale in corso.

Relazioni territoriali e opportunità locali

La numerosità e la varietà di enti, istituzioni, associazioni e aziende presenti sul territorio, la loro disponibilità a collaborare e la tipologia di supporto offerto in termini di spazi e occasioni formative, sono solo alcuni degli elementi che concorrono alla riuscita dei percorsi di raccordo scuola-lavoro.

In riferimento alle scuole secondarie di secondo grado, le istituzioni scolastiche appaiono, nelle rappresentazioni che emergono nel corso dell’indagine al centro di un sistema di relazioni e pronte ad animarlo; sono inoltre dotate di spazi laboratoriali e didattici attrezzati e realizzano progettualità ampie in accordo con il territorio e le imprese del settore. Tali elementi sembrano particolarmente significativi e sono interconnessi, configurando la realtà scolastica come sistema formativo aperto, sul versante territoriale, imprenditoriale, fisico.

Nello specifico dei primi CPIA selezionati per l’indagine, l’impegno richiesto nel realizzare interventi concreti nella direzione dell’apertura e dello scambio territoriale rendono ancora più complessa, e talvolta difficile, la relazione tra i due segmenti. Nei fatti, i CPIA sono le scuole più ‘giovani’ e meno conosciute dall’utenza, dall’opinione pubblica e talvolta – drammaticamente – risultano poco noti anche agli enti e alle imprese locali. Ciononostante, tale aspetto non rappresenta un reale ostacolo alla realizzazione di attività che a vario livello impattano positivamente sulla formazione, l’orientamento e l’inserimento lavorativo degli studenti. L’esigenza richiamata di agire in connessione con gli altri, valicando il limite incontrato nel settore produttivo, spinge il più delle volte i CPIA a orientarsi nell’ambito del terzo settore e nel segmento della formazione professionale. Gli organismi intercettati in tali ambiti si rivelano dei punti di riferimento essenziali nel consentire ai docenti – come dichiarato da alcuni di loro – di costruire per i propri studenti nuove opportunità di orientamento, formazione e avviamento al lavoro.

Il continuo richiamo da parte dei soggetti intervistati a una maggiore sinergia con la rete territoriale e a un più diffuso riconoscimento appare, d’altronde, come una sorta di appello affinché, accanto alla volontà espressa, e talvolta dichiarata nelle intenzioni, di arricchire e variare l’offerta formativa mirata ai fabbisogni dell’utenza e del territorio, siano garantite le condizioni favorevoli ad avviare un processo che consenta di elevare il livello d’istruzione degli adulti a scopo sia formativo che lavorativo. In definitiva l’identità e il networking appaiono come concetti chiave attorno a cui potenziare – secondo parametri di efficienza ed efficacia – l’offerta formativa dei CPIA, nell’ottica dell’accoglienza, dell’inclusione, dell’apertura nei confronti della particolare platea di riferimento.

Appare tuttavia altrettanto importante per gli intervistati, la necessità di un maggiore riconoscimento istituzionale e territoriale che appare propedeutico, per i docenti e i dirigenti ascoltati, a rinforzare relazioni e partnership in vista di un’azione condivisa per portare a compimento la sfida dei CPIA.

La ricerca in corso: CPIA, lavoro e trasformazione digitale

La rete territoriale, tra limiti e potenzialità, si rivela nei casi esplorati la matrice principale da cui traggono forza ed efficacia le attività di raccordo scuola-lavoro realizzate dai CPIA. Nelle relazioni territoriali e istituzionali, dentro e fuori le aule, prendono vita pratiche e servizi per il lavoro, i cui principali elementi mostrano gli aspetti virtuosi e quelli che limitano le potenzialità dei CPIA nell’esercizio delle loro funzioni, indirizzate a tracciare per gli studenti una possibile rotta verso il futuro.

Al di là delle singole specificità delle diverse tipologie di intervento realizzate dai CPIA per favorire l’incontro tra scuola e lavoro, è possibile riconoscere come fine ultimo e più generale il potenziamento dell’agency individuale degli studenti, inteso come “re-engagement scolastico, quale funzionamento vantaggioso ai fini di un futuro inserimento lavorativo e sociale. (Vitale, 2016, p. 324). I percorsi promossi sono tutti tesi a consentire ai destinatari delle azioni di scegliere e realizzare autonomamente il proprio progetto di vita per una piena realizzazione ed inclusione sociale.

In una preliminare esplorazione dei casi emerge che tali azioni tendono a distinguersi in un due macrocategorie: quelle aventi ad oggetto i servizi per il lavoro, come ad es. sportelli di orientamento, tirocini, interventi di accompagnamento al lavoro e quelle basate sulle attività pratiche laboratoriali, con l’obiettivo di avvicinare gli studenti a una specifica professione.

