strategie

Accordo AUKUS: il ruolo della tecnologia nella geopolitica del futuro

Le nuove tecnologie sono al centro delle politiche delle potenze mondiali per il prossimo futuro: l’accordo AUKUS, di fatto, dimostra come per vincere le sfide del futuro sarà necessario assicurare una maggiore cooperazione tra alleati per governarne le applicazioni, condividendo conoscenza e informazioni

Pubblicato il 20 Ott 2021

geopolitica

La regione dell’Indo-Pacifico, che attrae gran parte dell’innovazione tecnologica mondiale ed è diventata un focolaio di competizione strategica su questo fronte, sembra essere il teatro operativo destinato a ospitare le sfide del prossimo futuro. In quell’area si concentrano, infatti, strategie militari e politiche che avranno importanti ripercussioni sugli equilibri globali geopolitici ed economici nei prossimi anni.

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Accordo AUKUS: perché è scoppiato il caso

Ne è dimostrazione il patto stipulato recentemente tra Australia, Regno Unito e Stati Uniti, denominato AUKUS (dalle iniziali degli Stati firmatari), avente a oggetto la fornitura di almeno 8 sottomarini a propulsione nucleare (SSN) alla Marina Militare australiana da parte degli USA e UK, e siglato al fine di contenere la sempre maggiore aggressività di Pechino nell’area.

L’accordo coinvolge aspetti molto delicati e particolarmente rilevanti, a dimostrazione di come la conflittualità, oggi, sia molto cambiata rispetto al recente passato.

AUKUS fa seguito ad un precedente contratto di 90 miliardi di dollari stipulato tra Australia e Francia (annullato a favore di USA e UK) in base al quale l’azienda francese Naval Group avrebbe dovuto fornire a Melbourne, nell’ambito del Programma SEA 1000, 12 sottomarini tipo “Shortfin Barracuda Block 1A”, ossia una versione a propulsione convenzionale dei sottomarini nucleari francesi classe “Suffren”, derivanti dal programma Barracuda, i quali avrebbero dovuto sostituire i mezzi di classe “Collins” in dotazione alla Royal Australian Navy.

La vicenda è, di fatto, salita agli onori della cronaca per la forte reazione di Parigi che, appresa la notizia dell’annullamento del contratto, ha ritirato i propri ambasciatori in Australia e Stati Uniti e ha aperto una importante crisi diplomatica, poi formalmente chiusa con un comunicato congiunto del Presidente Biden e del Presidente Macron con il quale veniva riaffermato l’appoggio degli Stati Uniti nei confronti della Francia per quanto riguarda la lotta comune contro il terrorismo principalmente nell’area del Sahel dove Parigi è fortemente impegnata da molto tempo, la questione ha anche risvolti di altro tipo.

La condivisione delle tecnologie al centro del contendere

Lo stravolgimento tecnologico che sta interessando l’intero pianeta, grazie allo sviluppo e al sempre maggiore utilizzo delle cosiddette Emerging Disruptive Technologies (EDT), avrà profonde conseguenze anche sugli assetti geopolitici e sulle relazioni internazionali nei prossimi anni.

AUKUS, infatti, non prevede solo la fornitura di sottomarini nucleari, ma anche la condivisione di tecnologia avanzata come quella relativa all’intelligenza artificiale, alla quantistica, al settore cyber, e ai missili ipersonici, oltre ad una più stretta cooperazione nell’ambito dell’intelligence e una maggiore interoperabilità militare. È proprio questo aspetto dell’accordo che dimostra come la conflittualità oggi sia sempre più orientata ad assumere caratteristiche di tipo “ibrido” piuttosto che fondate sul concetto convenzionale di deterrenza.

Ed è proprio la natura ibrida della conflittualità che impone di collocare l’accordo in oggetto in uno scenario più ampio in cui la componente militare (rappresentata in questo caso dai sottomarini che permetteranno all’Australia di implementare le proprie capacità militari nel dominio marittimo, rendendole interoperabili con quelle degli Stati Uniti) concorre con altri aspetti, forse ancor più rilevanti, a definire la strategia del prossimo futuro nell’ambito della competizione tra grandi potenze. Attacchi informatici, furto di dati, interferenze straniere, disinformazione, attacchi ad infrastrutture critiche, coercizione economica, sono all’ordine del giorno e cresceranno sempre di più grazie al perfezionamento di tecniche e procedure che impatteranno notevolmente la stabilità dei vari Stati coinvolti.

