A quanto scrivono e sottoscrivono Sam Altman di OpenAI ( lo stesso che due settimane chiedeva al Congresso statunitense una regolamentazione sull’IA simile a quella sulle armi nucleari), Demis Hassabis di Google Deep Mind e altri 350 VIP del settore spalleggiati, nelle ultime settimane, addirittura da Yoshua Bengio e Geoffrey Hinton (noti padrini dell’IA), il rischio è reale.
Intelligenza artificiale, il vero problema che non stiamo affrontando
E’ possibile che qualcuno usi il sensazionalismo catastrofistico per farsi pubblicità? Stiamo forse assistendo ad una campagna di promozione autolesionistica di massa, evoluzione del “nuoce gravemente alla salute” riportato sui pacchetti di sigarette?
Oppure qualche maligno potrebbe insinuare che ci si trovi di fronte ad una campagna para informativa, messa in piedi da geniali consulenti legali i quali iniziano a “costruire” attenuanti pro futuro per le migliaia di class action che verranno verosimilmente intentate contro i loro clienti?
Il problema vero, a mio avviso, è che le istituzioni non stanno affrontando il fenomeno nella sua eccezionale e dirompente forza rivoluzionaria. Se pensiamo che fino a pochi mesi fa per la stragrande maggioranza, i chatbot (ultima manifestazione di massa per l’AI) erano un oggetto sconosciuto, mentre ora siamo subissati da pubblicità di IA generative, emozionali, relazionali e chi ha più aggettivi li metta, passiamo facilmente comprendere come la velocità evolutiva di questo fenomeno non sia compatibile con i canoni classici del procedimento democratico per la formazione di qualsivoglia regolamentazione.
La bozza di Regolamento Europeo – si badi, solo europeo- sull’Intelligenza Artificiale vedrà la luce tra qualche anno…Tra qualche anno! Quale potrebbe essere, allora, la risposta a queste grida, che presumiamo in buona fede, di allarme?
La soluzione più semplice ma ancora attuale financo per gli informatici esperti (e parente stretta del pugno sul televisore a tubo catodico) potrebbe essere “spegni e riaccendi” (così come facciamo col nostro smartphone) oppure seguire Elon Musk, al netto dei suoi interessi nel settore, quando propone uno stop temporaneo allo sviluppo dell’IA.
Personalmente credo che, oltre a sottoscrivere appelli e fare interviste che passano dall’ottimismo più immaginifico al pessimismo più distopico, i vecchi e nuovi Gatekeepers potrebbero riunirsi , anche virtualmente con la realtà aumentata (noi a rischio di estinzione non ci offendiamo), e discutere tra loro, proponendo successivamente alle Istituzioni un codice di autoregolamentazione.
Chi meglio dei Masters dell’IA, infatti, è consapevole e cosciente dei rischi e delle opportunità dell’Estintore Potenziale, da poterne proporre una delimitazione? Comprendo che sia difficile mettere tutti d’accordo e che le tentazioni di far fermare l’altro per trarne vantaggio e profitto siano forti ma difficilmente, a breve e medio periodo, potremmo vedersi palesare soluzioni alternative.
Che cosa bisogna chiedere ai padroni dell’AI
Personalmente (come a titolo personale scrivo) se potessi avere le email dei produttori (e non solo gli account dei chatbot relazionali) chiederei loro questo:
- di iniziare da una solida e non formale protezione dei dati personali partendo dalla tutela dei minori che, sotto una certa età, non devono poter varcare quei cancelli;
- chiederei costose campagne informative e divulgative per spiegare, con esempi semplici e chiari, rischi e opportunità della rivoluzione che stiamo già vivendo;
- solleciterei termini e condizioni d’uso sintetiche, trasparenti ma, soprattutto, riproposte ad ogni accesso;
- imposterei dei meccanismi di cancellazione e output semplici e immediati;
- proporrei delle basi giuridiche chiare e inequivoche per consentire a tutti un facile esercizio dei propri diritti; sottolineerei l’esigenza fondamentale di proteggere il nostro Gemello Digitale portatore dei nostri dati personali, particolari e sensibili.
Da questi, importanti, punti di vista, credo che le Autorità di Protezione dei dati (non solo più personali a questo punto), adeguatamente potenziate e dotate di personale anche tecnologicamente formato, possano fare molto nell’ accompagnare un progresso che non ci può e non ci deve, beffardamente e impudentemente, “minacciare” di estinzione; non dimenticando mai che dietro ad esso ci sono delle semplicissime Società per Azioni o addirittura delle Fondazioni Benefiche guidate non da Robot ma da persone in carne ed ossa.