Comprendere il livello di articolazione di tali attività, le caratteristiche metodologiche, organizzative e didattiche, i soggetti coinvolti, gli spazi e i tempi di realizzazione, il livello di tecnologia impiegato, tenendo conto delle condizioni socioeconomiche delle specifiche aree considerate, è il passo successivo che si intende realizzare, al fine di valorizzare le esperienze più significative e di trainare i centri attualmente più deboli verso un possibile modello di miglioramento, potenzialmente trasferibile.

Quale tipologia di lavoro, con una attenzione particolare alla trasformazione digitale in corso, e alle esigenze di aggiornamento e di adeguamento ai nuovi scenari, è una delle questioni centrali nello studio dell’offerta di formazione per il segmento di formazione dedicato agli adulti. Su questi temi, la ricerca in corso proverà a definire una prima mappatura delle esperienze realizzate dai CPIA in raccordo con il mondo del lavoro.

Conclusioni

Le trasformazioni che oggi investono la nostra società non si misurano, come avveniva in passato, in millenni o in secoli, ma in anni o addirittura in mesi. La rapidità del cambiamento impone la medesima rapidità alle istituzioni chiamate ad agire in ottemperanza dei nuovi bisogni e dei nuovi modi di soddisfarli. Tra queste, la scuola, come luogo dove si riflette la realtà, quella esterna e sociale, ha un duplice ruolo di fronte al mondo che cambia: trasmettere e conservare il sapere e la cultura del passato e preparare i giovani e i meno giovani alle evoluzioni della società, in modo che essi siano prima di tutto in grado di coglierne le trasformazioni e poi di contribuire al suo cambiamento, cambiando anche se stessi (Di Bari, 2009). Costruendo, demolendo e ricostruendo biografie, interessi, passioni, posizioni da occupare in società, valori a cui aderire. Nel perseguire tale obiettivo, va da sé che la scuola non può che essere “dentro” l’evoluzione, partecipare, saper leggere e interpretare la trasformazione, innovarsi e ripensarsi alla luce delle nuove frontiere di trasmissione del sapere. E non può che farlo per tutto l’arco della vita, in un’ottica di apprendimento continuo e permanente.

In questa cornice, in cui si inseriscono le indagini descritte, uno degli obiettivi che la ricerca si pone è dare evidenza del cambiamento, spesso definito a macchia di leopardo, che la scuola italiana sta compiendo e di cui è dovere istituzionale e scientifico raccontarne gli esiti.

Bibliografia

Buffardi A. (2020), Futuri possibili. Formazione, innovazione, culture digitali, Egea, Milano.

Di Bari C, (2009), A passo di critica. Il modello di media education nell’opera di Umberto Eco, Firenze University Press, Firenze.

Marescotti E. (2012), Educazione degli adulti. Identità e sfide, Unicopli, Milano.

Miur (2015) Linee guida per il passaggio al nuovo ordinamento a sostegno dell’autonomia organizzativa e didattica dei Centri provinciali per l’istruzione degli adulti.

Vitale G. (2016), Agency e successo formativo: il re-engagement dei giovani drop-out nei percorsi

di formazione professionale, in “Formazione & Insegnamento, 15, 2, pp. 321-31.

Vitale G. (2016), Agency e successo formativo: il re-engagement dei giovani drop-out nei percorsi

di formazione professionale, in “Formazione & Insegnamento, 15, 2, pp. 321-31.

  1. https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/scuola-lavoro-digitale-fattore-x-per-un-patto-a-prova-di-futuro/
  2. https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/unaltra-alternanza-scuola-lavoro-e-possibile-come-sono-nati-i-robot-intelligenti-ent-cartesio-e-beppe/; https://www.agendadigitale.eu/sanita/la-t-shirt-intelligente-fatta-a-scuola-il-progetto-di-due-istituti-calabresi/; https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/fare-della-scuola-un-luogo-dellinnovazione-e-possibile-il-progetto-il-celerifero/; https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/giovani-e-tecnologia-al-servizio-dellambiente-cosi-lalternanza-scuola-lavoro-fa-bene-al-mondo/
  3. Benedetti, Buffardi (a cura di)  Scuola lavoro e territorio. Tradizione e innovazione nei percorsi formativi dei giovani e degli adulti, Carocci, 2022; Buffardi A., (a cura di) Scuola, lavoro, territori. Idee e tecnologie nelle pratiche scolastiche, Indire, 2022

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