È chiaro che, per far fronte a queste sfide, sarà necessario condividere conoscenza, informazioni e tecnologia, nonché provvedere ad implementare l’integrazione tra basi scientifiche, tecnologiche ed industriali legate alla sicurezza e alla difesa. Possiamo senza dubbio affermare che è in atto una corsa alle nuove tecnologie, in quanto chi riuscirà a governarle avrà sicuramente un vantaggio geopolitico molto importante.

Non solo Aukus

AUKUS, però, non è l’unico accordo che interessa la zona in questione. Possiamo ricordare il QUAD (Quadrilateral Security Dialogue), ossia un’alleanza informale (o strumento di confronto) tra Australia, India, Stati Uniti e Giappone il quale, anche se non in modo chiaro e definito, ha lo scopo di contenere le mire espansionistiche della Cina, attraverso il dialogo periodico su questioni di geopolitica e relazioni internazionali nell’area dell’Indo-Pacifico e mediante esercitazioni militari. Infine, la cd. Five Eyes, ossia l’estensione dell’originario accordo UKUSA che, a seguito della seconda guerra mondiale, venne stipulato tra i due Paesi al fine di stabilire una stretta cooperazione nell’ambito dell’intelligence delle comunicazioni, e poi esteso ad altri Stati come Canada, Australia e Nuova Zelanda, contribuisce a mantenere un elevato livello di capacità informativa nell’area a favore degli Stati occidentali.

L’Accordo AUKUS non farà altro che implementare le capacità di contrasto della Cina ma, come più sopra accennato, lo strumento militare, da solo non sarà sufficiente. È necessario sfruttare le nuove tecnologie anche con riferimento alle loro potenziali applicazioni nell’ambito dell’intelligence ma, soprattutto, per contrastare la competizione economica che, in un contesto ibrido, rappresenta una delle principali minacce alla stabilità internazionale.

Lo EU-US Trade and Technology Council

Intanto anche gli Stati Uniti e l’Unione Europea rafforzano la loro cooperazione nell’ambito delle nuove tecnologie. Lo scorso 29 Settembre, infatti, è stato inaugurato, a Pittsburgh in Pennsilvanya, lo EU-US Trade and Technology Council (TTC) presieduto dal vicepresidente esecutivo della Commissione europea Margrethe Vestager, dal vicepresidente esecutivo della Commissione europea Valdis Dombrovskis, dal segretario di Stato americano Antony Blinken, dal Segretario al Commercio degli Stati Uniti Gina Raimondo e dalla Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti Katherine Tai. Il Consiglio ha avuto lo scopo di rafforzare i rapporti tra Europa e Stati Uniti nonché coordinare le loro azioni su temi importanti come le principali questioni tecnologiche, economiche e commerciali aventi portata globale. In particolare, è stata confermata la volontà di espandere la resilienza delle catene di approvvigionamento e ampliare la cooperazione sulle tecnologie critiche ed emergenti.

È stata anche affermata la volontà di cooperare nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale attraverso lo sviluppo e la costruzione di sistemi che siano innovativi e affidabili, ma che nel contempo rispettino i diritti umani universali e i valori democratici condivisi. Grande importanza è stata inoltre riservata alle sfide del commercio globale con l’obiettivo di contrastare le pratiche commerciali scorrette che incidono sul mercato attraverso il miglioramento delle rispettive misure di contrasto nonché mantenere un commercio transatlantico competitivo, libero ed equo relativamente alle tecnologie nuove ed emergenti, evitando barriere al commercio. Per raggiungere i propri obiettivi il TTC ha previsto la costituzione di dieci gruppi di lavoro di seguito elencati: standard tecnologici, tecnologie pulite, sicurezza delle catene di approvvigionamento, sicurezza delle tecnologie di informazione e comunicazione come 5G e cavi sottomarini, data governance, utilizzi delle tecnologie contro i diritti umani, controlli delle esportazioni, screening degli investimenti, sostegno alle piccole e medie imprese nella transizione digitale, sfide commerciali globali.

Conclusioni

È dunque evidente come, nell’ambito di un rafforzamento delle alleanze strategiche e di un riequilibrio delle forze su vari fronti, le nuove tecnologie rappresentino il perno delle politiche delle più grandi potenze mondiali per il prossimo futuro.

Sarà necessario assicurare una maggiore cooperazione tra alleati per governare le tecnologie emergenti e le loro potenziali applicazioni al fine di garantire la stabilità e la sicurezza internazionale; ma occorrerà anche intraprendere un dialogo più stretto tra governi e aziende tecnologiche al fine di definire regole certe in grado di garantire il rispetto dei diritti umani, della libertà, e la protezione dei dati personali, in un contesto internazionale sempre più competitivo in cui l’essere umano e la tutela dei sistemi democratici dovranno essere posti al centro di ogni nuova visione politica ed economica.

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